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sabato, settembre 02, 2017

L'Ipnosi Costruttivista oltre il fenomeno suggestivo: Metodo Autobiografico dal Sé profondo al Sé Core.  Marco Chisotti.


In considerazione del fatto che coloro che usano un linguaggio raggiungono un grado elevato di compatibilità linguistica con membri del proprio gruppo, spesso si trovano a credere che le parole da loro usate, si riferiscono veramente ad oggetti del mondo reale, e che, di conseguenza,il linguaggio possa fornire una descrizione delle cose che vada oltre la sfera dell'esperienza individuale. Il ragionamento implicito che conduce a questa illusione, e qualcosa del tipo: se in molti facciamo riferimento alle stesse cose, di conseguenza le cose devono essere considerate reali. Ma tutto ciò trascura il modo in cui ogni utente del linguaggio costruisce significati, e che questi significati devono essere adattati all'uso che gli altri fanno delle parole , e, perciò modificati nella pratica della segmentazione e commento dell'esperienza.

Ernst von Glasersfeld. Radical Constructivism: A way of learning & knowing.


Ciò che rende unica ed irripetibile un esperienza ipnotica è l'intenzione, al di là di qualunque Tecnica o Metodo si usi è l'intenzione che ci orienta, ci rende efficaci, ci permette di portare tutto noi stessi nell'esperienza, durante un'induzione o una deduzione ipnotica sono momenti di occasionalità, ma quello che ci guida e per sempre la nostra intenzionalità.

Quello che andrò a dire rispetto all'ipnosi è il mio punto di vista, ho scelto fin dall'inizio di comprendere il fenomeno ipnotico su un modello di tipo scientifico, non perché altri modelli non siano altrettanto validi, ma perché la comunità scientifica è il gruppo persone più numeroso a condividere lo stesso ideale, e le stesse regole del gioco.

Ho iniziato la mia esperienza personale nel campo dell'ipnosi quasi per caso, mi è capitato durante una settimana formativa di fare una dimostrazione teorica su una ragazza, allieva del corso di formazione in cui io ero docente, conoscevo l'ipnosi ma ancora non l'avevo mai affrontato in modo diretto e rapido, in quell'occasione all'inizio della settimana mese questa ragazza in uno stato profondo di trans catalettica, ebbe un successo incredibile, si sparse la voce e mi trovai ad essere protagonista di un evento unico che sorprese probabilmente più me stesso che gli altri.

Insisto sulla intenzionale abilità che possediamo a lasciarsi guidare dal nostro desiderio e dalla nostra volontà nel raggiungere il traguardo, a livello inconscio tutta la nostra persona è orientata in questa direzione la cosa particolare è che si rimane e aggrediti, anche al di là della nostra coscienza, da questa profonda intenzione che portiamo in noi. Per questa ragione insisto col dire che l'intenzione che crea l'occasione che genera cambiamento in te come operatore, e nella persona con cui lavori.

I miei studi teorici, alla fine del percorso universitario, si sono basati su una tesi di laurea: "Sviluppi epistemologici della seconda cibernetica", un'esperienza dove ho capito che a guidare l'ipnosi, ed i risultati che otteniamo, non è il singolo individuo ma la relazione, è attraverso la relazione con l'altro che noi orientiamo le nostre intenzioni e apportiamo i cambiamenti utili all'esperienza ipnotica.

Lascio alcuni punti che fungono da base nel considerare l'epistemologia ed ontologia dell'ipnosi costruttivista, sono principi teorici che guidano alla comprensione dell'esperienza ipnotico costruttivista. Intendo con epistemologia lo studio critico della natura e dei limiti della conoscenza scientifica, con particolare riferimento alle strutture logiche e alla metodologia delle scienze; negli ultimi decenni, per influsso del corrispondente termine inglese, il vocabolo viene sempre più usato per designare la teoria generale della conoscenza, quindi, gnoseologia. Intendo con ontologia la dottrina filosofica relativa ai caratteri universali dell'ente, corrispondente alla 'prima filosofia' del più maturo Aristotele, detta poi 'metafisica': è tradizionalmente considerata il fondamento di ogni sistema oggettivistico, e posso aggiungere che nella filosofia analitica, ontologia è la teoria che stabilisce i criteri di esistenza di determinate entità a partire da un linguaggio formale. Come dice Bateson accesso e forma sono le due componenti di un evento, il processo è il divenire di un'azione, la forma è la descrizione cosciente dell'azione avuta. Noi viviamo in un processo, la vita, denotato da una forma, la storia che ci raccontiamo, Autobiografia, in cui noi sappiamo di avere una vita, processo, e viviamo attraverso una storia, la narrazione del processo vissuto. Alle volte capita che l'Autobiografia, costruita attraverso memoria e linguaggio, la forma che diamo della nostra vita, guidi il processo stesso del vivere, come dice George Kelly: "noi siamo psicologicamente canalizzati dal modo in cui anticipiamo gli eventi" siamo I migliori i profeti di noi stessi.

Il costruttivismo di principio sostiene che la realtà non è una scoperta, bensì è una costruzione, il nostro cervello è un perfetto emulatore di realtà, una realtà in cui noi ci troviamo a vivere e che consideriamo vera. Mi è stato semplice dal costruttivismo passare all'ipnosi, è stato il lavoro di Albert Ellis che ha definito il primo passaggio sulle credenze e convinzioni che determinano parte dell'identità individuale, partendo dalla visione gerarchica dell'identità per Gregory Bateson, semplicemente possediamo l'identità del fare e dell'essere, l'identità del sale è costituita dalle azioni, dai comportamenti, dalle strategie. Nella gerarchia a guidare le nostre azioni, comportamenti e strategie, e l'identità dell'essere, convinzioni,credenze, valori, missione, questi ingredienti che motivano e guidano il nostro agire.

I costrutti personali definiti come correlati del pensiero di George Kelly nella sua opera: «L'uomo ricercatore», sono alla base del mio concetto di Ipnosi Costruttivista, si collegano al lavoro Albert Ellis che fondò la terapia razionale emotiva (RET), che successivamente divenne terapia comportamentale razionale-emotiva (rational-emotive behavior therapy/REBT), perché lavora sull'interazione reciproca tra cognizioni, emozioni e comportamento.

Gli assunti principali della REBT si possono sintetizzare nei seguenti punti:

il modo in cui ci sentiamo (emotivamente) e il modo in cui ci comportiamo derivano da quello che pensiamo;

* un modo di pensare illogico, distorto, irrazionale genera problemi emotivi e comportamentali;

* i problemi emotivi e comportamentali possono essere superati sostituendo i pensieri irrazionali con pensieri razionali.

Albert Ellis, ha ideato uno schema che permette di individuare le idee irrazionali da cui deriva la sofferenza. Lo schema da lui proposto si chiama ABC ed è così suddiviso:

A (Adversities e Activating Experiences, avversità ed esperienze attivanti): tutto ciò che interagisce (negativamente o meno) con il raggiungimento dei nostri obiettivi. Per esempio: essere lasciati dal partner, essere licenziati, farsi male ecc.

B (Beliefs, credenze o critical beliefs): le idee che le persone sviluppano rispetto alla situazione che si è verificata e possono essere:

Razionali: di solito soluzioni che si riassumono in preferenze e desideri che gli A non avvengano. Per esempio: "se ci tengo a questa relazione, occorre modificare alcuni comportamenti"; "sarebbe opportuno non essere licenziati e anche se avvenisse sono in grado di individuare delle soluzioni", "dovrei curare maggiormente la mia salute".

Irrazionali: sono pretese che gli A non debbano assolutamente accadere. Per esempio: "nessuno può permettersi di lasciarmi, se il mio compagno/a lo facesse significa che è una brutta persona", "non devo essere licenziato e, se accadesse, significa che sono una persona che non vale nulla", "Mi piace fumare, quindi per me è intollerabile per me smettere di farlo".

C (Consequences, conseguenze): sono le conseguenze dei B e possono essere:

Sane: si tratta di comportamenti e di emozioni che derivano da B razionali. Per esempio: "se la mia relazione è finita significa che non eravamo compatibili, quindi trovo qualcosa di diverso per me"; "mi spiace essere stato licenziato, mi adopero a cercare altro", "dovrò curare meglio il mio stile di vita per migliorare la mia salute".

