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domenica, dicembre 30, 2012

Lettera aperta Scuola di Ipnosi Costruttivista A.E.R.F. Associazione Europea Ricerca Formazione Marco Chisotti

"Negli scambi tra esseri umani abbiamo a che fare, di solito, con cose che non possono essere comunicate apertamente: le premesse del modo in cui intendiamo la vita, del modo in cui costruiamo le nostre visioni della vita, e così via. Questi sono argomenti su cui le persone trovano molto, molto difficile parlare con precisione; […] Mi sembra che l’umorismo sia importante proprio perché fornisce alle persone un indizio indiretto del tipo di visione della vita che essi hanno o potrebbero avere in comune” Bateson

Cari corsisti, l'anno che sta arrivando sarà particolarmente importante per la nostra Scuola di Ipnosi Costruttivista, dal momento che si è presentata l'occasione di organizzare un nuovo percorso formativo, all'insegna delle esperienze fatte e delle nuove prospettive future. La legge sulle libere professioni, appena varata dal governo, ci permette infatti di affrontare le nostre esperienze professionali con la serenità di chi vuole costruire e sviluppare un nuovo mestiere nel campo della relazione d'aiuto.
La nostra idea è quella di coniugare assieme l'Ipnosi ed il Counselling nel nuovo contesto dell'Ipnoanalisi, creando una professione ed una competenza che mettano insieme il mistero dell'Ipnosi e la professionalità del Counsellor, in una competenza analitica ed operativa che permetta di generare un nuovo paradigma operativo di riferimento.
In base alla conoscenza ed all'esperienza dell'ipnosi nelle relazioni d'aiuto, si può affermare che l'ipnosi funziona nell'aiutare a superare difficoltà nell'esperienza di vita personale, dal momento in cui è libera dal dominio dei limiti e delle possibilità della conoscenza stessa.
Il motivo per cui l'Ipnosi risulta essere interessante e ricercata sta proprio nella sua dimensione misteriosa: l'idea che qualcosa di conosciuto possa essere la soluzione ai nostri problemi non convince nessuno. La ragione ed il ragionamento conseguente sono il primo tentativo che ogni mente intelligente fa per risolvere un problema. L'intelligenza è in grado di gestire l'esperienza cognitiva alla ricerca di una soluzione, ma cerca la risposta nel contesto stesso in cui si è generato il problema, non riuscendo in tal modo ad ottenere alcuna risposta utile.
La soluzione ai problemi viene dall'intuizione e dalla creatività della nostra intelligenza. Tutto ciò che è conosciuto è confinato nella ragione, tutto ciò che non si conosce dà adito a speranza e ciò che non si conosce si apre alla fede: credere di poter risolvere, affrontare, superare le esperienze della vita, apre a quell'esperienza creativa che il mondo della mente è in grado di costruire per noi.
In questo mi sento di dire che Voi rappresentate i paladini di una nuova era. I vecchi paradigmi della psicologia, la diagnosi, la prognosi derivanti da un mondo a stampo medico, lasciano posto ad un pensiero diverso, basato sull'ascolto e la condivisione, orientato alla ricerca delle risorse della persona, in un modo epistemologicamente nuovo e diverso di affrontare la vita.
Quello che si può dire è che questa riorganizzazione del pensiero, non essendo figlia di esperienze passate ed affrontando il nuovo con la libertà e l'ingenuità di chi muove i primi passi, risulta essere un'esperienza totalmente libera da tutti quei presupposti che tendevano a mantenere uno status quo.
