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sabato, aprile 19, 2014

Per avviare un cartello dell'Ipnosi Costruttivista. Marco Chisotti

L'ipnosi Costruttivista lavora attraverso gli stati mentali della persona, appoggiandosi direttamente alla neurofisiologia umana ed alle considerazioni che la realtà è un emulazione diretta del cervello.
L'ipnosi Costruttivista sostiene che il significato della vita e del vivere è prodotto dall'attività costruttiva umana, e non una caratteristica innata della mente umana o una proprietà intrinseca agli oggetti del mondo.
L'uomo è un attivo costruttore di significati la visione dell'"uomo-scienziato" di G.A. Kelly rende bene il concetto, la realtà non è pre-data alla conoscenza, ma viene costruita dal soggetto conoscente, attraverso processi di interpretazione e attribuzione di significato.
Così l'attività umana e il comportamento interattivo dipendono dai significati che le persone attribuiscono agli eventi e dalla loro interpretazione della situazione, assai più che dai fatti in sé.
La visione dell'Ipnosi Costruttivista abbandona l'idea che esista un'unica realtà, considerando il relativismo che ammette l'esistenza di tante realtà quante sono le costruzioni individuali e collettive di ordinamento dell'esperienza. Il concetto di validità della realtà, la corrispondenza tra rappresentazione cognitiva e mondo esterno, la mappa del reale, viene qui a essere sostituita dalla nozione di rappresentazioni più o meno utili, viabili, adattabili, modelli personali o sociali di adattamento, senso comune, inconscio collettivo, conoscenza, cultura, tradizione esperienza. 
È intenzione dell'Ipnosi Costruttivista andar oltre  le convenzioni e considerare una teoria della conoscenza in cui la conoscenza non riguarda più la realtà 'oggettiva' ontologica, o psicologica, ma esclusivamente l'ordine e l'organizzazione di esperienze e vissuti nel mondo della nostra personale esperienza.
L'idea di fondo si rifà all'impossibilità di considerare fattori oggettivi, caratteriali, ontologici, nel contesto delle relazioni d'aiuto, rimanendo nell'idea di una realtà costruita in modo ad attivo dalla persona, ogni forma di adattamento dunque risulta un personale e valido sistema viabile per ogni singola persona, considerando la vita nel suo insieme, ogni sistema di adattamento si rifà più ad una filosofia della vita piuttosto che ad una psicologia della vita.
Gli stati mentali, d'altro canto, sono momenti durante i quali gli individui vivono un prolungato stato di equilibrio tra un fisiologia senso motoria, sensazioni ed azioni fisiche, considerando l'attività elettrica e quella chimica come azioni, ed una logica di pensieri, parole, meccanismi causali, conoscenze, simboli, segni, significati, nell'insieme un mondo di idee ed esperienze costruite e ricordate dalla persona stessa. 
Ogni stato mentale può essere perturbato da elementi sensoriali e motori esterni ed interni del corpo, e da sviluppi cognitivi, organizzativi, attraverso ragione ed intuizione prodotti dall'intelligenza conscia ed inconscia degli individui.
L'Ipnosi Costruttivista quindi si sviluppa su due assi precisi esperienze di tipo cognitivo, sviluppi razionali ed intuitivi, ed esperienze di tipo fisico, sviluppi sensoriali e motori, l'intrecciarsi di questo quattro livelli differenti genera le esperienze umane comunemente intesi, ma il tutto si sviluppa essenzialmente in un sistema autopoietico, un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce.
È quindi possibile considerare i principi alla base del lavoro dell'Ipnosi Costruttivista nelle relazioni d'aiuto.
Principio costruttivista.
La realtà è un'invenzione, una costruzione della mente umana. Siamo elaboratori di terz'ordine i nostri sensi sono modificati dalle conoscenze e dalle esperienze che viviamo.
Principio anticipatorio.
G.A.Kelly "L'uomo è psicologicamente canalizzato dal modo in cui anticipa gli eventi." Noi siamo i migliori profeti di noi stessi.
Principio degli stati mentali. Le persone vivono costantemente un equilibrio tra pensieri e sensazioni, che definiamo stati mentali, uno stato psicofisico dove la memoria è stato mentale dipendente. In ogni stato mentale è presente una parte della nostra identità.
Principio semantico.
Viviamo in un mondo di significati, scopi e fini. Il simbolo ci guida, ci protegge, ci aiuta, la conoscenza ci obbliga. 
Principio conoscitivo.
