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mercoledì, maggio 11, 2016

La conoscenza della conoscenza ovvero l'epistemologia. Marco Chisotti

La conoscenza della conoscenza ovvero l'epistemologia.
Marco Chisotti 

"Ogni conoscenza è traduzione/tradimento, costruzione e non riproduzione della realtà; siamo destinati alla fatica ermeneutica, a interpretare di continuo, il che ci condanna in modo pressoché inevitabile all'errore e all'illusione. Ma è dell'errore, più che della verità, che dovremmo tessere l'elogio: esso costringe a risvegliare l'energia mentale, è fonte di scoperta e innovazione, mentre la certezza di essere nel vero induce all'inerzia. Non era forse proprio questo il senso pedagogico dell'epistemologia delle congetture e confutazioni del vecchio Popper, il quale ricordava che chi cerca conferme le trova sempre?" Edgar Morin.
Posso essere un gran sognatore sul piano affettivo. L'amore fa sognare anzi senza il sogno l'amore, la passione, il desiderio non son nulla!
Ma la vita non è un sogno e basta, la vita è senza scopo senza fine ....
Ebbene le persone vengon da noi "Terapeuti" per sognare e non possiamo deluderle.
Penso piuttosto che la vita sia occasione ....... magari è solo occasione tutto il resto, lo scopo, il fine, il significato o il senso della vita son solo illusione.
La forza della contingenza che si presenta dinnanzi e spesso la ragione delle nostre azioni.
Quando il contesto diventa più significativo del contenuto?
La vita è il contenuto, mentre il contesto è quello sfondo magico che creiamo attraverso il sogno, uno sfondo dove ci collochiamo la vita.
Il cervello per continuità psichica,come dice Noam Chomsky, non considera nel messaggio i tagli che vengono fatti tra un pensiero e l'altro, così nella realtà la nostra mente cognitiva cuce per noi pezze di realtà creando continuità anche dove continuità non c'è.
La vita così ci appare come una storia, un continuum significativo e coerente, ma non è così è piuttosto un insieme di fotogrammi slegati che il nostro senso compiuto unisce dandoci una percezione stabile e sicura del vivere.
Di fondo quello che ci guida é il nostro essere coerenti, la coerenza è una buona forma, capace di mettere insieme sostanze differenti, e di creare un senso compiuto, esaustivo, completo, la coerenza ci mantiene in una identità stabile e funzionale.
Mi sorgono molti dubbi a pensarmi, a seguire il mio dialogo interno, le cose semplici, le cose complesse.
Credo che solo se sì é perplessi, se si hanno dubbi si impara, se avessimo tutte certezze non avremmo bisogno di imparare nulla, le certezze, come le evidenze, ingannano, sembrano compiersi per noi, è probabile che siano un prodotto della nostra mente inconscia per dare un senso compiuto alla nostra percezione.
Ma la percezione stessa non è una esperienza semplice, la percezione é sentire riconoscere ed utilizzare l'esperienza che si vive.
La percezione riqualifica se stessa in continuazione, e di conseguenza, oltre a rimodellare il nostro cervello, rimodella i sensi, tutto cambia, tutte le nostre esperienze si modificano continuamente, ma manteniamo la nostra percezione stabile limitando la nostra mappa cosciente.
Solo all'insegna del dubbio si procede con la conoscenza, il resto sono repliche di un mondo già definito e conosciuto.
Fino a che viviamo una realtà complessa non l'abbiamo compresa, per capirla é necessario semplificarla, conoscere è arrivare a capire semplificando, non c'è una verità semplicemente c'è un metodo che ti permette di andare avanti, ma il nostro senso del tempo e dello spazio è fatto per farci vivere una vita sicura, con certezze.
La differenza che la percezione genera è una differenza annullata da una cultura che omologa la nostra percezione a ciò che possiamo comprendere.
La cosa sorprendente è che possiamo essere completamente soddisfatti di un falso, tanto soddisfatti quanto di una cosa vera, basta non saperlo.
Alle volte le scelte nella vita non sono fatte per volontà, magari si dice che sono state fatte in modo intelligente, forse è così, solo che spesso, in modo erroneo, si pensa che l'intelligenza nasca da noi stessi, dalla nostra parte cosciente, si pensa che l'intelligenza non sia altro che l'espressione migliore di noi stessi, o del nostro inconscio, molte volte l'intelligenza nasce solo dal bisogno, é il bisogno, la sofferenza, sono le difficoltà a mettere in moto l'intelligenza stessa.
Per fortuna c'è una formula alternativa al bisogno per stimolare l'intelligenza, la chiamano "ansia cognitiva" o semplicemente "curiosità", l'intelligenza è così autonoma, nel suo crescere, nel suo vivere, accompagnandoci nel corso della vita.
Spesso la nostra testa va da una parte ed il nostro corpo dall'altra, ma ogni tanto si incontrano per identificarsi una con l'altro, forse è così che finisce, quando non si scontrano, viviamo un momento emotivo, ci vogliamo bene.
La nostra testa è piena di "oggetti mentali" tra il reale e la nostra rappresentazione del reale c'è solo continuità cognitiva, siamo fatti, come ci ricorda Shakespeare, della stessa materia con cui son fatti i sogni!