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lunedì, settembre 29, 2014

Foglie d'autunno. Marco Chisotti.

Foglie d'autunno. Marco Chisotti.
Mi son fatto l'idea che esistano categorie diverse di persone e senza pretesa, in modo leggero, più per diletto provo a declinare alcune categorie di loro.
Un idea che mi son fatto è che esistano certe persone che chiamo "fondamentalisti intelligenti" son persone che non ti danno scampo e non danno scampo neppure a se stessi, dicono quello che pensano e lo sostengono ad oltranza, non si danno pace fintanto che non hanno sviscerato fino in fondo un argomento, ma senza mai prenderselo a cuore, quasi senza emozionarsi, si suggestionano ma come prendendosi un raffreddore dopo qualche giorno gli passa, i dubbi li hanno In quanto son appunto intelligenti, non vanno d'accordo con altri "fondamentalisti intelligenti", sono difficili da seguire quando entrano in merito alle loro battaglie cognitive, son caparbi e spesso hanno ragione, quella, la ragione, infatti non gli manca, sono molto interessanti, indagano analizzano ed archiviano con grande facilità e capacità. Essendo intelligenti hanno compreso che far del male fa male, per il principio ecologico se tu rendi tossico un ambiente, quello in cui vivi, l'ambiente rende tossico anche te, sono sostanzialmente buoni, ma più per intelligenza che per cuore. Naturalmente ci sono anche i fondamentalisti stupidi ma quelli son già conosciuti ne parlano tutti i giorni sui giornali e lascio a chi se ne interessa l'analisi delle loro "qualità".
Un altra categoria di persone sono i "possibilisti intelligenti" della serie vivi e lascia vivere, al massimo siediti sulla sponda ad aspettare che prima o poi passa di lì il tuo nemico, sono molto dubbiosi, scettici, ma non per questo poco curiosi, anzi proprio perché dubitano approfondiscono e studiano con interesse ed attenzione, tra loro ci sono quelli intelligenti che archiviano e memorizzano e quelli intelligenti creativi che creano e dimenticano, sono affascinati da tutto perché se ne dimenticano velocemente. Sono buoni e lo sono di cuore, Capaci di metter da parte la ragione se serve per i sentimenti, di solito va tutto bene fino a che va bene per tutti, ma vanno d'accordo alla fine con tutti. Sono pochi i "possibilisti stupidi" non vale la pena di parlarne.
Ci sono poi quelli che vorrei definire "fondamentalisti possibilisti intelligenti", hanno tanti limiti ed hanno affinato l'abilità a trovare risorse dove altri si danno per spacciati ed alla fine la loro fede e speranza li premia, credono ci sia la possibilità di capire ma si arrendono alla complessità, all'infinito della conoscenza, mi viene in mente la filosofia del protagonista del film "La leggenda del pianista sull'oceano", film italiano del 1998 con Tim Roth, regia di Giuseppe Tornatore, film molto bello da vedere, dove lui, un pianista superlativo, un giorno quando il transatlantico dove è nato e su cui ha vissuto tutta la sua vita arriva al porto di New York decide di scendere ma poi a metà della passerella si ferma osserva l'immensa città dinnanzi e torna indietro, alla fine del film racconterà il motivo, quella città era infinita una tastiera con un numero infinito di tasti non la poteva suonare, erano troppi, molto intrigante il senso dell'infinito per me e cerco di tirarmene fuori.
I "fondamentalisti possibilisti intelligenti" sono un paradosso ed un controsenso per certi versi ma sento che hanno la capacità d'adattarsi e di negoziare con la vita, qualcuno direbbe magari di vivere di compromessi, ma credo che siano sensibili all'irreversibilità del tempo e sanno quanto ne resti poco di tempo da vivere e quanto sia meglio viverselo più che fumarselo. Per loro le cose possono sempre andar bene e son legati alla filosofia funzionalista "Basta che funzioni", bellissimo film di Woody Allen del 2009 che consiglio. È per questo motivo che queste persone le considero intelligenti, riconoscono i propri limiti e cercano solo le soluzioni, solitamente sono buone proprio perché riconoscendo i propri limiti non pretendono, si accontentano e rispettano i limiti degli altri, così risulta difficile esser cattivi.
Vi lascio immaginare la categoria delle persone "fondamentaliste possibiliste stupide" ma le potete solo immaginare in quanto la selezione naturale le ha spazzate via.
Ho voluto scherzare un po' ma mi preme sottolineare che si vive sempre una filosofia di vita anche quando si pensa di non viverla, esserne consapevoli aiuta.

giovedì, settembre 25, 2014

Imparare l' "arte" dell'aiuto è imparare ad essere in relazione. Marco Chisotti

Imparare l' "arte" dell'aiuto è imparare ad essere in relazione.

