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mercoledì, dicembre 28, 2011

Qualcosa che deve esser vero perché quel che dico abbia un senso.

Sono sempre stato affascinato dai perché, ogni bambino praticamente lo è, ma ci son bambini più "ossessionati" di altri dalle spiegazioni, ancora oggi cado irretito da questa magia, capire e spiegare ci rende come partecipi ad un disegno divino, difficile resistergli.
Ma da quando m'interesso di psicologia ho dovuto piegarmi alla dimensione della comprensione, lasciando in parte la dimensione della spiegazione.
La spiegazione sta alla comprensione come il calcio europeo sta al football americano, il calcio è giocato su di un terreno condiviso, le squadre s'affrontano con l'idea di superare l'avversario condividendo il terreno di gioco, mentre il football un gioco in cui si conquista il territorio a spese della squadra avversaria, non vien condiviso il campo ma al contrario viene conquistato.
Le spiegazioni son esperienze di conquista, le condivisioni sono esperienze di partecipazione.
Buona parte dei nostri comportamenti volontari son giustificati, se giustifichiamo le nostre scelte siamo più facilmente accettati, la ragione guida la dimensione della spiegazione, mentre l'emozione guida la dimensione della partecipazione.
Spiegare un fatto non è semplicemente orientarsi verso la ragione, in fondo portando avanti una spiegazione allineiamo coscienza e pensiero, ci facciamo una ragione, fin qui niente di male, purtroppo le spiegazioni non si fermano a spiegare un fatto, pongono le condizioni perché un fatto ci continui ad influenzare.
Condividendo empaticamente le esperienze emotive, siamo condizionati dalle conseguenze dei fatti che reputiamo credibili.
Gli interazionisti simbolici nel campo della sociologia sostengono: "Se un fatto è reale, o vien considerato reale, lo è comunque nelle sue conseguenze."
L'interazionismo simbolico è un approccio teorico sviluppatosi negli Stati Uniti d'America, costituisce una prosecuzione in sociologia e psicologia del pensiero pragmatista di William James, un filosofo psicologo statunitense dell'800, veramente un pragmatico, citando il suo acuto pensiero, per lui la più grande scoperta della sua generazione è che gli esseri umani possono cambiare le loro vite cambiando le abitudini mentali, William James pare dicesse ai candidati al suicidio: "Aspettate il giornale di domani". E ancora: "L'arte d'essere saggi è l'arte di capire a cosa si può passar sopra", "Il genio [...] è poco più che la facoltà di percepire in un modo inconsueto".
Il suo pensiero è di matrice costruttivista infatti: "Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un'altra parte (ed è possibile sia la parte maggiore) proviene sempre dal nostro cervello."
Ma scusate mi son perso a seguire il suo interessante pensiero così ora torno al nostro interazionismo simbolico, che pone l'accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, sottolineando la natura pluralistica della società, il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del sé come socialmente strutturato. Esso si occupa principalmente dell'interazione sociale che ha luogo nella vita quotidiana della gente.
Non è dunque importante che sia vero un fatto, se viene creduto vero allora per la persona son vere le sue conseguenze.
Ora facciamo un esempio, per chi non conoscesse la magia Voodoo, questa risale al popolo degli Yoruba (denominato anche Akù) dell’Africa occidentale: la sua religione, Vodun in effetti è un misto di altre religioni da cui ha ereditato una forte spiritualità arcaica.
Il termine Vodun significa letteralmente “spirito” ed è ascrivibile direttamente a quella che viene definita “magia nera”, ancorché alcuni studiosi ascrivono la religione Vodun a quella della “magia bianca” che evolverebbe in magia atta a nuocere a causa di “stregoni” cattivi chiamati Bokor.
Gli spiriti venerati dalla religione Vodun sono molteplici e prendono il nome di Loa (mistero): durante i riti Vodun questi spiriti vengono non solo “evocati” ma anche nutriti.
Le persone che credono a tali esperienze se colpite da questa magia si disperano, stanno male fisicamente e possono anche morirne, mentre la stessa magia non ha effetto in chi non vi crede. Se un fatto è vissuto come reale, vero, lo è comunque nelle sue conseguenze, ed il corpo fisico risponde alla prima conseguenza.
I fatti son spiegazioni, descrizioni, a cui noi diamo la patente di verità, di conseguenza noi siamo condizionati, orientati dal modo in cui anticipiamo i fatti, gli eventi, siamo i migliori profeti di ciò che crediamo e dunque delle sue conseguenze.
È G.A. Kelly con la sua teoria dei costrutti personali ad avvicinarci semplicemente all'idea che la nostra realtà non è frutto di una esplorazione, la realtà che conosciamo è frutto di una nostra costruzione.
"I processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi". Kelly afferma che l'attenzione va focalizzata sulla persona, intesa nel suo insieme come sistema complesso, e sulla natura processuale della sua vita psicologica. Noi passiamo costantemente da una condizione di forma, la descrizione che diamo di ciò che facciamo, ad una condizione di processo, in cui agiamo, ed sviluppiamo le forme descrittive da cui siamo partiti, (mia libera interpretazione del pensiero di Gregory Bateson forma e processo.
Attraverso il linguaggio viene evocato il senso di un continuo movimento, di un muoversi verso, guidato e intenzionato dal modo in cui il soggetto anticipa, attraverso il suo sistema di costrutti, gli eventi del mondo.
La persona, così concepita, è una forma (descrizione) in continuo movimento (processo). Ciò che fa sì che tale movimento non sia caotico e casuale è il concetto di anticipazione predittiva e il controllo delle ipotesi come spinta al cambiamento del sistema di costruzione personale da cui attingere in futuro. L'intelligenza nell'uomo sappiamo è di tipo ipotetico deduttiva, costruiamo ipotesi predittive e deduciamo imparando dalle nostre esperienze passate.
Per il counsellor o lo psicologo è importante capire quanto il processo di anticipazione della realtà non funzioni più come dovrebbe e si protragga in un continuo impatto invalidante con la realtà sino ad arrivare, in casi estremi, dopo continua perdita di autostima, all’annullamento di se stessi.
“In vista di una comprensione psicologica, ciò comporta la necessità di considerare il comportamento di una persona non come reazione, esito o come conseguenza di fatti stimolo ma come ciò che realizza ed esprime un’intenzione, una proposizione, un progetto. Comporta, da uomini scienziati quali siamo, di interrogarci e di costruire ipotesi sul senso che quel comportamento acquista alla luce di ciò che anticipa e non di ciò che l’ha determinato”. G.A. Kelly, non una causa effetto limitante, bensì un intenzione, una volontà orientante la persona verso il mondo come desiderato.
Siamo abituati a considerare la logica della causa effetto, uno fatto che produce un risultato, mentre ci possono essere fatti diversi a produrre stessi risultati, ad esempio un bacio ed uno schiaffo possono esser vissuti entrambi come: "Finalmente ti sei accorto di me!". Al contrario uno stesso fatto può produrre due risultati diversi, un bacio d'amore ed un bacio di giuda.
La nostra realtà è più complessa di quanto ci appare, l'uomo è più complesso di quanto lo facciamo, non risponde ad una semplice logica lineare, neppure ad una elaborata logica circolare.
La vostra intelligenza gioca e scherza con voi costantemente, anche ora, tenendosi sveglia, curiosa ed attiva, come: "Natura vacuum fugit!", (la natura fugge il vuoto), così la mente fugge la noia.
Noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, dunque siamo fatti dei pensieri che ci producono, ci troviamo in un meraviglioso paradosso, la vita, dove ci lamentiamo che non potremmo assolutamente appartenere ad un gruppo di persone che accettasse tra i suoi membri uno come noi!
Che la costruzione del vostro 2012 vi sia propizia. Marco Chisotti.

giovedì, ottobre 06, 2011

Il mondo delle idee ..... in concreto!





Ricordo le prime sensazioni che ho provato usando il mio primo MAC, traduceva le mie idee in concreto, scrivevo, stampavo, creavo qualcosa partendo dai miei pensieri.
Ho sempre fatto fatica a capire il mondo DOS, il linguaggio dei programmatori era lontano dai miei orizzonti e mi son sempre rifiutato di studiarlo, ma con Steve Jobs (1955 2011) e l'invenzione delle finestre (windows) sul PC tutto è diventato semplice. Ricordo che usavo il mouse e cliccavo sulle icone col mio MAC, quando gli altri altri scrivevano lunghe stringhe di comandi, che rendevano la macchina pesante, troppo pesante.
Ha reso semplice per me tradurre il mondo delle idee in concreto, e mi ha permesso di farlo con l'intuizione e non con lo studio, ho avuto solo bisogno di pensare perché il MAC mi traduceva le cose, ha reso semplice qualcosa che era tremendamente difficile.
Poi da lui c'era sempre da aspettarsi una bella sorpresa, i miei più bei regali, che mi son fatto e che ho fatto, son stati Apple ed io mi reputo molto difficile nell'essere accontentato da qualcosa, in questo momento sto scrivendo con una sua creazione di pochi etti, sottile, sensibile al tocco, scrivo coi pollici sostenendo l'iPad con le mani.
Prima con la musica, poi con le applicazioni ha reso fruibile ai più il mondo dell'informazione, dell'organizzazione, della creatività!
Quando vedi le cose che pensi il tuo pensiero diviene più consistente, ed io che mi son sempre interessato di idee e mi son impegnato a rendere fruibili so quanto sia importante.
L'ultima visione di Steve attraverso l'iPhone solo ieri mi ha coinvolto, infatti l'iPhone è in grado di scrivere sotto dettatura direttamente i tuoi sms, le tue email, il suo fine è sempre stato di rendere facile e semplice l'immaginario, anche il più incredibile!
Il mio MAC 25 anni fa m'ha permesso di scrivere la tesi con facilità, di confezionarne un'altra in breve tempo, venderla ad un mio amico e pagarmici il Mac su cui scrivevo, leggeva ciò che scrivevo già 10 anni fa, ed oggi continua ad agevolarmi nella realizzazione dei miei pensieri.
"Siate affamati siate folli!" è ciò che dice meglio di lui, ha rivoluzionato il mondo attraverso la tecnologia, non ha mai cessato di nutrirsi e nutrirci di novità, non ha mai cessato di stupirci con le sue "folli" creazioni.
Credo che siano state tante le cose che son state inventate nel mondo della tecnologia non da lui direttamente, ma son state le sue proposte e le sue visioni che han trasformato un idea in qualcosa di concreto ed usufruibile. È come se qualcuno avesse inventato la ruota ma senza saper che farsene, lui ci ha detto come si poteva usare la ruota, c'è l'ha fatto vedere e noi l'abbiamo capito.
Cercherò di mantenere la visione positiva e creativa che ha sempre avuto verso le vicende della vita, di capire il significato della morte come strategia del nuovo che emerge e rimpiazza il vecchio, spero rimanga questo bel messaggio di crescita e cambiamento che Steve ci ha lasciato anche ad Alice, mia figlia, che ha imparato ad usare il computer su un Mac, anzi sui tre Mac che possedevo nel 1996 quando è nata due iMac e due ibook, ora usa il suo iPhone che gli ho regalato un anno fa, io ancora devo comprarmelo, forse gli resterà anche a lei il gusto di poter concretizzare le sue idee con facilità, come è stato per me. Grazie Steve!


