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domenica, dicembre 30, 2012

Lettera aperta Scuola di Ipnosi Costruttivista A.E.R.F. Associazione Europea Ricerca Formazione Marco Chisotti

"Negli scambi tra esseri umani abbiamo a che fare, di solito, con cose che non possono essere comunicate apertamente: le premesse del modo in cui intendiamo la vita, del modo in cui costruiamo le nostre visioni della vita, e così via. Questi sono argomenti su cui le persone trovano molto, molto difficile parlare con precisione; […] Mi sembra che l’umorismo sia importante proprio perché fornisce alle persone un indizio indiretto del tipo di visione della vita che essi hanno o potrebbero avere in comune” Bateson

Cari corsisti, l'anno che sta arrivando sarà particolarmente importante per la nostra Scuola di Ipnosi Costruttivista, dal momento che si è presentata l'occasione di organizzare un nuovo percorso formativo, all'insegna delle esperienze fatte e delle nuove prospettive future. La legge sulle libere professioni, appena varata dal governo, ci permette infatti di affrontare le nostre esperienze professionali con la serenità di chi vuole costruire e sviluppare un nuovo mestiere nel campo della relazione d'aiuto.
La nostra idea è quella di coniugare assieme l'Ipnosi ed il Counselling nel nuovo contesto dell'Ipnoanalisi, creando una professione ed una competenza che mettano insieme il mistero dell'Ipnosi e la professionalità del Counsellor, in una competenza analitica ed operativa che permetta di generare un nuovo paradigma operativo di riferimento.
In base alla conoscenza ed all'esperienza dell'ipnosi nelle relazioni d'aiuto, si può affermare che l'ipnosi funziona nell'aiutare a superare difficoltà nell'esperienza di vita personale, dal momento in cui è libera dal dominio dei limiti e delle possibilità della conoscenza stessa.
Il motivo per cui l'Ipnosi risulta essere interessante e ricercata sta proprio nella sua dimensione misteriosa: l'idea che qualcosa di conosciuto possa essere la soluzione ai nostri problemi non convince nessuno. La ragione ed il ragionamento conseguente sono il primo tentativo che ogni mente intelligente fa per risolvere un problema. L'intelligenza è in grado di gestire l'esperienza cognitiva alla ricerca di una soluzione, ma cerca la risposta nel contesto stesso in cui si è generato il problema, non riuscendo in tal modo ad ottenere alcuna risposta utile.
La soluzione ai problemi viene dall'intuizione e dalla creatività della nostra intelligenza. Tutto ciò che è conosciuto è confinato nella ragione, tutto ciò che non si conosce dà adito a speranza e ciò che non si conosce si apre alla fede: credere di poter risolvere, affrontare, superare le esperienze della vita, apre a quell'esperienza creativa che il mondo della mente è in grado di costruire per noi.
In questo mi sento di dire che Voi rappresentate i paladini di una nuova era. I vecchi paradigmi della psicologia, la diagnosi, la prognosi derivanti da un mondo a stampo medico, lasciano posto ad un pensiero diverso, basato sull'ascolto e la condivisione, orientato alla ricerca delle risorse della persona, in un modo epistemologicamente nuovo e diverso di affrontare la vita.
Quello che si può dire è che questa riorganizzazione del pensiero, non essendo figlia di esperienze passate ed affrontando il nuovo con la libertà e l'ingenuità di chi muove i primi passi, risulta essere un'esperienza totalmente libera da tutti quei presupposti che tendevano a mantenere uno status quo.