Mi son trovato di recente immerso in una accurata ed intrigante lettura esperienziale che descriveva il mondo delle cose e la vita delle persone, non potendo che seguire passo passo la "storia" che mi veniva narrata, così, come spesso mi succede quando vengo guidato verso una particolare esperienza, mi son cominciato a domandare se quello che leggevo era reale, vero, come si intende nella nostra esperienza quotidiana, e li per li la mia risposta è stata un altra domanda: "Voglio che quello che leggo sia reale, vero?"
Una citazione, tra l'altro molto bella, come quella seguente:
"Io non sono se non in un campo psichico con gli altri, con la gente, gli edifici, gli animali, le piante" di James Hillman è reale, vera?
Mi accorgo che è reale senza ombra di dubbio, per me è reale nella misura in cui la prendo in considerazione, ma in quanto vera dipende, posso dire che la sento sufficientemente varia ed accettabile da non viverla come minacciosa, è senza dubbio convincente, non so quanto possa persuadermi realmente, o quanto suggestionarmi, nella misura in cui l'accetto credo cominci a lavorare i miei pensieri e le mie idee, ogni idea che prendo in considerazione si presenta al mio mondo nella misura in cui mi convince.
Apparentemente ogni idea che si presentI come espressione contestuale, denotativa, descrittiva, può essere tranquillamente vista come una dichiarazione di intenti, l'intenzione si affaccia molto spesso mascherata da espressioni descrittive o ancor più esplicative.
Quelle espressioni che sembrano contemplare il mondo, in verità lo indirizzano verso un inevitabile ed appassionata conclusione.
Allora per me il mondo non è proposto, è imposto, così lo sento, così lo vedo, e più vien argomentato ed apparentemente descritto e più insinua una costruzione dettagliata e meticolosa, potrei dire a descrizioni appassionate e meticolose seguono spesso convinzioni arrendevoli e compiacenti, nelle relazioni d'aiuto le cose cambiano, nell'ipnosi solo gli approcci rispettosi del mondo dell'altro son in grado di generare apprendimento.
Nell'approccio con le relazioni d'aiuto è necessario lavorare su di se, io considero la relazione d'aiuto un arte a tutti gli effetti, come in tutte le arti quello che c'è da imparare nelle relazioni d'aiuto è un mestiere, imparare ad aiutare è imparare un mestiere, è divenire artigiani dell'ascolto, restauratori della mente, intendendo mente il complesso di elementi che compone le relazioni interpersonali, esperti del bisogno, competenti di fede, stimatori di speranza.
Per Sara essere in relazione con l'altro dobbiamo lavorare su di noi e sviluppare un metodo: ricostruire il contesto; imparare a porre domande significative; cogliere i confini della relazione; raccogliere i dati; formulare una strategia d'aiuto che produca perturbazione e di conseguenza cambiamento.
Sostanzialmente la differenza tra un approccio razionalista classico, basato sulla persuasione, come una psicoterapia classica, e un approccio non razionalista, tipico dell'Ipnosi Costruttivista, sta nel fatto che quest'ultimo è fondato sulla comprensione, mira ad aumentare i margini di consapevolezza e di coscienza di sé del cliente, attraverso la figura di un Counsellor Ipnotista Costruttivista, un perturbatore maieutico, che usa il metodo d'insegnamento e guida proprio di Socrate, basato sul dialogo, sulla discussione, e la capacità d'ascolto tipico dell'approccio Rogersiano (Carl Rogers).