Percepiamo attraverso differenze di differenze, il primo imperativo è "fate una distinzione", e racchiude in se il primo principio della conoscenza, il secondo principio della conoscenza è ricordare le distinzioni fatte, la memoria senza la quale non si può fissare nessuna conoscenza.
Principio causale.
Viviamo in un mondo di causa ed effetto reagiamo al meccanismo di causalità lineare e circolare, in ipnosi costituisce l'implicazione. La suggestione lavora sulla causalità. Magia e religione generano implicazioni e legami.
Principio della relazione.
Viviamo costantemente relazioni, attraverso la relazione condividiamo, socializziamo, spieghiamo e capiamo, abbiamo la necessità di una coscienza o consapevolezza di un io. L'ipnosi Costruttivista ritiene che l'ipnosi emerga solo attraverso la costruzione di una relazione con l'altro.
Principio cerebro-strutturale.
Il nostro cervello possiede una gerarchia interna paleo-meso-neo-cefalica, la tripartizione dell'encefalo che risale a Mac Lean il cervello tripartito, il nostro cervello è strutturato in tre parti differenti. L'amigdala, parte del cervello rettile, coglie i comportamenti e ci guida a preservarci attraverso azioni e reazioni di tipo attacco / fuga, non dialoga con nessuna la parte "superiore" del cervello. Il cervello delle emozioni, dei legami, delle relazioni, mette in comunicazione il cervello rettile con la neo corteccia. Si impegna nel prendersi cura degli altri, il cosiddetto cervello mammifero. Il cervello evoluto, sede della neo corteccia, "superiore", logica, razionale, il centro della coerenza della coscienza identificativa, della percezione simbolistica, del meccanismo causale.
Principio proiettivo.
È l'attribuzione (riconoscimento cosciente) dei propri sentimenti e affetti, accettati o meno, all'esterno, su un altro oggetto, persona o sull'intero ambiente. Opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità ritenute "buone" e "cattive", ed in cui vengono proiettate all'esterno le ultime. È il meccanismo che sta alla base della paranoia, il pensar che tutti quanti c'è l'abbiano con noi.
Principio regressivo.
Attraverso questo meccanismo di difesa la persona si difende tornando indietro ad uno stadio evolutivo precedente, poiché quello attuale provoca troppo dolore o ansia, non è funzionale alla sopravvivenza.
Principio della coerenza.
È il principio attraverso il quale manteniamo la nostra identità, per il quale evitiamo i cambiamenti mantenendo un omeoostasi, solo attraverso l'apprendimento cambiamo mantenendo la nostra coerenza interna.
Principio di preservazione.
La persona evita il dolore piuttosto che cercare il piacere, si allontana da ciò che potrebbe danneggiare e mettere in pericolo l'incolumità della propria persona.
Principio di economia.
Ogni rendimento va ottimizzato per non sprecare energia, il minimo sforzo per il massimo del rendimento. 
Principio funzionalista.
"Basta che funzioni" è un principio pragmatico che aiuta ad adattarsi agli eventi, a trovar soluzioni semplici e pratiche, evitando molti intoppi legati a convinzioni limitanti.
Principio di sublimazione.
Meccanismo di soddisfazione del desiderio mediante il cambiamento dello scopo o dell'oggetto attraverso un metodo più accettato culturalmente e moralmente dagli altri (per esempio: aspirazioni artistiche al posto delle pulsioni sessuali).
Principio di assonanza cognitiva.
Le persone sviluppano un proprio pensiero che col confronto si equilibra col senso comune condiviso, in caso di dissenso da parte del gruppo, le persone rimanendo isolate tendono a rientrare nel gruppo.
Principio del senso comune condiviso.
Le persone sono sensibili e conoscono il senso comune condiviso anche senza averne consapevolezza tendono ad assecondarlo nel tempo. Abbiamo bisogno di credere a delle verità che ci mantengono stabili e conservano per noi uno status quo.
Principio di identificazione.
È l'auto-attribuzione ed "assunzione" di caratteristiche e qualità proprie dell'oggetto stimato e amato. È fondamentale nello sviluppo del bambino, che "copierà" caratteristiche dei genitori e di altre persone significative nel corso della sua educazione.
Principio della realtà.
La realtà è ciò che non si conosce, tutto ciò che rientra nel conosciuto è denotato da un esperienza catalogante, ciò che si conosce è altro, il nome delle cose attribuisce identità alle cose stesse sottraendole dalla realtà, la rosa è la mia esperienza per come la percepisco, la vivo, la sento, non è più la realtà, è la mia personale esperienza.
