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giovedì, marzo 28, 2013

Saper guardare la vita in faccia. Marco Chisotti.

«L'unico vero maestro non è in nessuna foresta, in nessuna capanna, in nessuna caverna di ghiaccio dell'Himalaya… È dentro di noi!» Citato in Dentro di noi Tiziano Terzani.
A farmi conoscere Tiziano Terzani è stata Costanza Battistini sua grande lettrice, io son stato sempre legato alle materie psicologiche in passato, ma ho visto in lui una grande sensibilità verso l'animo umano da coinvolgermi.
Quando si raggiunge una grande maturità come quella che ci ha mostrato Tiziano Terzani si può anche capire il profondo significato di una considerazione così semplice. Mi capita spesso di cercar di dire ai miei clienti, in qualità di Counsellor, che il vero maestro é dentro di loro io lo chiamo inconscio, angelo custode, spirito guida, ombra, lo chiamo così per far comprendere che non é sotto la nostra volontà, mi chiedo anche cosa sia realmente sotto la nostra volontà, penso che si scoprirà che sono poche le cose che posso essere da noi veramente volute, credo siano più facilmente giustificate e spiegate dalla volontà, siamo misteriosi per quanto poco ci conosciamo e per quanto dobbiamo ancora conoscerei.
«L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio. Perché sono sempre più convinto che è un'illusione tipicamente occidentale che il tempo è diritto e che si va avanti, che c'è progresso. Non c'è. Il tempo non è direzionale, non va avanti, sempre avanti. Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare. Lo vedi anche nei fatti, nella banalità dei fatti, nelle guerre che si ripetono.............
La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c'è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta.» Tiziano Terzani.
Di recente mi son trovato ad un bivio, non voluto ma mi é capitato, avrei voluto continuare a scendere per non soffrire della fatica e della novità da affrontare, avrei voluto far la strada più semplice, ma non ho deciso io, riconosco che la decisione che è stata presa per me era giusta, era la cosa da fare ma non avrei proprio voluto affrontare la salita, decidere vuol dire lasciare qualcosa per qualcos'altro e questo non è bello anche quando è necessario.
Mi vengon in mente i campioni che non riescono a mollare anche quando tutto gli dice che dovrebbero farlo, prendere la strada in salita, li capisco che desiderino continuare, non li biasimo, cedono ad un bisogno di omeoostasi, tenere l'equilibrio e non cambiare.
Per quel che riguarda il tempo è una bella intuizione quella di Tiziano Terzani che condivido anche se umilmente ho difficoltà a comprendere fino in fondo, son tante le cose che capisco ma poi non riesco a vivere fino in fondo, anche la causa effetto é una superstizione come afferma il filosofo Wittgenstein ma pur comprendendo la non riesco ad evitarla.
La circolarità del tempo annulla la mia ansia legata all'irreversibilità consequenziale del tempo, patisco questa cosa, che un tempo lasciato non possa tornare, ma ancora non mi riesce di abbracciare la sua circolarità, o meglio la posso considerare se mi tolgo da esser protagonista della storia che osservò e che racconto, in questo caso ci riesco, ma mi é difficile togliermi da questo protagonismo, Tiziano Terzani al contrario é stato capace di farlo, per questo ed altro ha tutta la mia considerazione.
L'integrità del suo IO lui l'ha saputa vivere opposta alla disperazione della vecchiaia, della fine, che tanti finiscono col vivere ahimè! Questa sua integrità l'ha vissuta sopratutto quando è giunto vicino alla fine della sua vita, ha saputo osservare il suo percorso e si guardato indietro comprendendo limiti e glorie del suo vivere.
Quello che più mi ha colpito é che ha saputo riflettere sulla sua vita, professionale e personale, non provando rimpianto per qualcosa che avrebbe potuto ancora fare, il suo è stato un bilancio positivo, ha saputo vedere le cose con distacco quando dovevano essere analizzate, con passione e coinvolgimento quando dovevano essere vissute, questa sua capacità di prendere la giusta posizione nel confronti dei fatti della vita gli ha consentito una integrità dell'IO, congedandosi dalla vita serenamente, accettando la propria morte con una calma emotiva nella consapevolezza che il viaggio è stato bello, gli obiettivi sono stati realizzati, senza rimpianti ne rimorsi fino alla fine, almeno questo è ciò che traspare da quello che ci ha lasciato detto e scritto.
Credo che la cosa da apprendere sia stata questa per me, un esempio di "dignità illuminata" mi verrebbe da dire, e da pensare, al meglio di ogni retorica o luogo comune. Il miracolo non esiste e la fede é una cosa tua, personale, quasi intima, è stato sincero coi suoi lettori, ha detto tutto quello che pensava, una cosa che molte volte mi son pentito di non esser riuscito a fare, molte volte evito di dire di No per un eccesso di protezione mia e di chi si confronta con me.
La vita presenta sempre un altra faccia, da persona matura mi auguro almeno di saperla guardare e non voltarmi dall'altra parte in modo puerile.