Patologiche: sono comportamenti e sentimenti che derivano da B irrazionali. Per esempio: "sono stato lasciato, la deve pagare!"; "sono stato licenziato quindi sono una nullità", "fumo e non posso farci nulla".

Bateson nelle sue considerazioni sull'identità umana vi considera il concetto di mente in modo complesso, come somma di parti che compongono l'individuo, io le semplifico in tre parti Psico Bío Emotive, ogni persona possiede un corpo, un cervello biologico, un cervello emotivo, coscienza centrale Core, un cervello cognitivo, un Sé autobiografico. Bateson precisa sei criteri del concetto di mente:

(a) « Una mente è un aggregato di parti o componenti interagenti»;

(b) «L'interazione tra le parti della mente è attivata dalla differenza»;

(c)«Il processo mentale richiede una energia collaterale»;

(d) «Il processo mentale richiede catene di determinazione circolari (o più complesse)»;

(e) «Nel processo mentale gli effetti della differenza devono essere considerati come trasformati (cioè versioni codificate) della differenza che li ha preceduti»;

(f) «La descrizione e classificazione di questi processi di trasformazione rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni».

Bateson afferma che qualunque sistema che soddisfi tutti i criteri di mente è intrinsecamente epistemologico. E' in tal senso che Bateson sostiene che la Creatura, il mondo del vivente, costituisce una mente coerente e organizzata che elabora le informazioni, la totalità della Creatura (l'ecologia planetaria) e ciascuna delle sue componenti (organismo individuale, sistemi interattivi, ecosistemi, etc.) sono dotati di processi mentali. La Creatura, in tutte le sue manifestazioni, è mente. Perciò Bateson insiste sul fatto che la caratteristica fondamentale dei sistemi viventi è che essi possiedono la capacità di conoscere, pensare e decidere. Convinto che il mondo della Creatura sia intrinsecamente epistemologico, Bateson dà la sua unica possibile risposta ad un quesito filosofico fondamentale affermando che il conoscere di ogni singolo organismo è «una piccola parte di un più ampio conoscere integrato che tiene unita l'intera biosfera o creazione». Quindi, per Bateson biologia ed ecologia sono epistemologia; tutto ciò che vive è, nella sua essenza, mentale ed epistemologico.

Bateson asserisce che la struttura del carattere dovrebbe essere intesa come «un insieme di ipotesi o premesse abituali e, in particolare, che essa è «una trama di premesse epistemologiche e ontologiche» che determina il modo in cui una persona comprende il mondo circostante e si mette in relazione con esso:

«Nella storia naturale dell'essere umano, ontologia ed epistemologia non possono essere separate. Le sue convinzioni (di solito inconsce) sul mondo che lo circonda (cioè, le sue premesse ontologiche) determineranno il suo modo di vederlo (cioè, le sue premesse epistemologiche) e di agirvi, e questo suo modo di percepire e di agire (cioè le sue premesse epistemologiche) determinerà le sue convinzioni sulla natura del mondo (cioè, le sue premesse ontologiche). L'uomo vivente è quindi imprigionato in una trama di premesse epistemologiche e ontologiche. E' scomodo far sempre riferimento all'epistemologia e all'ontologia insieme, e d'altronde è errato pensare che esse si possano separare nell'ambito della storia naturale… Pertanto impiegherò il termine unico «epistemologia» per designare entrambi gli aspetti della trama di premesse che reggono l'adattamento (e il disadattamento) all'ambiente umano e fisico» Gregory Bateson.

Intelligenza e coscienza sono due esperienze indissociabili, uniche, unite dall'esperienza dello stato mentale, un equilibrio tra percezioni, sensazioni, emozioni e pensieri, intelligenza ci permette di anticipare gli eventi, la coscienza e alla base di qualunque processo di conoscenza e di apprendimento, coscienza e intelligenza sono alla base dei processo Ipnotico.

Ipnosi Come tecniche ed Ipnosi Costruttivista come Metodo

Ogni esperienza ipnotica e creata da una relazione, le esperienze noti che sono induttive ho deduttive, entrambi sono parte di una danza che crea uno stato ipnotico, la punteggiatura che viene data nel considerare un individuo come nordista e l'altro come ipnotizzato, è arbitraria, qualunque punteggiatura, come distinzione, genera contenuti e contesti differenti, ogni contenuto è comprensibile solo se si comprende il contesto, il contesto dell'esperienza ipnotica e nella relazione non è singoli individui, per questa ragione ogni esperienza ipnotica a momenti in cui induciamo, e momenti in cui deduciamo l'esperienza.

La Trance ipnotica: è un trasferimento dell'individuo dalle sue Credenze/Convinzioni, l'area della critica personale, l'ambiente di vita della persone, le certezze, attraverso la Logica condivisa dalle persone con presupposti ed assiomi condivisi, fino a raggiungere l' Immaginario/l' Ipnosi, l' area della creatività personale, dove si trovano le risorse per il cambiamento.

Nell'ipnosi suggestiva diretta conta sul desiderio di protagonismo, sulla curiosità nel perdere coscienza, è forse la più affascinante esperienza d'ipnosi per l'osservatore, colui che riceve l'induzione spesso non ha molto da ricordare, cade in uno stato particolare di coscienza limitata, in cui si disattivano alcune aree del suo cervello lasciandolo in un limbo molto particolare, essere messi in gioco di fronte a un pubblico galvanizza le persone portate ad accentrare su di loro l'esperienza, contano le tecniche, le novità, le sorprese, lavorano prevalentemente sullo shock, sulla confusione, sul non sequitur, sulla rapidità, sulla rottura degli schemi, l'ipnosi cosiddetta Paterna, direttiva, utilizza le strutture del nostro cervello antico , il Sé di base, il cervello rettile, le tecniche paterne si trovano anche tecniche di base fisiologica, come la Tersicoretrans, tecnica di rotazione sul proprio asse con respirazione forzata, il massaggio carotideo, messaggio dei bulbi oculari, tecniche fisiche di invasione dell'area personale ed intima. E tecniche direttive erano prevalentemente usate dai medici, sono prevalentemente autoritarie, impongono una guida stretta con comandi precisi, immediati, funzionano molto bene con mentalità semplici, facili al comando, meno creative, impongono un clima di terrore e paura, e dunque fanno scattare in noi una reazione primordiale.

Nell'ipnosi terapia le cose sono diverse non conta la tecnica che usi ma il Metodo che conosci, costruire una via un cammino assieme alla persona che ha bisogno d'aiuto, entrando in un clima di collaborazione attraverso un sincronismo iniziale, un classico modellamento sull'altro facendolo sentire a proprio agio, seguendo tutto quello che dice e quello che fa. La chiave di volta per iniziare un trattamento ipnotico terapeutico e l'ascolto, l'ascolto attivo come ci ha insegnato Carl Rogers, nel ripetere parole e concetti che esprime la persona, e l'ascolto attivo che ci ha suggerito Milton Erickson con l'ipnosi indiretta, basata sostanzialmente sono uso mirato del linguaggio verbale non verbale e para verbale, utilizzando tutto quello che il cliente porta, considerando tutte le risorse che possiede prima dei limiti che porta con se.

Come esempio di Ipnosi Terapia porto il nostro metodo Psico Bío Emotivo, che ho sviluppato e concettualizzato con la terapeuta Rosetta Minniti, frutto di un lavoro complesso e particolare, ascolto, comprensione ipnosi deduttiva, ed intervento, usando il contatto continuo con le memorie del corpo, le memorie emotive collegate, oltre alla narrazione che la persona porta con se, la sua storia.

Il Metodo Ipnotico come il Metodo Psicobioemotivo nell'ambito della relazione d'aiuto non ha nulla di particolare o spettacolare è solo un esperienza dove conta molto l'ascolto attivo e quindi più l'ipnosi deduttiva, che non la classica ipnosi induttiva, con uso mirato di tecniche ipnotica, una trance naturalistica come ci ha insegnato Milton Erickson, conversazionale, nella sua naturale modalità colloquiale, Il Metodo Ipnotico PBE (Psicobioemotivo) sembra semplice e pare di capirlo subito, tre parti, corpo fisico percezioni e memorie del corpo, sensazioni, emozioni e memorie, intelligenza cognitiva linguaggio e ricordi, ma il Metodo ha a che fare con la vita che è una cosa complessa come sapete … le tecniche son più difficili all'inizio perché ci si deve allenare ripetendole, si devono imparare passo passo, ma poi ha a che fare con le suggestioni, l'immaginario, un esperienza simulata dalla mente, molto più facile da gestire.