"La razionalità, invece che come realtà assoluta e un'entità universale, va vista sempre come qualcosa di interattivo e di relativo, non dal punto di vista dell'osservatore: dovrebbe essere giudicata relativamente all'organismo di appartenenza, la razionalità non riguarda mai una cosa in sé, ma ci dice se un'azione, un pensiero, uno schema emotivo sono o no razionali in riferimento all'organismo che li impiega, alla sue necessità, non in riferimento a un osservatore che li giudica rispetto a punti di vista e a parametri suoi. Per un terapista è difficile fare questo, perché significa mettersi sempre in discussione; significa che non c'è nessuna verità decodificata già a priori" Vittorio Guidano, partendo da queste considerazioni illuminanti, l'aiuto è sostenuto dalla relazione, dall'analisi, e dalle strategie d'intervento.

Il ruolo della relazione nel processo delle relazioni d'aiuto è tutto, ma è difficile da gestire in modo adeguato e coerente, è il paradosso delle relazioni d'aiuto, che si evidenzia negli aspetti emotivi della relazione interpersonale fra cliente e Counsellor nel fatto che il contenuto non conta, se non per il Counsellor, il cliente ha bisogno di un canale diretto o comunicativo che proviene dalla nostra parte mammifera, dalle emozioni e che, instaurata una sintonia, può riorganizzare i contenuti.
I cambiamenti che si vedono nelle relazioni d'aiuto son le stesse che avvengono nel contesto di una relazione di amicizia, in cui c'è un vettore, una situazione emotiva che consente un canale di comunicazione tra due persone, solo attraverso una relazione emotiva si può perturbare un sistema, e dato che il cliente, come essere umano, è un sistema chiuso, non può ricevere informazioni dall'esterno, può ricevere solo una perturbazione, ed è questa che lo aiuta a riorganizzarsi, ma la perturbazione diventa significativa solo in un rapporto emotivo.
Nella relazione d'aiuto, il Counsellor Ipnotista Costruttivista perturba il cliente, ma questo è reso possibile dalla sintonia che ha creato con lui/lei, senza la quale è impossibile perturbare il sistema.
A differenza degli interventi razionalisti, il Counsellor Ipnotista Costruttivista che è non razionalista sa che non deve essere "direttivo" nei confronti del cliente, perché il metodo da seguire è quello che appartiene all'organizzazione mentale del cliente.
Vanno limitati tutti gli aspetti del Counsellor Ipnotista Costruttivista consigliere, non è compito nostro dire cosa fare al cliente, consigliargli il divorzio o no ad esempio, anche se ce lo chiede, noi non decidiamo della sua vita, gli insegniamo a lavorare, un Counsellor Ipnotista Costruttivista non razionalista, aiuta il cliente ad organizzarsi sempre nella sua vita.

Disegno di Alice Chisotti.

lunedì, settembre 15, 2014

La solitudine degli uomini primi. Marco Chsotti.

La solitudine degli uomini primi. Marco Chsotti.


