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domenica, ottobre 14, 2018

Dalle allucinazioni alle convinzioni: la coscienza prima e dopo ogni esperienza.

Marco Chisotti


La nostra coscienza, o più semplicemente consapevolezza di un proprio Sè, si divide in due esperienze fondamentali: la percezione del mondo esterno attraverso i sensi, e la coscienza di noi stessi, il nostro Sè. 

Il nostro cervello continuamente produce delle previsioni sulle quali basare la percezione del mondo esterno.

In questa fase il cervello compara le percezioni dei suoi sensi con le aspettative, le convinzioni acquisite dalle esperienze passate su com'è il mondo intorno a noi, in modo da poter creare un'ipotesi su ciò che ha generato i segnali che i sensi gli fanno pervenire.

Il cervello non percepisce direttamente suoni, colori, immagini, sensazioni, prima costruisce un'ipotesi di quel mondo esterno e poi corregge l'ipotesi mano a mano che ottiene nuovi elementi percettivi.

In queste due figure è possibile cogliere il lavoro che fa il cervello quando utilizza le sue memorie passate per generare un'esperienza, le lettere A e B sono della stessa tonalità di grigio in verità, ma essendo la B sotto il cono di ombra la B risulta di un grigio più chiaro rispetto alla A.  

Quello che succede è particolare, quando noi non riconosciamo un suono, per esempio, per poterlo comprendere lo dobbiamo contestualizzare, contestualizzandolo riusciamo a capirlo, questo aumenta grandemente la possibilità di comprendere l'esperienza. 

Quello che succede quindi è che la percezione è subalterna alla previsione, piuttosto che essere direttamente dipendente dai sensi.

La percezione dunque funziona in due direzioni: una arriva dall'esterno, l'altra proviene da una costruzione interna legata alle nostre esperienze passate, in grado di generare una previsione, il mix di queste due esperienze ci avvicina alla percezione finale, la realtà che ci sta attorno.

Possiamo pensare che le allucinazioni ad esempio siano una percezione che noi non controlliamo, dove vengono cambiati degli elementi all'insaputa della coscienza, e noi subiamo quegli elementi come dominanti nella nostra percezione visiva.

Ad esempio provate a pensate che in questo momento, mentre state leggendo queste parole, potreste essere in una allucinazione, una speciale allucinazione dove gli elementi che leggete, da me riportati in forma scritta, costituiscono la vostra realtà. 

La cosa magica è che io posso immettere in questo articolo tutto ciò  che voglio, ma quello che rende quello che io dico interessante o meno per voi dipende dalle vostre previsioni, il che è quello per cui state leggendo, oltre a ciò che ho scritto.

Possiamo pensare che il nostro cervello crei delle allucinazioni, corrette in tempo reale dagli organi sensoriali, i quali limitano le ipotesi di queste possibili allucinazioni, la loro viabilità. Definiamo con "viabile" un concetto del costruttivismo, che rende l'idea del più probabile, ed è il più utile elemento che entra in gioco. La viabilità è data da un confine che si viene a creare tra le informazioni esterne e le previsioni interne del cervello.

In questa modalità si può vedere come il cervello, generando ipotesi e valutandole attraverso i sensi nella loro prevedibilità, crei un mondo curioso, interessante, monotono, stancante, a seconda delle condizioni e delle situazioni che noi veniamo mano a mano a vivere.

La vostra lettura è una costruzione continua, attraverso allucinazioni indotte da ciò che io ho scritto, considerandole alla fine reali, e succede che, quando tutti quanti siamo d'accordo sull'allucinazione, la chiamiamo "realtà". 

Sia la percezione che l'allucinazione sono i confini diversi del nostro reale, le allucinazioni sono percezioni incontrollate, e le percezioni sono allucinazioni controllate.

Se prendiamo in considerazione il Sè autobiografico abbiamo la stessa esperienza nella percezione di noi stessi, non più il mondo esterno ma la nostra identità. 

