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domenica, agosto 23, 2015

Perché ........ perché no.
Marco Chisotti.

"E da ultimo vorrei dirvi della morte. È comprensibile che in una civiltà che separa la mente dal corpo, si debba o cercare di dimenticare la morte o costruire mitologie sulla sopravvivenza della mente trascendente (voglio dire:'l'anima').
Ma se la mente è immanente non solo nei canali d'informazione ubicati dentro il corpo, ma anche nei canali esterni, allora la morte assume un aspetto diverso. Il ganglio individuale di canali che io chiamo "me stesso" non è più così prezioso perché quel ganglio è solo una parte di una mente più vasta." Gregory Bateson

Esistono nel percorso della scienza due approcci differenti nel far ricerca ed in particolare nello studiare le funzioni psichiche dell'uomo.
Il primo approccio è quello predittivo, fare diagnosi, metodo utile nel campo medico riduzionista, perché semplifica la cura adeguandone i risultati ad uno scenario finale, sicuramente il sistema predittivo probabilistico ha spesso premiato il cammino della scienza, pensiamo alla ricerca degli elementi mancanti nella tavola degli elementi, o agli sviluppi della teoria della relatività di Albert Einstein.
La mia critica al sistema predittivo è legata alla diagnosi nel campo dei problemi psicofisici, la diagnosi infatti si rivela più un etichetta predittiva, in cui le persone tendono ad identificarsi, che non un sistema di cura, come spesso mi trovo a concludere i discorsi sulle diagnosi per quel che riguarda il terapeuta tendo a dire "Diagnosi perfetta paziente morto", per tutti quanti gli altri "Siamo i migliori profeti di noi stessi".
Ma esiste un altro approccio nel far ricerca in campo psicofisico, quello costruttivo che considera utile costruire la cura, come una guida, una costruzione che tenga in considerazione tutti gli elementi presenti nell'esperienza, utilizzando tutti gli elementi a disposizione, come un unica mente che racchiude corpo e cervello che assieme costituiscono un unità e non la vecchia dicotomia mente corpo, la risultanza della loro attività è l'emergenza di una coscienza come esperienza di vita, stato di consapevolezza ed esistenza.
L'approccio costruttivo è per me l'unico approccio utile a rispettare le funzioni cognitive, il più onesto intellettualmente dal momento che dipendendo completamente da chi lo ha creato e rimanendo sotto la sua responsabilità, esalta limiti e possibilità della mente unica dell'uomo, permettendo di ristabilire l'unione tra cognizione ed azione passando dalla separazione Cartesiana "Cogito ergo sum" al principio estetico di Heinz von Foerster "Agire per conoscere".
Se studio il comportamento di un cane e monitorizzo il preciso momento in cui il cane muove una zampa e prevedo la mossa successiva, ottengo poco in merito alla conoscenza del movimento del cane, solo se riesco a ri-costruire il comportamento del cane ottengo la conoscenza reale del movimento di un cane.
Mi son posto diverse domande su come potesse centrare la struttura orizzontale del nostro cervello, i due emisferi cerebrali, e verticale, il cervello triunico, neocorteccia, paleoencefalo, mesencefalo, del cervello umano, nelle nostre attività cognitive, sopratutto nei confronti dell'esperienza di coscienza.
Ho molte domande che mi pongo rispetto al nostro pensiero cosciente:
Perchè il nostro pensiero si articola su due opposti, giorno notte, bello brutto, grande piccolo, giusto sbagliato, solo perché percepiamo attraverso differenze?
Perché il mondo è strutturato in modo gerarchico, è proprio così o lo vediamo noi così?
Come sarebbe la vita se corpo e mente fossero uniti in modo affettivo e logico?
Come funziona il cambiamento negli Stati d'umore, Stati di coscienza o Stati mentali?
Mi pare di distinguere con queste domande la ragione del cuore dal cuore della ragione.