Pensare è un mestiere molto interessante, prevede di prendersi delle limitate responsabilità, sicuramente impegna molto tempo, almeno nella mia esperienza è così.
Ho cominciato a pensare in modo professionale, come "mestiere" per intenderci, 30 anni fa quando ho scritto la mia tesi di laurea, prima col ruolo di studente ero come dispensato, almeno in parte, d,al prendermi la responsabilità di quello che produce o col pensare.
Da allora mi sento sempre impegnato a portare quello che penso con me, a tenere solo quello in cui credo ed a dire solo quello che avevo pensato, così più che mai ancora oggi mi sento responsabile del mio pensiero, e da buon costruttivista, mi sento responsabile dell'intera realtà in cui mi ritrovo.
Sento quanto sia difficile chiedere alle persone di condividere questa responsabilità, sapere di essere creatori della realtà in cui ci sentiamo di vivere da spettatori é un paradosso, è difficile venir a capo di questo paradosso.
Oggi la mia generazione vive la vita che i nostri genitori hanno riscattato dalla guerra, dalla distruzione e dalla fine, viviamo una vita in cui ci é permesso pensare a lungo, pensare in modo libero ed autentico, posso dire d'essere fortunato facendo il pensatore da trent'anni ininterrottamente. 
Mi son chiesto qual'è il prezzo che paga un pensatore, mi sento tre i primi uomini a cui è stato permesso d'essere liberi di pensare per un tempo così lungo, sento anche che son solo nel mio pensare, che abito il mio stato mentale in completa solitudine, pur condividendo con altri i pensieri, per lo più penso in solitudine.
Dunque è la solitudine il prezzo che si paga a pensare, so che la consapevolezza che porto con me della mia vita mi è resa possibile dal mio dialogo, dunque non son solo, son in compagnia del mio inconscio, credo funzioni così ma è comunque questa la solitudine che sento malgrado la forza di questo continuo dialogo. 
La realtà è una costruzione della nostra mente, tutto ciò che chiamiamo col suo nome, tutto ciò che crosciamo è frutto del nostro conoscere, del lavoro di distinzione e del ricordarsi le distinzioni fatte, so di essere tra i primi uomini a cui è stato dato il permesso di pensare senza altri oneri, una bella libertà che mi rende protagonista, una grande responsabilità che mi rende solo. 
Forse può sembrare riduttivo e limitato il mio punto di vista ma non è così, son perfettamente a mio agio nel vivere la mia vita da pensatore costruttivista, felice di condividere, quando mi è data la possibilità, i miei pensieri con chi ha la pazienza di condividere il suo tempo con me, nella fortuna di poterlo continuare a fare coi corsisti della mia scuola di ipnosi costruttivista, il peso della solitudine è pienamente ripagato dal loro riconoscimento e per questo li ringrazio, son orgoglioso di portare la solitudine degli uomini primi, ed il senso del pensare costruttivista prima di tutti per loro.



Disegno a matita di Alice Chisotti (riproduzione).

giovedì, settembre 11, 2014

Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chisotti.

Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chisotti.

E se fosse il nostro mondo inconscio a decidere? Se facesse aspettare la mente logica, razionale, cosciente il momento opportuno per capire? Se ci mettesse a maturare prima di comprendere, potrebbe succedere che non arriviamo in tempo, che finiamo la vita prima di finirne la comprensione. Credo sia questo il mio pensiero e condivido con voi i pensieri che lo producono.


Il paradigma della complessità.
La complessità rifiuta di lasciarsi definire in modo semplice e sbrigativo. Esistono due poli della complessità: un polo empirico, un polo logico. Il polo empirico è quello dei disordini, dell'alea, dei grovigli, delle inter-retro-azioni nei fenomeni. Il
polo logico è quello della causalità retroattiva, delle contraddizioni inaggirabili a cui conduce la conoscenza razionale-empirica, delle indecidibilità in seno a dei sistemi logici, della
complessità dell'identità.
Edgar Morin.


Paragonando la personalità con l'universo lo stato mentale è possibile definirlo:


Chiuso quando porta all'atteggiamento autocentrato col mondo
Aperto quando porta nello stato di estasi lontano dal mondo
Piatto quando porta ad un equilibrio funzionale verso mondo


"Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario." Steve Jobs
Siamo una storia ordinata e coerente, abbiamo un "Io" in grado di fingere, raccontare, inventare, un io che con facilità dimentica da dove è partito, dimentica cose e persone, fatti e misfatti, per poi tornare a raccontare quello che ha lasciato dentro di se, costruito con cura e attenzione, che è diventato reale, stabile e duraturo.


I nostri antenati vivevano nella preistoria in un ambiente naturale seguendo le loro sensazioni: osservavano il cielo, le stelle, la luna, il sole, i fiori e i frutti, le pietre, e vivevano di ciò che la natura dava loro. Sapevano costruire oggetti di forme e dimensioni precise senza avere conoscenza della geometria, ne della matematica si adattavamo alle variazioni del clima o migravano verso luoghi più vivibili. Quando arrivò il linguaggio e con esso l'uso di verbi e degli aggettivi la loro mente cominciò a creare ed organizzare il mondo per come oggi lo conosciamo. 