Anche quest'identità è un'allucinazione controllata, generata dal nostro cervello. Ora è facile pensare che la realtà esterna sia percepita in modo distorto dai nostri sensi, più difficile pensare che il mio IO interiore sia ingannato e generi allucinazioni su me stesso. Anche se possiamo dare la percezione di noi stessi come scontata, in verità non è così. Se entriamo nel campo degli stati mentali possiamo percepire noi stessi veramente in modi molto molto diversi, possiamo creare molte ipotesi su noi stessi, generate dal nostro cervello, tutte quante plausibili. 

Ci sono diverse coscienze che partono dall'esperienza corporea, come la coscienza legata a ciò che stiamo facendo, la conoscenza legata alla nostra volontà, la coscienza della nostra identità, una coscienza, ad esempio, ricca di ricordi, interazioni sociali, emozioni, che si vive nel tempo, ed è la nostra storia. 

E facile che la percezione di unicità che viviamo per esempio vada a perdersi generando forti disagi fino ad arrivare a creare problemi mentali, la costruzione del nostro cervello di un'identità unica e stabile è spesso fragile.

Credo che sia questa la ragione per cui tendiamo a sviluppare abitudini, routine, ripetizioni che mantengono   l'allucinazione dedicata all'idea di noi stessi, unica e costante nel tempo.

Se torniamo alla percezione del Sè corporeo anche qui il cervello genera una sua ipotesi di come è il nostro corpo.

La percezione del corpo interno è chiamata interocezione, ed è la sensazione di avere delle parti interne le quali comunicano con il nostro cervello cosa sentono. Alcune parti come la pancia che contiene 500 milioni di cellule nervose, o il cuore che contiene 50 milioni di cellule nervose, sono più sensibili di altre.

L'esperienza della percezione interna del nostro corpo, anche non la consideriamo granché, è molto radicata ed è collegata alla percezione che abbiamo del corpo esterno.

Non percepiamo molto bene e  ben dettagliati gli organi interni - come invece accade con il mondo esterno e i suoi oggetti, e le persone, e il nostro corpo esterno - a meno che questi organi interni non facciano male. 

Quindi noi preleviamo il nostro mondo interno ed il suo funzionamento come un'allucinazione.

In sintesi, l'esperienza del mondo intorno a noi e di noi nel mondo è una serie di allucinazioni controllate, formatesi in milioni di anni di evoluzione per mantenerci in vita in mondi pieni di pericoli ma anche di opportunità.

Noi prevediamo costantemente noi stessi in vita, e da questa considerazione possiamo trarre queste implicazioni.

Come è possibile percepire in modo errato il mondo così è possibile percepire in modo errato noi stessi. Il presupposto implicato è che esista un meccanismo, anche se molto complesso evidentemente, che regola la percezione di noi stessi, quando questo meccanismo non funziona noi possiamo soffrire di depressione, schizofrenia e quant'altro.

La percezione che ho di me non può essere trasferita con facilità in un altro meccanismo pensante, se non attraverso l'empatia, Il nostro è un essere "Psicobioautobiograficosociospirituale" troppo complesso per poter essere previsto da una forma di intelligenza artificiale.

La coscienza umana è solo una delle tante possibili esperienze di coscienza che l'universo intero prospetta.

Il nostro sé individuale, la somma dei nostri 5 Sè, si basa su meccanismi che partono dal corpo biologico simili a tutti gli altri animali. Viviamo in un mondo complesso la cui complessità genera il mondo in cui viviamo e come elaboratore di terzo ordine produciamo l'elaborazione che lavora su noi stessi, così come fa la natura con noi. Viviamo in un mondo di allucinazioni che non sono altro che previsioni di un mondo possibile, e possiamo elaborare al meglio il mondo uscendo alla convenzione che esso sia già dato. 


mercoledì, ottobre 03, 2018

L'Ipnosi dai contesto al contenuto: come sviluppare magia. 