Tra cuore e ragione ci deve stare equilibrio non posso riempire l'uno senza rafforzare l'altro, ogni sbilanciamento tra sensi e cognizione, azione e pensiero, intelligenza e bontà, produce un indebolimento nella forza vitale e nella resilienza (forza psicologica) personale.
Per la filosofia cinese ad esempio tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang che sono un tutt'uno pur essendo realtà separate.
Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non in senso assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.
yin/Yang: oscurità/luce, luna/sole, notte/giorno, oscuro/chiaro, femminile /maschile, passivo/attivo, freddo/caldo, negativo/positivo, nord/sud, ovest/est, terra/cielo, acqua/fuoco.
Gli emisferi cerebrali, la struttura orizzontale del nostro cervello, ha una logica da cui, credo, si può ricavare la filosofia degli opposti e l'interdipendenza, come per la filosofia cinese yin e yang.
Credo che anche la struttura verticale del cervello si presti a sfumature di tipo gerarchico ad esempio permettendoci di comprendere quanto la struttura cerebrale impatti sulla percezione e dunque sulla cognizione stessa, posso percepire solo ciò che conosco, ma nel percepire e conoscere non vado a modificare solo la mia conoscenza di un mondo, bensì genero un mondo cambiando il sistema di percezione stesso del mondo che vado a conoscere.
La logica del nostro vivere parte da una semplice identificazione: io sono .... a seguire si coniugano tutti gli altri verbi che danno coscienza e volontà al nostro vivere, ma il lavoro non consapevole che è sotteso nel processo del dare forma al mondo stesso è molto complesso.
"La risposta di una cellula nervosa codifica la natura fisica degli agenti che ne hanno causato la risposta. Codificato è soltanto 'quanto' ha avuto luogo in una dato punto del mio corpo, ma non 'che cosa'"
I nostri recettori sono, infatti, secondo Von Foerster, ciechi riguardo alla qualità della stimolazione, reagiscono soltanto alla sua quantità.
"[...] 'la fuori' non c'è luce, né colore: esistono soltanto onde elettromagnetiche; 'la fuori' non ci sono suoni ne musica: solo variazioni periodiche della pressione dell'aria; 'la fuori' non ci sono né caldo né freddo: solo molecole in movimento, provviste di maggiore o minore energia cinetica; e così via. In ultimo, indubbiamente 'la fuori' non c'è dolore." Heinz von Foerster.
Sono i valori le convinzioni le nostre credenze a controllare e decodificare tutto il nostro processo vitale, sono tutto ciò che resta dalle nostre esperienze, un lungo e tortuoso percorso che parte dalle sensazioni ed arriva ad articolare le nostre emozioni.
Ma da dove nasce la consapevolezza o coscienza?
Mi piace pensare che la coscienza, che si articola dalla distinzione all'insieme, ha a che fare in parte con la struttura del nostro cervello, ed in parte dal collegamento neuronale di parti differenti del cervello, infatti durante il sonno si riscontra la perdita delle connessioni tra parti differenti del cervello, perdendo in tal modo coscienza.
Io mi distinguo e controllo la distanza dal resto del mondo, esercito un potere nel controllo fisico e cognitivo della distinzione che ho creato, poi ne tengo il ricordo, la memoria mantiene la mia identità in un sistema coerente, così posso perdermi nel pensiero astratto come parte di un tutto, fino a crearmi l'idea stessa di Dio, la memoria è però viva, subisce il fascino della vita e si modifica passando così da un processo fedele all'ordine iniziale, ad una forma, assolutamente libera d'interpretare la vita, e la coscienza è quel processo che inevitabilmente sfocia in una forma.
Credo che viviamo della fisicità di un mondo concreto, ne abbiamo bisogno, e soddisfiamo così i nostri bisogni.
Viviamo nel processo, nel bisogno di certezze e verità, le nostre personali convinzioni sul mondo e la vita, che abbiamo creato e da cui successivamente dipendiamo, dimenticandoci la loro sterra costruzione.
Cerchiamo un modo di star con gli altri e viver per gli altri, condividiamo tante cose in questo mondo che abbracciamo con una logica chiara e condivisa da tutti.