Fu allora che cominciarono a vivere la suggestione e l'ipnosi, con il gioco degli emisferi cerebrali, nell'uso creativo della suggestione, o nella definizione precisa dell'emisfero dominante, con l'ipnosi, resa possibile dalla dissociazione innata tra ragione ed emozione, e, attraverso il linguaggio, creando esperienze cognitive e cerebrali con focalizzazioni nel tempo e nello spazio, vivendo la causa e l'effetto coi nessi causali, o implicazioni, e percependo le variazioni percettive dei colori, intensificazioni, dei profumi, dei suoni, delle sensazioni. Siamo guidati dai pensieri che una volta costruiti ed attivati proseguono facilmente e volentieri senza più noi, loro creatori.


Il pensare spesso non è altro che eseguire una funzione: agire scegliendo, tra le possibilità che abbiamo in repertorio, quella che ci sembra migliore, usare, ma questa è solo una parte del lavoro del nostro pensare.


Ma esistono almeno tre forme diverse di pensiero, ed é Popper che parla di tre mondi diversi:
Il pensiero basale, il primo mondo
Il pensiero consapevole, il secondo mondo
Il pensiero linguistico, il terzo mondo


Il primo, il pensiero basale, riguarda un attenzione di fondo inconscia, tipicamente prodotta dal nostro cervello rettile, in cui teniamo sotto controllo l'ambiente per come si presenta, sopravviviamo all'ambiente stesso, con meccanismi d'attacco o fuga, di avvicinamento o allontanamento inconsapevoli. 
Il mondo uno, come lo rappresenta Popper è fatto delle cose materiali, gli oggetti del nostro mondo, le cose fisiche, potrebbe essere visto, qualcuno direbbe che é il mondo che prende il posto dell'altro, del mondo due, quando non ci pensiamo direttamente.


Il secondo, il pensiero consapevole, ci fa ragionare con più calma e vagliare con attenzione le situazioni, ci fa decidere e scegliere. Le immagini viaggiano in modo regolare e ordinato, una dopo l'altra, come in un film dove le cose accadono con coerenza e una giusta sequenza. E' in questo secondo tipo di pensiero che si è inserito il modo di pensare tipicamente umano dopo l'invenzione del linguaggio. 
Il mondo due, come lo rappresenta Popper, é il mondo dell'esperienza soggettiva, é il mondo delle emozioni, della volontà, dei desideri, dei sogni, dei pensieri, di ogni sentimento, è il mondo del cervello mammifero, del prendersi cura, del proteggere e difendere, dell'appartenere.


Il terzo, il pensiero linguistico, è rappresentato dal mondo delle idee, con questo tipo di pensiero l'essere umano ha fatto uno grande cambiamento, lasciando indietro tutti gli altri esseri viventi. Il pensiero della neo corteccia. Le parole che esprimono immagini e concetti, possono essere dette o scritte, e soprattutto possono essere manipolate, cancellate, deformate, trasformate. Possono costruire nuovi concetti, nuove immagini, anche non esistenti nella natura, da qui è nata la creatività del pensare umano. E con la precisione con cui pensieri e immagini sono stati usati con le parole, i numeri, ed i concetti, l'uomo ha creato la scienza. E' così esplosa la trasmissione e l'evoluzione del pensiero, si è formata la cultura, la conoscenza oltre i confini del mondo uno e del mondo due, il mondo tre, che a detta di Popper é il prodotto del pensiero dell'uomo, il linguaggio che va oltre ai segni, ciò che rimane come concetto in un linguaggio che é tradotto, ad esempio in una "verità", il ghiaccio ha una temperatura sotto gli zero gradi centigradi, almeno questo é l'accordo, in qualunque lingua io traduca questa affermazione la verità descritta non cambia, è il mondo delle misure e degli accordi musicali, economici, politici, dei credo religiosi condivisi. È il mondo del divenire, a partire dal prodotto degli altri due mondi.


Alla domanda di come si può conoscere se stessi Goethe risponde:
"Mai con la meditazione ma con l'azione. Cerca di fare il tuo dovere e saprai subito che cosa vali". Goethe J.W.


L'io o identità non ha una sede specifica nel cervello, l'identità è costituito in larga parte dal contesto sociale, un mondo di parole, dialoghi, discorsi, racconti che costituiscono il palcoscenico dell'umanità, e costituiscono la nostra identità narrativa, e definiscono, supportate dal corpo con le sue sensazioni, il nostro esistere nella nostra storia che è la nostra vita.