Marco Chisotti

La vera magia dell'ipnosi sta nel non detto, mentre troppo spesso l'attenzione e la preoccupazione vien data al contenuto.  Sembra strano a dirsi ma la vera arte ipnotica è proprio quella di dar spazio all'immaginario creativo della persona, meno parole si spendono è più la persona va alla ricerca trans derivazionale del significato, una ricerca funzionale nella propria esperienza passata. 

Per la precisione il contenuto deve proprio guidare in questa direzione, dar spazio alla creatività della persona di trovare un senso costruttivo e funzionale all'esperienza. 

Due son i motivi che rendono importante lavorare sul contesto piuttosto che sul contenuto:

Dare spazio alla creatività immaginativa della persona, facendola allontanare dal mondo della sua critica. 

Riconoscere il potere terapeutico dell'inconscio, le persone hanno dentro ai propri Sè le risposte, sta a noi metterli nella condizione di trovarle. 

Tu puoi ... tu sai ... tu conosci la risposta, o meglio il tuo inconscio la conosce ... a te il compito di dar fiducia alle risposte che ti arriveranno come suggerimenti, intuizioni ... ecco un esempio di induzione nel contesto  positivo di riuscita e fiducia nei propri mezzi. 

Il contesto parte prima dei contenuti, viene creato fin dalla prima fase orientativa dov'è si sottolinea l'efficacia positiva dell'esperienza che si va a fare, il cosiddetto Pretalk. 

Il contesto genera effettivamente  la giusta aspettativa che ci serve per orientare le persona verso l'esperienza positiva che andrà a vivere. Inoltre permette di preparare il terreno o all'esperienza di cambiamento che ancora non si conosce, dopo una prima fase di preparazione si da spazio all'incubazione, impossibile da comprendere  nei suoi effetti se non si conosce il contesto entro cui avviene. 

Senza il contesto si dice sia impossibile comprendere correttamente un messaggio, nell'esperienza ipnotica, senza il contesto che guida l'esperienza, è impossibile completare l'induzione che deve far transitare la persona dalla suggestione vissuta alla guida ipnotica. 

La Magia risiede nella persona, l'ipnotista può solo guidare il soggetto verso le sue risorse interiori, dando fiducia all'esperienza ipnotica stessa, inoltre, ci si appoggia all'aspettativa di esperienza magica che solitamente ci si aspetta di incontrare con l'ipnosi.     

Il contesto si arricchisce poi dei contenuti, corretti dal contesto stesso, creando così un continuum funzionale dove l'aspettativa favorisce, se non genera, l'esperienza che porta al risultato desiderato. 

Creare magia è creare un'associazione, un rituale che crea il mantenimento di un legame, Ogni volta che si presenta un elemento ne viene implicato un'altro, l'implicazione è, nel processo ipnotico, un atto di congiunzione tra due fatti: se X allora Y o quando X allora Y.

Ogni volta che definiamo un contesto proponiamo uno scenario in cui avvengono delle cose e non altre, definire il contesto vuol dire orientare la persona, ciò che andrà a vedere, sentire o percepire sarà ciò che il contesto le indicherà. 

Un contesto non esiste a prescindere, è frutto di una scelta, una scelta di confini definiti entro i quali svolgere un'azione, per questa ragione non basta avere un contesto, il contesto autodefinito, o sottinteso, implicito, non è un contesto utile, bisogna prendersi cura del contesto perché sia chiaro alla persona, dal contesto scaturiscono suoi pensieri che son parte della sua storia, e quindi parte della sua identità. 

La memoria stessa è contesto dipendente, ricordiamo attraverso libere associazioni, viviamo in una realtà che ha senso proprio perché circoscritta da un preciso contesto di riferimento. 

Ci si concentra tanto sul contenuto dell'induzione ipnotica mentre la vera "magia" del cambiamento è data proprio dall'aspettativa positiva che si viene a creare, rispetto al futuro, e dall'immaginario costruttivo che permetterà di proiettarsi nel futuro, entrambi son aspetti dipendenti dal contesto, il rituale, il momento, le emozioni nel qui ed ora, la capacità di creare simboli e significati. 