Principio di omeostasi.
Le persone tendono a mantenere il proprio equilibrio, cambiano in modo consapevole solo dinnanzi a cambi repentini, solo se obbligati, trovandosi senza una via di fuga, mentre si adattano a cambiamenti lenti e graduali.
Principio della conoscenza.
La conoscenza obbliga, ogni conoscenza acquisita impatta sulla nostra identità impegnandoci, attraverso la coerenza, ed influenzandoci. Per conoscere è necessario agire.
Principio etico.
È necessario, in ogni relazione ed esperienza d'aiuto aumentare le possibilità di scelta.
Principio estetico.
È necessario, in ogni relazione ed esperienza d'aiuto spingere le persone ad agire per poter conoscere.
Principio percettivo.
Ogni atto percettivo è affiancato da un uso, un fine percettivo ed un riconoscimento dell'oggetto osservato. Percepiamo utilizziamo e riconosciamo contemporaneamente.

Cosa rende necessaria un analisi dei presupposti Costruttivisti e dei suoi principi.
L'abbandono della fiducia in una realtà "esterna" conoscibile, imposto dall'enorme sviluppo della conoscenza stessa, per gli uomini nati nei primi del 900 tutta la loro vita poteva stare sulla pagina di un quotidiano, oggi la vita di ognuno ha volumi impressionanti di spazio dedicato, generando un infinita conoscenza possibile.
Vi è la possibilità di veder convivere  interpretazioni antitetiche e tutte legittime della "realtà" (patchwork), oggi culture un tempo lontanissime convivono porta a porta, creando per necessità un'amalgama in cui principi e presupposti antinomici, apparentemente incompatibili, devono convivere.
Non si può dimenticare che le scienze, soprattutto le scienze umane, hanno fondamento "retorico" non metodi fondativi, legano con le emozioni, la rosa non è una rosa comune, ci ricorda il "Piccolo principe", quella rosa è la mia rosa, le scienze umane sono semplici ma trattano i problemi complessi della vita. 
La comunicazione e la condivisione del conoscere hanno avuto una funzione critica e riflessiva su ciò che è comunemente ritenuto "certo", Edgar Morin, uno dei più grandi filosofi del nostro secolo, parla della necessità continua di "immergersi nelle acque del dubbio".
È necessaria la sostituzione dei criteri di fondatezza conoscitiva con i criteri di utilità pragmatica, viabilità, il relativismo "anything goes", il "tutto quanto è relativo" mette in risalto il funzionalismo, va rispettato ciò che funziona più che ciò che è fondato da una teoria di riferimento. 
Più che mai la psicologia ha bisogno di  un metodo che includa questa complessità. Un metodo che ci aiuti a pensare la complessità del reale, invece di dissolverla e di mutilare la realtà a favore di verità di comodo.
Questo metodo deve fornire i principi operativi per pensare autonomamente e del vivere il senso comune condiviso. Metodo significa infatti "via", "cammino". Non si tratta tanto di un programma, un insieme di ricette, ma di una strategia, cioè di una azione che si adatta a seconda della retroazione della realtà, a seconda delle necessità che si incontrano nelle relazioni d'aiuto. Non vi sono delle risposte già pronte, le risposte vanno costruite con la persona, il counselling insiste sull'ascolto attivo proprio perchè non esiste una realtà ontologica da imporre ma solo delle possibilità pragmatiche da offrire a colui che si trova in un'impasse.
Abbiamo bisogno di una nuova mentalità, la psicologia nel suo risvolto operativo ha dato dietro alla medicalizzazione della psiche, dobbiamo tornar a comprendere che il modo di vedere le cose è più importante del cambiamento stesso delle idee.
La semplificazione è il male, è importante pensare che il semplice e il complesso sono legati, c'è voluta una favolosa complessità di interazioni biologiche e sociali per arrivare a un semplice sorriso, tutta la complessità della vita in un gesto, una parola, un pensiero, la nostra intelligenza nella sua semplicità quotidiana racchiude il mistero complesso della vita stessa.
La conoscenza illumina ed oscura nello stesso tempo, la conoscenza obbliga, limita ed impegna, pur dandoci ciò che necessitiamo.