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martedì, settembre 13, 2011

Counsellor si Counsellor no!





Voglio solo dare alcune rassicurazioni in merito ad una sentenza di primo grado che sta girando tra gli psicologi in merito alle scuole di Counselling, intanto il titolo di Counsellor, non essendo un titolo protetto, sotto una legislazione, non è soggetto ad alcuna restrizione rispetto alla sua figura professionale nell'ambito delle relazioni d'aiuto, la nostra scuola e tutti i suoi docenti stanno per entrare nel dipartimento di Counselling ed Ipnosi dell'Università U.U.P.N OF UNITED POPULAR NATION West Africa - Ouagadougou, 03.B.P 7021 – Burkina Faso Dipartimento of Media and Human comunication, essendo un ente preposto all'insegnamento, come ogni altra università, non gli si può proibire di formare persone nell'arte del Counselling, non credo che potranno ottenere di dismettere ogni forma d'insegnamento dell'arte del Counselling, penso piuttosto che in un clima Europeo di liberalizzazioni, l'Italia è una delle poche nazioni Europee ad inventare ogni giorno una gabella a favore di corporativismi ed ogni altra forma di sbarramento alla libera iniziativa. Vedremo i futuri sviluppi della cosa, che al momento è stata portata avanti in Lombardia, torniamo ad auspicarci una regolamentazione della figura del Counsellor in modo da appacificare questi inutili e sterili battibecchi in cui a farne le spese son sempre i clienti che non possono decidere serenamente a chi rivolgersi, se ad uno Psicologo o ad un Counsellor o ad uno Psicologo Counsellor, per affrontare le loro difficoltà. D'altronde le scuole di Counselling son nate per colmare una forte lacuna dell'università nel formare persone in grado, dal punto di vista concreto, di dare sostegno in una relazione d'aiuto sotto il profilo professionale del Counsellor. Nei 12 anni passati da che esiste la Scuola di Counselling in Ipnosi Costruttivista, abbiamo formato persone le più diverse, ed abbiamo sempre sottolineato di operare a seconda della propria competenza, il Counselling è una prassi operativa, un metodo di lavoro che può essere applicato a tutte le professioni, permettendo di migliorare il proprio Approccio comunicativo e relazionale, aiutando le persone, attraverso la propria relazione, Ad affrontare la propria vita. Non c'è interesse alcuno da parte di un Counsellor a fare diagnosi, esprimere giudizi, costruire profili psicologici, cose che per altro son fatte gratuitamente da parte di tutti, in ogni contesto, il Counsellor sa che certe cose non servono, se non quando ci si trova dinnanzi a patologie, li possono operare solo psicologi e medici, noi prepariamo persone capaci di comunicare, relazionarsi, essere ematiche, condividere e comprendere gli altri, come qualunque madre o padre, o buon educatore sarebbe in grado di fare, che colpa ne ha un Counsellor se le persone si trovan bene a parlar con lui e chiede di tornare per schiarirai le idee. Il Counsellor è solo una persona intelligente che sa di non poer tracciare confini, di non poter creare etichette, costruire contenitori, semplicemente si mette a disposizione degli altri, li ascolta e li aiuta a tirar fuori le proprie risorse, li aiuta a raggiungere i propri obiettivi, non è altro che una persona intelligente e di buon senso. Io continuerò a formare persone intelligenti e di buon senso che si sentiranno in grado di usare gli strumenti dell'Ipnosi e del Counselling, non sono pratiche protette perché sono patrimonio dell'Umanità e non ci si può mettere sopra un sigillo di proprietà. Buone relazioni d'aiuto a tutti!





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lunedì, agosto 29, 2011

La sufficienza delle idee e l'insufficienza del vivere. Marco Chisotti.





Ho frequentato tante idee nella mia vita, da addetto ai lavori e da sprovveduto, a seconda delle circostanze, ho saputo dare risposte, ho saputo costruire soluzioni, molte volte le ho semplicemente ascoltate le idee delle persone, son arrivato a capire che con le idee si può vivere o morire, a seconda delle circostanze, si vive quando queste si prestano a renderci adattabili, si muore quando ci costringono a lottare senza un fine adattabile alla vita stessa.
Ma non ci sono solo le idee, la vita è tante cose, caso, necessità, il più delle volte le idee arrivano dopo, arrivano ad aggiustare la logica con cui pensiamo di condurre la nostra vita.
Lavorare con il mondo attraverso le idee che le persone si son fatte del loro mondo è complesso, tutto va al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, l'unica possibilità è ascoltare, non capire o spiegare, eppure ci vien chiesto molto spesso di addomesticare il loro mondo per renderlo razionale, domande del genere mi fan capire la difficoltà che hanno i sacerdoti a spiegare il fatto che lo sguardo di Dio, giusto ed equo, venga a mancare quando succedono fatti inspiegabili magari nei confronti di bambini, considerati, giustamente, immacolati nei confronti della vita.
Di solito l'uomo di Dio risponde con una spiegazione tautologica, a noi mortali non ci è permesso di comprendere i disegni di Dio, di fatto in questo modo sfuggono alla richiesta di spiegare e capire, sfuggono facendo appello alla fede ed alla speranza, risorse queste che per antonomasia stanno proprio solo dentro di noi! Noi speriamo ed abbiamo fiducia utilizzando la parte non razionale del nostro cervello, usando il pensiero non razionale, lo sguardo del nostro inconscio, del nostro spirito.
Così le soluzioni alla maggior parte dei problemi psicologici della vita non possono passare per una soluzione razionale, perlomeno le soluzioni razionali son frutto di un senso compiuto, son dunque tentate da tutti, son frutto del senso comune e condiviso, e non riescono a farci star meglio. Amiamo, gioiamo, patiamo, lottiamo, alle volte vinciamo, ma per poter vivere tutto questo speriamo, abbiamo fede, poi capiamo, comprendiamo, alla fine realizziamo il nostro disegno nel tempo che ci è dato da vivere.
Le soluzioni ai problemi della vita si trovano nella speranza e nella fede, speranza verso il futuro e fede nel nostro inconscio, l'angelo che ci protegge, lo spirito che ci guida, o il nostro assistente interiore che ci aiuta ad affrontare la vita.
Alle volte mi sento semplice spettatore, osservo, descrivo dando forma a ciò che vedo, alle volte son attivo, mi sento protagonista, anche vincente, quando riesco ad aiutare qualcuna a comprendere che vive in mondo di idee, che queste hanno una loro logica che ci influenza, ci condiziona, in quel momento son nel processo del flusso delle loro idee e le cambio con loro per loro, così cambiano l'idea del loro vivere e tutto si riequilibra, un momento magico, che non succede spesso ma che dà grande soddisfazione, che fa sentire chi si interessa di relazioni d'aiuto veramente utile.

Il mondo delle idee è affascinante ed è l'unico mondo di cui noi abbiamo coscienza, di cui siamo consapevoli, ma è anche l'unico mondo che non possiamo controllare, almeno concretamente, possiamo solo frequentare, possiamo partecipare, è il mondo del perché alle volte del come, è il mondo dei dubbi, alle volte delle certezze, ma nella nostra testa non c'è posto per altro, come le immagini di un mondo lontano che parla di noi!





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sabato, agosto 13, 2011

Esiste? Ma come esiste? È vero più del vero!

Rompicapo estivo di Marco Chisotti.



Voglio provare a fare un salto fuori dal conosciuto attraverso i livelli della conoscenza, userò l'idea dell'osservatore, noi stessi nella veste di esperti in relazioni d'aiuto, ed userò alcuni pensatori a me cari. Per iniziare prendiamo in considerazione le "Osservazioni sopra i fondamenti della matematica" che Wittgenstein scrive dal suo livello filosofico.
Le regole di inferenza logica, il capire ed il capirsi, l'intendersi, sono arbitrarie e modificabili e non sono eterne e immutabili, sono regole di un gioco linguistico e danno senso ai segni, non sono, quindi, né vere né false, anche se i nostri pazienti son pronti a giurare su ognuna delle affermazioni di cui si circondano.

In modo analogo, della successione dei numeri 1,2,3,4,.... non si può dire che è vera, ma che è utile e che viene usata.
Contare è un uso. La correttezza del calcolo è temporale, non eterna, "Basta che funzioni" mi verrebbe da aggiungere.

La logica precede la verità, non la rispecchia ci suggerisce Wittgenstein, la matematica è logica perché "si muove tra le regole del nostro linguaggio" (Wittgenstein). Le profezie si autoavverano e son gelosamente conservate dai nostri sensi, a livello di percezioni o di vere e proprie emozioni, che si premurano di farceli vedere e rivedere all'occorrenza. La costrizione logica è una costrizione psicologica, linguistica, sociale. Ci convince, perché concordiamo sui suoi risultati, ma tale concordanza, come nel calcolo, è dovuta all’addestramento, all’uso di una tecnica, ad un abitudine, ogni stereotipia di pensiero è un abitudine, da cui difficilmente usciamo e difficilmente ci difendiamo, perché ci appartiene o gli apparteniamo, la memetica ci suggerisce che i memi, le idee, son come i geni per il DNA, portano un comando, si impongono all'ospite, le idee si impongono a chi le pensa, la conoscenza non ci lascia indifferenti, la conoscenza obbliga.