L'ipnosi direttiva, classica, lavora prevalentemente sull'Ipnosi Verticale, dove si disattivano alcune aree del cervello, scende nella cosiddetta profondità ipnotica, con un uso mirato delle qualità del nostro cervello rettile, del cervello mammifero, e di quello neocorticale, la si può definire verticale proprio perché va dallo stato di veglia allo stato di sonno, perdendo mano a mano alcune aree di attività cerebrale, lo stato mentale è in ogni caso vissuto per ogni persona ad un livello diverso di approfondimento. Un'esperienza particolare di Ipnosi Verticale è l'ipnosi meditativa, sia come autoipnosi che come ipnosi guidata, tutti i fenomeni di meditazione sono legati ad una parziale perdita di consapevolezza certe aree critiche vengono disattivate a favore dell'immaginario.

L'ipnosi orizzontale lavora sul cambiamento del proprio Sé e va ad impattare nella vita della persona, attraverso i suoi differenti Sè Biologico di base, Relazionale emotivo, ed Autobiografico. L'individuo è legato alla propria storia come narrazione personale e dunque all'inizio sembra più facile l'esperienza, ma dopo è molto più complessa e completa. Nell'ipnosi orizzontale si sperimentano esperienze come le cose regressiva, l'ipnosi progressiva, dove progetti una tua vita futura possibile, l'ipnosi contemplativa, dove costruisci una tua nuova identità.

Se vogliamo partire dalle cosiddette tecniche allora l'ipnosi costruttivista e strutturata su un acronimo molto semplice:TIFIDIDIME

TI

Sta ad indicare che, come ho detto, il processo ipnotico è costituito dalla relazione terapeuta ed ipnotizzato, due facce di una stessa medaglia, l'ipnosi è un processo co condotto, dove è fondamentale la sensibilità di chi si presta a guidare, una sensibilità orientata a mantenere il contatto continuo con l'altro, l'ascolto attivo, la sensibilità ad usare tutto ciò che si presenta, l'umiltà di essere sempre guidato dall'esperienza dell'altro, dal suo inconscio e dalla relazione che si è in grado di costruire con l'inconscio stesso (dialogo interno e narrazione personale).

FIDI

Sono quattro i punti cardinali dell'esperienza ipnotica:

Focalizzazione, come possibilità di spostare la persona nel tempo e nello spazio, tipica dell'esperienza dell'ipnosi regressiva alla propria vita passata personale, o ad ipotetiche vite precedenti.

Intensificazione, come possibilità di aumentare o diminuire le percezioni e le sensazioni provate, l'ipnosi per il controllo del dolore, anestesie, analgesie, desensibilizzazioni, delocalizzazioni sensoriali.

Dissociazione come principale abilità, data dai due emisferi cerebrali, di essere protagonista ed osservatore della propria esperienza, la coscienza della la dissociazione come principale abilità, la coscienza del proprio Stato Mentale o Ipnotico, la costruzione dei propri Sè, esperienza alla base di tutte le realtà ipnotiche.

Implicazione, la vera e propria magia dello stato di trance, l'associazione che viene generata tra due condizioni differenti, se X allora Y, quando X allora Y, la magia della vicinanza associativa.

DI ME

L'ipnosi lavora sulla descrizione dell'esperienza attraverso Induzioni e Deduzioni ipnotiche, contempla necessariamente una manipolazione in cui si operano dei condizionamenti, ci sono momenti in cui si innestano esperienze nel vissuto della persona, come innesti di storie, e si aspetta il risultato come elicitazione, emersione, disvelamento di nuovi comportamenti, di un nuovo Sè esperienziale.

Passaggi principali nel Metodo Ipnotico Costruttivista.

La cornice all'interno della quale si articola il Metodo terapeutico Psicobioemotivo, nell'ottica dell'Ipnosi Costruttivista, è esemplificabile con la metafora originariamente proposta da Kelly (1955) dell'uomo come scienziato. Il lavoro terapeutico è concettualizzato come un processo di ricerca all'interno del quale paziente e terapeuta svolgono i ruoli distinti e complementari rispettivamente di ricercatore e di supervisore alla ricerca. La metafora definisce le competenze specifiche di ciascuno dei due membri della relazione: il paziente è l'esperto rispetto all'oggetto della ricerca (il suo sistema di conoscenza, le sue sensazioni, i suoi pensieri, le sue emozioni ecc.) poiché è l'unico ad avere la possibilità di un contatto diretto con esso; il terapeuta è l'esperto rispetto al metodo e il suo compito è quello di suggerire gli strumenti, le procedure e i tempi per portare avanti l'intero processo terapeutico Ipnotico.

Maieutica è il termine che definisce il metodo utilizzato da Socrate per aiutare i suoi discepoli a "partorire la verità". Il Metodo Psicobioemotivo, dell'Ipnosi Costruttivista, come la maieutica consiste nel porre domande in modo tale da indurre l'interlocutore a trovare autonomamente la "verità". Le domande sono estese a tutti i livelli della persona, quello fisico, il corpo e le sue memorie, quello cognitivo, la narrazione e le sue storie autobiografiche, le emozioni e le sue memorie, esperienze e vissuti, momenti passati, momenti anche solo immaginati.

La metodologia maieutica utilizzata in psicoterapia cognitiva corrisponde perfettamente, nei suoi presupposti generali, all'approccio socratico, intendendo per "verità" quella soggettiva e non quella ontologica. L'obiettivo è aiutare il cliente a prendere coscienza delle proprie strutture di conoscenza automatiche ed inconsce esprimibili verbalmente e delle relazioni intercorrenti fra esse. L'analisi è condotta mediante un processo inferenziale, inducendo il cliente ad osservarsi, assumendo il punto di vista di un osservatore esterno.

Molte volte capita che le persone abbiano superato un trauma fisico, ma non l'abbiano superato a livello cognitivo, rimane l'emozione cognitiva a testimonianza e non si riesce a guarirne, altre volte capita che il trauma psicologico sia stato superato ma quello fisico mantiene le sue memorie, la memoria del corpo vanno curate come le memorie cognitive Autobiografiche, in questo caso rimane l'emozione fisica a testimonianza della mancata guarigione.

Col Metodo Psicobioemotivo dell'Ipnosi Costruttivistaa al cliente vien chiesto di:

a) concentrarsi sulle proprie sensazioni corporee tenendo un contatto fisico col cliente;

b) concentrarsi su uno specifico stato emotivo raggiunto nel corso della seduta;

c) rappresentarsi immaginativamente situazioni di vita ripercorrendole come in una sequenza filmica seguendo le memorie del corpo;

d) costruire fantasticamente ipotetiche situazioni di vita reale, emotivamente significative, seguendone le sensazioni che emergono;

e) sviluppare immagini fantastiche attraverso metafore per esprimere propri stati mentali o sviluppare fantasie guidate su temi proposti dal terapeuta.

Il lavoro con il Metodo Psicobioemotivo dell'Ipnosi Costruttivista porta ad un incremento della sua consapevolezza e coerenza interna. La conseguenza per il cliente si concretizza in una maggiore capacità di dialogare con se stesso (dialogo interno con l'inconscio) è capacità di percepirsi in modo emotivo.

a) Flessibilità nell'utilizzare le informazioni potenzialmente disponibili nell'ambiente per effettuare le sue costruzioni;

b) Capacità di formulare anticipazioni degli eventi, funzionali ai propri obiettivi;

c) Tendenza ad accogliere le invalidazioni e modificare le proprie strutture in rapporto ad esse;

d) Capacità di attribuire nuovi significati agli eventi della vita, in particolare quelli che precedentemente minacciavano il suo equilibrio interno ora sono riequilibrati dal dialogo col proprio inconscio.


Conclusione.


«Tutti i processi mentali si configurano come la risultante di una costruzione progressiva di strutture, dalle meno complesse alle più complesse, lungo una successione di tappe, ciascuna delle quali rappresenta il punto di arrivo ed il punto di partenza di nuove forme di equilibrio». Jean Piaget

Concezione dell'uomo come elaboratore di informazioni e generatore di significati. L'uomo non è passivo nei confronti dell'ambiente ma partecipa alla costruzione della realtà.