martedì, marzo 26, 2013

La vita come interpretazione: non é possibile non interpretare, interpretiamo sempre. Marco Chisotti.

È iniziato tutto per amore con amore sull'amore...... ma poi il discorso s'è tradotto in un lavoro cognitivo e comprensivo.
Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno, tutto ciò che é detto é frutto di un interpretazione, si tratta di vedere quali sono le interpretazioni scelte, il metodo interpretativo, non se ma come, non se si interpreta in un processo di cognizione ma come si interpreta.
La vita, secondo me, non é fino a che non la si descrive, ogni descrizione fatta é fatta da qualcuno, descrivere non é parte del vivere fino a che non se ne ha consapevolezza, ma nel momento che si é consapevoli si ha bisogno di confinare la consapevolezza entrò un dominio cognitivo, una forma di pensiero, comprensibile, misurabile, valutabile, esportabile.
Cosa vuol dire: "Sto vivendo la mia vita!" Intanto che c'é un soggetto, una persona, che osserva, in un processo percettivo, legato ai sensi, e in un processo cognitivo, in grado di formulare pensieri attraverso un linguaggio comprensibile, esportabile, questa persona presuppone l'esistenza di una vita, un processo "biopsicosocio cognitivo", la quale esperienza si trova sotto il controllo della persona, il nostro soggetto, che pensa di vivere la propria vita.
Solo la nostra conoscenza esperienziale precedente, conoscenza attraverso un processo di consapevolezza, ci permette di fare una tale affermazione, ora dal momento che ogni forma di conoscenza deriva da un apprendimento, ed ogni apprendimento é frutto di un lavoro di distinzione e memorizzazione e dal momento che scegliere, fare distinzioni, e decidere cosa ricordare, crearsi una storia, sono processi interpretativi, la vita é tutta quanta un continuo processo interpretativo, di scelte, decisioni, avvicinamenti, allontanamenti, attrazione, repulsione.
Non é possibile non interpretare, si interpreta sempre chi dice di non interpretare fa solo un considerazione parziale del processo cognitivo, non porta con se la consapevolezza del processo cognitivo, non pone attenzione all'operazione con cui diamo forma ai processi, la vita, il pensiero, l'amare, l'odiare, il percepire, il dimenticare, il ricordare, l'avvicinarsi, l'allontanarsi .......
Il costruttivismo è definito come «la teoria esplicativa della psicologia cognitivista che definisce il soggetto come operatore e i processi psichici come costrutti effettivi, risultanti dalle interazioni fra soggetto e ambiente.»
I costruttivisti ritengono che coloro che apprendono, costruiscono la loro realtà, o almeno la interpretano, in base alla percezione dell’esperienza: la conoscenza individuale dipende dunque dall’esperienza personale, l'interpretazione soggettivo esperienziale e dalle strutture mentali utilizzate per interpretare oggetti ed eventi.
L’apprendimento non è visto come un semplice passaggio di nozioni da un individuo ad un altro: il primo non impone strutture di conoscenza al secondo, ma questi facilita il processo di comprensione ed eventualmente, se la persona rimane particolarmente colpita da ciò che comprende, di apprendimento interagendo con esso.
Secondo i contributi dei principali esponenti del costruttivismo G. Kelly, E.v. Glasesfeld, H.v.Foester, H. Maturana, F. Valera; J. Piaget i suoi assunti fondamentali sono:
Sapere come costruzione personale e soggettiva, sapere come storia personale.
Apprendimento attivo, la conoscenza come esperienza costruttiva.
Apprendimento collaborativo, la comunicazione é esportare conoscenza.