In tutti questi anni di esperienza formativa mi sento di dire d'esser stato profondamente cambiato da chi come Voi ha affrontato, o affronta per la prima volta, l'esperienza della relazione d'aiuto verso gli altri. La conoscenza dell'intelligenza, dell'inconscio, di quel mondo misterioso che andiamo ad affrontare ogni volta che ci rivolgiamo con l'ipnosi alla mente creativa delle persone, ci illumina la strada senza cadere nei preconcetti di una scienza e di una conoscenza già note.
La parte più interessante ed utile dell'esperienza che ho ricavato dal mio lavoro con Voi è stata quella di aprire la mia mente al senso comune condiviso, ai presupposti che guidano in modo naturale i comportamenti umani, a quell'attrito, a quel non senso, a quelle esperienze che ci fanno ridere o piangere e che ci fanno vivere le nostre esperienze senza limiti né vincoli precostituiti.
Ora, come molti di voi, sono anch'io alla ricerca di uno spazio entro il quale condividere un'idea nuova di relazione d'aiuto, un'idea di aiuto che si basi su conoscenze e competenze che partono dallo sviluppo della mente creativa delle persone, nel tentativo di aiutarle ad affrontare la loro vita in modo significativo, utilizzando le risorse di cui non erano consapevoli e procedendo con quella speranza e quella fiducia che lavorano sul profondo della nostra organizzazione mentale, ottenendo risposte divergenti ed innovative.
Per questo voglio assicurarvi che il lavoro che stiamo sviluppando sarà utile, produttivo e che ci permetterà di affrontare le nuove situazioni, partendo dalla nostra esperienza soggettiva ed aprendoci ad affrontare la vita con una mentalità aperta e libera.
Gregory Bateson, nella citazione che ho riportato all'inizio, sta indicandoci la strada per una soluzione attraverso la cornice dell’umorismo. Immaginate un confronto tra l’asserzione con cui Wittgenstein conclude il Tractatus logico-philosophicus «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere» ed il pensiero in cornice umoristica di Gregory Bateson: ciò di cui non si può parlare, non si deve tacere, se ne deve parlare di più. L'umorismo e la satira permettono di parlare di ciò che non si parla con facilità, come sa fare il giullare di corte, dicendo il vero senza creare sospetto o paura. Si deve parlare di più della mente e dell'inconscio ma in modo differente, libero da pregiudizi, perché è forse l’unico modo in cui valga la pena parlarne.
Ciò di cui vale la pena parlare, nella prospettiva di Bateson, sono proprio le regole del senso comune, gli aspetti più ordinari e quotidiani della nostra esperienza di vita, che risiedono nel nostro linguaggio, nei nostri impliciti, che non vediamo perché li abbiamo sempre sotto gli occhi, come ci dice Wittgenstein, e dire «li abbiamo sempre sotto gli occhi» è da intendersi nel senso che ci condizionano, ci rendono schiavi, limitandoci sia nei modi di come affrontare, che nei metodi con cui cambiare la nostra vita.
"Insomma si tratta di ricollocare l’imperativo del ‘conoscere se stessi’, che ci sembra così caratteristico della nostra civiltà, nell’interrogazione più ampia che rappresenta il suo contesto più o meno esplicito: come ‘governarsi’ esercitando azioni di cui si è l’obiettivo, il campo di applicazione, lo strumento utilizzato e il soggetto agente?” Michel Foucault.