L'analisi è rivolta alle strutture mentali fisiche ed emotive che modulano e regolano il rapporto S-A-P (soggetto-ambiente-persone) in termini di flussi e scambi di informazioni.

Le relazioni d'aiuto considerano la modificazione delle emozioni e degli affetti e dei meccanismi interni di regolazione, elaborazione e generazione delle informazioni della persona.

Per i costruttivisti non è possibile avere un mondo reale preesistente e indipendente dall'osservatore, esistono piuttosto diverse «visioni del mondo» che dipendono dal punto di vista osservatore, dai suoi Sé differenti, fisici di base, relazionali emotivi ed Autobiografici.

Ogni percezione od operazione cognitiva, ogni giudizio non rispecchia semplicemente qualcosa, è una operazione procedurale, costruttiva, in cui l'osservatore è implicato in un processo autoreferenziale ed Autobiografico quindi.

Dal punto di vista teorico l'Ipnosi Costruttivista vede il recupero di una visone olistica ed unitaria della persona e del suo ruolo attivo di inventore della realtà ci ricorda Watzlavick, ha condotto alla formulazione di modelli interpretativi più complessi, un uomo non semplice elaboratore di informazioni, quanto "costruttore di significati" ed all'ambiente non più come luogo di stimolazioni esterne, piuttosto come universo di simboli e di esperienze.

Crescita personale = differenziazione

Da un comportamento meno organizzato verso comportamento più organizzato.

Sviluppo = estensione del campo di attività ed interessi da un Irrealtà ad una Realtà

Da una relazione labile con la vita ad una solida

Retrogressione ritorno ad una modalità di comportamento precedente nella storia psicologica del soggetto

Regressione ritorno a modalità di comportamento primitive più "generali", mutamento in una direzione opposta ai mutamenti caratteristici dello sviluppo, riduzione della differenziazione, diminuzione del realismo, compromissione della dimensione temporale, restrizione dello spazio di vita.

Il Soggetto "costruisce" gli eventi della realtà, non è semplicemente rispondente ad essa. Le rappresentazioni dell'ambiente consentono la possibilità di intervenire modificandolo, ed adattarlo a sé, in modo creativo: la realtà non è soltanto data in quanto tale, e non è univoca, ciò che conta anche ai fini dell'interpretazione è il costrutto, la rappresentazione personale e unica degli eventi che ciascuno elabora, secondo le proprie caratteristiche personali.

I costrutti sono dinamici poiché l'esperienza quotidiana comporta una costante revisione del modo di vedere le cose e la vita.


giovedì, agosto 31, 2017

L'algoritmo della coscienza come processo autoreferenziale ed autobiografico. Marco Chisotti.


Avendo introdotto il concetto di algoritmo vorrei che si considerasse nella sua completezza, in modo semplice, come una ricetta, in ogni ricetta c'è una lista di comandi da eseguire, eseguita la quale otteniamo il risultato atteso. Così l'algoritmo della nostra coscienza è probabilmente un complesso listato di comandi eseguito dalla nostra Mente Psicobioemotiva che ci fa esistere dandoci consapevolezze differenti.

Se esiste un algoritmo della coscienza è talmente complesso che non ci è dato computarlo al momento, possiamo solo supporlo, come tale è dunque più un atto di fede.

La coscienza è un grandioso brano sinfonico ci ricorda Antonio Damasio. Possiamo dire che è l'ingrediente principale della mente, che altrimenti sarebbe soltanto cervello, capace di poche operazioni di base. La mente cosciente invece ha differenti livelli di "sé": il sé primordiale, il sé nucleare, il sé autobiografico. Noi condividiamo con diversi animali un tipo di coscienza molto semplice, che si può distinguere con il termine sentience. In inglese equivale a coscienza, ma per esser più precisi è la condizione dell'essere senziente. E infatti è un termine più antico di coscienza, deriva dal latino sentire. Questo è sostanzialmente un "sé primordiale" che permette di avere sensazioni, come provare dolore e piacere. Ma non di riflettere su queste sensazioni. Grazie ad altri livelli come il sé nucleare e il sé autobiografico. Così siamo in grado non solo di essere senzienti, ma anche "riflettenti". Ovvero abbiamo la capacità di speculare su noi stessi e su quello che ci succede. Anche nella prospettiva della storia e la memoria: ogni cosa che ci accade è un'eco di quello che abbiamo passato e assume senso in ciò che succederà poi.

Possiamo dire che la coscienza è una sorta di sceneggiatura della nostra vita, come esseri viventi abbiamo alla base una sinfonia e poi, quando raggiungiamo il livello del linguaggio, abbiamo una sceneggiatura. E questo è quello che facciamo: scriviamo le cose, tutte le volte.

Ci raccontiamo la vita che andiamo a riconoscere e vivere.

Siamo noi che "scriviamo" in parte la nostra coscienza creando algoritmi operativi:

«Ne siamo gli autori in larghissima parte, ma non del tut­to. In passato la natura ha scrit­to per noi. Perciò non siamo completamente padroni del nostro destino: spesso ci trovia­mo a far fronte a cose che non volevamo ma semplicemente sono successe … La nostra condizione di vi­venti è una lotta contro la ma­lattia e la morte. È una battaglia costante, dobbiamo sempre lottare per mantenere una "condizione omeostatica". Antonio Damasio. Questa condizione oscilla fra il buon funzionamento e il cattivo funzionamento. Sin dall'inizio biologico ed evolutivo, storica­mente, appaiono questi yin e yang, uno nella forma del piace­re e l'altro nella forma del dolo­re. E vivere è stare nel mezzo. Dobbiamo navigare fra il trop­po dolore che ti uccide e la trop­pa felicità, che ti uccide lo stes­so».

Nessuno può. prescindere dalla sua intelligenza… secondo principio della cibernetica ….

La seconda Cibernetica ha seguito all'algoritmo operativo anello TOTE Test Operate Test Exit, la concettualizzazione della prima cibernetica, che ha dato origine, come applicazione concreta, ai computer.

Nell'applicazione dell'approccio cibernetico alla biologia e alla sociologia ci si rese presto conto che il solo, feedback negativo o di controllo, non era sufficiente; i sistemi osservati possono essere in equilibrio, e tendere all'omeostasi, ma spesso presentano comportamenti dinamici o evolutivi; lo stesso sistema cognitivo umano non è una struttura statica ma in continua formazione.

Il feedback positivo, che rafforza la deviazione, anziché ridurla, rispetto a certi parametri interni, dev'essere considerato al pari di quello negativo.

Nel campo della biologia, i cileni Varela. e Maturana radicalizzano l'autoreferenzialità nella direzione dell'auto-poiesis, cioè auto-produzione dei sistemi viventi in quanto sistemi autonomi.

Le loro teorie sono alla base delle 'scienze cognitive'; sono state inoltre introdotte in sociologia da N.Luhmann per spiegare l'autonomia dei sistemi sociali e la complessità della società post-moderna.

Le limitazioni dell'observer dependentness in logica ed in fisica, insieme all'enfasi sugli stessi processi cognitivi della IA, hanno condotto la cibernetica a riconsiderare, non solo la 'natura' dell'oggetto di studio, ma anche del soggetto e delle modalità di osservazione, quindi il rapporto soggetto/oggetto . Il soggetto conoscente diviene oggetto di osservazione. E' il passaggio ad una cibernetica di secondo ordine : una cibernetica della cibernetica.

H.von Foerster. postula la necessità di considerare i sistemi osservanti , oltre a quelli osservati. L'autoreferenzialità dei sistemi viventi osservati è propria anche del sistema vivente osservante. Che si tratti di astronomia o di fisica, l'osservatore fa parte dell'universo studiato; in biologia o in psicologia, l'osservazione ritorna sull'osservatore, in quanto essere biologico e psicologico; in sociologia, l'osservatore fa parte del sistema studiato, in quanto essere sociale.

L'includere l'osservatore nell'osservazione porta a considerarne il processo di costruzione dell'oggetto e la scelta del punto di vista del soggetto: è l'osservatore che decide in cosa consiste il sistema osservato, che traccia il confine tra sistema e ambiente . Come in logica non si può mantenere una rigida separazione di livelli, poiché una classe può sempre essere membro di una classe più ampia, ed un suo membro può costituire, a sua volta una classe; nella teoria dei sistemi dobbiamo considerare un sistema come possibile parte di un sistema più ampio, e le sue parti possono essere, a loro volta, sistemi; dunque un sistema è contemporaneamente un sottosistema ed un sovrasistema, cioè un plurisistema (Ceruti).

