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venerdì, aprile 29, 2016

Dio e l'Io.

Dio e l'Io.
Marco Chisotti

Credere é costruirsi delle convenzioni, idee, pensieri che possano essere esportabili, che posso dunque comunicare agli altri, condivisibili, credere e dare spazio alla comunicazione, alla descrizione, alla forma di quello che sento, penso e vivo.
Quello che noi però viviamo è uno stato mentale un equilibrio tra sensazioni fisiche, pensieri, idee, ed emozioni. Si potrebbe dire che i stati mentali sono stati emotivi, Uno stato emotivo è uno stato di equilibrio tra il mondo fisico del corpo, ed il mondo astratto della mente considerata nella parte del nostro cervello.
Ogni momento della nostra vita e vissuto in uno stato mentale o stato emotivo, emozione e tutto ciò che collega ad un sentimento le nostre esperienze.
Il sentimento è qualcosa, che come dice la parola, noi sentiamo e viviamo sia nel mondo fisico che nel mondo astratto delle nostre idee.
Ogni Stato emotivo o stato di concentrazione o stato mentale comunemente inteso, impiega nostro cervello in una modalità particolare, alcune aree che si attivano altre si scommettono, probabilmente alcuni spazi mentali, considerando mente il nostro cervello in questo caso, si concentrano ad un uso particolare, le stesse aree del cervello possono essere usate per altri scopi e momenti differenti.
Credo che presto si arriverà a scoprire quanto siamo in grado di usare il nostro cervello a "piacere" solo così riusciremo a capire come mai abbiamo più coscienze, comportamenti molto differenti, come se avessimo identità diverse ogni volta che sperimentiamo esperienze differenti.
La fede è il credo e dunque esperienza che le religioni intendono quando vanno a declinare il concetto di Dio, non è altro che lo stato mentale emotivo, particolare dopo usiamo lo so cervello e non certo modo, dove entriamo in uno stato di trance come risposta è bisogno.
Sinceramente non mi stupisco di quanto riusciamo a creare con la nostra mente, intendo per mente un insieme di esperienze Psico Bío Emotive non una semplice realtà cognitiva come comunemente si intendono le esperienze del pensiero.
La macchina "cervello" e la parte dell'uomo ancora più sconosciuta, la parte più complessa che abbiamo da di svelare rispetto all'universo intero che conosciamo.
Non sono dunque stupito che questa nostra dote possa sviluppare così tante spiegazioni del proprio esistere.
L'idea e la rappresentazione di Dio in tutte le sue forme è la più chiara ed evidente esperienza di questa straordinaria complessità.
Per la semplice ragione che l'esperienza del divino e ti presente in uno stato mentale, ogni persona può provare l'esperienza divina cogliendola dentro di sé in esperienze le più diverse, dallo stadio di calcio quando corri di persone inneggiano la propria squadra, credo di persone che pregano assieme, canti balli e rappresentazioni Psico Bío Emotive le più diverse nelle quali i nostri stati mentali si concretizzano.
Dio é energia, ne sono convinto, solo che questa energia non deriva dall'universo ma semplicemente da ogni singolo uomo.
E l'energia del nostro pensiero, del pensare, ed energia del nostro muoverci guardare ascoltare sentire, ed energia delle nostre emozioni legale, significare.
Le preghiere evocano questo principio attivando e noi lo stato mentale che produce quell'energia che ci da benessere producendo ormoni e sostanze come i neurotrasmettitori che ti fanno star bene, ci danno senso di pace, benessere, armonia, serenità.
Dio è una sensazione, è un'emozione, è un'idea, esperienza unica amplificata dalla possibilità di sviluppare un dialogo interno tra i nostri due emisferi cerebrali, una sorta di preghiera continua che possiamo dedicare a un Dio che non ha bisogno di una fisicità, che può stare in ogni luogo, in ogni tempo, che ne sentiamo la presenza, sentiamo il legame con lui, lo descriviamo dandogli una forma che può cambiare nel tempo e nello spazio.
Dio è dunque un processo, un insieme di esperienze che rilasciano pensieri, sensazioni, emozioni; ogni momento è un momento che condividiamo in noi stessi attraverso lo stato mentale con lui, attraverso la preghiera, una condivisione comunitaria assieme alle altre persone che assieme a noi credono in Lui.
Si prega col corpo con i movimenti, con i gesti col ballo, si prega col canto, con le parole la musica, ogni esperienza con Dio riguarda un'esperienza del nostro cervello, nella sua struttura, delle sue componenti, ogni esperienza di preghiera porta una forma di consapevolezza o coscienza, la coscienza di noi stessi, delle persone diverse da noi, la coscienza del bene, del male, la coscienza del bello del brutto, ogni nostra esperienza non è altro che una consapevolezza legata ad una forma con cui descriviamo il momento che viviamo, ed un processo in cui viviamo sentiamo e percepiamo emozioni.
La fede è un credere nel tempo, e la memoria che ci concede una conoscenza che persiste nella nostra esperienza, e la parte emotiva di noi che fissa le esperienze portandole a memoria, tutto ciò che non è fissato dalla memoria è un'emozione transitoria, Come a prima se ne va, solo ciò che è fissato nella memoria attraverso le emozioni, ripetuto nel tempo, diviene parte di quello stato mentale consolidato in noi e che fa parte della nostra coscienza.
La terapia rivolta a risolvere i problemi esistenziali, non è altro che una religione che induce una preghiera che la forza dentro di noi una fede in ciò che noi consideriamo la nostra vita, il nostro mondo. Come qualunque religione la terapia sotto le sue diverse forme rafforza un legame con noi stessi, una maggiore fiducia in noi stessi, una maggiore considerazione delle risorse che portiamo con noi, la terapia e legacci a un io che consideriamo incrocio nel nostro profondo, un io che stai noi.
I rituali sono rappresentazioni ripetibili di esperienze reali modificate all'occasione per fissare principi che chiamiamo semplicemente convinzioni. Tutta la vita é guidata da convinzioni che si sono fissate noi attraverso esperienze, conoscenze, emozioni.
Le neuroscienze hanno dimostrato che la meditazione o la preghiera prolungate, attivano le aree frontali del nostro cervello, i credenti abituati a pregare e a meditare su Dio attivano parecchio queste aree, mentre la stessa cosa non succede nelle persone atee, E dunque il credere ed aver fede che porta un'attività cognitiva a livello delle aree frontali del cervello. In mancanza di fede e quindi di credo, la persona non riesce ad attivare nella stessa maniera le aree frontali.
Durante l'ipnosi le uniche aree della nostra neocorteccia interessate all'attività cerebrale sono proprio le aree frontali, dunque lo stato mentale di trance, o stato ipnotico, attiva il cervello nella stessa maniera in cui si attiva durante la preghiera e la meditazione.
La cosa interessante di questa esperienza nell'andare a vedere l'attività del cervello durante la preghiera e la meditazione, è che quando si ha un discorso di fede, una concentrazione continua da parte del nostro cervello su una esperienza particolare ed astratta, tutto il cervello si attiva in modo particolare, è grande dunque la risposta interna verso un dio che noi consideriamo esterno a noi.
Mi viene da pensare che Dio è un'alchimia che si genera nel nostro corpo, a partire dall'attività del cervello, che si fissa con le esperienze e le percezioni nella nostra memoria sottoforma di emozioni, un'esperienza interiore che si presenta ogni volta che parliamo con noi stessi nell'idea di incrociarci con altro da noi.