Importanza del contesto, una forma personale e soggettiva del contestualizzare é l'intenzione, il finalizzare soggettivo.
È quindi possibile distinguere un costruttivismo individuale, legato alle esperienze personali, e un costruttivismo sociale, legato al cosiddetto senso comune condiviso, in cui possiamo annoverare anche la cultura in senso lato.
Per quanto riguarda il costruttivismo individuale, nasce grazie all’esperienza personale dell’individuo, come risultato di una interpretazione personale della realtà ed un impegno attivo del soggetto ad apprendere qualcosa.
Il costruttivismo sociale invece, definisce la costruzione della conoscenza come risultato di una mediazione delle conoscenze di più persone, una condivisione, da cui emerge un senso di collaborazione dal fatto che gli individui stanno lavorando per un accordo o almeno per una comprensione concordata, il senso della realtà.
Per la filosofia costruttivista è molto importante il contesto, nel senso che l’apprendimento avvenire contemporaneamente all’attività di dare forma al processo del vivere, la forma, dal suo punto di vista, chiede che sia deciso un fine, uno scopo, trasformando la nostra storia da una esperienza semplicemente descrittiva, ad una completamente connotativa, teleologica, dunque interpretativa.
Questo processo cognitivo complesso si appoggia ad un fatto, la percezione umana porta con se il riconoscimento degli elementi analizzati ed il loro uso, noi percepiamo, riconosciamo, almeno parzialmente gli elementi in gioco ed utilizziamo l'esperienza, il tutto, percepisco, riconosco, utilizzo, avviene contemporaneamente, anche se non sono consapevole direttamente dell'intero processo.
«Il rapporto tra pensiero e parola non è una cosa ma un processo, un movimento continuo avanti e indietro dal pensiero alla parola e dalla parola al pensiero:… il pensiero non si esprime solo nelle parole; acquista esistenza attraverso di esse.» L.V. Vygotskij.
11 "Vygotskij voleva dire che la comprensione dei bambini si forma non solo attraverso degli incontri adattativi con il mondo fisico ma attraverso le interazioni tra le persone in relazione con il mondo - un mondo non solo fisico e appreso con i sensi, ma culturale, significativo e significante, e fatto tale in primo luogo dal linguaggio, un mondo fatto di interpretazioni, che sono le traduzioni di un tutto infinito, in qualcosa di soggettivo.
La conoscenza e dunque il processo del pensare umani sono a loro volta sostanzialmente culturali, e derivano le loro qualitá distintive dalla natura dell'attività sociale, del linguaggio, del discorso e di altre forme culturali.
La rosa del Piccolo Principe é una parola che richiama un esperienza percettiva semplice, ma nel sottolineare quanto quella rosa sia la sua rosa e non sia la rosa, il Piccolo Principe interpreta il reale mondo condivisibile in un esperienza emotiva carica di significato, lo fa interpretando una semplice percezione, come processo, dando le una particolare forma che chiamiamo amore.
L'interpretazione non é dunque solo un processo indispensabile per conoscere e dunque vivere, è un processo indispensabile per amare, trasformare qualcosa di «a specifico generico» in qualcosa di specifico, singolare, unico, che impegna il nostro vivere orientandoci, condizionandoci, mantenendoci in un continuo processo costruttivo.
«Se si adotta il punto di vista che la 'conoscenza' è il mezzo concettuale per dare senso all'esperienza anziché la 'rappresentazione' di qualcosa che si ritiene stia al di là di essa, questo cambiamento di prospettiva porta con sé un importante corollario: i concetti e le relazioni in base ai quali percepiamo e concepiamo il mondo esperienziale sono necessariamente generati da noi stessi. In questo senso noi siamo responsabili del mondo di cui andiamo facendo l'esperienza". E.Von Glasersfeld.