In tutti questi anni di esperienza formativa mi sento di dire d'esser stato profondamente cambiato da chi come Voi ha affrontato, o affronta per la prima volta, l'esperienza della relazione d'aiuto verso gli altri. La conoscenza dell'intelligenza, dell'inconscio, di quel mondo misterioso che andiamo ad affrontare ogni volta che ci rivolgiamo con l'ipnosi alla mente creativa delle persone, ci illumina la strada senza cadere nei preconcetti di una scienza e di una conoscenza già note.
La parte più interessante ed utile dell'esperienza che ho ricavato dal mio lavoro con Voi è stata quella di aprire la mia mente al senso comune condiviso, ai presupposti che guidano in modo naturale i comportamenti umani, a quell'attrito, a quel non senso, a quelle esperienze che ci fanno ridere o piangere e che ci fanno vivere le nostre esperienze senza limiti né vincoli precostituiti.
Ora, come molti di voi, sono anch'io alla ricerca di uno spazio entro il quale condividere un'idea nuova di relazione d'aiuto, un'idea di aiuto che si basi su conoscenze e competenze che partono dallo sviluppo della mente creativa delle persone, nel tentativo di aiutarle ad affrontare la loro vita in modo significativo, utilizzando le risorse di cui non erano consapevoli e procedendo con quella speranza e quella fiducia che lavorano sul profondo della nostra organizzazione mentale, ottenendo risposte divergenti ed innovative.
Per questo voglio assicurarvi che il lavoro che stiamo sviluppando sarà utile, produttivo e che ci permetterà di affrontare le nuove situazioni, partendo dalla nostra esperienza soggettiva ed aprendoci ad affrontare la vita con una mentalità aperta e libera.
Gregory Bateson, nella citazione che ho riportato all'inizio, sta indicandoci la strada per una soluzione attraverso la cornice dell’umorismo. Immaginate un confronto tra l’asserzione con cui Wittgenstein conclude il Tractatus logico-philosophicus «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere» ed il pensiero in cornice umoristica di Gregory Bateson: ciò di cui non si può parlare, non si deve tacere, se ne deve parlare di più. L'umorismo e la satira permettono di parlare di ciò che non si parla con facilità, come sa fare il giullare di corte, dicendo il vero senza creare sospetto o paura. Si deve parlare di più della mente e dell'inconscio ma in modo differente, libero da pregiudizi, perché è forse l’unico modo in cui valga la pena parlarne.
Ciò di cui vale la pena parlare, nella prospettiva di Bateson, sono proprio le regole del senso comune, gli aspetti più ordinari e quotidiani della nostra esperienza di vita, che risiedono nel nostro linguaggio, nei nostri impliciti, che non vediamo perché li abbiamo sempre sotto gli occhi, come ci dice Wittgenstein, e dire «li abbiamo sempre sotto gli occhi» è da intendersi nel senso che ci condizionano, ci rendono schiavi, limitandoci sia nei modi di come affrontare, che nei metodi con cui cambiare la nostra vita.
"Insomma si tratta di ricollocare l’imperativo del ‘conoscere se stessi’, che ci sembra così caratteristico della nostra civiltà, nell’interrogazione più ampia che rappresenta il suo contesto più o meno esplicito: come ‘governarsi’ esercitando azioni di cui si è l’obiettivo, il campo di applicazione, lo strumento utilizzato e il soggetto agente?” Michel Foucault.