È questo l'augurio per il nuovo anno: una nuova consapevolezza personale produttiva e creativa.

Vi abbraccio tutti in questa nuova prospettiva, anche da parte di coloro che con me costituiscono la nostra Scuola di Ipnosi Costruttivista.

Costanza Battistini
Ennio Martignago
Antonello Musso
Nicola Crozzoletti
Nazario Adesso
Francesco Tarsia
Adriano Bilardi
Attilio Scarponi
Danilo Ciminiello
Massimiliano Di Liborio.




lunedì, dicembre 24, 2012

Le radici del cambiamento: utile e vero nel mondo e nel linguaggiare.
Marco Chisotti.
"Se non c'è l'altro, non c'è nessun io. Se non c'è nessun io, non ci sarà nessuno a fare distinzioni". Chuang-tsu, IV sec. a. C.
"Dal punto di vista costruttivista la conoscenza non riguarda ciò che può o non può esistere, ma si concentra su quanto si è dimostrato utile. Invece di parlare di verità, intesa come la parte della conoscenza che rispecchia la realtà, i costruttivisti parlano di functionalfit (adattamento funzionale)" von Glasersfeld.

Nel processo di identificazione si assiste ad una ricerca continua da parte dell'individuo di auto affermazione, come in una rincorsa totale, un continuo affermarsi ed essere il primo, l'unico, il migliore.
Nel mondo dell'apparenza non c'è spazio per chi non è il primo, per chi non si presenta in prima fila, come non c'è spazio per nessuno di quelli che desiderano solo osservare, contemplare, guardare prima di agire.
Formatori, coach, esperti, tutti fanno a gara per presentarsi al meglio, e darti l'idea che sono gli unici a poterti portare in cima alla vetta, al tuo cambiamento.
Il linguaggio, strumento di comunicazione, si presenta spesso come una raccolta di parole esaltanti, come perfezione, magnificenza, eccellenza, tutti concetti che riempiono la bocca di chi vuole mettere il mondo sotto di sé.
Ascoltando queste persone emerge il loro bisogno di primeggiare su tutto e su tutti, a partire dalle parole che usano, le espressioni, le congiunzioni, gli aggettivi, ogni atto comunicativo è come il tentativo continuo di dominare persone e situazioni.
Ricordo che un tempo si parlava della comunicazione assertiva, nel tentativo di insegnare alle persone a cambiare modo di comunicare, a rendersi chiari, si insegnava loro a dominare gli altri, un'escalation di comportamenti, intenzioni, senza limite, un continuo primeggiare, essere al meglio, una rincorsa per salire sempre più in alto.
Viviamo un Mito forzato, continuo, nel cinema, nel teatro, ogni rappresentazione é mitica, ogni momento della vita viene rappresentato dalla televisione, dai giornali, come sensazionale, ogni cosa deve fare notizia, viviamo in una continua esaltazione, una continua allucinazione, i nostri sensi sono costantemente stimolati, i nostri pensieri esaltati, il cambiamento é un "must".

Tradotta dal greco Mithos (mito) indica una parola, un discorso, una narrazione, l'esposizione di un'idea o un insegnamento sotto forma allegorica o poetica, porta con sé l'idea di fantastico, di sacro, nell'evoluzione dell'umanità il mito rappresenta la tappa che possiamo identificare come la fase finale di una crescita, o la modalità di controllo degli istinti primari.
Il mito lo si può vedere nel tentativo dell'individuo di primeggiare, dominare gli altri, ponendosi sopra ogni cosa, giustificando il gesto con la propria visione mitica del mondo.
Dalle azioni simboliche, le azioni che trasportano un significato, una comunicazione, si passa ai gesti ritualizzati; dal disordine, nel quale ci si trova confusi, si va verso un ordine considerato come sacro, con l'intento di scoprire il vero, l'autentico. Poco alla volta si disvelano i propri miti, una conoscenza che si distacca da tutto il resto per descrivere quello che é il nostro sogno, il nostro cambiamento.
Mi sembra di cogliere il paradosso di tutto questo, da un lato l'individuo che esalta il suo mondo ed il suo io, dall'altra una società che spinge a controllare, gestire, attraverso il linguaggio, la comunicazione ed ogni singola esperienza, tutti i momenti della nostra vita.
Individuo e società, si contrappongono l'uno contro l'altra, come se entrambe volessero dominarsi per dominare ogni cosa, due estremi di un realismo che alimenta i nostri credo, le nostre convinzioni.
Il Costruttivismo radicale nega due dei presupposti del realismo, l'esistenza e l'indipendenza di una “realtà” esterna stabile, per il costruttivismo la costruzione del significato è un processo prevalentemente individuale. L'individuo, nella sua esperienza, si comporta in modo individualista, esaltando la sua indipendenza, tentando di dominare il mondo.
Sul fronte sociale, al contrario, Costruzionismo sociale, si esalta la costruzione del significato, come un processo collettivo, linguistico, culturale, la conoscenza è dunque frutto di una costruzione condivisa da diversi soggetti, appartenenti alla medesima comunità culturale, che interagiscono tra loro, attraverso il linguaggio, “tutti i sistemi umani sono sistemi linguistici”.
Attraverso il linguaggio, la parola, il Meme, quella minima porzione di linguaggio che ci guida, ci orienta, ci rende forti, ci fa decidere, la vita e la conoscenza si impongono su ognuno di noi, e lo fanno attraverso una consapevolezza, Mindfulness, un sottile modo di guidarci, di condizionarci, facendoci perdere il "senso comune condiviso della vita", alimentando il nostro narcisismo attraverso l'onnipotente credo individualista.
Non esiste un osservazione “neutra”, i termini e i concetti, teorici ed empirici, sono “artefatti sociali”, i presupposti ritenuti evidenti hanno un origine storica e socio-culturale, non esistono “verità assolute” ma solo "verità" relative, si assiste in tal modo a una sostituzione della nozione teoretica di verità con quella pragmatica di retorica, si vive in tal modo un'idea pragmatica del reale, la vita è così un continuo parlare, comunicare, un "Linguaggiare".
Linguaggiare serve, tra le altre cose, ad orientare, nel senso di dirigere l'attenzione e di conseguenza l'esperienza individuale degli altri, che è un modo per incrementare lo sviluppo di "dominii consensuali" come ci suggerisce Maturana, che, a loro volta, sono i prerequisiti per lo sviluppo del linguaggio.