Le regole di inferenza logica agiscono come comandi, inducono a proseguire in un certo modo, ci mandano in una trance cognitiva. Una inferenza logica corretta, un ragionamento, vuol dire ‘condotta in conformità alle regole’ ; ma tali regole sono poi a loro volta corrette ? Come e chi stabilisce la concordanza sulla ‘concordanza’ sulle regole? Per rispondere a tali questioni bisogna uscire dal sistema di riferimento, l'osservatore, sono problemi che esulano dalla logica e dalla matematica.
Consideriamo, ad esempio, i colori. "E’ verde". Ma è vero che è verde ? "Le persone lo chiamano verde". Wittgenstein lo chiama "i limiti dell’empirismo", il senso comune è pieno di empirismo, frutto a sua volta della logica dei nostri sensi e della nostra intelligenza, non non vediamo di non vedere, vediamo sempre, come nell'esperienza del punto cieco, il punto di immissione del nervo ottico nel bulbo oculare, non non vediamo il punto cieco del nostro occhio perchè il nostro cervello, la nostra intelligenza interiore, provvede a compensare il punto cieco, così non vediamo di non vedere ma vediamo sempre.
Non ci poniamo troppe domande perché ci porterebbero solo a nuove tautologie, enunciati indimostrabili autoreferenziali, l'esempio bello di una tautologia é quello dell'esame di Medicina del secolo passato dove al candidato veniva chiesto: "che cos'è l'oppio?" e lui, dall'alto della sua scienza, doveva rispondere: "l'oppio è una sostanza che contiene il principio dormitivo!", creando così una perfetta tautologia che non spiegava nulla.

Wittgenstein ridefinisce la ‘matematica’: essa non è che "un miscuglio variopinto di tecniche di prova"; e’ eterogenea e non ben delimitata. La matematica è normativa, forma una rete di norme. "Il matematico non scopre, inventa". Potremmo dire perfettamente la stessa cosa per la psichiatria o la psicologia, o la psicoterapia, essa è normativa, forma una rete di norme. "Lo psicoterapeuta non scopre, inventa".

Wittgenstein ridefinisce, quindi, il compito della filosofia : essa deve occuparsi delle regole e delle istituzioni dei ‘giochi linguistici’ di cui constano la matematica come il linguaggio quotidiano.
Mi sento di sostenere che la psicoterapia, e le relazioni d'aiuto, devono occuparsi delle regole e delle istituzioni, dei ‘giochi linguistici’ di cui constano terapeuti, counsellor, o di cui vivono i pazienti nel loro linguaggio quotidiano.
Tutto è frutto di osservazioni e descrizioni, il mondo è frutto delle descrizioni fatte da un osservatore, è l’osservatore che stabilisce i confini e la gerarchia, e sceglie quale livello studiare, adottando un particolare punto di vista, modificando tale punto di vista, egli ristruttura i confini e i rapporti tra le persone e dentro il proprio mondo, così fan tutti e ognuno nelle proprie vesti, siam tutti e sempre o osservatori o osservati, chi osserva cosa, chi, dove, come e quando è da stabilirsi di volta in volta.

La considerazione, da parte dell’osservatore, della propria osservazione, gli mostra la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili, ma gli mostra anche l’ineludibilità dei vincoli che l’essere un sistema biologico, psicologico e sociale pongono alla possibilità e capacità di osservazione.
Ora come nasce, si costruisce un osservatore, come esiste l'idea dell’apprendimento che permette di diventare osservatore, dove si genera la sua autoreferenzialità a cui farà riferimento per dichiararsi psicologo, Counsellor, persona dedita alle relazioni d'aiuto?.
L’apprendimento, sulla scia dell’epistemologia genetica di Piaget, viene definito come un processo autonomo e creativo, di auto-organizzazione del sistema cognitivo del soggetto conoscente, il nostro osservatore, o noi stessi se preferiamo nelle vesti di osservatore. Il senso, il significato e la conoscenza sono frutto di una attività di produzione interna in base agli stimoli e alle perturbazioni provenienti dall’esterno, ci insegnano Maturana e Varela in autopoiesi e cognizione, non possiamo più parlare di ‘trasmissione’ della conoscenza, ma della sua costruzione da parte del soggetto conoscente.

La conoscenza è un concetto complesso, multidimensionale (biologico, sociale e culturale), caratterizzato dall’incertezza e dalla incompletezza ci sottolinea Morin. I processi dell’apprendimento e della conoscenza sono, infatti, strutturalmente inconclusi, alle volte inconcludenti, e forse è ciò che cominciate a pensare nel leggere questo mio articolo, ma vi chiedo di seguire ancora questo rompicapo.
Lo stesso concetto di ragione esce dalla dimensione della universalità atemporale e diventa concetto plurale, come molteplicità di razionalità che si definiscono nel processo di costruzione delle conoscenze. La razionalità perde il fondamento logico della decidibilità bivalente (vero/falso), una realtà in cui era facile decidere, i buoni di qui i cattivi di la, per andare verso una logica polivalente che implica sempre una scelta soggettiva e arbitraria, si è sempre più soli nelle nostre decisioni, tanto più quando prendiamo i panni di un osservatore, ci interessiamo dei problemi degli altri, ci prendiamo l'impegno di seguire e poi guidare, come ogni processo ipnotico, ci prendiamo la responsabilità della guida, qualunque possa essere.
La razionalità è dunque storicamente condizionata e dipendente dalle modalità di osservazione, dal metodo seguito dall'osservatore.
Prendiamo ancora in considerazione A.Einstein, con la "Teoria della relatività", è interessante perché ci induce a considerare la realtà in cui viviamo, come uno spazio a quattro dimensioni, dove la quarta dimensione è costituita dal tempo, le quattro dimensioni non possono essere considerate separatamente, anche se il senso comune e la logica della causa effetto ci impongono di considerarle separatamente.
Continuando sulla logica dell'inseparabilità del tempo e dello spazio consideriamo il concetto di "movimento", con esso si intende il movimento di qualcosa rispetto ad un’altra cosa, non esiste movimento senza un riferimento fisso, come non esiste identità senza un identità di riferimento, l'osservatore per intenderci, punto fermo ed osservatore sono presi come punto di riferimento; quest’ultimo può, però, essere in movimento a sua volta, può essere l'osservatore a muoversi rispetto all'osservato, implicando il movimento all'osservato non al proprio movimento, (di cui non può avere un osservazione "neutrale" se non ipotizzando l'osservatore di un osservatore di un osservato, il che rende impossibile stabilire chi osserva chi), la classica proiezione, dove io provo un sentimento ma lo leggo come tuo e lo implico a te. Lo spazio e il tempo sono relativi perché dipendono dal movimento del sistema di coordinate utilizzato, così l'osservato e la sua vita ( la sua storia), dipendono dal mondo interno dell'osservatore, cosa può capire, cosa può percepire, come nella Teoria della relatività ristretta di Einstein.
Spazio e tempo, come l'osservato, il paziente, e l'espressione temporale di se stesso, la sua identità, il racconto della sua vita, dipendono inoltre, dalla presenza e dai valori dei campi gravitazionali che influenzano il sistema di coordinate, il mondo esterno dell'osservatore, la famiglia, la società, proprio come per lo spazio ed il tempo nella Teoria della relatività generalizzata di Einstein.

Queste teorie e le loro implicazioni mettono in crisi un presupposto fondamentale della scienza in generale, e più che mai di una scienza sociologica, psicologica o psichiatrica: che esperimenti in condizioni identiche portino a risultati identici. Non possiamo, infatti, considerare uniformi e costanti lo spazio e il tempo, ed un esperimento è precisamente localizzato nelle sue coordinate spazio-temporali, così una vita ed il suo narratore, il nostro osservato, e l'osservatore esterno, noi, che osserviamo...... Ciò fa vacillare, a livello epistemologico, l’idea di una scienza che scopre leggi eterne, evidenziandone invece la dipendenza dalla storia del mondo fisico e, ad un secondo livello di riflessione, dalla storia della scienza. Viene così negata la acritica assunzione di teorie e risultati passati, che aveva permesso la continua accumulazione delle scoperte scientifiche. Nella nostra scienza terapeutica dobbiamo sottolineare la storia che portiamo dentro di noi, o meglio l'idea della storia che ci siamo fatti della nostra vita, per poter aiutare le persone, nel nostro intento di dare aiuto alle persone ad uscire dalle loro trappole, come suggeriva Wittgenstein nel suo intento di fare filosofia.


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mercoledì, agosto 10, 2011

Le briglie del volere: rito e metodo





Quanto si deve conoscere per poter vivere?