E' però l'osservatore che stabilisce i confini e la gerarchia, e sceglie quale livello studiare, adottando un particolare punto di vista; modificando tale punto di vista, egli ristruttura i confini e i rapporti inter e intra sistemici.

La considerazione, da parte dell'osservatore, della propria osservazione, gli mostra la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili; ma gli mostra anche l'ineludibilità dei vincoli che l'essere un sistema biologico, psicologico e sociale pongono alla possibilità e capacità di osservazione.

Beato chi per curiosità interesse bisogno desiderio guarda alla vita qualunque e comunque come un ricerca … ha compreso lo scopo del suo cervello e dell'intelligenza che sprigiona … raggiungere se stessa …

Raggiungere l'infinito complessità che costituisce cervello ed intelligenza attraverso la coscienza …

La coscienza è la più grande magia che conosciamo è in cui siamo immersi costantemente, la coscienza cerca il motivo della sua esistenza nella complessità di un cervello infinito nelle sue connessioni e se anche non lo troverà mai sarà soddisfatta di questa ricerca continua. Chi non è curioso e gioiosa di questa vita subisce la coscienza e sta male!

Noi esseri viventi, chi più chi meno, siamo dei grandi ricercatori e per questo sfidiamo le aspettative sognando e pensando …

Con l'ipnosi, lavoro con gli stati mentali per la precisione, il tuo cervello continua a lavorare, mappare, creare algoritmi, minime operazioni, programmi per ottenere attenzione, selezione, decisione, ulteriore contemplazione ….

Durante questa attività si attivano tutti e tre i livelli di coscienza, cognitivo, fisico ed emotivo.

I livelli di coscienza posson esser minimi o massimi in un percorso verticale (ipnosi verticale) dalla veglia al sonno …

Me se si vivono dei Sè differenti ci si. sposta in modo orizzontale nel tempo e nello spazio sognando e pensando mondi differenti. … lo stato di coscienza o stato mentale fluttua come su un piano cartesiano in modo verticale ed orizzontale fino a generare una spirale che è l'operazione autobiografica dov'è ti racconti la storia in cui ti trovi ad operare, a vivere … un algoritmo molto complesso che processa la sua stessa esistenza … algoritmo autopoietico…

L'autobiografia che usa linguaggio e memoria è la terza componente dello spazio mentale … la tridimensione orizzontale verticale e «astrale» profondità ….

Noi viviamo nella nostra storia, una storia che abbiamo creato sommando tanti algoritmi, minime procedure operative, con i quali affrontiamo quotidianamente la nostra esperienza di vita, ogni algoritmo ci permette di superare un problema, analizzare una situazione, fare delle considerazioni, pensare, decidere, risolvere, rimandare, affrontare…

L'algoritmo ha a che fare con il metodo, è il modo con cui costruiamo una via, un cammino, quando ti poni una domanda hai creato un algoritmo che cerca di completarsi attraverso altri algoritmi, la consapevolezza la ottieni attraverso le tre coscienze, base, relazionale ed autobiografica, solo le tre coscienza insieme ti permettono di completare la tua coscienza nell'insieme.

In un'intervista a «Le Monde» del 18 febbraio 1999, Varela dichiara:

«dall'età di 9 o 10 anni, una sola domanda mi tormentava: come comprendere il rapporto fra il corpo, così «fisico», così pesante e il mentale, vissuto come effimero quasi «atmosferico»»

Il dualismo fra mente e corpo è superato da un'ottica che considera le relazioni, come si legge in un'altra intervista per l'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche del 7 gennaio 2001 sempre Francesco Varela dice:

«La nostra identità in quanto individui è di una natura del tutto peculiare. Da un lato si può dire che esiste. Mi dicono: Buongiorno, Francesco, ed io sono capace di rispondere, di avere delle relazioni con gli altri. Dunque c'è una specie di interfaccia, di collegamento [couplage] col mondo, che dà l'impressione di un certo livello di identità e di esistenza. Ma al tempo stesso questo processo è di natura tale che appunto, come in tutti i processi emergenti, io non posso localizzare questa identità, non posso dire che si trovi qui piuttosto che là, la sua esistenza non ha un locus, non ha una collocazione spazio-temporale. È difficile capire che si tratta di una identità puramente relazionale e così nasce la tendenza a cercare i correlati neuronali della coscienza, per trovarli nel neurone 25 o nel circuito 27. Ma non è possibile, perché si tratta di una identità relazionale, che esiste solo come pattern relazionale, ma è priva di esistenza sostanziale e materiale. Il pensiero che tutto quello che esiste deve avere esistenza sostanziale e materiale è il modo di pensare più antico della tradizione occidentale ed è molto difficile cambiarlo.»

Nella stessa intervista Varela affronta anche il tema della coscienza:

«Non posso separare la vita mentale, la vita della coscienza, la vita del linguaggio o la vita mediata dal linguaggio, l'intero ciclo dell'interazione empatica socialmente mediato, da ciò che chiamo coscienza. Dunque ancora una volta tutto questo si svolge non all'interno della mia testa, ma in modo decentrato, nel ciclo. Il problema del Neuronal Correlate of Consciousness è mal posto perché la coscienza non è nella testa. Insomma, la coscienza è un'emergenza che richiede l'esistenza di questi tre fenomeni o cicli: con il corpo, con il mondo e con gli altri. Naturalmente il cervello mantiene un ruolo centrale, poiché costituisce la condizione di possibilità di tutto il resto, il che però non toglie che, così come era impossibile parlare di una relazione materiale in senso proprio a proposito della rete immunitaria, allo stesso modo è impossibile credere che in questo o in quel circuito cerebrale risieda la coscienza.»

Per me semplicemente la coscienza è tutto quello che percepisco, sento è penso di vivere, è un'esperienza relazionale tra Sé differenti il cui risultato è ciò che vivo. Dunque lavorare con questi stati mentali, questi Sé differenti è fondamentale, i Sé devono essere coordinati tra loro, devono incontrarsi non scontrarsi, in modo da sviluppare un identità protagonista, nel concetto liberale autentica, che paga il prezzo della responsabilità a favore della piena ed autentica soggettività, porto il peso del mio Io ma ne godo i meriti, ed io credo che il dialogo interiore Pscobioemotivo permetta di ottenere questo incontro.

domenica, agosto 27, 2017

Intelligenza e coscienza: divorzio o rappacificazione? Marco Chisotti.

Intelligenza e coscienza: divorzio o rappacificazione? 
Marco Chisotti.

«Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.» Aristotele.
Intelligenza e coscienza sono due temi che continuano a girarmi in testa, ora mi sembra di intuire che c'è una ragione per cui si sono intasati nel mio pensare. Il mix che nasce da queste due esperienze è la vita! La vita umana intendo, perché di intelligenze e consapevolezze se ne possono avere di vari tipi, i computer, quelli sofisticati che oggi sempre più risolvono i nostri problemi con un semplice algoritmo, possiedono coscienza ed intelligenza, sicuramente l'intelligenza di un computer è più facile da comprendere, è la parte più espressiva del suo funzionamento, o computer è molto intelligente, intendendo per intelligenza quella capacità pratica di risolvere problemi, e quindi adattarsi meglio alla vita. Oggi un computer possiede una sua coscienza dal momento che è in grado di auto riferirsi, apprendere dalle proprie esperienze, e, infondo, raccontarsi una sua storia delle esperienze vissute.
In noi umani convivono diverse intelligenze e coscienze, c'è un Sé cosciente alla base della nostra esperienza fisica, che agisce in modo intelligente con tutta la sua potenzialità ed esperienza, il nostro cervelletto ne è un esempio, è una delle parti del nostro cervello più fitta di connessioni nervose. Ma in noi esiste anche un Sé cosciente che ci lega alle persone ed alle cose in modo affettivo ed emotivo, che sfrutta l'intelligenza relazionale e sociale, le nostre abilità ad auto soddisfarci nella relazione con gli altri. Ma l'essere umano è molto più complesso possiede un Sé autobiografico che sfrutta le nostre qualità linguistiche e mnemoniche, introducendoci nella storia, nella narrazione a cui apparteniamo e che ci appartiene.
Mi rendo conto facilmente della grande complessità a cui attingiamo quotidianamente, ma noi non abbiamo necessità di questa coscienza complessa ed a tutte le sue conseguenze, può bastarci pensare a quanto l'esperienza intelligente possa primeggiare sulle nostra coscienza.
Considerando l'intelligenza e coscienza possiamo semplicemente pensare il corrispettivo tra funzione e scopo, andiamo ad esempio ad analizzare il processo che sta alla base delle nostre decisioni, prendendo in considerazione il pensiero di Aristotele, lui parla di coscienza introducendo il concetto di causa, esistono due cause fondamentali nelle nostre decisioni, la causa efficiente e la causa finale, il fine, lo scopo devono guidare le nostre decisioni e le nostre scelte, l'efficienza segue, se considero quale mezzo sia migliore per raggiungere Roma, posso fare molte scelte in merito, l'auto, l'aereo, in treno, nessuna di queste scelte risulta però vincente, funzionale, se non ho deciso prima di voler andare a Roma, la causa finale deve sempre anticipare le cause efficienti, coscienza ed intelligenza cominciano ad incrociare un potenziale differente tra loro, una danza di funzionalità e scopo.
La coscienza è la prima esperienza fondamentale a cui far seguire gli atti intelligenti, solo che la coscienza stessa è una forma di intelligenza e dunque non potendo prescindere dai mezzi con cui io analizzo me stesso, la mia intelligenza, per dire ciò di cui ho bisogno, desidero o ho necessità, sono costantemente processo intelligente anche quando analizzo la coscienza di me stesso.
Credo che si possa alleggerire la cosa con un altro esempio, il voler raggiungere la luna da parte dell'umanità negli anni 60 ha spinto i migliori scienziati a studiare un modo per arrivarci, partendo dal metodo copernicano, la Terra gira intorno al Sole, nel fare i calcoli balistici per raggiungere il nostro satellite, i calcoli erano troppo complessi, dal momento che la terra continua a muoversi. Solo prendendo in considerazione il vecchio metodo tolemaico si è potuto ovviare al problema della complessità, facendo finta che la terra fosse ferma i calcoli, a quel punto, sono risultati funzionali, e, sebbene molti possono ancora dubitare che l'uomo sia veramente stato sulla luna, io sono convinto che i nostri piedi umani siano stati sulla luna, grazie a questa operazione di semplificazione, e banalizzazione dei calcoli si è potuto raggiungere la luna.
Credo che il dilemma intelligenza o coscienza si può risolvere semplificando questa complessità con un dialogo semplice e funzionale rivolto al proprio mondo interiore, il dialogo con l'inconscio, si può avviare al problema se andare nella direzione dell'intelligenza, o se puntare nella direzione della cosciente, credo che risultato migliore sia negoziare con quel Sé interiore che definiamo inconscio.
È la storia che ci raccontiamo che deve anticiparci il desiderio di continuare essere protagonisti della nostra vita, una vita a nostra misura, lo sviluppo tecnologico deve seguire le nostre intenzioni, le nostre volontà, e non andare verso l'efficienza, perdendosi la propria coscienza.
Credo che si debba imparare a pensare, come si impara a leggere, scrivere, fare i conti, pensare non è semplice, il pensiero è pieno di trappole, l'ipnosi lo mette in luce sistematicamente, pensare è un'arte che va coltivata, abbiamo la capacità innata di imparare il linguaggio che usiamo, abbiamo un'innata capacità di memorizzare le esperienze, siamo portati al Sé autobiografico, A raccontarci la storia in cui ci troviamo a vivere, ma siamo all'inizio di questa complessa esperienza di vita. Le storie non sono mai banali, sono la conoscenza che ci obbliga, sono le aspettative che si auto avverano del nostro vivere, del nostro impegno, del desiderio, della volontà, queste storie sono la nostra vita e non possiamo lasciare che queste storie raccontino la vita di qualcun altro, devono raccontare la vita che noi vogliamo.
Se non ci impegniamo a considerare il fatto che coscienza e intelligenza vadano coltivate in un preciso equilibrio, in cui desideriamo vivere, la tecnologia impugnerà per noi la decisione, infondo lo sta già facendo, gli algoritmi vincono su di noi con una forma intelligente molto efficace, ed efficiente, noi dobbiamo tenere in chiaro il perché vivere e mettere subito di seguito il come vivere.
Detto così sembra poi semplice, ma la complessità che dobbiamo affrontare sta proprio nel nostro mondo interno, queste cose che riguardano intelligenza e coscienza sono fenomeni descrittivi, di tipo cognitivo, danno forma alle cose, la vita è altro ancora, noi viviamo in un processo, é il processo che segna la nostra vita, il processo attinge dalle esperienze fisiche, dalle esperienze cognitive, dalle esperienze emotive.
Ora il nostro corpo fisico ha una sua dimensione biologica, capirne il miglior funzionamento è relativamente semplice, basta avere dei modelli funzionali di confronto per stabilire se sta bene o se non sta bene. La nostra intelligenza cognitiva è complessa, ma comunque ha dei limiti di funzionalità nella logica, e fino a che rimane nella logica e prevedibile, per certi versi si mantiene funzionale. Sono le nostre emozioni le più difficili da essere inquadrate, hanno la meglio sul nostro fisico, e sulla nostra intelligenza logica me, in fondo hanno il compito di essere la nostra vita.
Quando vogliamo aiutare qualcuno non possiamo dimenticarci che le persone possiedono un'intelligenza ed una coscienza, l'intelligenza parte dal corpo e si sviluppa con la cognizione, il bambino attraverso la sua esperienza corporea costruisce la realtà, poi, in un secondo tempo, astrae la sua esperienza raccontandosi le storie, la coscienza parte dalla consapevolezza delle esperienze fisiche, le percezioni, e condendole di memoria e linguaggio ci porta alle emozioni.
Beh sono convinto che sia meglio una rappacificazione tra coscienza ed intelligenza, ma solo attraverso una storia a lieto fine questo è possibile, il lieto fine è saper mettere in luce qual è l'obiettivo che si desidera raggiungere, e non star dietro all'efficienza di un mezzo, trovare il fine della vita sta nell'arte del pensare, arricchirsi di una conoscenza antica, come la filosofia, ed introdurla in una scienza moderna, la cibernetica, fino a trovare un giusto mix che ci avvicina e ci fa sentire uniti verso lo scopo del vivere comune.
«Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio… perfino l'amore e l'odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale.» Gregory Bateson

giovedì, agosto 24, 2017

Desiderio libero arbitrio e la favola dell'uomo moderno. Marco Chisotti.

Desiderio libero arbitrio e la favola dell'uomo moderno. Marco Chisotti.

