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lunedì, febbraio 04, 2019

Puoi chiederti qual'è il senso della tua storia? Dubbi e certezze del conoscersi.


Marco Chisotti


Ci son cose che cominciano in modo semplice ed ordinato, calmo e tranquillo, per poi trasformarsi in un vulcano a cielo aperto, così è la vita nella maggior parte delle situazioni, qualcosa che non ti aspetti. Immagina quante son le cose che conosci, quanto riempiono la tua testa, tanto che ti sembra di conoscere tutto, che tutto sembra seguire un flusso stabilito. Il caso sembra giocarti un brutto scherzo, sembra avercela con te ma non è così, tu non puoi nulla del caso ed il caso non può nulla di te. Eppure sembra non bastarti la lezione, torni presto a pianificare, a metter ordine, a stabilire chi comanda nella tua vita.

Siamo nati in un angolo particolare di questo mondo, avremmo potuto nascere altrove che sarebbe capito tutto per noi, avremmo un altra storia, un altro destino, un altro karma, ogni mondo ha la sua storia e noi con lui, ogni conoscenza ci obbliga a rimanere nella storia in cui ci siamo abituati ad esistere. La forza la prendiamo dalle nostre convinzioni, che per come si allineano in noi ci fanno diventare forti e sagaci, o deboli e sconfitti.

Immagino quanto il mio pensiero inconscio sia frutto di continue correzioni che il mio inconscio costruisce per me, cancellando, facendo spazio, mantenendo un sistema coerente con se stesso, ma opportunamente libero di sviluppare la sua vita, pur rimanendo nella propria continuità cognitiva.


Ora provo a suggeriti una storia fatta di fantasia e di realtà, una storia che trapassi il senso ed il significato in cui mantieni l'idea di te stesso, la tua identità. Lo facci accompagnandoti come avrebbe fatto il tuo inconscio con te per farti sopportare tutto quel gran mondo che ti sei trovato a vivere attorno a te fin dal primo istante in cui hai iniziato a respirare.

ESEMPIO DI INDUZIONE PER POTER RISCRIVERE LA PROPRIA IDENTITÀ

Voglio che tu vada a cercare una posizione comoda nel tuo corpo e nella tua. mente, voglio che allinei in te i punti con i quali ti centri nel tuo equilibrio, nella tua pace e nella tua armonia, segui il tuo respiro e con respiri profondi coinvolgi energeticamente tutto il tuo corpo, fino a sentire di cambiare il tuo stato mentale quotidiano in uno stato mentale particolare dove accendi il contatto con il tuo inconscio…

E la mia voce ti accompagnerà, ma sarà la voce del tuo inconscio, sarà quella voce che da sempre ti accompagna e che fin dall'inizio ti ha messo in contatto con il mondo che ti è intorno….


E sei nato in un mondo che non ti conosceva e tu non conoscevi lui, e nulla poteva il mondo nei tuoi confronti e tu nulla potevi nei suoi, poco alla volta quelle incertezze si sono trasformate in certezze, e ora la tua mente è piena di convinzioni… e le più forti convinzioni riguardano la tua persona, tanto che quello che pensi lo credi vero, al punto da seguirlo come tale…

Voglio che tu chieda al tuo inconscio di riportarti indietro, di poterti portare a quel pensiero indifferenziato che avevi quando da bambino, in modo creativo, riuscivi a stupirti di ogni cosa e di ogni dunque, quando le domande sul perché riempivano, affollavano la tua mente… tanto eri libero quanto sereno di poter giocare con i tuoi pensieri, con quelle parole, con quelle sensazioni che ti dava il mondo che avevi intorno a te quando si incontrava con il mondo che avevi dentro di te…

Segui il tuo respiro ed immagina di poter scendere ancora più in contatto con quel mondo interiore e chiedi al tuo inconscio di giocare con te e di farti vedere quanto tutto quello in cui credi è frutto di tue convinzioni, dell'idea che ti sei fatto, delle esperienze che hai vissuto… è importante per te avere idee alle quali appoggiarti ma non dimenticare che sono solo appoggi momentanei sui quali non devi fare tanto affidamento perché cambiano continuamente, costantemente… è più corretto che tu ti ritrovi costantemente immerso nelle acque del dubbio che non nelle certezze che diventano gabbie…prigioni….

Devi abituarti a sopportare l'incertezza per aprire il tuo cuore a nuove verità, a nuove idee, solo così potrai adattarti ai cambiamenti continui che il tuo corpo e la tua mente si adoperano a fare per mantenerti in contatto col tuo mondo, con la tua vita… solo così potrai adattarti ai cambiamenti che il mondo esterno ti richiede, nuove situazioni, nuove idee, nuovi scopi e disegni di vita… solo così potrai aumentare la tua resilienza, la tua capacità di adattarti al nuovo, di cambiare, di rinnovare te stesso ancora e ancora….


Ora voglio che tu faccia appello alle tue energie, alle tue risorse, chiedendo al tuo spirito interiore di riprendere in mano la tua storia… tu sai di essere la storia che ti racconti, per quanto ci credi… per quanto ti dedichi a dirla e ridirla, voglio che immagini che la racconti così tante volte che per tante volte che la racconti essa cambia… cambia col tuo respiro, cambia col tuo sguardo, cambia col tuo ascolto, cambia perché ti senti diverso/a…

Ogni cambiamento è per te quindi fonte di nuova ispirazione e l'amore che puoi provare per il tuo inconscio è l'amore che provi per te…e la fiducia che provi nei suoi confronti è la fiducia che provi per te… bene… molto bene….