Il mondo delle idee è strano ed imprevedibile, nelle cose materiali è diverso non esiste una pietra relativa ad una pietra, mentre esistono idee relative ad altre idee, relative ad altre idee, così le cose si complicano dentro e fuori di noi!
Con il termine rito (o rituale) si intende ogni atto, o insieme di atti, che viene eseguito secondo norme codificate.
I riti sono connessi con la religione, appartengono al mondo del sacro, il mito (si dice che il rito riassume e riattualizza il mito) in particolare è l'ambasciatore del sacro: ogni rito religioso è un esperienza sociale, serve a rendere tangibile e ripetibile l'esperienza religiosa, sottraendola alla dimensione privata, personale della mistica.
Tramite il rituale, soprattutto all'interno della celebrazione di una festa, le varie componenti religiose come i miti, le prescrizioni, le formule, divengono reali e normative per tutti i partecipanti con la forza delle parole, fare le cose con le parole, rende neo possibile che qualcosa avvenga attraverso la sua celebrazione.
L'uomo religioso affida al rito i momenti più critici della sua esistenza personale e della collettività di cui fa parte. La nascita, la morte, il raggiungimento della pubertà, la guerra, attraverso la celebrazione dei rituali assumono un immagine diversa, permettendo il mantenimento della propria identità e di quella della comunità di appartenenza. Il rito evoca, avvicina, allontana, crea, ha una sua forza intrinseca, come un identità sua propria.
Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà cosiddetta oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di evidenze empiriche e misurabili attraverso l'osservazione e l'esperimento; dall'altra, nella formulazione di ipotesi e teorie più generali, spesso sotto forma di leggi universali, da sottoporre al vaglio dell'esperimento per testarne l'efficacia.
Il rito porta con se un metodo nelle sue riutilizzazioni, il metodo porta con se i suoi riti, una parte del sacro "contamina" una parte della scienza ed una parte della scienza "contamina" una parte del sacro.
Nelle relazioni umane sussistono entrambi, noi ci interessiamo di rito e metodo, ed in un certo senso per noi i due termini son la stessa cosa, quando un rituale guarisce una persona, anche utilizzando le sue risorse placebo, allora costituisce un vero e proprio metodo di guarigione, i risultati che si ottengono dipendono da un sistema di credenze che sta a monte, da una parte ci stanno i convincenti mondi della scienza, dall'altra i suggestivi scenari della religione, per entrambe il senso magico del cambiamento, della diversità, del risultato.
Il rito è officiato da un sacerdote che lega le tue richieste con la sua conoscenza ed esperienza, il metodo è presenziato da uno scienziato che unisce le nostre richieste con la sua competenza ed esperienza.
Entrambi, scienziato e sacerdote, sono presenti nelle persone che si interessano di relazioni d'aiuto. Ma perché tutto questo, perché questa complessità di elementi? Noi Counsellor, Psicologi, Medici, Assistenti sociali, Guaritori, Coach, come competenti di relazioni d'aiuto, ci interessiamo delle relazioni tra noi e il mondo, al pari di Sacerdoti e Scienziati, ci interessiamo ad avvicinare il mondo delle emozioni, il mondo del sacro, al mondo della ragione, il mondo condiviso, lo facciamo nelle vesti diverse ma simili dello scienziato, del sacerdote, attraverso parole e gesti, con metodi e rituali, attraverso emozioni e ragione!
Noi tutti dobbiamo prestare attenzione a mondi così straordinariamente diversi, entrambi importanti, anzi fondamentali, capaci di cambiamento, da un lato attraverso i principi attivi della scienza e competenza che ci trasformano, dall'altro attraverso il placebo, le emozioni e le suggestioni che ci cambiano!
Ma non dobbiamo cadere nelle trappole per mosche, in entrambi i luoghi del sapere sacro e profano ci stanno le trappole e le insidie, talora nella ragione, tal re nelle emozioni, dobbiamo avere metodi della scienza competente, dobbiamo avere rituali di sacre credenze, non possiamo appartenere a nessuno dei due mondi pena la perdita del nostro potere, di unire pur differenziando, e di differenziare unendo. Dobbiamo saper essere e credere, aver fede e conoscenza, sperare o esser certi, dobbiamo convincere, persuadere e suggestionare, con la stessa fede, con la stessa conoscenza! Bel casino!
Eppure son 30 anni ormai che mi dibatto per trovare la Via, una unica strada, ma non ci son riuscito, mi devo dar pace, e rimanere ad osservare,ascoltare, è nell'ambiguo, nell'incerto che ci muoviamo, nel dubbio dobbiamo saper rimanere, perché chi si ferma alla prima certezza è destinato ad arenarsi, a non vivere.
Qui ci sta la nostra volontà nelle relazioni d'aiuto, nel pensiero debole, nelle acque del dubbio, nell'incerto, nella fede, nella speranza, come nelle credenze, nei valori, nelle certezze, nella volontà, una volontà che si nutre di storia e mito, di certezza e di sogno, di riti, magia, di conoscenza e sapienza.
Noi creiamo continui legami ed in questo siamo estremamente religiosi, ma diamo sicurezze e certezze comprovate da una scienza accesa, siamo scienziati ed alchimisti, tra cristallo e fumo, tra certo ed incerto, creiamo mondo perfetto e poi cerchiamo l'attrito, perché percepiamo la differenza e crediamo con fede nell'uguaglianza!
Vi dico questo perché credo che a noi serva la consapevolezza pur rimanendo consapevoli di dover vivere nell'oblio, dunque siate consapevoli di cosa è corretto fare e dire per dar forma al processo della vita e dimenticatevi di tutto di fronte al vostro paziente o cliente, per tornare ad incuriosirvi e stupirvi guidando le persone, con l'arte dell'ipnosi, (la via di mezzo della conoscenza e la terra di confine del sacro), attraverso la Via della vita.





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lunedì, luglio 25, 2011

Il mondo, al contrario del mondo al contrario, è un mondo.





"Non sono le cose in sé che ci preoccupano, ma le opinioni che abbiamo di quelle cose." Epitteto

Come ci insegnò Giambattista Vico, vero padre del costruttivismo, la mente umana giudica le cose lontane ed inaccessibili tramite ciò che le è familiare e vicino, compresi i sentimenti.
È necessario considerare la verità come un insieme di processi (un "network") a più livelli irriducibili tra loro. La realtà, in questo caso, passa ad essere pluralista e processuale, é l'osservatore che la rende unica introducendovi il suo ordine: ciò che viene definita realtà é il prodotto dell'interazione tra osservatore e ambiente. Noi diveniamo ciò che psicologicamente pensiamo prima, durante e dopo le nostre esperienze. Il mondo è perciò la conseguenza delle nostre esperienze.
L'individuo diviene così un sistema coerente, in grado di filtrare la realtà, strutturato attraverso costrutti e sistemi di credenze, che gli permettono di organizzare le proprie esperienze in un contesto pieno di scopi, intenzioni, piani e strategie.
Lo stesso comportamento umano nasce dall'interdipendenza e dall'adattamento reciproco delle proprie premesse, credenze, valori e fini ai quali gli individui relazionandosi fanno continuamente riferimento.
Il rapporto tra osservatore e osservato mette in luce la semplice idea ingenua di descrizione dell'uno sull'altro, questi vengono messi in relazione diadica continua dalla quale è impossibile prescindere, come scrive Varela (1985): "Questa situazione consiste nel fatto che colui che descrive non può uscire dall'unità per considerare i confini e l'ambiente, ma é associato con il funzionamento dell'unità sempre, in quanto elemento che la determina. Tali situazioni, alle quali appartengono molti dei sistemi sociali autonomi, sono caratterizzate da una dinamica in cui la stessa descrizione del sistema rende il sistema differente. Ad ogni stadio, l'osservatore é in rapporto con il sistema attraverso una comprensione, che modifica la sua relazione con il sistema. Questo é, propriamente parlando, il circolo ermeneutico d'interpretazione e azione, sul quale sono basate tutte le faccende umane."
È interessante notare come anche nella teoria dei sistemi un sistema, come l'osservatore, è considerato come possibile parte di un campo di osservazione più ampio, le cui parti possono essere, a loro volta, altri sistemi; qualsiasi sistema è contemporaneamente un sottosistema ed un sovrasistema a seconda di dove si ponga lo sguardo, dalla parte dell'osservatore o dell'osservato. L’assunzione di quest’ottica di indagine mostra all’osservatore la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili e l’impossibilità di eliminare i vincoli che l’essere un individuo biologico, psicologico e sociale pongono alle possibilità e capacità di fare un osservazione assoluta, sono possibili solo osservazioni relative, dove ogni relazione è relativa, coi suoi limiti e le sue possibilità.
Carl Rogers, psicoterapeuta, limita l'importanza del terapeuta, l'osservatore nelle relazioni d'aiuto, per lui è fondamentale, per iniziare una relazione d'aiuto, un ambiente accogliente, non direttivo, Rogers ha fiducia nella capacità delle persone di capirsi e di risolvere da sole i propri problemi, per questo pone l'accento sull'importanza della relazione col cliente. Nella sua impostazione il risultato dipende più dalla qualità della relazione che dalle conoscenze tecniche del consulente, ed in questo mi trovo personalmente in pieno accordo col suo pensiero, aggiungo che neppure le tecniche son importanti quanto la relazione che si viene a costruire tra consulente e cliente.
Lo psicologo svizzero Jean Piaget, uno dei padri della scuola costruttivista nel XX secolo, caratterizzava l'esperienza umana dicendo: “La mente organizza il mondo organizzando se stessa”, ed è attraverso una relazione dopo l'altra che noi ci costruiamo la nostra storia, nel concetto del tempo, dell'inizio e della fine, un gioco, un intreccio di emozioni, pensieri parole, in ruoli da osservatori, osservati, in ogni come ed in ogni dove della nostra vita.
Come diceva Albert Einstein “è la teoria che determina ciò che osserviamo”, la teoria, o conoscenza strutturata dall'esperienza, indica il modo in cui decodificare le esperienze, e quindi creare gli oggetti di cui ci circondiamo, l'osservatore, infatti, stabilisce un ordine fra i tanti possibili e costruisce così la sua realtà.
A Francisco Varela il compito di dare spazio alle leggi della conoscenza che ci permettono di chiarire l'ordine con cui considerare il mondo: "Il punto di partenza di questo calcolo è l'atto di distinguere. Con questo atto primordiale noi separiamo le forme che ai nostri occhi sono il mondo stesso. Da questo punto di partenza noi affermiamo il primato del ruolo dell'osservatore, che traccia distinzioni dovunque gli piaccia. Così le distinzioni, che danno origine al nostro mondo, rivelano proprio questo: le distinzioni che noi tracciamo - e queste distinzioni riguardano più la dichiarazione del punto in cui si trova l'osservatore che non l'intrinseca costituzione del mondo, il quale, proprio a causa di questo meccanismo di separazione tra osservatore e osservato, appare sempre sfuggente. Noi facciamo le distinzioni che danno forma al processo percettivo, conosciamo e memorizziamo le nostre conoscenze, dopodiché dimentichiamo quante e quali distinzioni abbiamo fatto per essere quello che siamo.
Nel percepire il mondo così come lo percepiamo, dimentichiamo ciò che abbiamo fatto per percepirlo come tale; e quando questo ci viene ricordato e percorriamo a ritroso il nostro cammino, quel che alla fine incontriamo è poco più di un'immagine specchiante di noi stessi e del mondo. Contrariamente a quanto di solito si presume, una descrizione sottoposta ad analisi approfondita rivela le proprietà dell'osservatore. Noi osservatori distinguiamo noi stessi esattamente distinguendo ciò che in apparenza non siamo, e cioè il mondo."
Forse la risposta a tutto quest'incalzare di distinzioni, conoscenze, esperienze è proprio l'ipnosi, in fondo quello che succede con l'esperienza dell'ipnosi è fare come se, una piccola finzione che genera una grande funzione, quella di convincere, persuadere e suggestionare portando così i nostri pensieri all'altezza dei nostri sogni, superando così i limiti del conosciuto, generando la magia di nuove implicazioni che ci cambiano cambiando così l'osservazione del mondo, perché il mondo, al contrario del mondo al contrario, è sempre un mondo!




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Il libero e l'arbitrio.





Gruppo Master estivo San Sebastiano luglio 2011.