Le forme linguistiche negoziate di "comprensione" sono connesse a “forme di vita” come dice Wittgenstein, sono le descrizioni e le spiegazioni, scientifiche e non scientifiche, sono forme di azioni sociali, un fare le cose con le parole, “dire è fare” ci ricorda Austin.
Si assiste a un dominio della dimensione pragmatica, propria del funzionalismo, "Basta che funzioni!", si vive nella impossibilità di fondare una teoria, un metodo "vero", e la verità diviene un prodotto culturale storicamente contingente.
Credo che ogni singolo individuo si debba confrontare con gli altri, il risultato che emerge è che viene presentata una forma di utilità con la quale vivere, l'"utile" collettivo prende evolutivamente il posto del "vero".
Si può vedere come sia per l'individuo che per il gruppo di riferimento, ogni singola esperienza, dal punto di vista pragmatico, finisce col diventare un'esperienza "utile" ed il concetto di "vero" passa in secondo piano, lasciando spazio all'adattamento funzionale, quel concetto che il costruttivismo chiama "viabile".
È sul concetto di "viabile" che ci si deve confrontare, la vita, per come la conosciamo, é una forma intelligente di adattamento, si nutre di esperienze utili alla vita stessa, il concetto di vero é una forzatura, un bisogno singolo elevato a bisogno collettivo.
La cognizione non è un mezzo per acquisire la conoscenza di una realtà oggettiva, ma serve all'organismo attivo per il suo adattamento al suo mondo esperienziale, l'efficacia operazionale corrisponde, nella visione costruttivista, al concetto di "viabilità"' e coincide nella storia della filosofia allo slogan lanciato dai pragmatisti all'inizio del secolo: "Vero è ciò che funziona".
Il vivere non ha esistenza senza l’attività di distinzione di qualcuno, proprio come disse Vico, primo pensatore costruttivista, il soggetto cognitivo può conoscere solo fatti, e i fatti sono elementi fatti, dal latino: facere, dal soggetto stesso, noi esistiamo perché ci distinguiamo, perché ci pensiamo e pensiamo al mondo attorno a noi come frutto delle nostre distinzioni.
"Se accettiamo che ciò che distinguiamo dipende da ciò che facciamo, come fa la fisica moderna, noi operiamo sotto l'assunto implicito che, come osservatori, siamo dotati di razionalità, e che ciò non può nè ha bisogno di essere spiegato. Allora, se riflettiamo sulle nostre esperienze come osservatori, scopriamo che la nostra esperienza è che troviamo noi stessi osservanti, parlanti, o agenti, e che qualsiasi spiegazione o descrizione di ciò che facciamo è secondaria alla nostra esperienza di trovare noi stessi nel fare ciò che facciamo" Maturana.
Così il vero, il linguaggiare, ogni concetto, idea, Meme, sono frutto di un fare distinzioni di distinzioni, e questo é Utile e Viabile per la vita.