mercoledì, aprile 27, 2016

L'esistere ed il consistere.
Marco Chisotti
Ne Il paradigma perduto (del 1973), Morin sosteneva che l'uomo non è composto di due parti sovrapposte, bio-naturale l'una e psico-sociale l'altra: l'uomo è invece una totalità bio-psico-emotiva. Non è una entità chiusa, né la natura è passività, materia amorfa. Un'altro limite della scienza cognitiva è quella di non aver voluto riconoscere l'esistenza dell'immaginario oltre al mondo delle convinzioni e della logica. La biologia ha ignorato a lungo che la cultura ha giocato un ruolo attivo nel complesso ereditario, dando luogo a pressioni selettive sul genotipo e intervenendo sulla determinazione del fenotipo. Quindi né antropologismo ma neppure biologismo: l'uomo, dice Morin, "è un essere culturale per natura perché è un essere naturale per cultura".
L'esistere é tutta una questione di coscienza o consapevolezza senza la consapevolezza di esistere non sarebbe possibile. Sulla coscienza non mi soffermo perché c'è ancora molto da capire per poter dire, ma sull'esistenza si possono coniugare tante esperienze diverse e mi sento di dire che esistiamo almeno in tre mondi differenti.
Il primo mondo che si incontra pensando all'esistenza e il mondo delle convinzioni, le nostre esperienze sono alla base del mondo che ne è una loro conseguenza.
La conoscenza stessa e possibile vederla come un insieme complesso di convinzioni, frutto delle nostre esperienze e punti fermi per quanto riguarda il nostro orientarci nella vita.
L'esistenza è interamente strutturata intorno alle nostre convinzioni, che sono i punti granitici attorno ai quali costruiamo il nostro vivere. Abbiamo bisogno delle nostre convinzioni perché sono le sicurezze che ci permettono di vivere, di avere un'esistenza, di essere dunque persone.
Le convinzioni sono la nostra memoria siamo legati affettivamente a ciò che ci circonda, siamo legati con le nostre emozioni a ciò che scegliamo di portare con noi, la memoria è alla base di tutti i nostri processi cognitivi, ma partiamo da esperienze affettive, dalle emozioni, per poter arrivare in modo logico al ragionamento, affrontando le nostre esperienze in modo condivisibile con le altre persone con le quali dividiamo la nostra esistenza.
Il secondo mondo e il mondo della logica appunto, un mondo che possiamo misurare, che convenzionalmente consideriamo condiviso, un mondo che parte dalla vostra esperienza e raggiunge gli altri condividendo l'esistenza.
Questo secondo mondo e la nostra ragione, la nostra cognizione, risiede del nostro cervello, e la parola, il pensiero.
Questi primi due mondi sono essenziali per la vita sociale, per mantenere lo status Quad, per tenerci in un equilibrio costante nella nostra vita.
Il terzo mondo è un mondo particolare, il mondo più personale nel quale vivere, e il mondo della nostra immaginazione, di uno stato di coscienza alternativo al nostro stato di veglia, un mondo creativo, un mondo di fantasia ma anche di creatività, proprio nel senso di creazione di ciò che diviene poi frutto delle nostre esperienze, parte essenziale dei nostri ricordi, del nostre emozioni, della nostra esistenza.
Il terzo mondo lavora con i sensi, con tutto quello che hai a disposizione con il nostro corpo, il movimento, e l'anello sensomotorio, arricchito di quell'esperienza descrittiva, che ci è familiare ogni volta che ci capita di agire, scegliere, progettare la nostra vita.
La nostra stessa percezione é sensibile a questo approccio, noi percepiamo con i sensi, attraverso il corpo e le sue esperienze, ma contemporaneamente riconosciamo l'esperienza passata sotto forma di ricordo e conoscenza, senza emozioni non ci sarebbe memoria e dunque conoscenza.