Il banco di prova di un'intelligenza superiore è la capacità di contenere due idee opposte allo stesso tempo conservando la propria funzionalità.
Francis Scott Key Fitzgerald

La natura, la flora e la fauna non è libera, e l'arbitraggio è dettato da un preciso schema super partes la libertà è prettamente umana, con essa l'arbitraggio.
L'ipnosi l'affronto sempre con la capacità espressa da Fitzgerald anche se onestamente non mi sento di essere superiore in qualcosa verso qualcun'altro, forse diverso, credo però fondamentalmente che la libertà e l'arbitraggio son prettamente umane, in questi giorni ho condotto la settimana d'ipnosi intensiva che ogni anno da dieci anni conduco con i miei corsisti e le persone interessate all'ipnosi. È stata anche quest'anno una bella settimana, son fortunato, mi ritrovo sempre circondato da belle persone, all'altezza dell'intelligenza di Fitzgerald, così abbiamo lavorato tra lo stato ordinario di veglia e il mondo sacro dell'inconscio, una posizione strana che lascia un vuoto nella mente, un vuoto positivo, un vuoto istruttivo per quanto mi riguarda.
La libertà è un idea complessa, un idea che si declina nei tuoi significati, nei tuoi valori, nella tua vita intera.
Dopo una trance ci si sente bene perché si da spazio all'attività inconscia del cervello, lo si riporta ad un naturale equilibrio, lo si usa in modo inconsueto, si attiva un potenziale mentale che esalta le nostre risorse.
Ci sono cose che mai verrebbero vissute se non si facesse uso delle risorse degli stati mentali durante l'ipnosi, in più è possibile richiamare le risorse a disposizione quando ne sentiamo la necessità.
"E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà. E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri. E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina piccolina che si sente felice di qualcosa, qualcosa avvenuto tanto tempo fa, qualcosa tanto tempo fa dimenticato." Milton Erickson.
Le emozioni si fermano nelle nostre esperienze ritornando sotto forma di ricordi, falsando i vissuti vivendo esperienze nuove, come fossero per la prima volta ospiti della nostra mente.
Così noi ci narriamo in una storia, lasciando il concerto del destino, nel significato di storia ci ritroviamo protagonisti dei nostri significati.
"Parlare in modo lento, incisivo e significativo, e "sentire" letteralmente in se stessi, momento per momento, il pieno significato di ciò che si dice. Milton Erickson.
Quando si guida qualcuno verso la Trance basta semplicemente essere consapevoli della propria comunicazione per ottenere dei risultati.
In questo modo si riesce a dar retta a tutti quei piccoli dettagli, minimal cues, che fanno della semplice conversazione uno strumento di ascolto, condivisione ed aiuto, nonché un preciso veicolo di Ipnosi.
La trance è un evento relazionale che fa emergere alcuni fenomeni nella coppia terapeuta-paziente:

Si instaura una relazione esclusiva e selettiva tra ipnotista ed ipnotizzato,
Una focalizzazione ed un assorbimento reciproco, un interesse comune mutuato da entrambi verso la condivisione
Un aumentata responsività reciproca, e il
sincronismo, una sensibilità mutuale sia dell'ipnotista che del soggetto ai minimal cues, piccoli dettagli dell'altro.
Una prevalenza di attività inconsce congiunte, ed una riduzione bilaterale della consapevolezza periferica.
Così la tendenza a sviluppare idee e significati comuni (monoideismo relazionale), e attentività responsiva reciproca.
Come si può dedurre facilmente lo stato di trance attiva un vero e complesso potenziale mentale che si declina in un denso fiume di attività e significato che tendiamo a seguire nel nostro operato.
La trance ipnotica coinvolge e si mantiene attraverso il lavoro di concentrazione, come uno zoom ottico, permettendoci di utilizzare le nostre risorse mentali, ottenendo l'attivazione del potenziale mentale.






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domenica, luglio 03, 2011

Dal pensare all'agire,dall'astratto al concreto nelle relazioni d'aiuto




Quali forme e figure vedi? Un cane, una mano? Un naso un gomito? Un orecchio una donna?

Dr. Marco Chisotti

L'ipnosi costruttivista offre alcuni spunti per sviluppare una relazione d'aiuto. È possibile enucleare alcuni dei principi fondamentali dell'ipnosi costruttivista.
L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico ecosistema interagente, che si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte.
Un ecosistema dove vige un ecologia della mente, nei termini definiti da Gregory Bateson, il disagio psicologico assume perciò un significato di adattamento creativo in risposta all’ambiente.
La viabilità è ciò che vien cercato dall'individuo ed il suo adattamento, che si è sviluppato nelle sue esperienze passate, ma che può non aver più la stessa utilità raggiunta nella situazione presente, nel qui ed ora.
Noi tendiamo ad utilizzare le esperienze passate, evitando i cambiamenti, andando verso la nostra neghentropia, idea ed esperienza del nostro ordine interno, ad avere il massimo dando il minimo, e siamo più sensibili a ciò che può danneggiarci, piuttosto che esser attenti a ciò che ci fa star bene, per questa ragione tendiamo a preoccuparci, ci pre occupiamo di ciò che potrebbe danneggiarci.
Ora il vissuto che va proposto per focalizzare il problema è: "Ora cosa succede nella tua esperienza!", usare il tempo presente, il momento preciso ora, adesso, "A quale obbligo stai rispondendo!", a quali devo sei sottomesso, "cosa succederebbe se...", la dissociazione creata permette questa esperienza, permette un confronto ed uno sviluppo attraverso il gioco delle parti suggerite e la proiezione nel tempo.
Noi esistiamo attraverso un dialogo col nostro mondo interno, l'inconscio, col quale ci confrontiamo e costruiamo il nostro "esistere nel mondo".
L’approccio dell'ipnosi costruttivista considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
L'ipnosi costruttivista si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un'azione o di un comportamento.
La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.
Prendendo spunto dal pensiero di Ormon Mcgill possiamo dire che la consapevolezza ci rende protagonisti della nostra vita, non possiamo esimerci dall'essere, la vita è un divenire nell'essere (esistere). Ma la consapevolezza è un processo, meglio detto è un dare forma ad un processo, per poter raggiungere la consapevolezza dobbiamo poter immaginare, astrarre l'esperienza, il sogno da forma e permette le realizzazioni future, ma da dove arriva l'esperienza concreta?
L'essere umano è in grado di coordinarsi nella realizzazione della sua vita concreta, attraverso l'astrazione immaginaria, il sogno, che ci porta consapevolezza, partendo da un esperienza concreta, quella dell'imitazione! Faccio finta di essere, comincio ad agire l'esperienza che desidero raggiungere fingendo, poi continuo a sognarmi nell'esperienza, astraggo per pensarmi, immaginando e dando forma al processo che sto vivendo, ricavandone consapevolezza, fino alla realizzazione del progetto.
La relazione d'aiuto rappresenta il laboratorio di ricerca ideale in cui una persona può scoprire, osservare e integrare aspetti diversi della sua persona. Sulla base dell’esperienza diretta guidata dall'ipnotista, per il quale è più importante l’esperienza di un comportamento che l’interpretazione di questo, o la ricerca del perché, fino a portare la persona a costruire quel dialogo interno, preghiera, che restituisce sicurezza, serenità, fiducia alla realizzazione dei propri progetti.


L'ipnosi esplora il rapporto tra il sé ed il mondo, i confini dell’io, l'identità vanno negoziati col cliente, perché c’è molto all’esterno di cui abbiamo bisogno. Il processo attraverso il quale facciamo passare qualcosa attraverso i confini della persona si chiama trance ipnotica. Fare contatto richiede un dispendio di energia ricordava Fritz Perls riteneva che appena una situazione è chiusa, siamo aperti per la successiva situazione che si presenti come una figura che emerge da uno sfondo; secondo lui la nevrosi è frutto di un numero ripetuto di situazioni incompiute, di Gestalt, forme incompiute.
Fritz Perls - che in origine ebbe una formazione freudiana - riteneva che la personalità avesse più strati.
Strato dei cliché: è lo strato più esterno, una piccola parte del sé genuino che viene impiegata per fare domande su persone senza un interesse reale.
Strato dell’impersonificazione dei ruoli appresi: la rappresentazione del ruolo diventa automatica e serve a mascherare il sé genuino, ad es. padre o madre, professore o studente.
Strato dell’impasse: a questo livello si sperimenta un senso di vuoto o nullità.
Strato implosivo-esplosivo: la persona è consapevole delle proprie emozioni che esprime verso l’esterno e verso l’interno.
Personalità genuina spogliata di tutti i modi di esistere appresi nel mondo.
Con la consapevolezza completa si diventa coscienti dell’autoregolazione dell’organismo. Perls riteneva importante la differenza tra la realizzazione del sé e la realizzazione dell’immagine del sé, la protezione dell’immagine attraverso ruoli, implica che non si ha diritto di esistere così come si è. Riguardo all'essere nel mondo delle persone, il modo in cui ci orientiamo nella nostra vita, Fritz Perls divideva le persone in tre grandi categorie riguardo al loro modo di essere:
Devisti: vivono in base a regole e regolamenti imposti. Il loro comportamento è stabilito dal confronto con regole e regolamenti imposti. Come si dovrebbe e non dovrebbe essere.
Circaisti: tra questi si trovano gli intellettuali, quelli che preferiscono pensare piuttosto che fare, persone prese dal passato e dal futuro.
Esistenzialisti: persone che si accettano così come sono.
È semplice poter premiare scelte e decisioni di un esistenzialista, una persona che si conosce, padrona del proprio dialogo interno, libera da operatori modali di necessità, devo, libera dalla focalizzazione continua in tempi diversi dal qui ed ora, ieri, domani.