lunedì, dicembre 03, 2012

Per tornar ad esistere, oltre alle parole, nei fatti. Marco Chisotti

Per tornar ad esistere, oltre alle parole, nei fatti.
Marco Chisotti.

Ogni tanto scopro di star facendo una cosa di cui non conoscevo ancora il nome, son sempre sorpreso come sia magico l'appropriarsi di una pratica semplicemente inventando il nome, son ancora più sorpreso di quanto facilmente ci si dimentichi dell'origine delle esperienze ed inventando un nome, il verbo, ci si possa appropriare di tutto quello che ha preceduto l'invenzione del nome stesso.
Non voglio tener sulle spine nessuno prima di svelare il concetto, il nome, ma ho imparato a dosare i miei pensieri per permettere alle persone di entrare in sintonia col pensiero che intendo esporre, così vi voglio portare un esempio di ciò che intendo. 
Di recente son venuto a conoscere la storia della tastiera su cui ogni persona che possegga un computer scrive, probabilmente é una storia che molti di voi ha già sentito, ma voglio ragionare sull'esperienza.
Considerando la tastiera su cui scrivo, la posizione delle lettere sulla tastiera é originata da un problema meccanico presente nelle prime macchine da scrivere, queste infatti intoppavano in un problema, quando una persona abile a scrivere a macchina aumentava la propria velocità di scrittura, i caratteri inchiostrati tendevano ad incastrarsi tra loro prima di battere sulla carta.
Se conoscete la meccanica delle vecchie macchine da scrivere vi tornano facilmente in mente i braccetti che si sollevavano dall'arco di tutti i caratteri dove erano ospitati all'interno della macchina da scrivere. 
Si ovviò al problema tendendo ad allontanare tra loro i caratteri più ricorrenti nelle parole, in modo tale da diminuire statisticamente l'incarico dei bracci tra loro. Così fu inventata la tastiera che fu poi ereditata dal mondo informatico dove non sussistevano problemi meccanici, si sarebbe potuta modificare la classica tastiera ma non fu così, sarebbe stato troppo dispendioso procedere ad un cambiamento così esteso e si tenne la tastiera così come fu progettata per le macchine da scrivere meccaniche.
Arrivo al dunque la parola oggetto del mio pensiero é Mindfulness una parola composita inglese che comprende il concetto di Mente (Mind) e quello di Pienezza (Fulness) l'idea é quella di rendersi consapevoli dei meccanismi mentali con cui ci rendiamo conto della nostra vita, un termine che deriva anche dagli insegnamenti Buddisti.
Inventare un nome permette di appropriarsi di ciò che il nuovo concetto comprende, permette di reindirizzare uno scopo, un fine.
Nel mio lavoro io mi impegno ad aiutare le persone a riappropriarsi della loro vita lasciando gli automatismi per riappropriarsi della propria consapevolezza, ho sempre parlato di organizzare la mente delle persone portandole alla consapevolezza, il concetto di organizzazione mi ha permesso sempre di far decidere alle persone quali erano le cose che dovevano appartenere alla loro vita, e quali no.
Come ricordo spesso organizzazione e struttura differiscono tra loro per il fatto che le strutture possono cambiare lasciando intonso il concetto di un organizzazione, una sedia ad esempio può essere fatta di materiali diversi, ma ciò che non può variare é la sua organizzazione, il rapporto tra i suoi componenti, gambe, schienale, sedile, se si modifica questo rapporto, la sua organizzazione, non avremmo più l'idea di sedia, avremo una panca, uno sgabello, non più una sedia.