Dal controllo della nostra vita e della nostra identità e dal mondo coerente e logico che ne scaturisce arriviamo ad immaginare, sognare.
Alla fine pensiamo nella forma, nell'interpretazione, nella metafora, nell'immaginario.
Mi ritrovo e declinare ancora il metodo organizzativo convinzioni/logica/immaginario, penso che il nostro pensiero sia un alchimia psicofisica dove la distinzione tra corpo e mente è veramente fittizia, e ci muoviamo in un processo vitale che va dallo stato di veglia allo stato mentale di sonno passando per sfumature differenti di trance.
Viviamo un processo continuo che va dalle nostre convinzioni fino all'immaginario rimanendo immersi in un mondo logico che ci permette di condividere il mondo e la vita con gli altri, questa è la vera magia dell'esistenza, la forza della relazione che ci mantiene nella condivisione.
La notte corre portandosi dietro tutti i momenti confusi della nostra giornata cercando un momento in cui allineare tutto ed è così che dormire è un po sparire essere senza essere e quando si spegne la magia della coscienza tutto si sospende fino al giorno successivo quando ogni cosa torna ad affollare la mente.
Il sole è appena sorto da un angolino dell'orizzonte che non mi aspettavo questa mattina in Liguria in inverno nasce di fronte risaltando spesso la Corsica resa visibile in chiaroscuro, mentre d'estate sorge tutto a sinistra sopra Genova, e fa così da sempre e continuerà per sempre, anche se le mie impressioni ed i miei ricordi son cambiati e cambieranno nel tempo.
Le campane al risveglio non mancano a segnare la giornata, così i nostri rituali, doccia, preparazione, colazione, ci mantengono in una relazione continua, logica ed abituale, ogni risveglio riprende il "reale" da dove era stato lasciato, ogni risveglio da forma al processo del vivere.
Il perdere tutti i contatti col mondo durante il sonno è una cosa che trovo sempre strana e misteriosa, rende l'idea di quanto la coscienza sia una funzione del cervello che va costantemente rigenerata e replicata.
Tutta la nostra vita è per me immanente, fantastica, magica, sublime quanto si desidera ma immanente, è quello che è come direbbe un maestro Zen, mentre così tanti la vorrebbero trascendente e ci costruiscono sopra un mondo incredibilmente variegato, che però deve attingere nella notte dei tempi per potersi reggere, molto spesso i nostri "credo" sono fedi riposte in pensieri e testimonianze lontane e lontane.
Io non credo sia sempre stata così come la percepiamo ora la nostra coscienza, penso si sia evoluta e modificata, mi torna difficile pensare ad un esperienza come la coscienza mutata nel tempo e nelle nostre esperienze, nonché dallo sviluppo del nostro cervello, come una cosa sempre esistita e che esiste al di là dell'immanenza in un mondo trascendente che ironia della sorte lo vogliamo fatto della stessa natura di Dio potente ed infinito.
Credo che l'umanità cambi e sia cambiata molto nella coscienza, per cosa si è portata appresso delle esperienze e della vita passata, non abbiamo bisogno di scomodare le teorie della fisica per comprendere la complessità e le sue conseguenze, l'accumulo della coscienza è una fucina straordinaria di emergenze coscienti inaspettate.
Mano a mano che la nostra coscienza integra tutto quanto nel mondo e nella vita per come la conosciamo e l'intendiamo oggi, l'idea stessa di coscienza emerge nuova e pimpante pronta a tuffarsi nella trascendenza per trovar pace nella semplice idea che tutto questo chiedere e rispondere del conoscere cosciente ha un fine ed uno scopo.
Credo che siamo teleologi quanto siamo psicologi, quanto siamo scienziati tutti quanti nell'operare con le nostre esperienze quotidiane tutto qui.
Ma è giusto pensare che tutto questo mondo non finisca con la morte, ma possa continuare in una luce celestiale, che ci fa sorridere e non piangere, ricongiungendosi con quella stessa natura che ci ha creati.

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