Le modalità di resistenza che sviluppiamo quando non siamo in grado di sviluppare la nostra esistenza sono un adattamento creativo della nostra persona alle difficoltà dell'ambiente. Esse possono esser distinte in cinque reazioni differenti: introiezione, proiezione, deflessione, retroflessione, confluenza.
L’introiezione è la caratteristica umana di incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui. La proiezione è la caratteristica umana di accreditare ad altri sentimenti, atteggiamenti e pensieri propri. Questi due atteggiamenti son molto comuni, vengono vissuti da tutte le persone, ciò che cambia è di solito la modalità con cui introiettiamo o proiettiamo durante la nostra vita. Come ho detto viene utilizzata l'introiezione quando si percepisce qualcosa che fa parte dell'ambiente come se facesse parte di noi stessi: se assimilare significa decomporre un elemento dell'ambiente scegliendo ciò che è nutriente e respingendo ciò che è tossico, con l'introiezione non si fa tale distinzione e di conseguenza si “ingoia” un'esperienza in maniera acritica. Quando si sviluppa la logica del carceriere si vive un meccanismo di questo tipo, ci si immedesima senza distinguo.
Col meccanismo della proiezione invece ho detto che si attribuisce all'ambiente qualcosa che in realtà ci appartiene, ma non si riconosce. Ma si possono attribuire agli altri anche atteggiamenti, emozioni o pensieri complementari ai nostri, in modo tale da legittimarli, "così fan tutti".
E anche l'anticipazione delle reazioni dell'ambiente è una forma di proiezione, poiché per far ciò io utilizzo le mie esperienze passate, le mie personali conoscenze per fare delle inferenze su ciò che accadrà, creiamo e ci creiamo aspettative e profezie che tendono ad avverarsi.
La deflessione include tutte quelle manovre che utilizziamo per diminuire l'intensità del contatto, del coinvolgimento con gli altri, quando ci emozioniamo o pensiamo di poter perdere il controllo tendiamo ad utilizzare un linguaggio vago o perifrasato, sfuggire lo sguardo, scherzare, non comprendere, o cadiamo dalle nuvole più e più volte, è li è ovvio ma la nostra mente, il nostro inconscio, provvede a farlo sparire.
Infine la retroflessione consiste nel fare a se stessi ciò che vorremmo fare all'ambiente o che l'ambiente facesse a noi, una forma diretta su di se di qualunque esperienza vissuta, nel bene ma anche nel male.
Questi atteggiamenti come si può vedere sono normali, si vedono e si sentono costantemente nei rapporti umani, ciò che li rende dannosi sono la quantità, e un atteggiamento di impotenza nel renderceli consapevoli.
Per utilizzare le risorse del cliente ed avvicinarci alla sua consapevolezza, e favorire il suo processo di auto-consapevolezza ci dobbiamo chiedere "Cosa sta facendo?" "Come si comporta, è coerente, è tranquillo, agitato, spontaneo, manierato?", "Quali emozioni sta provando?" "Quali emozioni ha vissuto in passato, ricerca, desidera vivere?", "Quali sono le sue intenzioni?", "Da cosa si allontana, evita, rifugge?", "Quali attese, cosa si aspetta?".
Dobbiamo accompagnare la persona nel suo mondo e farci raccontare ora quello che vive, sente, prova, attraverso le emozioni, le azioni, i ragionamenti, dobbiamo stimolarlo, incuriosirlo, arricchirgli il suo dialogo interno, dargli nuove possibilità di scelta e farlo muovere nella sua vita, farlo agire in modo concreto e diretto. Renderlo consapevole dei suoi pensieri delle sue azioni, delle risposte, delle situazioni, delle sue scelte, delle sue possibilità ed opportunità.
L'ipnosi costruttivista nasce dall'idea di agire la conoscenza che una persona si costruisce di sé attraverso un dialogo consapevole, concreto e diretto col nostro inconscio, il nostro angelo custode, il nostro spirito guida.




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lunedì, giugno 27, 2011

La forza della narrazione.




Son stato da poco a visitare la Biennale di Venezia, per me è sempre bello tornarci, ogni volta assaporo il piacere della diversità, è facile dire siamo tutti diversi, ma poi ci comportiamo troppo come tutti, alla fine si perde il gusto della diversità, alla Biennale non ci si sforza a cogliere la diversità ed in questa non solo il forzatamente diverso, il macroscopicamente differente, ma il sottile e delicato modo d'essere veramente diversi.
Trovo nelle stesse letture la mia diversità, le ripeto più e più volte quasi a rassicurarmi e trovo il fascino della differenza.
L'unico modo di esistere è attraverso la consapevolezza, la forma narrativa che diamo al nostro esistere attraverso l'azione, parliamo di ciò che che facciamo e facciamo ciò di cui parliamo.
Forse è tutto qui, e lo sarebbe in fondo se non ci fossero le emozioni, parliamo di ciò che abbiamo fatto e ci emozioniamo, pensiamo a ciò che faremo e ci emozioniamo, non sempre non solo naturalmente, ma siamo in continua attesa del piacere di ritrovarci nella nostra consapevolezza emotiva per come è bello esistere, o come è importante, o più semplicemente per esser protagonisti del nostro vivere e raccontare la vita.
Il costruttivismo torna preciso ogni volta che penso a qualcosa di creativo, l'arte che porta in palmo la creatività è un un veicolo continuo di novità e diversità, mi piace pensare al costruttivismo perché mi apre gli scenari del possibile, mi rende interessante ogni momento della mia percezione, sempre orientata a cogliere quel diverso che stimola, interessa, piace.
Quando sai che ciò che pensi va a influenzare ciò che vedi hai un grande potere a disposizione, ed io ho notato nel corso degli anni di cadere sempre meno nel solco lasciato dai miei pensieri, mi vien da dire dalla salute mi guardi Dio che dai presupposti me ne guardo io!
Si la salute rappresenta per me l'incontestato assoluto, proprio come un Dio, in cui non credo ma che uso per rappresentarmi il complesso ed ingovernabile infinito, sarà per le incomprensibili esperienze personali, sarà perché ne ho sentite raccontare di tutti i colori, la lascio li, col più gran rispetto di chi si dedica a riequilibrare, ma purtroppo o per fortuna mai a cambiare, il corso della vita.
I presupposti son un gioco dell'intelligenza, non solo di studi ed approfondimenti, sopratutto di collegamenti ed adattamenti, sono modificabili, appartengono al mondo delle idee, e le idee, a differenza della materia, son esperienze relative, relative ad altre idee, mentre per trovare qualcosa che si avvicini alla relatività nella materia dobbiamo viaggiare all'improponibile velocità della luce, come ci suggerisce Albert Einstein.
I presupposti pur appartenendo al mondo dei convincimenti hanno il sapore del vero, li mettiamo poco in discussione, ci appartengono perché sono ciò che deve essere vero perché ciò che diciamo, sosteniamo, crediamo abbia un senso.
La forza delle parole sta nel fatto che dentro la nostra testa non ci stanno che parole, dunque idee, noi siamo fatti attraverso le parole che ci descrivono, ci danno consapevolezza, consistenza, identità.
I presupposti del costruttivismo sono visibili nella concezione secondo la quale la realtà non va considerata come un qualcosa di oggettivo, indipendente dal soggetto che ne fa esperienza, poiché è il soggetto stesso che la crea, partecipando in maniera attiva alla sua costruzione.
In base a tale prospettiva si hanno le seguenti conseguenze:

1. Le leggi di natura non vengono scoperte bensì inventate.

2. Non è possibile una distinzione netta tra colui che osserva e l'oggetto osservato, poiché si definiscono come tali attraverso la reciproca interazione.

3. Ciò che si definisce conoscenza non può essere considerata una "rappresentazione" del mondo esterno ricavata dal mondo reale, ma è una costruzione fatta dal soggetto con materiali presi al proprio interno.

4. La cognizione non è un mezzo per conoscere la realtà oggettiva, ma serve all'organismo per adattarsi all'ambiente.

5. Ciò che viene osservato non sono cose, proprietà o relazioni di un mondo che esiste indipendentemente dall'osservatore, bensì delle distinzioni effettuate dall'osservatore stesso, in seguito alla propria attività nell'ambiente.

6. La sensazione non è la rilevazione impersonale di un dato, come quella derivante dalla lettura di uno strumento, quanto piuttosto un fenomeno che coinvolge profondamente il soggetto.


Secondo l’epistemologia costruttivista il sapere non esiste indipendentemente dal soggetto che conosce, dunque imparare non significa apprendere la "verità" o la vera natura delle cose, possedere cioè una fotografia oggettiva o rappresentazione del mondo.
È una soggettiva costruzione di significato che ci permette di dare un senso alla realtà, a partire da una complessa rielaborazione interna di sensazioni, conoscenze, credenze, emozioni che non hanno in sé ordine o struttura, sulla quale orientiamo la nostra attenzione. Questo processo trova la sua cornice e al contempo il suo sfondo nel linguaggio, culturalmente, socialmente e storicamente determinato.
Nell'incontro del soggetto con il mondo non è possibile definire una distinzione netta tra osservatore e oggetto osservato, poiché entrambi si definiscono come tali all’interno del rapporto di osservazione. Non osserviamo “cose”, ma definiamo proprietà e relazioni che sono costruite a partire dalla nostra azione organizzante e questa conoscenza, che è bio-psico-socio-culturale ci serve per adattarci all'ambiente; quindi le cosiddette leggi naturali non sono scoperte bensì invenzioni e l'idea di verità perde di significato, e come ci ricorda Heinz von Foerster "La verità è l'invenzione di un bugiardo".

L'idea di verità viene sostituita dal concetto di adattamento funzionale e di viabilità, termine coniato da Ernesto vo Glasersfeld, secondo il quale i concetti, costruiti a partire dalle regolarità che si incontrano nell’esperienza, hanno prima di tutto una funzione predittiva, sono strumentali all’azione e vengono appunto definiti viabili quando permettono di raggiungere uno scopo pratico. Noi viviamo nell'idea del mondo e della realtà e quest'idea è maturata da un lavoro costruttivo che fin da bambini ci ha coinvolti, i costrutti personali hanno delineato per noi il senso della vita.
Per comprendere il concetto di costrutto riporto direttamente un pensiero di George Alexander Kelly padre della teoria dei costrutti personali: “Un costrutto, come la stessa radice semantica lascia intuire, è l'unità elementare di discriminazione attraverso la quale si attua il processo di costruzione. È una dimensione di senso, "un asse di riferimento, un criterio fondamentale di valutazione" che può essere "esplicitamente formulato o implicitamente agito, verbalmente espresso o totalmente inarticolato, intellettivamente ragionato o vegetativamente sentito ma che, in ogni caso, permette di riconoscere due cose come simili e, allo stesso tempo, differenti da una terza. I costrutti sono le chiavi di lettura che rendono il mondo intelligibile: se non disponessimo di tali criteri di discriminazione, il fluire degli eventi ci apparirebbe indifferenziato e di conseguenza privo di significato”.
ll costruttivismo assume un approccio di carattere pragmatico e non ontologico, focalizzando l’attenzione sul processo di costruzione dei significati e della loro comunicazione.
Ritornando a G. A. Kelly "I processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi", con questo ci dice che l'attenzione è focalizzata sulla persona, intesa nel suo insieme come sistema complesso, nonché sulla natura processuale della sua vita psicologica. Attraverso il linguaggio viene evocato il senso di un continuo movimento, di un muoversi verso, guidato e intenzionato dal modo in cui il soggetto anticipa, attraverso il suo sistema di costrutti, gli eventi del mondo. La persona, così concepita, è una forma in continuo movimento. Ciò che fa sì che tale movimento non sia caotico e casuale è il concetto di anticipazione predittiva e del controllo delle ipotesi come spinta al cambiamento del sistema di costruzione personale.