Vi voglio far un esempio di contesto che tutti quanti possediamo, l'inconscio, L'attività cognitiva del nostro cervello e solo per il 10% dedicata alla coscienza, il 90% della sua attività è inconscia, ciò vuol dire che il 90% dell'attività del nostro cervello non possiede un contesto di riferimento, per creare un contesto se hai bisogno di una coscienza. Lavorare con l'inconscio vuol dire proporre un contesto di riferimento per l'attività del 90% del nostro cervello. 

La figura dell'inconscio è, a tutti gli effetti, il miglior contesto che si possa pensare e creare, quando è rivolto ad un individuo, a favore di un suo cambiamento costruttivo e positivo. Tutto questo è possibile proprio perché l'inconscio viene creato come contesto che mette in evidenza le qualità di un'amico che ti aiuta, di un'angelo custode che ti protegge e di uno spirito guida che ti indica il cammino da seguire, un contesto di aiuto, protezione e guida è il meglio che si possa sperare per affrontare i cambiamenti che ci riserva la vita. 

Auguro a tutti voi di trovare il vostro inconscio, quel contesto positivo e costruttivo entro il quale vivere al meglio la vostra vita.




sabato, settembre 01, 2018

Perché è facile amare il calcio e molto meno la politica?


Marco Chisotti


Alla fine son arrivato ad apprezzare il calcio, oddio proprio una partita intera la guardo raramente, ma guardo i gol segnati e seguo i risultati, mi faccio un idea di entropia e neghentropia del gioco del calcio. 

Entropia e neghentropia nascono come concetti all'interno della legge sulla termodinamica, (fisica classica), indicano semplicemente ordine, neghentropia, e disordine entropia. 

I termini son  usati anche in ambiti differenti dalla termodinamico, ad esempio in biologia, nello studio di quei sistemi che si evolvono verso stati di ordine ed organizzazione crescenti, la vita è neghentropica quando evolve nella crescita ad esempio, mentre è entropica quando va verso la morte, neghentropia ordine, organizzazione, differenziazione, vita, mentre entropia disordine, caos, indifferenziazione, morte. Accettate la mia semplificazione perché  mi ero promesso di far un discorso semplice, neghentropico, ma alla fine inciampo sempre nella complessità, col rischio di cadere nell'entropia. 

Per tornare al mio discorso iniziale, il calcio è un gioco semplice ed ordinato, un bel esempio di neghentropia. Naturalmente se entriamo nello specifico di un match (partita) allora la squadra che vince è riuscita a tenere la propria neghentropia, mentre quella che perde è in piena entropia. 

Il calcio è tanto amato perché nella sua semplicità ha preso il posto del bene, del pulito ed ordinato mondo in cui vivere. Chi non vorrebbe un mondo così! 

La politica è, al contrario, l'essenza dell'entropia, un mondo complesso che finisce sistematicamente nel disordine, nel caos, nell'entropia appunto. 

La morte, come la distruzione, è sempre in agguato, facile da ottenere, le disgrazie son sempre diverse tra loro, così la sofferenza, il dolore, mentre la felicità è sempre uguale, semplice, bella. 

La vita, pur volendola vedere nella sua semplicità, è complessa e straordinariamente difficile da capire, nella ricerca della felicità noi la semplifichiamo in esperienze semplici, facili da comprendere, chiare ed ordinate, con regole semplici che tutti comprendono ed accettano. Così è in fondo il calcio, un'esperienza di vita semplice, che tutti possono capire, come una "macchina banale", che segue sempre le stesse regole. 

La politica alle volte segue ed alle volte precede la vita, è il tentativo di creare semplici e buone regole con cui vivere; il risultato?   Un gran casino!

La politica è entropia semplicemente perché si propone di affrontare e risolvere problemi non banali, in "macchine non banali", problemi che nessuno vorrebbe mai incontrare, la sofferenza, l'ingiustizia, la perdita, il dolore, la morte, oltre a tutto il resto. 