È questo l'augurio per il nuovo anno: una nuova consapevolezza personale produttiva e creativa.

Vi abbraccio tutti in questa nuova prospettiva, anche da parte di coloro che con me costituiscono la nostra Scuola di Ipnosi Costruttivista.

Costanza Battistini
Ennio Martignago
Antonello Musso
Nicola Crozzoletti
Nazario Adesso
Francesco Tarsia
Adriano Bilardi
Attilio Scarponi
Danilo Ciminiello
Massimiliano Di Liborio.




lunedì, dicembre 24, 2012

Le radici del cambiamento: utile e vero nel mondo e nel linguaggiare.
Marco Chisotti.
"Se non c'è l'altro, non c'è nessun io. Se non c'è nessun io, non ci sarà nessuno a fare distinzioni". Chuang-tsu, IV sec. a. C.
"Dal punto di vista costruttivista la conoscenza non riguarda ciò che può o non può esistere, ma si concentra su quanto si è dimostrato utile. Invece di parlare di verità, intesa come la parte della conoscenza che rispecchia la realtà, i costruttivisti parlano di functionalfit (adattamento funzionale)" von Glasersfeld.

Nel processo di identificazione si assiste ad una ricerca continua da parte dell'individuo di auto affermazione, come in una rincorsa totale, un continuo affermarsi ed essere il primo, l'unico, il migliore.
Nel mondo dell'apparenza non c'è spazio per chi non è il primo, per chi non si presenta in prima fila, come non c'è spazio per nessuno di quelli che desiderano solo osservare, contemplare, guardare prima di agire.
Formatori, coach, esperti, tutti fanno a gara per presentarsi al meglio, e darti l'idea che sono gli unici a poterti portare in cima alla vetta, al tuo cambiamento.
Il linguaggio, strumento di comunicazione, si presenta spesso come una raccolta di parole esaltanti, come perfezione, magnificenza, eccellenza, tutti concetti che riempiono la bocca di chi vuole mettere il mondo sotto di sé.
Ascoltando queste persone emerge il loro bisogno di primeggiare su tutto e su tutti, a partire dalle parole che usano, le espressioni, le congiunzioni, gli aggettivi, ogni atto comunicativo è come il tentativo continuo di dominare persone e situazioni.
Ricordo che un tempo si parlava della comunicazione assertiva, nel tentativo di insegnare alle persone a cambiare modo di comunicare, a rendersi chiari, si insegnava loro a dominare gli altri, un'escalation di comportamenti, intenzioni, senza limite, un continuo primeggiare, essere al meglio, una rincorsa per salire sempre più in alto.
Viviamo un Mito forzato, continuo, nel cinema, nel teatro, ogni rappresentazione é mitica, ogni momento della vita viene rappresentato dalla televisione, dai giornali, come sensazionale, ogni cosa deve fare notizia, viviamo in una continua esaltazione, una continua allucinazione, i nostri sensi sono costantemente stimolati, i nostri pensieri esaltati, il cambiamento é un "must".

Tradotta dal greco Mithos (mito) indica una parola, un discorso, una narrazione, l'esposizione di un'idea o un insegnamento sotto forma allegorica o poetica, porta con sé l'idea di fantastico, di sacro, nell'evoluzione dell'umanità il mito rappresenta la tappa che possiamo identificare come la fase finale di una crescita, o la modalità di controllo degli istinti primari.
Il mito lo si può vedere nel tentativo dell'individuo di primeggiare, dominare gli altri, ponendosi sopra ogni cosa, giustificando il gesto con la propria visione mitica del mondo.
Dalle azioni simboliche, le azioni che trasportano un significato, una comunicazione, si passa ai gesti ritualizzati; dal disordine, nel quale ci si trova confusi, si va verso un ordine considerato come sacro, con l'intento di scoprire il vero, l'autentico. Poco alla volta si disvelano i propri miti, una conoscenza che si distacca da tutto il resto per descrivere quello che é il nostro sogno, il nostro cambiamento.
Mi sembra di cogliere il paradosso di tutto questo, da un lato l'individuo che esalta il suo mondo ed il suo io, dall'altra una società che spinge a controllare, gestire, attraverso il linguaggio, la comunicazione ed ogni singola esperienza, tutti i momenti della nostra vita.
Individuo e società, si contrappongono l'uno contro l'altra, come se entrambe volessero dominarsi per dominare ogni cosa, due estremi di un realismo che alimenta i nostri credo, le nostre convinzioni.
Il Costruttivismo radicale nega due dei presupposti del realismo, l'esistenza e l'indipendenza di una “realtà” esterna stabile, per il costruttivismo la costruzione del significato è un processo prevalentemente individuale. L'individuo, nella sua esperienza, si comporta in modo individualista, esaltando la sua indipendenza, tentando di dominare il mondo.
Sul fronte sociale, al contrario, Costruzionismo sociale, si esalta la costruzione del significato, come un processo collettivo, linguistico, culturale, la conoscenza è dunque frutto di una costruzione condivisa da diversi soggetti, appartenenti alla medesima comunità culturale, che interagiscono tra loro, attraverso il linguaggio, “tutti i sistemi umani sono sistemi linguistici”.
Attraverso il linguaggio, la parola, il Meme, quella minima porzione di linguaggio che ci guida, ci orienta, ci rende forti, ci fa decidere, la vita e la conoscenza si impongono su ognuno di noi, e lo fanno attraverso una consapevolezza, Mindfulness, un sottile modo di guidarci, di condizionarci, facendoci perdere il "senso comune condiviso della vita", alimentando il nostro narcisismo attraverso l'onnipotente credo individualista.
Non esiste un osservazione “neutra”, i termini e i concetti, teorici ed empirici, sono “artefatti sociali”, i presupposti ritenuti evidenti hanno un origine storica e socio-culturale, non esistono “verità assolute” ma solo "verità" relative, si assiste in tal modo a una sostituzione della nozione teoretica di verità con quella pragmatica di retorica, si vive in tal modo un'idea pragmatica del reale, la vita è così un continuo parlare, comunicare, un "Linguaggiare".
Linguaggiare serve, tra le altre cose, ad orientare, nel senso di dirigere l'attenzione e di conseguenza l'esperienza individuale degli altri, che è un modo per incrementare lo sviluppo di "dominii consensuali" come ci suggerisce Maturana, che, a loro volta, sono i prerequisiti per lo sviluppo del linguaggio.