Chi conosce la musica può vedere dietro a questi grafici una sonata per flauto dolce molto semplice utile per imparare ad usare lo strumento, o una la canzone dei Beatles … lascia che sia. Quando siamo nati non ci hanno dato uno spartito da seguire, nessuno ricorda uno spartito preciso come questo, ma senza rendercene conto, ed io sostengo tuttora senza rendercene conto, sappiamo cosa dobbiamo fare, non sempre è vero, ma qualcosa facciamo sempre, e sappiamo anche quando «Let it be!». Io mi sono accorto, per esempio, di saper scrivere meglio se detto le mie parole al computer, questo non fa di me uno scrittore, mantiene in me l'animo dell'oratore, considero questo uno escamotage della mia intelligenza, ogni tanto ci litico con il mio iPad, scrive cose diverse da quelle che gli detto, ma è poco tempo che ha sviluppato questa grande competenza, pochi anni da che comprende ciò che gli dico e lo riporta per scritto, molte volte interpreta al posto mio e rileggendo considero migliore la sua interpretazione a quello che stavo dicendo e lascio la sua. Simpatico questo mio incrocio uomo macchina non trovate? Presto sarà una cosa normale dettare ciò che vogliamo scrivere, ne sono convinto come è stato normale passare dalla macchina da scrivere al computer, il computer a memoria di quello che scrivi la macchina da scrivere no, entrambi usano il linguaggio dei caratteri come interfaccia, ma solo il computer ricorda. Avendo molti problemi legati alla memoria ho avuto molti problemi a considerarmi uno studioso, mia idea di studioso non reggeva, dimenticavo con troppa facilità quello che stavo facendo, c'erano sempre cose più interessanti da fare che studiare alla vecchia maniera, ci ho messo molto tempo a capire che studiare era allenarsi allo studio, rimanere per un tempo sufficiente perché potessero avvenire delle cose pur ripetendo sempre le stesse. Oggi studio volentieri con la convinzione di capire come sono fatto, e come sono fatte le persone che stanno attorno a me, non so se questa è la storia che mi racconto, ma sicuramente questo è ciò che sto facendo.
Sinceramente a questo punto la mia testa avrebbe già preso una strada differente ma cerco di rimanere su un tema alla volta per rendere esportabile il mio pensiero. Combatto continuamente con domande a trabocchetto nelle quali, non trovando risposte, naufrago, c'è chi va in barca vela per avere per avere le stesse sensazioni, diciamo che a me costa molto meno farmi domande che andare a solcare i mari. È quanto meno divertente seguire la mia organizzazione mentale, non sempre posso parlare di organizzazione, sarebbe meglio parlare di esperienza mentale, come dice la conoscenza, almeno quella epistemologica, lo studio della conoscenza per l'esattezza, per conoscere ci vogliono due coscienze una che fa le cose, l'altra che dice come aver fatto quelle cose. Esistono almeno due sé, Uno che vive le esperienze, il sé esperienziale, che non ha memoria, ma registra la differenza tra i vari picchi di esperienza, ed Uno che vive la storia, possiede molta memoria che lega continuamente alla storia che racconta, alle volte è Uno a scegliere alle volte è l'altro Uno, come diceva mia figlia quando ha imparato a comunicare, Uno e l'altro Uno al posto del secondo, non ce n'è uno più importante dell'altro anche se, tendenzialmente, il sé narrativo vince, dal momento che é in grado di giustificarsi agli occhi degli altri ed a se stesso.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi cosa c'entra il desiderio ed il libero arbitrio? Io credo che noi non possediamo libero arbitrio dal momento che il libero arbitrio deve essere assoggettato a un unico sé per essere tale. Non ho mai visto due liberi arbitri dare la sensazione di guidare una persona, a questo punto per me subentra il desiderio come forma massima di aspirazione, decisione, volontà, mi rifaccio al concetto di desiderio di Lacan, il desiderio come massima aspirazione alla propria vocazione interiore. Tutti quanti possediamo più di un sé, il concetto di individualità non regge più, per vivere però abbiamo bisogno di riferirci a un unico «esserci» su questa terra, almeno uno alla volta, in effetti siamo liberi di cambiare, ma nel tempo, dandoci il tempo di giustificare il nostro cambiamento, non solo agli altri, ma sopratutto a noi stessi. Il cambiamento credo che sia semplicemente cambiare il proprio sé dominante, quello che per certi versi suggella il nostro io, l'idea di noi stessi, la nostra guida momentanea.
Sento che sta subentrando il mio sé narrativo ed il mio bisogno di dare un senso compiuto alla mia storia. Si può vivere tranquillamente con il proprio sé esperienziale, ma se si introduce l'idea della crescita personale allora è inevitabile entrare nel sé autobiografico. Siamo dunque il frutto della nostra storia? Non la storia con la logica e la cronologia, ma la storia di quello che crediamo di aver vissuto, la storia che ci raccontiamo, la storia che ascoltiamo ogni volta che scegliamo, decidiamo, la domanda era retorica la risposta è qui, quando parliamo di noi stessi parliamo attraverso la nostra storia, la nostra forma definibile solo attraverso memoria e linguaggio, quando viviamo siamo nel processo, il nostro vivere esperienziale, dove si perde la cognizione del tempo perché il tempo dimora nella nostra storia cronologica.
Il linguaggio non è semplicemente denotativo, è costruttivo, costruisce la realtà che viviamo, ma non si ferma ad essere semplicemente una costruzione, la storia che, attraverso linguaggio, costruisce la realtà che descriviamo è evocativa, evocare vuol dire letteralmente chiamare fuori, come elevare qualcosa su tutto il resto, il nostro sé evocativo è qualcosa che noi rileviamo come un noi stesso sugli altri stessi possibili, noi desideriamo essere non scegliamo ne vogliamo, desideriamo perché desiderare e la migliore espressione evocativa di tutti i nostri sé.
Il buon senso mi dice che l'articolo potrebbe finire qui ma il mio senso compiuto mi fa continuare, ora non so dirvi se il buon senso è esperienziale o narrativo, né se il mio senso compiuto é narrativo o esperienziale, alla fine il fatto che continuo a dettare è ciò che conta, non quello che penso o penso di aver pensato di dover pensare che conta. Dal momento che la coscienza ha che fare con la somma di molte funzioni tra loro connesse, pur noi avendo un'unica sensazione e percezione e memoria della nostra coscienza, il lavoro che la nostra mente, PsicoBíoEmotiva, fa per noi è quello di darci un senso compiuto, coerente ed unico del nostro vivere. Quando affrontiamo un'esperienza con la paura si affacciano alla nostra mente decine e decine di pensieri che rallentano e distorcono il nostro processo, la paura è frutto di un sé narrativo, il se esperienziale sa cosa va fatto, ma ha più difficoltà ad apprendere modi diversi di essere, l'apprendimento ha che fare con la storia che ci raccontiamo, è legato al mito, alla magia, alla fede, ed alla ragione, l'apprendimento ci cambia, anche se attinge a piene mani dall'esperienza, è sensibile alla nostra storia, quella che ci raccontiamo naturalmente, ma anche artificialmente.
L'ipnosi è un'esperienza trasversale rispetto al mondo esperienziale, quello che viviamo, ed al mondo narrativo, quello che ci raccontiamo di aver vissuto, naturalmente la memoria vince sull'esperienza, in questo molte volte le esperienze non insegnano, ma dal momento che l'ipnosi è un'esperienza che lavora con stati di coscienza differenti, esperienziali e narrativi, allora è l'anello di congiunzione tra l'essere ed il fare, è ciò che dà natura al nostro esistere. L'ipnosi riesce a farci concentrare in modo continuativo su un'unica esperienza alla volta, rendendo il nostro gesto puro, mantenendoci in una condizione di flusso, un vuoto esistenziale dove ha spazio unicamente la nostra esperienza, solo in un secondo momento, attraverso un dialogo interiore, dove l'interlocutore é il nostro inconscio, ricostruiamo il sé biografico, in modo autobiografico, da qui in poi cominciamo ad «esistere», ma questa che vi ho raccontato è la favola dell'uomo moderno, può non piacere l'automobile, ci sarebbe magari piaciuto più andar a cavallo, può non piacere lo smartphone, ma la conoscenza obbliga, la visione di Steve Jobs ha cambiato il mondo dove viviamo e non è possibile tornare indietro, la favola dell'uomo moderno passa attraverso le neuroscienze e l'approccio con gli stati mentali, pur non dimenticando l'esperienza fisica, unisce inevitabilmente la narrazione con l'esperienza dandoci emozione, l'emozione è l'evocazione necessaria al vivere. Le neuroscienze, attraverso i nostri stati mentali, mettono in luce le esperienze che declinano in noi desiderio e libero arbitrio, sono la favola moderna inevitabile, chi non cambia passo fa la fine di chi ha continuato a leggere il manifesto non accorgendosi che la rivoluzione industriale aveva cambiato per sempre il mondo, è inevitabile che il nostro sé tecnologico, attraverso i social network ed affini, ci cambi il nostro sé biografico a spese del nostro sé esperienziale, credere per essere … essere per credere, ma meglio ancora «Let it be», che tradotto col mio pessimo inglese dice: «Fregatene», vivi e let it be.

mercoledì, agosto 23, 2017

La meravigliosa attitudine a pensare, ricordare, creare: la vita nell'immaginario. Marco Chisotti.

La meravigliosa attitudine a pensare, ricordare, creare: la vita nell'immaginario. Marco Chisotti.