Ma la nostra esperienza percettiva non è solo fatta dell'anello sensomotorio percepiamo, e ci muoviamo di conseguenza, ne è solo fatta di esperienze passate, memoria e conoscenza, la nostra esperienza percettiva contemporaneamente guarda avanti e risolvere in modo utile e finalizzato il nostro saggio percettivo, cercando un possibile uso, un'utilità nella percezione stessa.
Dunque percepiamo, riconosciamo, ed utilizziamo contemporaneamente la nostra esperienza percettiva.
A questi tre monti dunque si aggiunge la percezione e tutto quanto si unisce in un unico complesso sistema che comprende il corpo fisico, col nostro secondo cervello all'altezza del plesso solare, Il cuore ed il respiro come sede della seconda parte del nostro cervello dopo quell'antica rettile, quella mammifera che possiamo considerare collegata al cuore e dal respiro nella parte centrale del nostro corpo. La terza parte il cervello, la nostra testa, sede della nostra intelligenza cognitiva collegata alla vostra esperienza fisica, l'intelligenza corporea, collegata alla nostra esperienza emotiva, la nostra intelligenza emotiva.
Tutto questo si va a unire al principio per cui il nostro cervello è ulteriormente composto di due emisferi, che portano con sé esperienze e competenze diverse, un emisfero ed una parte più razionale che pone domande, quesiti, ed una seconda parte l'emisfero non dominante cosidetto, che tenta di dare risposte per tranquillizzare l'altro emisfero razionale.
Credo si possa considerare questo gioco la nostra esistenza un continuo dialogo interno dove parti diverse del nostro cervello si interrogano, trovano esposte, allineano pensieri, creando esperienze, fissando convinzioni, credo vivendo una fede continua che mettiamo in gioco in modo creativo col confronto, in un mondo che continuamente aggiorniamo con i nostri sensi.
I neuroni specchio tanto dibattuti stanno rivoluzionando il nostro modo di intendere il reale, ci fanno rendere conto di quanto siamo emotivi nel coinvolgerci in modo empatico attraverso tutte le nostre esperienze.
Ci viene incontro il costruttivismo che ci rimette al centro di questa grande esperienza che la nostra esistenza, dicendoci dev'essere gli unici veri responsabili del nostro vivere, del nostro sentire, del nostro percepire, del nostro capire.
Pensiamo che il fenomeno patologico dello sdoppiamento della personalità (schizofrenia) non fa che rivelare un fenomeno normale secondo il quale la nostra personalità si cristallizza non solo secondo i ruoli sociali che dobbiamo rappresentare (il piccolo funzionario sottomesso di fronte al capoufficio sarà un arrogante tiranno in casa propria) ma anche a seconda delle circostanze: la collera, l'amore, l'odio, la tenerezza ci fanno realmente cambiare da una personalità ad un'altra, modificando non solo le nostre voci e i nostri comportamenti ma anche la gerarchia interna paleo-meso-neo-cefalica, ricordiamo la tripartizione dell'encefalo che risale a Mac Lean del cervello tri-unico: così abbiamo, senza dubbio, personalità diverse, una predominante e le altre che emergono occasionalmente, ricordiamo Pirandello con "Uno, nessuno e centomila". Bisogna quindi tenere conto che lo sviluppo dell'immaginario, l'ipnosi e gli Stati mentali son vissuti nel mondo immaginario, e con esso la mitologia e la magia, gli errori e il disordine lungi dall'essere stati uno svantaggio per l'uomo, sono al contrario legati al suo prodigioso sviluppo. In conclusione, la scienza deve stabilire l'articolazione tra il corpo e la cognizione in una mente unica, fra entropia e antientropia (ordine e disordine), fra la complessità macrofisica e quella microfisica. Dovrà stabilire l'articolazione tra il vivente e l'umano, tra il vivere e l'esistere, dato che l'uomo è costruttivista per eccellenza.