Ora puoi chiedere che venga raccontata una storia diversa su di te…che tu possa cambiare le cose che sei in grado di cambiare… che possano rimanere tali le cose che non puoi cambiare… e voglio che tu chieda al tuo inconscio di mantenerti sempre chiara la differenza tra queste due cose… lui è la fonte della tua saggezza ma è anche la fonte della tua leggerezza, lui è serio ma è anche giocoso, a te goderti i momenti diversi di questa sua abilità ad esserti vicino, a proteggerti e a guidarti…ma soprattutto ad essere sempre pronto ad aiutarti nel cambiare l'idea che ti sei fatto di te, della tua vita, delle tue esperienze, del tuo mondo…


Prenditi tutto il tempo che vuoi e di cui il tuo inconscio ha bisogno per sviluppare questa sua abilità a cambiare il mondo in cui vivi partendo dalla tua identità, gioca ad identificarti in quella libertà che ti fa sentire bene…segui la via del cuore che è facile da riconoscere… è la vita dove ti senti te stesso al meglio, è la via più semplice e rapida per essere…

Ogni volta che vorrai potrai tornare all'inizio del tuo mondo e immaginare di cambiare strada, di cambiare esperienze, di cambiare l'abito con cui ti sei vestito per anni, e rinnovando quel guardaroba mentale il tuo inconscio ti porterà a sognare e a sviluppare piacevolmente e liberamente il tuo futuro, ogni volta che vorrai…bene… molto bene.

Non so come ti senti ora è cosa può aventi suggerito il tuo inconscio, cosa abbia sottolineato per te è cosa sorvolato, rimani comunque per il tempo che desideri in questa storia che non é altro che la storia di una storia che ora senti tua, che senti fluire armonica, ora non riconosci più tua perché è sfuggita al tuo controllo, dove ora sei protagonista indiscusso, ed ora non puoi governar più nulla è tutto ti lascia, solo per un attimo e poi più nulla.

Eccoti la coscienza con le sue stanze, le sue porte, i suoi piani e le sue scale, eccoti i tuoi Sé che ora custodisci gelosamente coi suoi significati, è che presto lasci a favore di un nuovo abito fisico e mentale crescendo per il resto della tua vita, almeno é quello che speri, circondato da nuove persone, nuovi amici e conoscenti. Ti lascio al tuo tempo ma non dimenticare di dubitare ed ogni tanto di tornar ad immergerti nella acque fredde e profonde del dubbio, così a quel buio freddo e profondo ti ci abitui è non hai più paura.


Forse ti sei distratto, ti sei appisolato un attimo ma son passati anni ed ora a voltarti non ci credi, non è possibile, se capisci questa frase allora sai cosa vuol dire sapere che il tempo scorre via come sabbia tra dita … il tempo è volato sempre più rapido per me, vuoi perché il mio mondo ha così tante memorie da conservare che ora fatico a poterlo fare, e le cose dimenticate si portan via il tempo con loro e con loro la vita intera. Se non hai compreso quanto tutto sia transitorio e fugace allora o sei stato tanto fortunato o sei stato ingenuo è troppo distratto per ricordare,

Mi son ritrovato a cambiar vita più volte nella mia vita è per lo più in modo assolutamente inaspettato, son nuovamente felice di esser con le persone che amo e che mi riconoscono ogni giorno e le ringrazio perché confermano un sogno in cui mi son perso altrettante volte senza saper dove andare, ora mi fermo volentieri a questa fonte perché l'acqua è fresca e buona, per ora so che è un momento bello è che potrebbe terminare, ma trattengo il fiato per farlo durare così, all'occasione, vi suggerisco di fare… così è la vita se vi pare … buona giornata miei cari.




martedì, gennaio 08, 2019

Dal peso della depressione al sollievo della consapevolezza (mindfulness). 

 

Corsi e ricorsi dell'autoinganno del conoscere noi stessi! Crediamo alla magia del conoscere che produce quella magia che ci produce ....


"Se non si ha qualche separazione, non si ha neppure più né soggetto né oggetto di conoscenza; non si ha più né utilità interna di conoscere né realtà esterna da conoscere ... La più grande illusione è credere di conoscere il presente perché ci siamo."

Edgar Morin


Siamo normali o siamo patologici?

Secondo il DSM della sanità americana siamo tutti patologici. Ma siamo patologici non perché qualcosa non va in noi -difficile dire cosa va e cosa non va in noi stessi - siamo patologici perché controllati a vista da un sistema medicalizzante che col variare di livelli critici ci fa entrare ed uscire da valori considerati normali o patologici. 

È normale reagire con depressione ad un fatto, come un lutto, una separazione, una perdita, un cambiamento non voluto, ma la normalità con la quale ci rifugiamo in noi stessi con chiusure, distacchi, allontanamenti dagli altri, viene costantemente monitorata da valori che vengono decisi, se normali o meno, da un'équipe di persone delegate a farlo.

La cosa particolare è che queste persone che decidono per noi ciò che è normale e ciò che non lo è, non sono persone normali, ci aspetteremmo che fossero almeno dei saggi, no, sono persone elette, elette da un consenso di persone che nasce dall'interesse di pochi a scapito di molti.

Dal momento che è difficile entrare in merito alla salute mentale, anche se viene trattata a pari modo della salute biologica, facciamo un esempio semplice di tipo biologico, la lettura degli esami del sangue.

Chiunque abbia fatto degli esami del sangue nella sua vita avrà notato che ci sono dei valori entro i quali si è in un range di normalità e oltre i quali si hanno problemi. La lettura di questi valori è abbastanza semplice dal momento che c'è una legenda di ciò che è normale e di ciò che è patologico. Nessuno può mettere in dubbio l'efficacia di un tale approccio numerico. Con i numeri si va d'accordo tutti, ciò che però non è detto è la scelta dei parametri entro i quali tali numeri ci dicono se siamo normali o meno. Qui la scienza si divide e offre il fianco, la medicalizzazione porta cambiare questi valori in funzione di scelte che molto spesso hanno poco a che fare con la scienza. Se io posso alterare questi valori io posso creare dei bisogni che prima non esistevano. Cambiamenti semplici di valori di riferimento possono generare rivoluzioni nella vita di ognuno di noi. La salute mentale è più difficile da definire come normale o meno, riguarda i nostri comportamenti, le nostre abitudini, i nostri stili di vita. Essere normali mentalmente è dovuto ad un insieme di fattori che difficilmente possono essere stabiliti da qualcuno. 

La normalità si vive quotidianamente con i nostri comportamenti, le nostre abitudini, le nostre scelte, le decisioni, tutto quanto ci fa esser normali o meno. È curioso, se notate, quanto sia facile cogliere l'anomalia comportamentale di qualcuno, il diverso salta subito all'occhio. 