Le forme linguistiche negoziate di "comprensione" sono connesse a “forme di vita” come dice Wittgenstein, sono le descrizioni e le spiegazioni, scientifiche e non scientifiche, sono forme di azioni sociali, un fare le cose con le parole, “dire è fare” ci ricorda Austin.
Si assiste a un dominio della dimensione pragmatica, propria del funzionalismo, "Basta che funzioni!", si vive nella impossibilità di fondare una teoria, un metodo "vero", e la verità diviene un prodotto culturale storicamente contingente.
Credo che ogni singolo individuo si debba confrontare con gli altri, il risultato che emerge è che viene presentata una forma di utilità con la quale vivere, l'"utile" collettivo prende evolutivamente il posto del "vero".
Si può vedere come sia per l'individuo che per il gruppo di riferimento, ogni singola esperienza, dal punto di vista pragmatico, finisce col diventare un'esperienza "utile" ed il concetto di "vero" passa in secondo piano, lasciando spazio all'adattamento funzionale, quel concetto che il costruttivismo chiama "viabile".
È sul concetto di "viabile" che ci si deve confrontare, la vita, per come la conosciamo, é una forma intelligente di adattamento, si nutre di esperienze utili alla vita stessa, il concetto di vero é una forzatura, un bisogno singolo elevato a bisogno collettivo.
La cognizione non è un mezzo per acquisire la conoscenza di una realtà oggettiva, ma serve all'organismo attivo per il suo adattamento al suo mondo esperienziale, l'efficacia operazionale corrisponde, nella visione costruttivista, al concetto di "viabilità"' e coincide nella storia della filosofia allo slogan lanciato dai pragmatisti all'inizio del secolo: "Vero è ciò che funziona".
Il vivere non ha esistenza senza l’attività di distinzione di qualcuno, proprio come disse Vico, primo pensatore costruttivista, il soggetto cognitivo può conoscere solo fatti, e i fatti sono elementi fatti, dal latino: facere, dal soggetto stesso, noi esistiamo perché ci distinguiamo, perché ci pensiamo e pensiamo al mondo attorno a noi come frutto delle nostre distinzioni.
"Se accettiamo che ciò che distinguiamo dipende da ciò che facciamo, come fa la fisica moderna, noi operiamo sotto l'assunto implicito che, come osservatori, siamo dotati di razionalità, e che ciò non può nè ha bisogno di essere spiegato. Allora, se riflettiamo sulle nostre esperienze come osservatori, scopriamo che la nostra esperienza è che troviamo noi stessi osservanti, parlanti, o agenti, e che qualsiasi spiegazione o descrizione di ciò che facciamo è secondaria alla nostra esperienza di trovare noi stessi nel fare ciò che facciamo" Maturana.
Così il vero, il linguaggiare, ogni concetto, idea, Meme, sono frutto di un fare distinzioni di distinzioni, e questo é Utile e Viabile per la vita.










lunedì, dicembre 03, 2012

Per tornar ad esistere, oltre alle parole, nei fatti. Marco Chisotti

Per tornar ad esistere, oltre alle parole, nei fatti.
Marco Chisotti.