L'innato e l'acquisito si oppongono ma ugualmente si associano, noi abbiamo di base la conoscenza di un particolare mondo attraverso i nostri sensi, il nostro mondo,o reale, è il frutto selettivo di milioni di anni d'adattamento; pensate a quante cose sappiamo fare come camminare, parlare, sorridere, si sa come sorridere ma si apprende dai genitori dagli educatori, dai riferimenti un certo modo di sorridere.
Come dice Edgar Morin possediamo dei geni che a loro volta ci possiedono, possediamo dei sensi che ci fan vedere ciò che son stati preparati ad aspettarsi di vedere dalla conoscenza stessa.
Vivere veramente la vita vuol dire accettare che non abbia alcuna ragione esterna ad essa, la vita non ha un senso siamo noi a dargli un senso.





sabato, aprile 05, 2014

Convincersi è ragionevole, aver fede fondamentale. Marco Chisotti.

"Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore". Humberto Maturana.
Quest’affermazione ben riflette i cambiamenti avvenuti nel campo dell’epistemologia moderna da Karl Popper in poi. Non esistono fatti “nudi”, ovvero al di fuori delle teorie. Al contrario, ogni osservazione, è ritenuta possibile solo alla luce di teorie, e nessuna conoscenza è data dall’ambiente, ma è sempre sviluppo di una conoscenza precedente.
Se affermiamo che ciò che stiamo osservando è complicato, diciamo che la descrizione (spiegazione) richiede un costo in termini di tempo e/o di spazio molto alto, magari superiore ai limiti che pone la vita stessa. Se affermiamo, al contrario, che ciò che stiamo osservando è complesso, come osservatori indichiamo una nostra proprietà intrinseca, che ci rende irriducibili a qualunque descrizione, e quindi a qualunque spiegazione.
La vita è complessa, l'intelligenza è complessa, l'uomo è complesso, tutte le spiegazioni che ci diamo, e le descrizioni che costruiamo, quando in una relazione d'aiuto ci interessiamo alla storia di qualcun'altro, sono tautologie, affermazioni vere per definizione, ma fondamentalmente prive di qualunque valore informativo, spiegazioni che ci diamo per darci pace.
Allo stesso modo anche le implicazioni che generiamo sono, molto spesso, figlie di tautologie, ma allora perché darci una spiegazione, perché darci un perchè se non aggiunge nulla alle informazioni possedute?
La risposta è pragmatica, molto semplice, perché funziona! Le persone che ottengono di "capire" il motivo per cui un evento è successo stanno meglio, ed alle volte "magicamente" ne guariscono, per questa ragione serve darsi una spiegazione anche nel mondo complesso della mente umana, che per definizione è irriducibile, dunque non regge nessuna spiegazione.
Ma se la spiegazione, il perchè, non è vero, essendo impossibile trovare una verità nel mondo della complessità, ed essendo una semplice tautologia allora è una costruzione, spesso inconsapevole, da parte dell'osservatore.
Il sistema che regge tale invenzione della ragione per cui è avvenuto un fatto è un sistema di convincimento che, giocoforza, fa leva su fedi e credenze, tutte le idee che ci facciamo della vita e degli altri sono credenze, convinzioni, fedi, tutto il conoscere umano è un atto di fede.
Potrei fermarmi qui perché "in verità in verità vi dico" è forse il primo atto di fede che possiamo riportare dall'antichità, da allora ad oggi son cambiate tantissime spiegazioni e innumerevoli perchè, ma alla fine dei conti siamo rimasti nella fede, la fede è la giusta interfaccia del mondo complesso, cioè della vita.
Niklas Luhmann introduce elementi ulteriori nella caratterizzazione della complessità egli infatti afferma che un fatto è complesso se consiste di così tanti elementi che questi si possono mettere in relazione reciproca solo selettivamente. La complessità presuppone cioè un processo di riduzione che è basato su un criterio di selezione interno a ciò che stiamo osservando.
La selezione è frutto di scelte e decisioni, paradigmi e presupposti, non se ne esce, si rimane nella responsabilità della nostra storia, di quello che decidiamo, scegliamo.