La normalità è una convenzione determinata da parametri relativi, storici, geografici, culturali, sociali, la scelta, la decisione di aderire a tali parametri sono nostre prerogative che dobbiamo saper mantenere libere da giudizi e pregiudizi. Essere normali passa per forza attraverso la libertà di essere, la consapevolezza di avere un corpo, delle emozioni, una nostra storia autobiografica, delle relazioni significative col mondo e gli altri, una spiritualità nella quale custodire i nostri principi. 

Io trovo costantemente la mia libertà nella analisi degli stati mentali in cui vivo, l'ipnosi studia questi movimenti entro i quali i nostri "stati umorali" cambiano e si trasformano, l'ipnosi è in grado di modificarli e plasmarli a nostro piacere attraverso la trance. Credo che il dialogo interno con cui ci accompagniamo, un dialogo orientato al nostro mondo interiore, il nostro inconscio, sia la formula migliore su cui lavorare per mantenere uno stretto contatto positivo e costruttivo con noi stessi, e di conseguenza col mondo esterno.

Dovremmo imparare a vivere meglio con questo nostro inconscio, Dovremmo impararlo tutti quanti, è più importante saper impostare un buon dialogo con noi stessi che conoscere tante cose del mondo esterno, solo se abbiamo un buon mondo interiore, ed un buon dialogo con esso, possiamo goderci il vivere esterno e mantenerci sereni gli uni con gli altri.

Nell'uso dell'ipnosi costruttivista praticare la Mindfulness significa anche diventare consapevoli della propria consapevolezza, ma soprattutto sviluppare una vita etica e una rara capacità introspettiva che si ottiene con un monitoraggio aperto con il quale notiamo i contenuti cognitivi così come si presentano alla mente; e impariamo a distinguere il salutare (amore, comprensione, presenza) dal non salutare (avidità, odio e illusione). Ciò che è dannoso o non salutare viene riconosciuto meditando, ma viene estinto nel nostro agire quotidiano, nella vita di ogni giorno.

La Mindfulness non è una psicoterapia, non ci sono diagnosi, test, questionari, né previsioni o prognosi; è più una forma di Counselling rivolto a noi stessi, la Mindfulness non interviene in alcun modo per modificare il corso degli eventi delle singole persone, ci si limita a condurre le pratiche di autoipnosi, senza alcun tipo di interpretazione o spiegazione psicologica o cognitiva. Il riferimento è quello della filosofia costruttivista, e della gestione degli stati mentali attraverso il dialogo interno, praticare la meditazione e con l'immaginaria trance portarla nella quotidianità (pratica informale).

Lavorare col proprio Sè Spirituale significa aspirare e ispirarsi non a valori materiali (ricchezza, potere o altro), ma a valori immateriali (altruismo, tolleranza, perdono, compassione, empatia) che hanno un impatto positivo sul nostro benessere Psicobiosociospiritualemotivo.

La persona è portata a cambiare il suo rapporto con l'esperienza personale, piuttosto che intervenire su pensieri, emozioni o comportamenti ritenuti male adattati. Questo approccio appartiene alla visione costruttivista di G. A. Kelly, o a quella centrata sulla Persona di Carl Rogers, alla psicoanalisi e alle psicologie umanistiche ed esistenziali in generale.

Nella sua teoria sui costrutti personali G.A. Kelly usò il termine Alternativismo Costruttivo:

"Si tratta di una prospettiva filosofica che si basa sull'osservazione dell'essere umano dal punto di vista psicologico. Ed è una prospettiva psicologica che include le elaborazioni filosofiche di ciascun individuo." 

È una descrizione che si adatta bene a spiegare il concetto di Mindfulness attraverso l'Ipnosi Costruttivista. 

In filosofia si definisce Realismo quella corrente di pensiero che ritiene la realtà conoscibile e indipendente dalla persona: esiste una realtà indipendentemente da noi che possiamo conoscere.

Il Costruttivismo nega la possibilità di conoscere la realtà, mentre il Costruttivismo Radicale nega in altro modo che esista una realtà indipendente da noi, e che la possiamo conoscere.

Distinguere tra Realismo e Costruttivismo potrebbe avere importanti implicazioni psicologiche che riguardano il rapporto tra conoscenza e realtà, la responsabilità dell'individuo e la nostra libertà.

Aderire o credere in una delle due prospettive potrebbe modificare e determinare le nostre modalità di rapportarci con il nostro mondo interiore ed il mondo esterno, il nostro modo di rapportarci con i nostri 5 Sè, corpo, emozioni, storia personale, relazioni, spiritualità. 

Esiste una corrispondenza tra ciò che conosciamo e ciò che è? Il reale è frutto di fantasia ed immaginazione? Qual è la relazione tra i dati sensoriali che in effetti vediamo e gli oggetti materiali che apparentemente non vediamo? L'albero della foresta che non vedo ne' sento cadere esiste?

Se le cose che esistono sono solo nella mente delle persone la realtà consiste interamente in dati sensoriali (fenomenismo). Quindi la realtà è un'illusione.

La maggior parte dei filosofi che si sono occupati di esistenza ritengono il Realismo una concezione erronea, credono piuttosto, filosofi come Locke, Hume, Kant, che noi non vediamo il mondo reale, non percepiamo gli oggetti materiali, percepiamo solo dati sensoriali. In termini molto ordinari, possiamo dire che c'è differenza tra il pensare che esista una realtà oggettiva e indipendente e una realtà in continuo mutamento conoscibile solo soggettivamente. 