«Ogni esperienza autentica ha un lato attivo che cambia in una certa misura le condizioni oggettive nelle quali le esperienze sono fatte. La differenza tra la civiltà e lo stato selvaggio, per fare un esempio su vasta scala, sta nel grado in cui le esperienze fatte hanno cambiato le condizioni oggettive nelle quali le conseguenze successive hanno luogo». J. Dewey.
Da un punto di vista costruttivista, la Personalità è un insieme di processi auto-organizzati, relativi ai significati propri ad una situazione.
Le inferenze che uno psicologo può fare sulla personalità di qualcuno, sono il prodotto di un processo socialmente e culturalmente mediato, durante il quale egli assume il ruolo di osservatore, applicando un particolare insieme di significati condivisi.
Gli elementi usati dallo psicologo sono un linguaggio teorico predisposto per la categorizzazione, interpretazione o spiegazione di informazioni desunte dal comportamento o da altri indicatori psicologici, o dalla sua esperienza, tale uso di questi strumenti é comune a tutte le categorie umane, cambia solo il vocabolario, il senso è lo stesso.
Giudicare è parte del nostro pensare, é scegliere alcuni elementi su altri e porli in primo piano, si tratta per tutti di schematizzazioni basate su astrazioni categoriali (effettuate a scopi valutativi e diagnostici nello psicologo, o effettuate a scopi differenti da altre figure professionali e non), che rendono possibile attribuire un certo numero di caratteristiche psicologiche ad individui accomunabili per qualche aspetto distintivo, operazione che viene fatta ogni volta che si dice di un altra persona mi piace o non mi piace, si può tutt'al più vedere la capacità di arricchire tale descrizione, o la capacità di distinguere se stessi come proiezione nell'altro dall'altro stesso, la sua personalità dalla mia, e questa é un abilità che un buon Counsellor non smetta mai dai fare, allenando si è correggendosi.
In termini tecnici, si dice che sono "strutture organizzative che preordinano il processo di attribuzione, le aspettative esistono sempre solo sono piú o meno influenzate e limitate da credenze, convinzioni, valori........
È importante sottolineare che tali "schemi" dipendono dal tipo di relazione che si stabilisce tra osservatore ed osservato, dalle loro reciproche attribuzioni e dagli scopi che guidano l’interazione stessa. Caratteristica sempre importante è la loro valenza anticipatoria, e di utilizzazione dell'esperienza stessa, (sia esse un esperienza cercata o capitata), ogni schema adottato o costruito, inconsapevole o consapevole è in grado di condizionare anche le valutazioni successive.
Noi siamo dentro ad una storia, una storia che parla di noi, questa storia è in parte già scritta in parte siamo noi a scriverlo, non si può sapere dove andrà a finire e cosa porterà con se, ogni storia é una storia d'amore perché l'umanità non può prescindere dalle relazioni che ritiene significative, importati, non si puó che parlare d'amore, per amore, nell'amore, con amore sull'amore, dove amore indica la relazione privilegiata con qualcuno o con qualcosa, la relazione che hai deciso o è accaduto che sia finita in primo piano, sia stata elicitata, posta in essere ed in divenire.
Ogni persona é posta in essere ed in divenire fino a che ha una fede, in qualcuno o qualcosa ed una speranza, in qualcuno o qualcosa, che sia anche solo il suo «Io sono».