Ogni tanto scopro di star facendo una cosa di cui non conoscevo ancora il nome, son sempre sorpreso come sia magico l'appropriarsi di una pratica semplicemente inventando il nome, son ancora più sorpreso di quanto facilmente ci si dimentichi dell'origine delle esperienze ed inventando un nome, il verbo, ci si possa appropriare di tutto quello che ha preceduto l'invenzione del nome stesso.
Non voglio tener sulle spine nessuno prima di svelare il concetto, il nome, ma ho imparato a dosare i miei pensieri per permettere alle persone di entrare in sintonia col pensiero che intendo esporre, così vi voglio portare un esempio di ciò che intendo. 
Di recente son venuto a conoscere la storia della tastiera su cui ogni persona che possegga un computer scrive, probabilmente é una storia che molti di voi ha già sentito, ma voglio ragionare sull'esperienza.
Considerando la tastiera su cui scrivo, la posizione delle lettere sulla tastiera é originata da un problema meccanico presente nelle prime macchine da scrivere, queste infatti intoppavano in un problema, quando una persona abile a scrivere a macchina aumentava la propria velocità di scrittura, i caratteri inchiostrati tendevano ad incastrarsi tra loro prima di battere sulla carta.
Se conoscete la meccanica delle vecchie macchine da scrivere vi tornano facilmente in mente i braccetti che si sollevavano dall'arco di tutti i caratteri dove erano ospitati all'interno della macchina da scrivere. 
Si ovviò al problema tendendo ad allontanare tra loro i caratteri più ricorrenti nelle parole, in modo tale da diminuire statisticamente l'incarico dei bracci tra loro. Così fu inventata la tastiera che fu poi ereditata dal mondo informatico dove non sussistevano problemi meccanici, si sarebbe potuta modificare la classica tastiera ma non fu così, sarebbe stato troppo dispendioso procedere ad un cambiamento così esteso e si tenne la tastiera così come fu progettata per le macchine da scrivere meccaniche.
Arrivo al dunque la parola oggetto del mio pensiero é Mindfulness una parola composita inglese che comprende il concetto di Mente (Mind) e quello di Pienezza (Fulness) l'idea é quella di rendersi consapevoli dei meccanismi mentali con cui ci rendiamo conto della nostra vita, un termine che deriva anche dagli insegnamenti Buddisti.
Inventare un nome permette di appropriarsi di ciò che il nuovo concetto comprende, permette di reindirizzare uno scopo, un fine.
Nel mio lavoro io mi impegno ad aiutare le persone a riappropriarsi della loro vita lasciando gli automatismi per riappropriarsi della propria consapevolezza, ho sempre parlato di organizzare la mente delle persone portandole alla consapevolezza, il concetto di organizzazione mi ha permesso sempre di far decidere alle persone quali erano le cose che dovevano appartenere alla loro vita, e quali no.
Come ricordo spesso organizzazione e struttura differiscono tra loro per il fatto che le strutture possono cambiare lasciando intonso il concetto di un organizzazione, una sedia ad esempio può essere fatta di materiali diversi, ma ciò che non può variare é la sua organizzazione, il rapporto tra i suoi componenti, gambe, schienale, sedile, se si modifica questo rapporto, la sua organizzazione, non avremmo più l'idea di sedia, avremo una panca, uno sgabello, non più una sedia.
Così mi son reso conto che da 25 anni, il tempo da cui pratico la mia attività professionalmente, stavo facendo Mindfulness, e mi son sentito come esautorato della mia competenza dall'invenzione di una parola, poi mi son chiesto se rispondeva al mio concetto di "sedia" e mi son accorto che forse era una cosa diversa, forse stavo perdendo la mia organizzazione per qualcos'altro.
Ricordo che ho avuto la stessa sensazione quando ho studiato per la prima volta la PNL scoprendo che non avevano inventato altro che un contenitore in cui avevano messo dentro la Gestalt di Fritz Pearls, l'Ipnosi di Milton Erickson, la Terapia della Famiglia di Virginia Satir, il tutto in un unico modello, sicuramente utile e funzionale ma figlio degli autori che per primi avevano lavorato in quel metodo.