Una partita di calcio ha un inizio ed una fine, ed un periodo intermedio in cui due squadre cercano di mantenere la propria integrità rimanendo inviolate nella propria rete, il cuore del sistema, quando la palla entra in porta succede che una squadra fa un passo verso il proprio successo,  neghentropia, mentre l'altra fa un passo verso l'entropia, la propria sconfitta.  

L'inizio e la fine nel gioco del calcio son replicabili, ogni volta è lo stesso copione che viene seguito, cambiano solo i risultati. 

Nella vita l'inizio e la fine non sono replicabili, si nasce una sola volta e quando si muore la vita semplicemente lascia il posto alla morte e l'entropia che si produce non è reversibile, non si può tornare indietro. 

In quanto ai copioni, nella vita cambiano sempre e solo alcuni sono desiderati e voluti, molti copioni fan parte di quelle "macchine non banali" che cambiano continuamente la risposta che danno allo stimolo ricevuto anche quando questo rimane lo stesso, la vita è una continua sorpresa, non sai mai cosa ti presenterà. 

In tale scenario la politica cerca di fare del suo meglio nell'affrontare il  lavoro "sporco", nascondere o allontanare dalla vita la sua entropia!

Il calcio, come ogni "macchina banale", si mantiene nel proprio gioco dandoci sempre  partite replicabili neghentropiche, tranquillizzandoci, facendoci sentire compresi, tenendoci così lontano dall'entropia. 

Come terapeuta spesso mi ritrovo ad affrontare, al pari della politica, l'entropia della vita, con persone, che, essendo "macchine non banali", danno sempre risposte differenti alla vita, e ne rimangono spesso come travolti. 

Così mi impegno a trovare metafore, anche calcistiche, che possano alleggerire il peso entropico che ci presenta la vita. 

Chi si trova in un momento neghentropico difficilmente mi cerca in qualità di psicoterapeuta, ma cerca l'ipnosi per curiosità, per conoscere ed avere maggiori risorse da spendere all'evenienza. 

L'ipnosi, se ben impostata, è una grande esperienza che ci regala neghentropia, riuscendo a generare stati mentali vincenti, attraverso le ricerca di quelle risorse inconsce che ci avvicinano alla nostra felicità. 

Spesso l'ipnosi mi viene richiesta proprio per vivere un esperienza neghentropica, positiva, bella. 

Dal canto suo l'ipnosi lavora sull'organizzazione mentale della vita, alla ricerca di un nuovo "ordine" in cui vivere. 

Alla fine per fortuna, fino a che puoi raccontarla, è la vita a vincere, per fortuna o se Dio vuole o per caso la vita continua, anche a costo di cambiare i protagonisti stessi della vita, questa è il suo punto di forza, cambiare le singole persone per mantenere l'umanità intera, in un gioco il più lontano possibile dall'entropia. 


venerdì, agosto 31, 2018

Le alchimie del tempo del modo, del luogo, del chi e del perché.

Marco Chisotti

 

Quando succedono le esperienze? 

Esistono sempre un prima ed un dopo che vanno oltre ad un principio cronologico e causale.

In verità non esiste modo di stabilire quando una catena di eventi inizia o finisce, tutto potrebbe appartenere ad un unico incessante concatenamento di eventi, e tutto potrebbe esser suddiviso in piccole porzioni di esperienza distinte le une dalle altre. 

L'unico modo per uscire dall'impasse è quello di punteggiare "arbitrariamente"accademicamentel'evento, le due cose però non sono altro che ordini differenti di punteggiature.   

Come accadono le cose?

Le cose accadono per come accadono! Solo una tautologia può fermare le possibili ipotesi esplicative sul come avvengono le cose. Dipende tutto dagli occhiali che mi metto, o dal cappello che uso, o dall'abito che indosso. 

Dove avvengono le cose?  