Il Realismo potrebbe finire con attribuire la responsabilità dei nostri atteggiamenti all'ambiente (push o pull) deresponsabilizzando il nostro atteggiamento. Il Costruttivismo è una teoria che attribuisce alla Persona la responsabilità del mondo in cui pensa di abitare. Nel Realismo l'esistenza potrebbe diventare passiva, rendendoci vittime degli eventi (storici, sociali, culturali, della nostra storia passata), nel Costruttivismo, come afferma G. A. Kelly, l'esistenza è attiva e ogni persona è responsabile delle proprie scelte, non è vittima degli eventi esterni, possiamo liberamente ricostruire il nostro mondo. Essere dominati da eventi esterni vuol dire perdere la libertà, mentre essere protagonisti della costruzione della nostra vita vuol dire essere liberi. D'altro punto di vista la Mindfulness, in un ambito di costruttivismo relativo, aiuta a capire la differenza tra realtà su cui possiamo avere controllo, che esistono in funzione delle nostre azioni e dei nostri pensieri, realtà su cui potremmo avere influenza - ovvero il risultato del nostro agire ha elementi di incertezza molto maggiori che nel primo ambito - e realtà su cui noi non possiamo avere né controllo né influenza, che esistono indipendentemente da noi e su cui le nostre azioni non avranno mai alcun effetto.

"Ciascun individuo gradua la soglia della propria libertà o della propria schiavitù in funzione del livello al quale sceglie di stabilire le proprie convinzioni. Chi possiede convinzioni che abbracciano una prospettiva molto ampia e che si basano su principi di fondo piuttosto che su regole immutabili, avrà maggiori probabilità di scoprire quelle alternative che potranno renderlo libero".

G. A. Kelly


È possibile Costruire Mondi positivi in alternativa allo stato depressivo che si vive con l' Alternativismo Costruttivo di G. A. Kelly. Quando la nostra vita diviene disfunzionale o maladattiva, abbiamo sempre la possibilità di costruire un nuovo mondo, tutte le nostre attuali interpretazione dell'universo possono essere riviste o rimpiazzate. Nessuno è vincolato dalle circostanze, nessuno deve subire gli eventi che la vita gli offre.

Nella sua filosofia G. A. Kelly dedica all'Alternativismo Costruttivo il senso della vita, il rapporto psicologia-filosofia, il determinismo e la libertà, e la costruzione soggettiva della realtà.

La maggioranza degli psicologi al tempo di G. A. Kelly era composta da due correnti contrapposte, la Psicoanalisi e il Comportamentismo.

La costruzione del Mondo, o della Realtà, è il punto di incontro tra Alternativismo Costruttivo e Mindfulness.

Per Kelly l'essere umano costruisce e ricostruisce mondi usando i propri costrutti personali,  intende una realtà che esiste al di fuori di noi: assumiamo che l'universo esista realmente, è reale e non costituisce il solo frutto della nostra immaginazione, e che la corrispondenza tra ciò che riteniamo che esista e ciò che esiste realmente è in continuo cambiamento.

L'Impermanenza è la convinzione di fondo del pensiero buddhista, è un concetto semplice, intuitivo e condiviso da molte culture. Nel pensiero buddhista questo atteggiamento è radicale: tutto è in perenne divenire e la realtà è il mare del mutamento continuo. Non esiste nulla, nella nostra esperienza spazio-temporale, che permanga, che sia fissa, immobile o immutabile, sensazioni, pensieri, emozioni, relazioni e ogni stato mentale e fisico appaiono per trasformarsi e scomparire, per poi riapparire in forme sempre diverse. Possiamo illuderci che esista una realtà immutabile, ma non troveremo mai nulla di simile nell'esperienza. La realtà, interna ed esterna, non è un essere (non è) ma un divenire. La teoria buddhista della mente afferma che noi percepiamo la realtà in momenti separati che poi ricostruiamo, arbitrariamente, in modo lineare o come direbbe Chomsky per continuità cognitiva. Questa ricostruzione della realtà non sarà mai oggettiva perché dipende dai nostri pensieri, desideri, paure, e sopratutto aspettative, Come ci ricorda G. A. Kelly: "Noi siamo psicologicamente canalizzati dal modo in cui anticipiamo gli eventi", siamo i migliori i profeti di noi stessi. Questa costruzione è il flusso di coscienza che la filosofia buddhista definisce illusoria: la costruzione-ricostruzione è sempre organizzata intorno al desiderio di come la realtà potrebbe essere per noi, costruita attorno ad un'ipotesi che noi facciamo a priori, le neuroscienze ci stanno portando a questa considerazione, le ipotesi sono sottese all'esperienza sensoriale, rimane, di ciò che è stato ipotizzato, allucinato, solo ciò che viene confermato dai nostri sensi. 

Ciò che costruiamo è spesso una distorsione, la sofferenza ne è un effetto, spesso sorge dal desiderio che le cose possano essere diverse da come sono. 

Con la Mindfulness ipnotico costruttivista il mondo viene costruito con l'esperienza, momento per momento. Questi momenti vengono percepiti separatamente e conosciuti come continui, per continuità cognitiva, come in un film dove il regista, il nostro inconscio, in un lavoro di "montaggio", fa sì che tutto rientri in un'aspettativa funzionale percettiva, mentre in realtà ogni momento di esperienza nasce da ciò che emerge e subito dopo scompare. Così possiamo creare un nuovo mondo, questo processo, in gran parte inconscio, è l'elaborazione costruita, combinata, ipotizzata di una realtà possibile o allucinata degli eventi, che possiamo considerare una ipotesi di realtà. Questa è la natura dell'esperienza umana, la costruzione necessaria di un mondo condiviso, più di una semplice illusione o fantasia, il mondo dell'immaginario verificato e per questo rigenerato, che  va oltre al mondo critico, fatto e sostenuto dalle nostre convinzioni, un mondo immaginario che "realizziamo" nello stato di trance e che ci rende unici. 

Ciò non implica che la realtà non esista: sono consapevole di essere e di esistere, circondato da persone, animali, colline, montagne e mari. Quando dormo tutto questo scompare per poi riapparire al risveglio, quasi per magia, quando mi riapproprio della mia coscienza. L'illusione che si crea, in parte conscia e in gran parte inconscia, è  la consapevolezza della realtà. 

Io sono consapevole che il mio mondo, le persone che incontro per strada, gli amici, la mia compagna, mia figlia sono reali, ma, al tempo stesso so che sono mie costruzioni. Questa mia consapevolezza mi permette di accettare le costruzioni altrui e di essere, quindi, accettante, benevolo e tollerante. Al contrario se penso che pensare che esista un mondo reale e uguale per tutti è nell'Illusione negativa, come ci ricorda la filosofia buddhista. Se prendiamo per buona questa falsa costruzione del mondo l'effetto sarà il conflitto, il disagio e la sofferenza.