La nostra abilità nel pensare ricordando e creando dell'immaginario ci rende capaci di creare un mondo, il mondo è l'emergenza, il disvelamento delle abilità cognitive della nostra mente, come corpo, cervello ed emozioni.
Con i nostri 86 miliardi di neuroni e le infinite possibilità di collegamenti, accorpamenti, congiunzioni possibili, se pensiamo che le infinite possibilità delle mosse possibili in una partita di scacchi è stato calcolato equivalgono a 1 seguito da 273 zeri, un numero di combinazioni che supera il numero degli atomi nell'universo conosciuto, e i pezzi del gioco degli scacchi sono definiti in 32 pezzi totali in una scacchiera di 64 posizioni, mentre i nostri 86 miliardi di neuroni hanno praticamente un numero infinito di possibili combinazioni tra loro.
Mi affascinano i numeri, non li amo particolarmente, ma fanno capire le dimensioni e comprendere le differenze, quello che ci manca è un termine di paragone tra noi e la conoscenza che ci sembra infinita. Quello che non teniamo in considerazione è che la conoscenza è un prodotto della nostra mente, intendendo con mente il complesso di elementi, cervello corpo ed emozioni, mentre la nostra mente costruisce per noi il nostro mondo, noi dimentichiamo che il mondo per come noi lo conosciamo è un nostro prodotto, e lo viviamo come assoluto, non come un'esperienza relativa alla nostra essenza. Il secondo principio della cibernetica è molto chiaro a riguardo e dice che noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, seppur il nostro mondo, per come lo pensiamo funziona, ci da dei risultati, tutta la nostra vita gira intorno ai prodotti di questo nostro mondo, è sempre il prodotto della nostra mente.
Cosa succede nel momento stesso che non ci sono termini di paragone possibile? Intendo dire dove va a finire il nostro pensiero nel momento stesso che pensa senza confrontarsi con nulla oltre se stesso?
Noi siamo in grado di pensare, ma il nostro pensiero non è altro che una manifestazione di un esperienza intelligente, senza termine di confronto noi definiamo un assoluto, il pensiero tende all'assoluto, l'unica limitazione è il confronto nel pensare con altri pensieri, o meglio con altri pensatori, che però essendo come noi non sono altro che pensatori che producono loro pensieri, tendenti anch'essi all'assoluto.
Il mio intento non è creare un contesto filosofico, non farei altro che chiudermi nel mio pensiero, voglio solo considerare la nostra meravigliosa attitudine a creare mondi, con linguaggio e memoria, e a venderli come assoluti, reali a prescindere dal confronto, un confronto che non è possibile dal momento che i pensieri possono solo confrontarsi con altri pensieri prodotti a loro volta da menti pensanti, tali menti potranno anche di venire un giorno artificiali, quantunque non cambierà molto sarà sempre la produzione di una «verità» parziale, prodotto della nostra mente.
Per questa ragione molto semplice e pragmatica, dove la logica mi mantiene in un senso compiuto di realtà, mi sento di credere, e nel momento in cui credo costruisco qualcosa che non può esistere al di fuori del mio pensiero cosciente. La coscienza è alla base della conoscenza, senza coscienza non c'è conoscenza, il conoscere è un atto soggettivo derivato da una conoscenza collettiva, che può trovare un confronto unicamente in pensieri costruiti similmente, non può esistere un elemento esterno che possa decretare una verità come assoluta, ogni verità ed era per quanto è sostenuta da uno o molti che la credo tale.
Appurato che la nostra è un'esperienza non comparabile oltre al livello umano, dei nostri simili, non ci rimane che vivere di un pensiero relativo, nel pensiero relativo esistiamo, perché abbiamo coscienza dell'esistere, viviamo perché abbiamo la consapevolezza, attraverso nostro corpo, del vivere stesso, sentiamo la vita perché amplifichiamo il nostro vivere, trasformando le nostre sensazioni in emozioni.
È precisamente nella nostra coscienza autobiografica che noi completiamo l'essenza di noi stessi, la coscienza, a livello di memoria e linguaggio, prende un tono talmente elevato da sostenere se stessa. Coi mezzi attuali oggi a disposizione dei più, siamo in grado di donare ad ogni singola persona la capacità autobiografica, siamo in grado di vivere nella nostra storia personale, e lo possiamo fare senza bisogno di scomodare gli antenati, né di evocare i pronipoti, lo possiamo fare senza bisogno di confronto.
La cosa interessante è vedere come il senso compiuto di realtà, senso comune condiviso, sia in grado di tenerci uniti in un ideale di storia possibile, abbiamo la possibilità di raccontare storie le più strane e diverse, ma essenzialmente ripetiamo le storie che sentiamo, che riconosciamo, solo alcuni sono in grado di raccontare storie che vanno oltre i confini del mondo conosciuto, sono i visionari, sebbene siamo un po' tutti in grado di sognare, aprire visioni possibili del mondo, solo alcuni sono visionari che creano un mondo dove ancora non c'è.
La visione contingente del nostro mondo, una visione senza confronto, oltre al nostro pensare condiviso, rende difficile trovare elementi di verità condivisibili, i mondi possibili sono talmente tanti che è arduo definirne uno sugli altri, sarebbe importante ad esempio pensare al mondo fisico in cui viviamo, ai limiti entro i quali continua esistere, oltre i quali verrà distrutto. Sarebbe utile dedicarci a questo mondo per preservarlo della sua distruzione, ma questo confronto è legittimato unicamente da una scelta orientata al futuro, orientata alla vita di chi verrà, mentre noi siamo molto legati alla nostra vita contingente, pochi possono permettersi di pensare a un futuro, pochi sentono la forza di questo confronto.
In assenza di confronto tutto è possibile, è possibile che ci sia un mondo oltre la vita terrena, o non è possibile, il pensare l'una o l'altra esperienza non ci cambia la vita contingente più di tanto, sicuramente ci viene naturale fermare chiunque voglia, vedendo a un paradiso oltre la morte, toglierci la vita e trascinarci in quell'aldilà. Le religioni si basano tutte su queste proiezioni di mondi possibili senza confronto, si basano sulla fede, ma la cosa interessante è che noi siamo costantemente immersi in una fede, una fiducia costante nel nostro mondo.
Credo che la nostra coscienza, limitata o illimitata che sia, è una necessità, nata forse come risposta evolutiva, oggi è alla base della nostra struttura sociale, alla base del nostro vivere. La coscienza, l'esperienza del nostro stato mentale, del nostro essere, è una esperienza a cui noi siamo portati per la struttura stessa del nostro cervello, la coscienza è dunque struttura dipendente, ma capace di vita propria, dal momento che è in grado di pensare creando mondi immaginari nel linguaggio e nella memoria. Sono poche le esperienze che si conoscono a livello di coscienza, l'ipnosi è sicuramente la prima esperienza che l'umanità ha conosciuto e provato rispetto al vivere in uno stato di coscienza. ad oggi è la prima esperienza che ci permette di creare un mondo attraverso un confronto ideale. Possiamo sognare un mondo, prendere consapevolezza di quello che ci serve per crearlo, e realizzarlo, sogniamo un mondo molto spesso copiandolo dall'esperienza degli altri, per imitazione, alle volte creiamo un mondo copiando il nostro immaginario costruttivo, in questo caso creando il nuovo. E creativi sono in grado di vivere uno stato di coscienza alternativo a quello condiviso, in questo modo vedono sentono e percepiscono cose che, seppur sotto gli occhi di tutti, solo lo riescono ad usare. Lavorare con l'ipnosi, con gli stati mentali, ci permette di prendere coscienza dei meccanismi alla base della vita, prendere consapevolezza reale può nascere da un confronto immaginario con un io interiore alternativo, un nostro inconscio mondo.
Credo che, al momento attuale, la risorsa migliore che possediamo sia la possibilità di creare un altro io interiore col quale confrontarci, un io incrocio, che ci permette di creare la misura del nostro divenire, che rende affascinante la nostra migliore attitudine a pensare che possediamo, un inconscio magico nella misura in cui non esiste ma che attraverso il confronto con esso ci fa esistere. Questo credo che sia il traguardo delle religioni, quel dio molto personale che tutti quanti coltivano non è altro che il nostro io, non compiuto, in divenire, un mio ancora in parte inconscio, che poco alla volta diviene espressione di noi stessi. Purtroppo non esiste questo io, se non come prodotto della nostra costruzione, in questo percorso di crescita personale non dobbiamo dimenticare il confronto con l'io dell'altro, con l'io di ogni cosa che ci circonda, solo così possiamo vivere in un mondo ecologico, solo così l'immaginario può rispettare il mondo condivisibile ed ecosostenibile.