Sono i confini che delineano gli spazi entro cui circoscrivere un evento. Ma i confini sono dettati da convinzioni, credenze, desideri, volontà, la vita intera è mappata da continui confini che si ampliano, si restringono, si modificano continuamente. 

Chi determina il vissuto di un esperienza?

Il protagonista di un esperienza può essere l'osservatore o l'osservato, a seconda della posizione che si prende cambia lo scenario. Contenuto e contesto, figura  e sfondo, ogni esperienza è dettata dall'essere osservatori o osservati di eventi, ma il ruolo non è definito a priori, si definisce piuttosto all'interno della dinamica che si sviluppa tra i protagonisti dell'evento stesso. 

Perché succedono le cose?

perché sono la spina dorsale della causa effetto, la spiegazione alimenta la motivazione o la demotivazione. La nostra ricercè sempre volta alla scoperta della "verità""L'invenzione di un bugiardoci ricorda Heinz von Foerster, abbiamo bisogno di certezze, mentre le certezze non esistono se non come certezze momentanee, transitorie, come nel fluire dell'esistenza la nostra vita è composta da milioni di singoli momenti irripetibili, così le certezze sonouniche e transitorie. 

Il quadro d'insieme che si viene a formare è dunque  più una creazione continua che una composizione staticad'altronde viviamo in una complessità che ha sicuramente delle sue regole le quali però superano la nostra capacità comprensiva

 

L'alchimia del tempo del modo, del luogo, del chi e del perchéè frutto della complessità che spesso porta risultati inaspettati. 

 

"Nei sistemi complessi l'imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciuteEdgar Morin

L'evidente paradosso che viviamo è la ricerca di una verità totale, partendo da noi stessi, piccole particelle, ed avendo una conoscenza parziale di noi stessi.

Non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti. 

In effetti i problemi non sono solo epistemologici, ma non mano che specializziamo la nostra competenza cognitiva, sviluppiamo delle conoscenze specifiche, e siamo portati a vedere, percepire, sentire la vita attraverso i filtri che quella competenza cognitiva ci ha lasciati. 

Esiste una legge universale che indica quanto siamo condizionati dal creare figure professionali a livello sociale, che chiedono di essere utilizzate nello proprio ruolo. Se aumento il numero di poliziotti in una società devo abbassare il livello di tolleranza affinché questi poliziotti possano avere modo di mantenere la loro competenza. 

 

Se aumento il numero di medici o di psicologi devo alzare il numero delle malattie fisiche e mentali affinché queste figure abbiano ovviamente modo di esercitare le loro competenze.

 

Le mie conoscenze, come le mie competenze, dettano regole percettive, cognitive emotive con cui affrontare la nostra vita.

Le abitudini divengono obiettivi, necessità, bisogni. 

 

Ognuno usa gli strumenti che ha imparato a conoscere, guardiamo il mondo con gli occhiali che indossiamo. 

I sistemi educativi e formativi dovrebbero tenere sempre presente il principio della diversità, di quanto ci condizioniamo nella ripetizione, le abitudini mentali divengono stili di vita irrinunciabili.

Dovremmo crescere nel dubbio oltre che nelle certezze, non per indebolire la nostra volontà, bensì per temprarci al cambiamento. Mi è sempre più difficile prendere una posizione, all'inizio pensavo fosse una mia debolezza, mano a mano che passa il tempo e seguono nuove esperienza nella mia vita, cambia per me questa visione,  e la prospettiva di un mio limite si trasforma nel rispetto per la diversità altruiche frena il mio giudizio. 

 

Credo che la vita vada affrontata con debolezza, intendendo per debolezza quella visione relativa della vita, nella quale il rispetto ed il dubbio rimangono alla base delle nostre esperienze.

domenica, agosto 26, 2018

Consapevolezza coscienza ipnosi: la dissociazione quale atto d'origine dello stato mentale della trance. 

Marco Chisotti. 


Esistiamo attraverso un atto di consapevolezza che ci da coscienza del nostro Sé. 