Ma come è possibile la comunicazione se la conoscenza è costruzione individuale e continuo di un significato? In realtà il significato è allo stesso tempo individuale e sociale: comprendiamo il mondo attraverso la costruzione di concetti e categorie che lo organizzano, in parte li adattiamo per renderli compatibili con quelli degli altri, in parte li cambiamo per adattarli alle nostre personali aspettative, in questa complessa operazione veniamo guidati, condizionati, limitati dagli strumenti culturali che abbiamo a disposizione.
Voglio prendere in considerazione un pensatore, Erich Fromm, che insiste sullo stato di solitudine e di isolamento proprio della condizione umana, considerandole una conseguenza del distacco dalla natura e dalla progressiva conquista di maggiore libertà. A tale condizione sarebbero legati cinque specifici bisogni:
1) bisogno di relazioni e quindi di relazionarci con la vita e gli altri
2) bisogno di trascendenza (o di creatività) andare oltre all'immanente, dunque metterci in contatto col mondo interno, il nostro spirito, l'inconscio
3) bisogno di radicamento (nella natura e nel mondo) un bisogno che ci fa accorpare agli altri, alla vita, alla materia di cui siam fatti
4) bisogno di identità, costruendo e descrivendo il nostro esistere, il nostro essere, la narrazione del nostro esistere
5) bisogno di un sistema di orientamento, una guida, un fine, uno scopo, una storia in cui riconoscerci e lasciarci guidare dalle sue, che son le nostre, profezie.

L'adattamento dell'uomo alla società è visto come un compromesso tra i bisogni intimi e le richieste dell'ambiente. Il problema del rapporto tra uomo e società è ritenuto fondamentale da Erich Fromm, poiché la società è vista come qualcosa di creato dall'uomo allo scopo di realizzare la natura che gli è propria, e questa creazione è manifestata dalla nostra descrizione, dalla nostra narrazione.

La conoscenza è individuale e situata, in questo senso non è possibile condividere completamente il significato che si attribuisce ad un concetto in quanto colorito dall’esperienza personale, ma attraverso la comunicazione concordiamo con l’interlocutore quali aree di significato di quel concetto sono compatibili con l’esperienza comune. Sono proprio queste aree di compatibilità che fanno nascere la convinzione che le parole si riferiscano ad oggetti del mondo reale invece di essere astrazioni culturali. Nel linguaggio quotidiano è difficile rendersene conto, ma appare evidente quando ci spostiamo sul piano del pensiero complesso, dove siamo spesso costretti ad esplicitare e ridefinire il senso dei termini che stiamo utilizzando. Allo stesso modo non conosciamo mai completamente le altre persone, anche in questo caso ne costruiamo modelli interpretativi, che restano probabilistiche previsioni di comportamenti.

Noi ci aspettiamo ed aspettiamo gli altri, ci confrontiamo e ci confondiamo con loro, nel narrarci esistiamo ma anche deduciamo ed ipotizziamo, poi torniamo a domandarci dove stanno i confini della realtà, e questi non son chiari, non son semplici, ci chiedono impegno, rimangono nel frutto delle nostre convenevoli approssimazioni in relazione con le quali ci troviamo a vivere, dove ha molto più peso il senso comune condiviso di qualunque scienza o conoscenza.


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martedì, aprile 26, 2011

Il frutto del vivere tra mente e corpo: l'emotività, la razionalità, la presenza ed il contatto fisico nelle relazioni d'aiuto.
A cura del dr. Chisotti Marco.

La relazione è il fulcro di ogni esperienza di vita, le relazioni d'aiuto sono ancora più presenti ed impegnative da seguire e gestire che altre esperienze comunicative, sapersi destreggiare tra la parola e l'ascolto, la presenza ed il contatto fisico risulta più un arte o un sincero gesto d'amore che una specifica competenza acquisita. Le semplici esperienze di vita non sempre son allineate ai bisogni d'aiuto, la vicinanza e la lontananza tra le persone son più dettate da sottili equilibri inconsci, culturali e fisici, più che da chiare spiegazioni date o semplici abilità acquisite.
Il mondo interno ed il mondo esterno, conscio ed inconscio sono due facce delle stessa medaglia, la persona.
Ogni persona porta con se il proprio mondo esterno, col quale condivide la vita coi suoi simili, ed il proprio mondo interno che difficilmente sveliamo agli altri, col quale ci proteggiamo, ci scherniamo, alle volte ci scontriamo. Ogni nostro comportamento, atteggiamento, parola, pensiero, idea svela la presenza di questo nostro mondo interiore, che va dunque accettato, rispettato, accolto, qualunque esso sia, perché li dietro ci sta l'identità delle persone, la cosa più sacra che possediamo.
Quando le decisioni del senso comune condiviso, il mondo sociale in cui viviamo, si scontrano con le intenzioni personali inconsce, allora abbiamo difficoltà ad accettare, condividere, acconsentire e ci ritraiamo, ci allontaniamo dagli altri.
Tutto questo è dovuto al fatto che nel corso della nostra vita accumuliamo tantissime esperienze ed ogni esperienza è la causa di un mondo che ne è la conseguenza, da bambini poi da adolescenti, fino a quando si diviene adulti, viviamo esperienze che generano mondi differenti, ogni mondo che si crea in noi rimane presente con una sua volontà, con suoi desideri, con suoi pensieri, ogni mondo è per la nostra esperienza uno stato mentale particolare, con un suo carattere, un modo d'essere, di fare.
Ogni stato mentale ha una sua memoria, frutto delle esperienze fatte, che non condivide con gli altri stati mentali, ogni mondo è così separato dagli altri, solo un lavoro organizzativo di questi mondi interiori permette di unire, sotto un unico stato mentale, tutti questi mondi differenti.
Questi mondi ci accompagnano per tutta la vita ed alternativamente s'affacciano avanzando le loro pretese, ognuno deve far i conti coi propri mondi e quando ci incontriamo e ci relazioniamo con gli altri questi mondi ci fanno comportare in modi differenti, rendendoci persone differenti.
Il parlare, comunicare, relazionarci con gli altri, ci fa incontrare i loro mondi, i loro pensieri, le loro esperienze, dobbiamo sensibilizzarci alla complessità degli esseri umani, per poterci destreggiare ed esser in grado di aiutare, chi mi sta ascoltando, chi mi sta guardando, cosa sta comprendendo, cosa pensa la persona con la quale mi relaziono, ed io come mi sento, cosa provo, chi sono ora che mi relaziono con lui o con lei.
In questa complessa giostra relazionale tutti quanti ci ritroviamo, solo rispettando tale complessità è possibile apprezzare ogni più umile e circoscritta intelligenza si possa incontrare, rendendo così 'intervento d'aiuto, ricco di luce, comprensione e calore.


Dr. Marco Chisotti
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domenica, aprile 24, 2011

Ipnosi e Stati Mentali di riferimento.

a cura del dr. Chisotti Marco.

L'ipnosi è uno stato di coscienza caratterizzato da uno stato mentale, che si colloca tra la veglia e il sonno, denominato trance o stato di ipnosi, che permette di influire sulle condizioni psichiche, somatiche e viscerali di una persona per mezzo di una relazione tra questa (cliente) e un'altra persona (ipnotista) o che lui stesso può crearsi attraverso l'autoipnosi.

In tale stato mentale si ha una riduzione delle capacità critiche, un aumento della convinzione, persuasione e suggestionabilità e una limitazione del campo di consapevolezza alle sole richieste suggerite dall'ipnotizzatore.

La persona regredisce a livelli infantili di funzionamento mentale e di comportamento, caratterizzato da fenomeni di ideoplasia e monoideismo, ossia di trasformazione in realtà soggettiva e oggettiva di quanto viene intensamente immaginato, trasformando l'idea in azione, movimento, rimanendo concentrati su una solo idea alla volta.

L'ipnosi arriva dall'antichità attraverso le pratiche magico religiose che da sempre hanno accompagnato l'uomo nella sua storia, prima fase della storia dell'ipnosi, ma è stata introdotta in Europa da Mesmer nel 1779 con una prima opera creata per spiegare meglio le operazioni da eseguire durante le cure mediche, scrivendo il saggio: Mémoire sur la découverte du magnétisme animal (Memoria sulla scoperta del magnetismo animale, 1779).
Mesmer ipotizzava di possedere un fluido magnetico e di poterlo far passare da se al proprio paziente, con lui Braid, altro medico del tempo, che propose un'interpretazione neurologica con il metodo dell'induzione verbale.
In verità erano vicinanza e contatto fisico col paziente le ragioni dell'attivazione neuro fisiologica notata nei loro pazienti dai medici.
In seguito, allo studio specifico dell'ipnosi, si dedicò dapprima Charcot, che ne distinse gli stadi (letargo, catalessi e sonnambulismo), annotando le modificazioni organiche relative al tono muscolare e ai movimenti riflessi, e in seguito anche Freud che utilizzò l'ipnosi, nella terapia dell'isteria, seguendo il metodo catartico, consistente nel far defluire o abreagire la carica emotiva, impedendo che questa potesse cercare vie anormali di sfogo attraverso la manifestazione di sintomi. Tale tecnica fu in seguito abbandonata a favore della psicoanalisi, in quanto egli pensava, erroneamente, che tale stato di semi-incoscienza dovesse essere profondo e dunque non consentisse al paziente di elaborare il proprio vissuto psichico, mentre bastava una media trance, facilmente ottenibile con ogni soggetto, per poter ottenere l'attivazione del potenziale mentale.
L'ipnosi da questa fase psicologica si è poi legata al percorso delle neuroscienze ed in particolare al lavoro di Pavlov che nel trattamento di pazienti traumatizzati, portandoli a regredire al momento del trauma, scoprì casualmente l'importanza delle emozioni nei processi di riequilibrio psichici, le emozioni permettono di cancellare ricordi e far spazio nella mente.
L'ultima fase della storia dell'ipnosi si è consumata con la nuova ipnosi e il lavoro di Milton Erickson che ne ha fissato le basi, avvicinando, con l'ipnosi naturalistica, l'idea particolare che l'ipnosi non esiste perchè tutto quanto è ipnosi.
L'evoluzione dell'ipnosi dal mio punto di vista è poi continuata appoggiandosi alle neuroscienze, e per quel che riguarda il lavoro portato avanti nella nostra scuola, l'idea di coniugare l'ipnosi col costruttivismo, precursore filosofico del lavoro delle neuroscienze, tenendo a sottolineare il lavoro del cervello come emulazione della realtà, l'attività mentale, immanente e non trascendente all'ambiente in cui si trova, è alla base di tutti i processi costruttivi del pensiero, compreso il processo di identificazione nell'identità personale.