Quando Herbert Simon, un economista, psicologo e informatico statunitense, formula la teoria della "razionalità limitata", secondo la quale il comportamento degli esseri umani segue le leggi della ragione, per cui essi scelgono tra tutte le opzioni possibili quella che meglio corrisponde ai loro bisogni, ma in condizioni di ineludibile limitatezza determinate dalla impossibilità per loro sia di prendere in esame tutte le opzioni possibili che di formulare un criterio di scelta razionale ed univoco, egli spiega la complessità dei comportamenti umani attraverso la combinazione di un criterio semplice (quello della razionalità) e dei fattori che rendono quel criterio inadeguato. Mi ritrovo a disporre di spiegazioni in una limitata razionalità che è l'unica razionalità gestibile dalla nostra struttura cognitiva, si può pensare che ogni persona fa i conti con la propria razionalità e deve rispondere dei suoi limiti e delle sue possibilità, non se ne esce, si rimane intrappolati nel paradosso della cognizione o del linguaggio, strumento della cognizione stessa.
Il paziente è spiazzato nella sua logica e diventa recettivo ad altre suggestioni.
Allora cosa ci rimane? Mi sto arrendendo alla logica così limitante e limitata, forse non son sufficientemente intelligente da abbracciarla tutta, ma c'è forse chi lo è? Mi servirebbe sapere che un computer è in grado di farlo? Mi dovrei fidare del suo computo, ma se non mi fido del mio ragionamento come posso fidarmi del suo?
Milton H. Erickson racconta: "L’inaspettato può sempre fare deragliare dei pensieri! All’università un professore prese a dire: A me non piace… ed io non gli lasciai finire la frase e dissi: Neanche a me piace la neve!… E poi, la cosa meravigliosa è che non ci sono due fiocchi di neve uguali!"
Accetterò l'inaspettato delle persone, l'intuito, fuori dalla ragione perchè so che li aiuta nel loro mondo, nei loro limiti che rispetto, nelle loro possibilità che stimo ed invoglio, e tra le loro possibilità ci vedo l'inconscio, l'angelo custode, lo spirito guida, i suoi compagni di viaggio più utili e fedeli.
Per il resto rimango a guardare, non pretendo di spiegare, lascio che il mio intervento perturbi il sistema e rimango a guardare, se avviene un cambiamento bene, altrimenti cerco un altro paradosso che non riesco a spiegare e lo do in pasto al loro inconscio, il paradosso è una modalità di comunicazione che si adatta all’inconscio delle persone, in quanto l’inconscio elabora le parole in modo diverso, analogico, e con minore senso critico o razionale, si pone meno domande e dà risposte.
Il paradosso fornisce degli input mentali inconsci che allargano le nostre potenzialità mentali e travolge le nostre prospettive. Molto spesso veniamo messi in una situazione insostenibile dal punto di vista razionale, per cui dobbiamo cercare naturalmente scampo nella parte emotiva. Il paradosso è una contraddizione logica che, giungendo inaspettata, ci spiazza e ci porta a cercare rifugio nella nostra parte emotiva inconscia, dove possiamo trovare una possibile soluzione ai nostri problemi.
Credo che in fondo è questa la "ragione" per cui crediamo attraverso la fede, ci fidiamo di quello che capiamo e ci spieghiamo, la nostra fede, ci sentiamo bene credendo nell'effetto taumaturgico delle parole, ci occupiamo volentieri dei prodigi e dei miracoli, siamo sempre alla ricerca dei miracoli e della magia, come l'ipnosi, perché contrastano i limiti della ragione rispettando la complessità dell'esperienza umana irriducibile da qualunque spiegazione possibile.
È ragionevole riuscire a convincersi dei fatti della vita, ma solo una parte della nostra mente lavora con la ragione ed accetta d'esserne convinta, buona parte della nostra mente vive di fede prega e spera e le parole che usa, per domandare attraverso la preghiera, sono ascoltate anche dal suo sistema immunitario che provvede, forse per alcuni è fede quella che mi fa credere che la magia delle guarigioni abbia un perchè, a me piace pensare che sia un lavoro con gli stati mentali attraverso l'uso dell'ipnosi, ma in fondo non cambia molto, dipende dalla spiegazione che ci diamo.

mercoledì, aprile 02, 2014

Il mondo secondo me. Marco Chisotti.

Mi accorgo che i miei pensieri son la mia dimora, non lo sono la mia casa o i miei luoghi o le persone, lo sono i miei pensieri. 
Credo che ognuno viva una sua personale realtà a riguardo, io ho molto tipi di pensiero, essendo il mio un mestiere di pensieri, vendo idee in fin dei conti, ho molti tipi di pensieri, beh ogni mestiere ha in serbo differenti cataloghi a presentazione del contesto in cui si opera.