Carl Rogers in "Un Modo di Essere" dice:

"Dove mi hanno condotto i miei pensieri relativi a un mondo di realtà oggettiva?

Non esiste chiaramente negli oggetti che possiamo vedere, sentire e tenere.

Non esiste nella tecnologia che così grandemente ammiriamo.

Non si trova nella terra solida o nelle stelle scintillanti.

Non risiede nella concreta conoscenza di coloro che ci circondano.

Non si trova nelle organizzazioni o nei costumi o rituali di qualunque cultura.

Non è neppure nei contesti personali che ci sono noti.

Devo prendere in considerazione realtà separate, misteriose e attualmente insondabili, incredibilmente differenti da un mondo oggettivo.

Io, e con me molti altri, sono giunto a una nuova supposizione: la sola realtà che posso probabilmente conoscere è il mondo come io lo percepisco e sperimento in questo momento."

La sola realtà che possiamo conoscere è il mondo come lo percepiamo e sperimentiamo in questo momento, la sola cosa certa è che queste realtà percepite sono differenti, ci sono tanti mondi reali quante sono le persone stesse a concepirli.





domenica, ottobre 14, 2018

Dalle allucinazioni alle convinzioni: la coscienza prima e dopo ogni esperienza.

Marco Chisotti


La nostra coscienza, o più semplicemente consapevolezza di un proprio Sè, si divide in due esperienze fondamentali: la percezione del mondo esterno attraverso i sensi, e la coscienza di noi stessi, il nostro Sè. 

Il nostro cervello continuamente produce delle previsioni sulle quali basare la percezione del mondo esterno.

In questa fase il cervello compara le percezioni dei suoi sensi con le aspettative, le convinzioni acquisite dalle esperienze passate su com'è il mondo intorno a noi, in modo da poter creare un'ipotesi su ciò che ha generato i segnali che i sensi gli fanno pervenire.

Il cervello non percepisce direttamente suoni, colori, immagini, sensazioni, prima costruisce un'ipotesi di quel mondo esterno e poi corregge l'ipotesi mano a mano che ottiene nuovi elementi percettivi.

In queste due figure è possibile cogliere il lavoro che fa il cervello quando utilizza le sue memorie passate per generare un'esperienza, le lettere A e B sono della stessa tonalità di grigio in verità, ma essendo la B sotto il cono di ombra la B risulta di un grigio più chiaro rispetto alla A.  

Quello che succede è particolare, quando noi non riconosciamo un suono, per esempio, per poterlo comprendere lo dobbiamo contestualizzare, contestualizzandolo riusciamo a capirlo, questo aumenta grandemente la possibilità di comprendere l'esperienza. 

Quello che succede quindi è che la percezione è subalterna alla previsione, piuttosto che essere direttamente dipendente dai sensi.

La percezione dunque funziona in due direzioni: una arriva dall'esterno, l'altra proviene da una costruzione interna legata alle nostre esperienze passate, in grado di generare una previsione, il mix di queste due esperienze ci avvicina alla percezione finale, la realtà che ci sta attorno.

Possiamo pensare che le allucinazioni ad esempio siano una percezione che noi non controlliamo, dove vengono cambiati degli elementi all'insaputa della coscienza, e noi subiamo quegli elementi come dominanti nella nostra percezione visiva.

Ad esempio provate a pensate che in questo momento, mentre state leggendo queste parole, potreste essere in una allucinazione, una speciale allucinazione dove gli elementi che leggete, da me riportati in forma scritta, costituiscono la vostra realtà. 

La cosa magica è che io posso immettere in questo articolo tutto ciò  che voglio, ma quello che rende quello che io dico interessante o meno per voi dipende dalle vostre previsioni, il che è quello per cui state leggendo, oltre a ciò che ho scritto.

Possiamo pensare che il nostro cervello crei delle allucinazioni, corrette in tempo reale dagli organi sensoriali, i quali limitano le ipotesi di queste possibili allucinazioni, la loro viabilità. Definiamo con "viabile" un concetto del costruttivismo, che rende l'idea del più probabile, ed è il più utile elemento che entra in gioco. La viabilità è data da un confine che si viene a creare tra le informazioni esterne e le previsioni interne del cervello.

In questa modalità si può vedere come il cervello, generando ipotesi e valutandole attraverso i sensi nella loro prevedibilità, crei un mondo curioso, interessante, monotono, stancante, a seconda delle condizioni e delle situazioni che noi veniamo mano a mano a vivere.

La vostra lettura è una costruzione continua, attraverso allucinazioni indotte da ciò che io ho scritto, considerandole alla fine reali, e succede che, quando tutti quanti siamo d'accordo sull'allucinazione, la chiamiamo "realtà". 

Sia la percezione che l'allucinazione sono i confini diversi del nostro reale, le allucinazioni sono percezioni incontrollate, e le percezioni sono allucinazioni controllate.

Se prendiamo in considerazione il Sè autobiografico abbiamo la stessa esperienza nella percezione di noi stessi, non più il mondo esterno ma la nostra identità. 

Anche quest'identità è un'allucinazione controllata, generata dal nostro cervello. Ora è facile pensare che la realtà esterna sia percepita in modo distorto dai nostri sensi, più difficile pensare che il mio IO interiore sia ingannato e generi allucinazioni su me stesso. Anche se possiamo dare la percezione di noi stessi come scontata, in verità non è così. Se entriamo nel campo degli stati mentali possiamo percepire noi stessi veramente in modi molto molto diversi, possiamo creare molte ipotesi su noi stessi, generate dal nostro cervello, tutte quante plausibili. 

Ci sono diverse coscienze che partono dall'esperienza corporea, come la coscienza legata a ciò che stiamo facendo, la conoscenza legata alla nostra volontà, la coscienza della nostra identità, una coscienza, ad esempio, ricca di ricordi, interazioni sociali, emozioni, che si vive nel tempo, ed è la nostra storia. 