Si dimentica l'origine, si dimenticano i motivi per cui si facevano certe cose e si procede con un punto a capo perdendo il motivo, il perché del come e procedendo ad insegnare il come dentro ad una precisa procedura.
Il pragmatismo americano ha sicuramente rivoluzionato in mondo del fare, ed é stato un gran vantaggio per tante cose, ma non può cancellare l'origine, la prassi uccide la creatività e questo non é corretto, allontana dalla possibilità di comprendere come affrontare la vita nella consapevolezza stessa.
Dire come fare le cose é di aiuto ma non si deve dimenticare come le cose stesse sono nate per non dimenticarsi che é possibile cambiare strada facendosi la domanda giusta.
Ritorno speso alla magia di Aristotele, lui aveva ipotizzato delle cause per spiegare il cambiamento, infatti lo si può vedere sotto la celebre dottrina delle 4 cause : 
Causa Materiale: indica ciò di cui una cosa è fatta (nel caso di un bicchiere, per esempio , il vetro) 
Causa Efficiente (o motrice): indica ciò che mette in moto la cosa, ciò che fa avvenire il processo (nel caso di una bicchiere, il vetraio) 
Causa Formale: indica la forma che acquisirà il vetro (forma di bicchiere) 
Finale: indica lo scopo per cui è fatto il bicchiere (nel caso del bicchiere, per contenere delle bevande). 
Aristotele utilizza le 4 cause per gli enti naturali, ma si serve di esempi del mondo artificiale-umano perché così può rendere più visibili cose che nel mondo naturale sono meno visibili.
Ora la domanda giusta deve sempre tener conto del fine, lo scopo, l'intenzione é il nocciolo, il fulcro, il centro delle scelte, delle decisioni, nel fine ci sta il motivo per cui facciamo le cose.
Il fine va sempre preso in considerazione all'inizio di ogni processo, così anche nel caso di costruire una nuova categoria, un nuovo contenitore, il fine ci deve far comprendere dove vogliamo andare, e ci deve permettere sempre di cambiare strada se non ci piace piú, se non é piú utile.
In ambito psicologico Mindfulness significa essenzialmente "consapevolezza" dei propri pensieri, azioni e motivazioni, la consapevolezza parte dalla possibilità dell'essere umano di dissociarsi, la dissociazione, mi guardo dall'esterno e prendo consapevolezza di me stesso, é alla base del processo ipnotico, così Mindfulness implica un processo di cambiamento di stato mentale, cambio prendendo consapevolezza di me stesso dissociandomi da un me stesso ed associando i ad un nuovo modello di Me.
Mindfulness è quindi una modalità di porre attenzione, istante per istante, nell'hic et nunc, intenzionalmente ed al di la della critica e del giudizio, al fine di risolvere (o prevenire) il disagio o la sofferenza interiore, e raggiungere un'accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni. 
Un lasciarsi guidare da ciò che oggi spesso viene chiamiamo come il nostro Spirito guida, l'intuizione, l'illuminazione, un processo creativo e costruttivo interiore.
La tecnica dell'Ipnosi Costruttivista Meditativa prevede i seguenti momenti:
Contemplazione del corpo
Consapevolezza del respiro
Consapevolezza delle posizioni del corpo
Consapevolezza delle azioni del corpo
Consapevolezza delle parti del corpo
Consapevolezza degli elementi
Contemplazione delle sensazioni (estetica)
Contemplazione della mente intelligente (inconscio)
Contemplazione degli oggetti della mente
In riferimento ai cinque limiti della mente
(invidia, malizia, indolenza, ansia, dubbio)
In riferimento ai cinque punti di forza interiori (la forza, la sensibilità, il pensare, l'istinto, la coscienza o consapevolezza)
In riferimento alla sei basi interne e alle sei basi esterne dei sensi (occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, e le realtà esterne corrispondenti)
In riferimento ai sette fattori del risveglio (presenza, attenzione, energia, gioia, serenità, concentrazione, equanimità, la capacità di non attaccamento, indipendenza, libertà).
Questa tecnica di Ipnosi Meditativa aiuta a prendere consapevolezza di se, se vogliamo avvicina al nostro concetto di Mindfulness ma in una lettura per la persona in cui si può affermare nel proprio protagonismo lasciandosi alle spalle gli anonimi automatismi e le de-personalizzanti abitudini del lasciarsi vivere.