Ciò che diamo per scontato ogni giorno della nostra vita svegliandoci dal sonno è un profondo atto distintivo del nostro Sé che emerge dall'inconscio. 

Attraverso un complesso atto di distinzione, la memoria della nostra identità, noi ogni giorno ci ritroviamo nella nostra vita, non in una vita, ma nella nostra specifica esistenza. 

Ma cosa ci rende capaci di tale esperienza?

Noam Chomsky parla di continuità cognitiva, indicando la nostra capacità di auto riconoscimento malgrado i continui cambiamenti a cui siamo sottoposti, le multiformi sensazioni, emozioni, pensieri, esperienze, astrazioni. 

In fondo noi ogni giorno facciamo decine e decine di esperienze differenti, ma magicamente il nostro Sé domina su tutto riportandoci ogni volta in noi, nella nostra identità. 

Studiando in modo semplice l'operazione che è alla base della nostra identità possiamo renderci conto che è un atto di consapevolezza attraverso la coscienza di un Sé.

La memoria autobiografica, la nostra storia, le sensazioni ed emozioni corporee, la nostra consapevolezza, ci mantengono la persona che siamo. 

A tale complessa esperienza si aggiunge la nostra capacità empatica, la nostra abilità di immedesimazione in Sé differenti. 

Mi dissocio e divento consapevole di comportamenti azioni e pensieri che guidano in diverse esperienze. 

Questa specifico abilità è in grado di modificare in noi i nostri Sé, corporeo, emotivo, autobiografico, relazionale e spirituale. 

L'ipnosi, come processo di auto consapevolezza, ci permette di lavorare a livello conscio ed inconscio sulle parti che compongono la nostra identità. 

L'ipnosi costruttivista prendendo in considerazione il lavoro di Fritz Perls padre della Gestalt e lo psicodramma Moreniano, ha sviluppato un metodo, chiamato semplicemente "Gioco delle parti", che permette l'estensione consapevole dei nostri Sé a nuovi sistemi adattati di coscienza. 

Cambiare è prima di tutto un'esperienza che possiamo agire solo se ne abbiamo consapevolezza, la dissociazione guidata in stato di trance ci permette di prolungare tale esperienza. 

La nostra continuità cognitiva ci permette di mantenere il nostro Sé pur sperimentando Sé differenti. 

Percepiamo per differenze, distinguiamo per comparazioni, esistiamo per coscienza, sperimentiamo la specifica esperienza di un Sé che si impone su tutti gli altri Sé possibili, consci ed inconsci, restituendoci la nostra coscienza consapevole. 

 www.ipnoanalisi.it. 




venerdì, luglio 27, 2018

Memorie e pensieri. Dalla forma al processo - oltre la causa e l'effetto. Marco Chisotti. 

Da 18 anni nel mese di luglio si sussegue il nostro master in ipnosi costruttivista, quasi una tradizione, e proprio nella sua semplicità il modello di fondo si è conservato nel tempo.

La costante di tutti questi anni è sempre stata incontrare persone che per la loro curiosità, per il loro interesse, per la scelta coraggiosa di conoscere la propria psiche attraverso l'esperienza dell'ipnosi, si son dimostrate persone veramente particolari. Sarebbe semplice dire persone intelligenti, se solo si sapesse dire cosa si intende per intelligenza, direi che l'intelligenza è quell'esperienza che ci permette di dare forma al processo della vita,  e che ha bisogno di meccanismi come la causa effetto e la memoria, senza i quali non sussiste. 

Anche quest'anno le esperienze vissute sono state animate ed hanno ottenuto ottimi risultati, si è approfondito la conoscenza dell'ipnosi, dalla sua magia alla sua professionalità.

In particolare tutte le spiegazioni e le esperienze che sono emerse hanno permesso di distinguere una posizione descrittiva dell'esperienza, ed una posizione effettiva del vivere l'esperienza, una forma ed un processo appunto. 