E facile che la percezione di unicità che viviamo per esempio vada a perdersi generando forti disagi fino ad arrivare a creare problemi mentali, la costruzione del nostro cervello di un'identità unica e stabile è spesso fragile.

Credo che sia questa la ragione per cui tendiamo a sviluppare abitudini, routine, ripetizioni che mantengono   l'allucinazione dedicata all'idea di noi stessi, unica e costante nel tempo.

Se torniamo alla percezione del Sè corporeo anche qui il cervello genera una sua ipotesi di come è il nostro corpo.

La percezione del corpo interno è chiamata interocezione, ed è la sensazione di avere delle parti interne le quali comunicano con il nostro cervello cosa sentono. Alcune parti come la pancia che contiene 500 milioni di cellule nervose, o il cuore che contiene 50 milioni di cellule nervose, sono più sensibili di altre.

L'esperienza della percezione interna del nostro corpo, anche non la consideriamo granché, è molto radicata ed è collegata alla percezione che abbiamo del corpo esterno.

Non percepiamo molto bene e  ben dettagliati gli organi interni - come invece accade con il mondo esterno e i suoi oggetti, e le persone, e il nostro corpo esterno - a meno che questi organi interni non facciano male. 

Quindi noi preleviamo il nostro mondo interno ed il suo funzionamento come un'allucinazione.

In sintesi, l'esperienza del mondo intorno a noi e di noi nel mondo è una serie di allucinazioni controllate, formatesi in milioni di anni di evoluzione per mantenerci in vita in mondi pieni di pericoli ma anche di opportunità.

Noi prevediamo costantemente noi stessi in vita, e da questa considerazione possiamo trarre queste implicazioni.

Come è possibile percepire in modo errato il mondo così è possibile percepire in modo errato noi stessi. Il presupposto implicato è che esista un meccanismo, anche se molto complesso evidentemente, che regola la percezione di noi stessi, quando questo meccanismo non funziona noi possiamo soffrire di depressione, schizofrenia e quant'altro.

La percezione che ho di me non può essere trasferita con facilità in un altro meccanismo pensante, se non attraverso l'empatia, Il nostro è un essere "Psicobioautobiograficosociospirituale" troppo complesso per poter essere previsto da una forma di intelligenza artificiale.

La coscienza umana è solo una delle tante possibili esperienze di coscienza che l'universo intero prospetta.

Il nostro sé individuale, la somma dei nostri 5 Sè, si basa su meccanismi che partono dal corpo biologico simili a tutti gli altri animali. Viviamo in un mondo complesso la cui complessità genera il mondo in cui viviamo e come elaboratore di terzo ordine produciamo l'elaborazione che lavora su noi stessi, così come fa la natura con noi. Viviamo in un mondo di allucinazioni che non sono altro che previsioni di un mondo possibile, e possiamo elaborare al meglio il mondo uscendo alla convenzione che esso sia già dato. 


mercoledì, ottobre 03, 2018

L'Ipnosi dai contesto al contenuto: come sviluppare magia. 

Marco Chisotti

La vera magia dell'ipnosi sta nel non detto, mentre troppo spesso l'attenzione e la preoccupazione vien data al contenuto.  Sembra strano a dirsi ma la vera arte ipnotica è proprio quella di dar spazio all'immaginario creativo della persona, meno parole si spendono è più la persona va alla ricerca trans derivazionale del significato, una ricerca funzionale nella propria esperienza passata. 

Per la precisione il contenuto deve proprio guidare in questa direzione, dar spazio alla creatività della persona di trovare un senso costruttivo e funzionale all'esperienza. 

Due son i motivi che rendono importante lavorare sul contesto piuttosto che sul contenuto:

Dare spazio alla creatività immaginativa della persona, facendola allontanare dal mondo della sua critica. 

Riconoscere il potere terapeutico dell'inconscio, le persone hanno dentro ai propri Sè le risposte, sta a noi metterli nella condizione di trovarle. 

Tu puoi ... tu sai ... tu conosci la risposta, o meglio il tuo inconscio la conosce ... a te il compito di dar fiducia alle risposte che ti arriveranno come suggerimenti, intuizioni ... ecco un esempio di induzione nel contesto  positivo di riuscita e fiducia nei propri mezzi. 

Il contesto parte prima dei contenuti, viene creato fin dalla prima fase orientativa dov'è si sottolinea l'efficacia positiva dell'esperienza che si va a fare, il cosiddetto Pretalk. 

Il contesto genera effettivamente  la giusta aspettativa che ci serve per orientare le persona verso l'esperienza positiva che andrà a vivere. Inoltre permette di preparare il terreno o all'esperienza di cambiamento che ancora non si conosce, dopo una prima fase di preparazione si da spazio all'incubazione, impossibile da comprendere  nei suoi effetti se non si conosce il contesto entro cui avviene. 

Senza il contesto si dice sia impossibile comprendere correttamente un messaggio, nell'esperienza ipnotica, senza il contesto che guida l'esperienza, è impossibile completare l'induzione che deve far transitare la persona dalla suggestione vissuta alla guida ipnotica. 

La Magia risiede nella persona, l'ipnotista può solo guidare il soggetto verso le sue risorse interiori, dando fiducia all'esperienza ipnotica stessa, inoltre, ci si appoggia all'aspettativa di esperienza magica che solitamente ci si aspetta di incontrare con l'ipnosi.     

Il contesto si arricchisce poi dei contenuti, corretti dal contesto stesso, creando così un continuum funzionale dove l'aspettativa favorisce, se non genera, l'esperienza che porta al risultato desiderato. 

Creare magia è creare un'associazione, un rituale che crea il mantenimento di un legame, Ogni volta che si presenta un elemento ne viene implicato un'altro, l'implicazione è, nel processo ipnotico, un atto di congiunzione tra due fatti: se X allora Y o quando X allora Y.

Ogni volta che definiamo un contesto proponiamo uno scenario in cui avvengono delle cose e non altre, definire il contesto vuol dire orientare la persona, ciò che andrà a vedere, sentire o percepire sarà ciò che il contesto le indicherà. 