mercoledì, marzo 20, 2013

Quando l'esperienza di Ipnosi Regressiva diviene terapeutica.

Quando l'esperienza di Ipnosi Regressiva diviene terapeutica.

Alcuni anni fa in occasione del nostro master intensivo estivo mi son trovato a lavorare con Andrea Gottardo, l'autore del racconto seguente, che riporta la sua esperienza in merito alla regressione vissuta con me.
Andrea é una persona particolarmente dotata di quell'intelligenza inconscia che rende le esperienze di trance molto profonde e particolari, é possibile osservare l'esperienza attraverso un video che é stato registrato all'occasione al link http://www.ipnosiprogressiva.com/materialepass/video/andrearegressiva.avi
Qui di seguito riporto la testimonianza scritta di Andrea con tutti i dettagli vissuti all'occasione che il video riesce a rendere solo in parte, l'intensità vissuta e la modalità di conduzione sono state particolari.

La torsione sincrona interiore
(racconto della regressiva fatto direttamente dal protagonista Andrea Gottardo)

…mi trovo a fuggire da un nemico… io disarmato.
Non lo vedo, ma sento che sta avanzando da lontano.
Sento le bombe, gli spari dei fucili, i mitragliatori ed ora i passi.
Mi ritrovo a correre in orizzontale attorno ad un monte erboso.
Non vi sono rifugi possibili! ...
Sono solo. Sono disperato ed in preda al panico.
Mi ripeto che questa guerra io non la volevo, ma ci sono dentro.
Sento che sto per morire. Immagino che a breve qualcuno mi sparerà…
…e corro…
Ora sono tremendamente disperato, tremo e penso alla mia famiglia.
Piango…
Mi fermo in una lieve conca a pregare intensamente, chiudendo gli occhi.
E quando in quell’attimo di mia torsione verso l’alto, alla mia richiesta di aiuto mi giunge una voce amica, una presenza, uno spirito o il mio spirito guida.
Lo sento e lo vedo con la mente nel suo splendore e nella sua pace.
Mi chiede se sono proprio sicuro di non avere una via di fuga facendomi percepire una direzione verso la quale voltarmi. Nel riaprire gli occhi, ripresi a correre in quella direzione certo di aver ricevuto un giusto consiglio...
Un po’ più avanti, appena dopo una collina, trovai una camionetta abbandonata.
Tutto andò per il meglio, arrivai al campo ... suonarono la ritirata.
Mi ritrovai ad abbracciare i miei tre bambini e mia moglie.
Ora lo spirito guida sembra allontanarsi, invitandomi ad andare a riposare.
E con l’abbandono ed il sonno, arrivarono tutti quei ricordi dei soldati morti.
Rivedevo gli uomini a brandelli e la carne ancora in balia degli ultimi impulsi vitali.
Molte notti insonne, molte notti a sognare sempre le stesse cose. Poi il risveglio ed il vagabondare per le stanze, in attesa, in ricerca dei perché. Ma nessuna risposta.
Lo spirito che mi era sembrato così vicino ora sembrava non volermi dare alcuna risposta. Tanto che, quasi rimpiango di non esser perito anch’io in battaglia.
Immeritevole di una così grande fortuna fu questo soldato.
E tanto ringraziò quella visione lucente, che poi altri lumi gli fece comprendere.
In un solo istante, le molte vite di quell'Io, furono unite.
dedicato al
Dott. Marco Chisotti