Il mio catalogo di idee è pressoché infinito perchè parte dall'analisi della domanda, per cui mi chiedo cosa vuole da me questa persona, cosa mi sta dicendo, e da li proseguo con la mia esperienza, poco alla volta mi faccio un idea dell'altro, delle sue domande, dei suoi perchè, le sue spiegazioni, dei suoi limiti, delle sue necessità, delle sue possibilità. 
Di solito lavoro con le idee degli altri ristrutturandole, ampliandole, modificandole, cambiandole, mi muovo per restituire equilibrio, coraggio, forza, determinazione, motivazione, curiosità, leggerezza, accettazione, fiducia, sicurezza, interesse per gli altri, interesse alla vita, interesse all'amore, interesse per se stessi. 
Quando tocca a me ho un gran menù e mi accorgo che finisco spesso col farmi un uovo al paletto, chissà perché alla fine si fa meglio il lavoro agli altri che a se stessi.
"Secondo me" è la frase con cui ho imparato ad iniziare tutto ciò che dico, son consapevole che son tutte storie, tutte quante son storie quelle che ci raccontiamo, son le storie che ascoltiamo volentieri, le storie che riempiono gli spazi che frequentiamo, gli spazi che abitiamo, son le nostre storie.
Secondo me viviamo solo in un mondo di idee, tutto diviene quindi relativo, ci ho pensato molto ed alla fine ho compreso che è così c'è la suoniamo, c'è la cantiamo e c'è la balliamo tutta da soli, e questo mi accorgo vale per tutti, amici, nemici, persone intelligenti, persone meno intelligenti, tutti son nel loro modo di idee, un mondo che si affaccia al mondo dei sensi ma nulla più, una puntatina non di più, giusto per poterci dire ci son stato, lo conosco, l'ho visto, ci ho parlato, nulla di più.
Del resto non per nulla. Possiamo esser certi solo del nostro vivere, nel mondo delle idee, prima di questo mondo di idee, dove c'è anche l'idea che abbiamo di noi stessi, prima del nostro nascere non c'è nulla di certo, dopo il nostro vivere nel mondo di idee non c'è nulla di certo, dunque rimane solo il mondo di idee, ed il mondo delle idee, le storie che ci raccontiamo, lascia lo spazio solamente al mondo del "secondo me".
Chiunque mi venga a dire qualcosa di diverso dal mondo del "secondo me", architettandomi una verità "super partes", sopra le parti, io mi chiudo a riccio o mi metto ad ascoltare, immaginare, pensare, scoprendo la relatività di quel mondo, considerando sempre ogni verità come l'invenzione di un bugiardo, magari un interessante invenzione, variopinta invenzione ddi un mondo possibile, ma pur sempre un mondo di idee, l'invenzione di qualcuno. 
Chi mi conosce dirà e riecco lo col suo costruttivismo, si proprio così ci son caduto dentro da piccolo alla pozione del costruttivismo ed ora come Obelix non riesco più ad esser fuori dalla storia che mi racconto, ma ahimè secondo me nessuno è in grado di uscire dalla propria storia, i suoi occhi, le sue ore che, la sua pelle, tutti i suoi sensi gliela ricordano costantemente tenendolo dolcemente intrappolato secondo lui, secondo lei.
Secondo me è tutta una questione di storie e di idee, dunque di storie di idee, il resto arriva di conseguenza, penso dunque sono, quindi penso, sento, mi muovo, quindi sono, sono perché sento, quindi reagisco, mi muovo, intuisco e penso, potrei dire che ragiono, mi arrivano delle risposte, intuisco, sento mi muovo, penso, sono in un mondo di idee tra una forma, il pensarmi razionale e l'intuirmi emotivo, tra il muovermi ed il sentirmi. 
Beh ora mi sembra di sbarellare, torno al mio pensiero introduttivo, secondo me viviamo in una storia, quella che ci raccontiamo o che qualcuno ha raccontato per noi, da questa storia possiamo uscire solo se entriamo in un altra storia, non possiamo rimanere fuori da una storia, ogni identità ha una memoria, dei perchè e dunque un ße so, ogni identità ha una storia, almeno quella che si racconta per sostenersi, fuori dalla nostra storia non c'è nulla, al massimo c'è un altra storia che possiamo incontrare, adottare e sperimentare, ma mano a mano che si cambia storia cambia tutto, quello che vediamo, quello che ascoltiamo, quello che percepiamo, questo perchè i nostri sensi non percepiscono un mondo per come è ma lo percepiscono per come c'è lo raccontiamo. 
Ecco il mondo presto detto e presto fatto .... secondo me.