domenica, aprile 17, 2016

Fede speranza e carità.
Marco Chisotti
Se ho dubbi che la carità possa essere un'esperienza ancora attuale, almeno pensata come era un tempo sui bisogni essenziali delle persone, mangiare, dormire, non ho dubbi sulla fede e sulla speranza, ancora molto attuali nel panorama della psiche umana, rappresentano ancora molto bene il bisogno "spirituale" dell'umanità.
Credo che la religione sia essenzialmente il prodotto di un bisogno umano, e credo che tale bisogno si possa riportare alla struttura stessa del nostro cervello, alle sue componenti, sia un bisogno emergente dall'esperienza cosciente e consapevole dell'uomo.
Ciò che mi stupisce ed in parte mi diverte è sentire dai moderni personaggi della New Age, e non solo, dai motivatori, formatori, terapeuti vari, consigli e suggerimenti che ho sentito tante volte predicare dai nostri preti, sicuramente rivisti e corretti in chiave psicologica, umanistica, perfino neuro scientifica, ma in fondo gli stessi consigli, le stesse parole di fede e speranza.
Da buon psicologo in passato ho studiato ed ho seguito tutto il percorso della psicologia umanistica, a partire dalla psicoanalisi fino alla moderna PNL nonché Ipnosi, Gestalt e terapia Sistemica relazionale, l'intero percorso partito dal lontano mondo di comprensione dell'animo umano della religione, è attraverso la filosofia per ritornare ora attraverso la psicologia a parlare ancora di religione, dal termine res logo legare, associare, implicare le cose tra loro, il tutto in un perfetto modello di cause ed effetti.
Come leggo da alcuni punti chiave del pensiero di un personaggio della PNL americana, Roy Martina, incontrato per caso nel panorama dei programmatori neuro linguisti odierni come Antony Robbins, o il nostrano Roberto Re, personaggi che si presentano come motivatori, formatori, o terapeuti, proprio come si presentavano i preti un tempo, il mondo è posto bellissimo dove vivere una vita meravigliosa, pieno di opportunità ed occasioni da non perdere.
Se posso esser d'accordo, in linea di principio con tali pensieri, chi d'altronde, dotato di buon senso non lo crede o lo spera, sorrido con ironia alla loro prosopopea, le parole che usano ed i consigli che dispensano, la vita che suggeriscono tra amore, perdono, vita sana, son le stesse "cose" che toccano il cuore delle persone da sempre, e che non molto tempo fa portavano gli uomini di chiesa.
A veder semplicemente le cose e le persone nel panorama delle relazioni d'aiuto rivedo tutta una gamma di parole e comportamenti un tempo retaggio di preti e suore, oggi a partire dagli psicologi, a seguire tutte le altre figure professionali riconosciute o meno dallo stato "garante", rivedo tutti parlare lo stesso linguaggio di fede e speranza.
Credo dunque, al di là dell'ambasciatore di turno, che fede e speranza son due principi fondanti la stessa struttura psico fisico emotiva dell'uomo.