Un contesto non esiste a prescindere, è frutto di una scelta, una scelta di confini definiti entro i quali svolgere un'azione, per questa ragione non basta avere un contesto, il contesto autodefinito, o sottinteso, implicito, non è un contesto utile, bisogna prendersi cura del contesto perché sia chiaro alla persona, dal contesto scaturiscono suoi pensieri che son parte della sua storia, e quindi parte della sua identità. 

La memoria stessa è contesto dipendente, ricordiamo attraverso libere associazioni, viviamo in una realtà che ha senso proprio perché circoscritta da un preciso contesto di riferimento. 

Ci si concentra tanto sul contenuto dell'induzione ipnotica mentre la vera "magia" del cambiamento è data proprio dall'aspettativa positiva che si viene a creare, rispetto al futuro, e dall'immaginario costruttivo che permetterà di proiettarsi nel futuro, entrambi son aspetti dipendenti dal contesto, il rituale, il momento, le emozioni nel qui ed ora, la capacità di creare simboli e significati. 

Vi voglio far un esempio di contesto che tutti quanti possediamo, l'inconscio, L'attività cognitiva del nostro cervello e solo per il 10% dedicata alla coscienza, il 90% della sua attività è inconscia, ciò vuol dire che il 90% dell'attività del nostro cervello non possiede un contesto di riferimento, per creare un contesto se hai bisogno di una coscienza. Lavorare con l'inconscio vuol dire proporre un contesto di riferimento per l'attività del 90% del nostro cervello. 

La figura dell'inconscio è, a tutti gli effetti, il miglior contesto che si possa pensare e creare, quando è rivolto ad un individuo, a favore di un suo cambiamento costruttivo e positivo. Tutto questo è possibile proprio perché l'inconscio viene creato come contesto che mette in evidenza le qualità di un'amico che ti aiuta, di un'angelo custode che ti protegge e di uno spirito guida che ti indica il cammino da seguire, un contesto di aiuto, protezione e guida è il meglio che si possa sperare per affrontare i cambiamenti che ci riserva la vita. 

Auguro a tutti voi di trovare il vostro inconscio, quel contesto positivo e costruttivo entro il quale vivere al meglio la vostra vita.




sabato, settembre 01, 2018

Perché è facile amare il calcio e molto meno la politica?


Marco Chisotti


Alla fine son arrivato ad apprezzare il calcio, oddio proprio una partita intera la guardo raramente, ma guardo i gol segnati e seguo i risultati, mi faccio un idea di entropia e neghentropia del gioco del calcio. 

Entropia e neghentropia nascono come concetti all'interno della legge sulla termodinamica, (fisica classica), indicano semplicemente ordine, neghentropia, e disordine entropia. 

I termini son  usati anche in ambiti differenti dalla termodinamico, ad esempio in biologia, nello studio di quei sistemi che si evolvono verso stati di ordine ed organizzazione crescenti, la vita è neghentropica quando evolve nella crescita ad esempio, mentre è entropica quando va verso la morte, neghentropia ordine, organizzazione, differenziazione, vita, mentre entropia disordine, caos, indifferenziazione, morte. Accettate la mia semplificazione perché  mi ero promesso di far un discorso semplice, neghentropico, ma alla fine inciampo sempre nella complessità, col rischio di cadere nell'entropia. 

Per tornare al mio discorso iniziale, il calcio è un gioco semplice ed ordinato, un bel esempio di neghentropia. Naturalmente se entriamo nello specifico di un match (partita) allora la squadra che vince è riuscita a tenere la propria neghentropia, mentre quella che perde è in piena entropia. 

Il calcio è tanto amato perché nella sua semplicità ha preso il posto del bene, del pulito ed ordinato mondo in cui vivere. Chi non vorrebbe un mondo così! 

La politica è, al contrario, l'essenza dell'entropia, un mondo complesso che finisce sistematicamente nel disordine, nel caos, nell'entropia appunto. 

La morte, come la distruzione, è sempre in agguato, facile da ottenere, le disgrazie son sempre diverse tra loro, così la sofferenza, il dolore, mentre la felicità è sempre uguale, semplice, bella. 

La vita, pur volendola vedere nella sua semplicità, è complessa e straordinariamente difficile da capire, nella ricerca della felicità noi la semplifichiamo in esperienze semplici, facili da comprendere, chiare ed ordinate, con regole semplici che tutti comprendono ed accettano. Così è in fondo il calcio, un'esperienza di vita semplice, che tutti possono capire, come una "macchina banale", che segue sempre le stesse regole. 

La politica alle volte segue ed alle volte precede la vita, è il tentativo di creare semplici e buone regole con cui vivere; il risultato?   Un gran casino!

La politica è entropia semplicemente perché si propone di affrontare e risolvere problemi non banali, in "macchine non banali", problemi che nessuno vorrebbe mai incontrare, la sofferenza, l'ingiustizia, la perdita, il dolore, la morte, oltre a tutto il resto. 

Una partita di calcio ha un inizio ed una fine, ed un periodo intermedio in cui due squadre cercano di mantenere la propria integrità rimanendo inviolate nella propria rete, il cuore del sistema, quando la palla entra in porta succede che una squadra fa un passo verso il proprio successo,  neghentropia, mentre l'altra fa un passo verso l'entropia, la propria sconfitta.  

L'inizio e la fine nel gioco del calcio son replicabili, ogni volta è lo stesso copione che viene seguito, cambiano solo i risultati. 

Nella vita l'inizio e la fine non sono replicabili, si nasce una sola volta e quando si muore la vita semplicemente lascia il posto alla morte e l'entropia che si produce non è reversibile, non si può tornare indietro. 

In quanto ai copioni, nella vita cambiano sempre e solo alcuni sono desiderati e voluti, molti copioni fan parte di quelle "macchine non banali" che cambiano continuamente la risposta che danno allo stimolo ricevuto anche quando questo rimane lo stesso, la vita è una continua sorpresa, non sai mai cosa ti presenterà. 

In tale scenario la politica cerca di fare del suo meglio nell'affrontare il  lavoro "sporco", nascondere o allontanare dalla vita la sua entropia!

Il calcio, come ogni "macchina banale", si mantiene nel proprio gioco dandoci sempre  partite replicabili neghentropiche, tranquillizzandoci, facendoci sentire compresi, tenendoci così lontano dall'entropia. 