Trovo particolarmente bella e precisa questa descrizione di Andrea, di quella sera ricordo che, per una qualche ragione, ho "trasgredito" ad una regola che nella maggior parte delle volte si segue, e cioè lasciare che l'esperienza vissuta dalla persona segua il suo corso, limitando le domande alla descrizione di ciò che succede nella scena vissuta, sono intervenuto per far si che Andrea potesse trovare una scappatoia alla sua fine, e così é andata, ha deviato l'inevitabile fine trovando nuove risorse in sé.
Devo ringraziare Andrea per avermi "permesso" di comprendere un aspetto dell'Ipnosi regressiva che all'occasione può essere utilizzata, e cioè intervenire in modo diretto sulla persona offrendo gli la possibilità di trasformare un "destino" passivo in una produttiva ricerca di risorse e nuove possibilità.
Da allora in diverse occasioni son intervenuto con diversi clienti ottenendo spesso risposte utili e creative che son andate a rinforzare l'auto stima della persona, spesso infatti é importante che le persone trovino modo di recuperare, attraverso le esperienze ipnotiche, la fiducia in se stesse.
Credo che sia stata proprio l'occasione di lavorare con Andrea, dotato di quelle risorse adatte a mantenere uno stato di trance profonda, a permettermi di comprendere l'utilità di questo tipo di intervento nel corso di una trance regressiva, l'intuizione é alla base di molti momenti terapeutici, ma molte volte non si arriva al momento creativo dell'intuizione senza la collaborazione preziosa di una bella trance che ci da il tempo di guardare l'esperienza da un punto di vista diverso.
Molte volte mi capita di vivere personalmente lo stato mentale di trance guidando una persona nella sua esperienza regressiva, vuoi per l'intensità emotiva, vuoi per la particolarità della trama vissuta.
Di recente, assieme ad Antonello Musso, ci é capacitato di lavorare con Andrea Dicarlo uno dei giornalisti conduttori di Uno mattina storie vere, venuto in studio da noi per registrare un induzione di ipnosi regressiva in cui si é sottoposto alla regressione, é stata una delle occasioni in cui mi son sentito particolarmente coinvolto vivendo una trance a mia volta, intensa, simile a quella vissuta con Andrea Gottardo nella quale son riuscito a guardare le cose in un modo diverso.
Son convinto della straordinaria potenzialità dell'Ipnosi e della sua efficacia, penso sia importante sperimentare nel campo delle relazioni d'aiuto in modo da poter isolare e valutare gli effetti degli interventi realmente utili, nelle relazioni terapeutiche e d'aiuto, isolando li da tutti gli altri interventi non utili, spesso di ostacolo per gli operatori Coinsellor, psicologi, medici, psichiatri che siano.
Per chi fosse interessato a seguire la trasmissione televisiva su uno mattina la registrazione fatta nel nostro studio di Torino, dovrebbe esser trasmessa Lunedì 25 marzo 2013 prossimo al mattino dalle ore 8.30 in poi, data la trasmissione in un ora del mattino poco pratica da poter essere seguita provvederemo a render disponibile una registrazione su Youtube.

lunedì, marzo 18, 2013

Considerazioni sull'amore.