Esistono due forme legate al trattamento dell'ipnosi: l'ipnoterapia ( psicoterapia sotto ipnosi attraverso esperienze meditative e contemplative, gioco di ruolo, drammatizzazioni), e l'ipnoanalisi (percorso di analisi psicologica attraverso associazioni libere, parole chiave, analisi dei sogni, esperienze regressive e progressive).

L'ipnosi è attualmente una tecnica che viene utilizzata come strumento di ricerca sulle modalità psico-fisio-biologiche con cui si attua l'interazione mente-corpo, in particolare coniugando l'ipnosi e l'effetto placebo creando così un nuovo termine di riferimento "ipnobo"; ed inoltre come mezzo di intervento psicoterapico in quanto metodologia che si avvale dell'attivazione del potenziale mentale della persona, a favore dell'organizzazione del suo mondo interno (strutturando e riequilibrando il mondo inconscio del soggetto).

La base neurologica ed organica dell'ipnosi sembra risiedere a livello del sistema nervoso centrale in strutture differenziate, (parti differenti del cervello collegate fra loro da specifiche connessioni creative), nuove connessioni sinaptiche e neurormonali a formare gruppi neuronali funzionali differenti, integrati attraverso un sistema d'apprendimento facilitato dallo stato d'ipnosi e dall'abbassamento della critica.
Sono sicuramente coinvolti nel processo ipnotico la corteccia cerebrale, il sistema fronto-limbico ipotalamico, la sostanza reticolare ascendente di attivazione e i suoi nuclei specializzati pontini (in specie, il locus coeruleus).

L'ipnosi è mediata da contenuti comunicativi che sono le convinzioni, a seguire le persuasioni, fino alle suggestioni, le quali possono essere proposte dall'ipnotista o autoindotte dal soggetto.

La suggestione può essere espressa verbalmente e/o non verbalmente ed essere diretta, cioè riconosciuta dal soggetto come rivolta alla sua parte cosciente, o indiretta, come nel metodo ipnotico Ericksoniano, cioè rivolta alla sua parte inconscia e da lui non compresa.
Il monoideismo ideoplastico (ideomotorio) trasforma dunque la parola da pensata in vissuta, avviando così il processo ipnotico.
La trance ipnotica viene indotta secondo vari procedimenti, il più comune dei quali consiste nell'invitare il paziente a fissare un punto dinanzi a se, poi chiedendo di chiudere gli occhi e successivamente suggerendogli uno stato di profonda stanchezza.

Gli aspetti dinamici che caratterizzano l'induzione ipnotica sono di tipo regressivo:
a) la riduzione delle afferenze sensoriali, limitando il campo di consapevolezza, dal momento che in assenza di stimolazioni sensoriali la persona tende ad allucinare, creare con la mente, per mantenere la sua corteccia sotto l'influsso di una stimolazione continua (focalizzazione);
b) la limitazione del movimento, per ridurre il contatto realistico con il mondo esterno, attraverso associazioni di rilassamento, perdita di consapevolezza, sonno (implicazioni);
c) la manipolazione dell'attenzione, che trasferisce l'attenzione del soggetto sulle proprie funzioni mentali interiori (dissociazione);
d) gli stimoli ripetitivi o impositivi che esaurendo l'attenzione disponibile, la mente è in grado al massimo di tener sotto controllo 7+o- 2 informazioni contemporaneamente, producono un impoverimento ideativo (intensificazione).

Il punto di arrivo dell'induzione è rappresentato dallo stato ipnotico, che si caratterizza per una modificazione della funzione dell'Io, in cui le idee vengono sostituite da immagini visive e acustiche, e da un transfert ipnotico con l'ipnotista, in cui l'attenzione diventa selettiva e il soggetto ascolta solo la voce e i comandi dell'ipnotizzatore, assumendo toni e ruoli inconsueti come la simulazione di comportamenti di età regresse o impersonando il comportamento di altre persone.

Lo stato ipnotico può raggiungere diversi livelli di profondità, ciascuno dei quali presenta sintomi (segnali) differenti, torpore, fenomeni catalettici (blocchi) di breve durata, sonno leggero con catalessia, sonno profondo, contratture, analgesia suggestiva e discreta amnesia, obbedienza automatica con amnesia più profonda, allucinabilità positiva (il soggetto vede cose che non ci sono), sonnambulismo e amnesia completa spontanea, allucinabilità negativa (il soggetto non vede cose che ci sono) durante la trance e per l'attività favorita da messaggi post ipnotici.

Nell'uso dell'ipnosi le modalità di applicazione nell'ambito psicoterapico dell'ipnosi possono essere varie. In primo luogo, può essere indicata come tecnica di rilassamento, in quanto alcune reazioni neurofisiologiche dello stato di trance ritraggono lo stato d'ansia allontanandola.
Altro impiego è nel comportamento, con interventi destrutturanti su comportamenti negativi, ristrutturando al loro posto comportamenti più adeguati.
Ancora può essere utilizzata nell'ipnoanalisi, analizzando il materiale analitico emerso durante lo stato di trance ipnotica. In ambito clinico, l'ipnosi è utile nel trattamento di sindromi nevrotiche neurasteniche e nell'ipocondria. Può essere inoltre utile nei disturbi somatoformi e nelle varie forme di conversione somatica (paralisi isteriche, afasie, manifestazioni pseudosincopali o pseudoepilettiche, disfagie, sindromi vertiginose, turbe dell'intestino) o psichica (nevrosi isteriche, amnesie, stati crepuscolari, arresti psicomotori); inoltre, è utile nelle forme psicogene delle sindromi postraumatiche da stress, nelle sindromi ganseriformi e nella pseudodemenza.
Altri ambiti d'impiego dell'ipnosi sono le nevrosi d'ansia e fobiche, il controllo delle abitudini, obesità, alcolismo, tossicomanie, fumo.
Particolare difficoltà nel trattamento ipnotico si ha nei pazienti psicotici ed in particolare con pazienti soggetti a scompensi di tipo dissociativo ( schizofrenici).
L'anestesia ipnotica è di grande aiuto, ad esempio, negli interventi di chirurgia plastica, dove, ad esempio, l'innesto di lembi cutanei deve essere seguito da settimane di immobilità. Nel corso degli interventi si ha un vantaggio per il paziente ipnotizzato, rispetto a quello narcotizzato, perchè può facilitare il lavoro del chirurgo durante l'intervento.
Inoltre l'uso dell'ipnosi abbrevia il decorso post-operatorio, previene dolori e vomito e favorisce la cicatrizzazione. Molto utile risulta talvolta l'anestesia bilanciata, dove l'anestesia farmacologica è preceduta dall'ipnosi che ne moltiplica l'efficacia, in questi termini se ne fa uso anche in campo odontoiatrico e alle volte, per brevi interventi, in sostituzione all'anestetico stesso.
Sono stati molti, nel corso degli anni, gli interventi chirurgici praticati in stato sonnambolico (appendicectomia, erniectomia, tonsillectomia, interventi odontoiatrici, oculistici, ostetrici); al risveglio si è avuta un'amnesia completa per l'evento e un buon decorso post-operatorio.
Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi neurofisiologici e psicologici alla base dell'analgesia ipnotica, si pensa che i procedimenti psicologici intellettivi ed emotivi abbiano la possibilità di influenzare l'equilibrio delle sinapsi dei centri nervosi dove convergono stimoli periferici sensitivi centripeti e centrali centrifughi; in tal senso, verrebbero modificate, in modo parzialmente conscio, la conduzione e la percezione del dolore mediante un'interazione continua tra eccitazione e inibizione.
Di da che con l'induzione ipnotica si ottiene un alterazione percettiva, ossia la soppressione delle componenti emotivo-affettive del dolore e la conseguente indifferenza del soggetto dovuta all'eliminazione a livello centrale dei circuiti limbo-ipotalamici coinvolti nei processi di integrazione cenestesica affettiva.
Nel controllo del dolore vi è anche un'interpretazione legata alla biochimica che prevede come il cervello in ipnosi, o durante particolari stati alternativi di coscienza, è in grado di sollecitare la produzione di endorfine, sostanze morfino-simili che neutralizzano lo stimolo doloroso.

Il lavoro e l'esperienza nel campo dell'ipnosi ci ha permesso di sviluppare nella nostra Scuola di Ipnosi Costruttivista un acronimo TIFIDIDIME che permette di fissare i punti da prendere in considerazione durante un induzione con l'Ipnosi Costruttivista, si possono generare stati di Trance Ipnotica con 4 induzioni e quattro metodologie ipnotiche differenti:

T terapeuta (trance)
I ipnotizzato (ipnosi)
F focalizzazione (spostamento nel tempo e nello spazio)
I intensificazione (aumento/diminuzione di una sensazione)
D dissociazione (orientamento al mondo interno inconscio)
I implicazione (associazione, causa effetto, se X allora Y)
D descrizioni usate da parte sia da parte dell'ipnotista come dell'ipnotizzato
I induzioni standard o pre strutturate dall'ipnotista
M manipolazione consapevole del soggetto di riferimento anche attraverso il contatto fisico
E elicitazione, fare emergere un nuovo stato mentale desiderato

Così brevemente qui di seguito tutti i passaggi dello stato di trance ipnotica con un altro acronimo di riferimento SEMOLTAFEDE:
SE sincronismo emotivo nella relazione col paziente/cliente
MO monoidea di riferimento suggerita dall'ipnotista
L limitazione del campo percettivo di consapevolezza per il cliente
T trance ipnotica ottenuta con la metodologia della pratica ipnotica scelta
A attivazione del potenziale mentale creativo del cliente, come conseguenza della trance indotta
FE fenomenologia osservabile dall'esterno, segnali della trance in corso
DE detrance come graduale ritorno allo stato di veglia del cliente guidato dall'ipnotista

In questi due semplici acronimi tutta la nostra attenzione all'Ipnosi Costruttivista e lo sviluppo nel tempo di un approccio pragmatico con l'ipnosi, utilizzando tutto ciò che si conosce fino ad oggi di efficace nella pratica della trance ipnotica.

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Dr. Chisotti Marco
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