Come terapeuta spesso mi ritrovo ad affrontare, al pari della politica, l'entropia della vita, con persone, che, essendo "macchine non banali", danno sempre risposte differenti alla vita, e ne rimangono spesso come travolti. 

Così mi impegno a trovare metafore, anche calcistiche, che possano alleggerire il peso entropico che ci presenta la vita. 

Chi si trova in un momento neghentropico difficilmente mi cerca in qualità di psicoterapeuta, ma cerca l'ipnosi per curiosità, per conoscere ed avere maggiori risorse da spendere all'evenienza. 

L'ipnosi, se ben impostata, è una grande esperienza che ci regala neghentropia, riuscendo a generare stati mentali vincenti, attraverso le ricerca di quelle risorse inconsce che ci avvicinano alla nostra felicità. 

Spesso l'ipnosi mi viene richiesta proprio per vivere un esperienza neghentropica, positiva, bella. 

Dal canto suo l'ipnosi lavora sull'organizzazione mentale della vita, alla ricerca di un nuovo "ordine" in cui vivere. 

Alla fine per fortuna, fino a che puoi raccontarla, è la vita a vincere, per fortuna o se Dio vuole o per caso la vita continua, anche a costo di cambiare i protagonisti stessi della vita, questa è il suo punto di forza, cambiare le singole persone per mantenere l'umanità intera, in un gioco il più lontano possibile dall'entropia. 


venerdì, agosto 31, 2018

Le alchimie del tempo del modo, del luogo, del chi e del perché.

Marco Chisotti

 

Quando succedono le esperienze? 

Esistono sempre un prima ed un dopo che vanno oltre ad un principio cronologico e causale.

In verità non esiste modo di stabilire quando una catena di eventi inizia o finisce, tutto potrebbe appartenere ad un unico incessante concatenamento di eventi, e tutto potrebbe esser suddiviso in piccole porzioni di esperienza distinte le une dalle altre. 

L'unico modo per uscire dall'impasse è quello di punteggiare "arbitrariamente"accademicamentel'evento, le due cose però non sono altro che ordini differenti di punteggiature.   

Come accadono le cose?

Le cose accadono per come accadono! Solo una tautologia può fermare le possibili ipotesi esplicative sul come avvengono le cose. Dipende tutto dagli occhiali che mi metto, o dal cappello che uso, o dall'abito che indosso. 

Dove avvengono le cose?  

Sono i confini che delineano gli spazi entro cui circoscrivere un evento. Ma i confini sono dettati da convinzioni, credenze, desideri, volontà, la vita intera è mappata da continui confini che si ampliano, si restringono, si modificano continuamente. 

Chi determina il vissuto di un esperienza?

Il protagonista di un esperienza può essere l'osservatore o l'osservato, a seconda della posizione che si prende cambia lo scenario. Contenuto e contesto, figura  e sfondo, ogni esperienza è dettata dall'essere osservatori o osservati di eventi, ma il ruolo non è definito a priori, si definisce piuttosto all'interno della dinamica che si sviluppa tra i protagonisti dell'evento stesso. 

Perché succedono le cose?

perché sono la spina dorsale della causa effetto, la spiegazione alimenta la motivazione o la demotivazione. La nostra ricercè sempre volta alla scoperta della "verità""L'invenzione di un bugiardoci ricorda Heinz von Foerster, abbiamo bisogno di certezze, mentre le certezze non esistono se non come certezze momentanee, transitorie, come nel fluire dell'esistenza la nostra vita è composta da milioni di singoli momenti irripetibili, così le certezze sonouniche e transitorie. 

Il quadro d'insieme che si viene a formare è dunque  più una creazione continua che una composizione staticad'altronde viviamo in una complessità che ha sicuramente delle sue regole le quali però superano la nostra capacità comprensiva

 

L'alchimia del tempo del modo, del luogo, del chi e del perchéè frutto della complessità che spesso porta risultati inaspettati. 

 

"Nei sistemi complessi l'imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciuteEdgar Morin

L'evidente paradosso che viviamo è la ricerca di una verità totale, partendo da noi stessi, piccole particelle, ed avendo una conoscenza parziale di noi stessi.

Non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti. 

In effetti i problemi non sono solo epistemologici, ma non mano che specializziamo la nostra competenza cognitiva, sviluppiamo delle conoscenze specifiche, e siamo portati a vedere, percepire, sentire la vita attraverso i filtri che quella competenza cognitiva ci ha lasciati. 

Esiste una legge universale che indica quanto siamo condizionati dal creare figure professionali a livello sociale, che chiedono di essere utilizzate nello proprio ruolo. Se aumento il numero di poliziotti in una società devo abbassare il livello di tolleranza affinché questi poliziotti possano avere modo di mantenere la loro competenza. 

 

Se aumento il numero di medici o di psicologi devo alzare il numero delle malattie fisiche e mentali affinché queste figure abbiano ovviamente modo di esercitare le loro competenze.

 

Le mie conoscenze, come le mie competenze, dettano regole percettive, cognitive emotive con cui affrontare la nostra vita.

Le abitudini divengono obiettivi, necessità, bisogni. 

 

Ognuno usa gli strumenti che ha imparato a conoscere, guardiamo il mondo con gli occhiali che indossiamo. 

I sistemi educativi e formativi dovrebbero tenere sempre presente il principio della diversità, di quanto ci condizioniamo nella ripetizione, le abitudini mentali divengono stili di vita irrinunciabili.

Dovremmo crescere nel dubbio oltre che nelle certezze, non per indebolire la nostra volontà, bensì per temprarci al cambiamento. Mi è sempre più difficile prendere una posizione, all'inizio pensavo fosse una mia debolezza, mano a mano che passa il tempo e seguono nuove esperienza nella mia vita, cambia per me questa visione,  e la prospettiva di un mio limite si trasforma nel rispetto per la diversità altruiche frena il mio giudizio. 

 

Credo che la vita vada affrontata con debolezza, intendendo per debolezza quella visione relativa della vita, nella quale il rispetto ed il dubbio rimangono alla base delle nostre esperienze.