Considerazioni sull'amore.
Mi capita di vivere momenti in cui mi sembra di poter rispondere a domande esistenziali, di solito mi arrendo molto presto ma desidero condividere con chi è interessato le domande e le risposte che mi son venute a proposito della parola amore, ed in particolare nell'amore di coppia.
Forse il mio è solo un tentativo di dare forma ad un mondo affascinante e misterioso, ma voglio tranquillizzare subito il mio lettore dicendo che si parla dell'amore quando non lo si vive, o non lo si vive più o non lo si vive ancora, quando lo si vive è una cosa talmente bella che si evita di parlarne per non rischiare di rovinarlo.
Dunque chi si trova a vivere il processo dell'amore può anche evitare di leggerai le mie personali considerazioni, chi al contrario è interessato alla forma allora forse potrá trovarci qualcosa di interessante.
Quando un amore finisce?
Difficile dire se si sta insieme ad una persona per un tempo prolungato subentrano molte forme di attaccamento che rendono difficile la distinzione amore non amore, si rimane comunque legati, si condivide assieme la vita, si parla, si comunica ma non si fa piú l'amore, credo che il segnale che l'amore finisce stia in questi termini, non si vive più l'intimità, si rimane assieme ma non si sta assieme.
Mi accorgo subito che sto esprimendo un giudizio soggettivo, ma credo che l'indice più semplice per valutare se c'é ancora amore in una coppia è proprio il fare o non fare l'amore.
Ma la domanda potrebbe essere, per dire che c'è amore é sufficente sapere che si fa l'amore, purtroppo non è sufficente, si può fare sesso con l'altra persona e scambiarlo per amore dunque non è una prova sufficente.
Dovremmo distinguere ulteriormente tra sesso e amore, ma non è possibile subentra il giudizio soggettivo, molto personale e molto dunque molto soggettivo.
Quando un amore dunque finisce? In veritá l'amore è un processo complesso e come tutti i processi complessi non è riducibile, la mancanza d'amore si sente come il cambiamento del tempo, l'arrivo delle stagioni, si prova in molti modi a livello inconscio e conscio.
L'amore è un processo stocastico complesso, non ci possono essere indicatori precisi ed ognuno deve fare i conti con la propria sensibilitá, difficile dirsi.
Ecco che mi spiego l'arte, la musica, le canzoni, le poesie, i romanzi parlano delle esperienze d'amore, ne parlano in termini vaghi, approssimativi, mancano gli indicatori, i riferimenti.
Probabilmente nella stessa persona l'avmore nel corso della vita cambia, rendendo ancora più confusa la domanda quando si può dire che un amore é finito!
Dico probabilmente perchè è difficile ricordare l'amore, almeno per me lo è, l'amore è tale fino a che lo si vive, poi è altro, ma alla fine è sempre altro, comincia in un modo e poi si trasforma in altro.
L'amore è uno stato mentale alternativo allo stato di veglia, stato abituale di coscienza, nella sua manopifestazione più intensa ed ecclatante viene definito innamoramento, via via viene chiamato in modo diverso, viene vissuto con diverso sentimento, affetto, unione, abitudine .....
Difficile dire dove sta il confine tra queste diverse sensazioni, emozioni, difficile maggiormente se si considera che l'esperienza in un coppia cambia mo poche volte lo fa mantenendosi appaiata, il tempo dell'innamoramento, quello dell'affetto e quello dell'abitudine cambiano in maniera soggettiva complessificando ulteriormentele care.
Non è possibile qualificare ne quantificare l'amore, probabilmente però gli amori intensi trovano molte forme di sincronismo che altri amori non provano, gli amori intensi vivono di una complessitá sincrona, na una complessitá estetica la cui misura viene presa attraverso un processo stocastico, un processo per prova ed errore.
Allora si impara ad amare?
Probabilmente si per una parte dell'esperienza poi si vive l'amore in modo curioso approcciandolo di volta in volta in modo sempre diverso.
Nell'amore tra due persone si dice che ci sono nolte persone che interagiscono, credo ci siano almeno quattro persone, due persone consapevoli in grado di usare la ragione e due persone inconsapevoli in grado di usare l'intuito.
Quando ci si incontra e ci si innamora, in modi molto personali, si è guidati dal mondo inconscio, è tutto naturale e semplice, quando finisce questo momento intuitivo subentra poco alla volta la ragione che ci fa prendere le misure e tutto diventa un altra cosa, rimane affetto e poi abitudine, ma il tutto avviene spesso lentamente, tanto che quando ci si guarda nuovamente in faccia non ci si riconosce più.
Ora pur avendo ancora molto da dire mi fermo deve cominciare la giornata ed il tempo è tiranno, ma ci tornerò sicuramente, tornerò senza rileggere ciò che ho scritto, come mia brutta abitudine, ma tornerò a parlarne almeno fino a che non troverò modo di vivere il processo, in quel momento la forma dell'amore diventerà nuovamente superflua.