La causa-effetto regola tutta la nostra vita descrittiva, la forma che diamo al nostro mondo, ma non il processo del nostro vivere, che viene propriamente regolato vivendo la nostra vita, non descrivendola. 

Direi che ci siamo dedicati durante il master al processo dell'Ipnosi e le vostre brillanti intelligenze, attraverso domande, risposte, considerazioni e creatività, lo hanno reso possibile, e per questo vi ringrazio. 

La vita è un'abitudine fatta di memorie, per molte delle quali non abbiamo consapevolezza diretta; le persone stesse sono fatte di memorie, delle quali poche sono sotto l'egemonia della consapevolezza. Il nostro pensiero attinge da un lato al ragionamento, tramite le connessioni sinaptiche che con i collegamenti, i legami, le implicazioni, generano spiegazioni e danno forma al nostro mondo. Le memorie, frutto di esperienze, sostengono le nostre azioni, il processo del vivere.  

Immaginate di guardare attorno a voi e di prendere in considerazione pezzo per pezzo tutti gli elementi che compongono la vostra realtà: quella realtà è legata alla vostra memoria, la mappa che riuscite a fare delle cose che sentite e che circondano la vostra persona. Più grande è questa mappa, più grande la nostra memoria, più grande la complessità che affrontiamo di volta in volta. Non solo il cervello ha bisogno di cancellare le esperienze, per far spazio al nuovo, ha bisogno di cancellare anche le mappe, o quantomeno di cambiarle per adattarsi meglio alla vita. 

Tutti voi che avete partecipato al master di quest'anno avete portato le vostre memorie e le vostre esperienze: quanto più siete rimasti legati ad esse, tanto meno avete appreso -  il nuovo richiede che si cancelli il vecchio, almeno in parte, se non si fa si raccoglie poco. 

Difficile dire quale sia il confine tra ciò che possiamo cancellare e ciò che dobbiamo tenere. Non possiamo cancellare certe memorie in quanto esse sono la base del nostro apprendimento, molte routine quotidiane fondamentali devono rimanere perché sia possibile vivere la nostra vita a tutti gli effetti. Quello che mi ha colpito quest'anno nel lavoro del master è stato proprio questo, momenti in cui si è data forma all'ipnosi, e momenti in cui si è vissuto il processo ipnotico. 

Il senso della vita è una percezione, prima che una spiegazione, come tale la sensazione, essendo un processo, non può essere descritta se non dando forma a qualcosa che è diverso, il mondo delle descrizioni va bilanciato dalle esperienze.  È questo il mio augurio, che possiate passare bei momenti fatti di esperienze che possono lasciarvi il senso di una bella forma. Che possiate star bene nel vivere esperienze nuove, in nuovi stati mentali, e che pensiate di chiamarle anche col termine «Ipnosi costruttivista».

Se su un piano cognitivo questo spunti riguardano la mia personale esperienza, sul piano affettivo le cose stanno diversamente, è molto bello creare un momento di condivisione, di conoscenze ed esperienze nel campo dell'ipnosi.

Se su un piano cognitivo questo spunti riguardano la mia personale esperienza, sul piano affettivo le cose stanno diversamente, è molto bello creare un momento di condivisione, di conoscenze ed esperienze nel campo dell'ipnosi. Lavorare con gli stati mentali è una cosa affascinante e particolarmente nuova, con le neuroscienze da un lato e la vita dall'altro.

Così conoscere aspetti diversi di voi, e passarvi contenuti ed esperienze di questo mondo «Ipnosi» è per me sempre una conoscenza unica, un esperienza in grado di regalarmi sempre qualcosa di nuovo. Spero di rivedervi, di avere occasioni con cui dividere il mio mondo col vostro, e lo dico anche a nome di Arianna con la quale ogni giorno condivido tutto questo. Buona estate a tutti a presto.

La vita per come si propone e per come si dispone è un»esperienza unica da viversi intensamente e completamente senza aspettarsi necessariamente un domani…