Così mi son reso conto che da 25 anni, il tempo da cui pratico la mia attività professionalmente, stavo facendo Mindfulness, e mi son sentito come esautorato della mia competenza dall'invenzione di una parola, poi mi son chiesto se rispondeva al mio concetto di "sedia" e mi son accorto che forse era una cosa diversa, forse stavo perdendo la mia organizzazione per qualcos'altro.
Ricordo che ho avuto la stessa sensazione quando ho studiato per la prima volta la PNL scoprendo che non avevano inventato altro che un contenitore in cui avevano messo dentro la Gestalt di Fritz Pearls, l'Ipnosi di Milton Erickson, la Terapia della Famiglia di Virginia Satir, il tutto in un unico modello, sicuramente utile e funzionale ma figlio degli autori che per primi avevano lavorato in quel metodo.
Si dimentica l'origine, si dimenticano i motivi per cui si facevano certe cose e si procede con un punto a capo perdendo il motivo, il perché del come e procedendo ad insegnare il come dentro ad una precisa procedura.
Il pragmatismo americano ha sicuramente rivoluzionato in mondo del fare, ed é stato un gran vantaggio per tante cose, ma non può cancellare l'origine, la prassi uccide la creatività e questo non é corretto, allontana dalla possibilità di comprendere come affrontare la vita nella consapevolezza stessa.
Dire come fare le cose é di aiuto ma non si deve dimenticare come le cose stesse sono nate per non dimenticarsi che é possibile cambiare strada facendosi la domanda giusta.
Ritorno speso alla magia di Aristotele, lui aveva ipotizzato delle cause per spiegare il cambiamento, infatti lo si può vedere sotto la celebre dottrina delle 4 cause : 
Causa Materiale: indica ciò di cui una cosa è fatta (nel caso di un bicchiere, per esempio , il vetro) 
Causa Efficiente (o motrice): indica ciò che mette in moto la cosa, ciò che fa avvenire il processo (nel caso di una bicchiere, il vetraio) 
Causa Formale: indica la forma che acquisirà il vetro (forma di bicchiere) 
Finale: indica lo scopo per cui è fatto il bicchiere (nel caso del bicchiere, per contenere delle bevande). 
Aristotele utilizza le 4 cause per gli enti naturali, ma si serve di esempi del mondo artificiale-umano perché così può rendere più visibili cose che nel mondo naturale sono meno visibili.
Ora la domanda giusta deve sempre tener conto del fine, lo scopo, l'intenzione é il nocciolo, il fulcro, il centro delle scelte, delle decisioni, nel fine ci sta il motivo per cui facciamo le cose.
Il fine va sempre preso in considerazione all'inizio di ogni processo, così anche nel caso di costruire una nuova categoria, un nuovo contenitore, il fine ci deve far comprendere dove vogliamo andare, e ci deve permettere sempre di cambiare strada se non ci piace piú, se non é piú utile.
In ambito psicologico Mindfulness significa essenzialmente "consapevolezza" dei propri pensieri, azioni e motivazioni, la consapevolezza parte dalla possibilità dell'essere umano di dissociarsi, la dissociazione, mi guardo dall'esterno e prendo consapevolezza di me stesso, é alla base del processo ipnotico, così Mindfulness implica un processo di cambiamento di stato mentale, cambio prendendo consapevolezza di me stesso dissociandomi da un me stesso ed associando i ad un nuovo modello di Me.
Mindfulness è quindi una modalità di porre attenzione, istante per istante, nell'hic et nunc, intenzionalmente ed al di la della critica e del giudizio, al fine di risolvere (o prevenire) il disagio o la sofferenza interiore, e raggiungere un'accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni. 
Un lasciarsi guidare da ciò che oggi spesso viene chiamiamo come il nostro Spirito guida, l'intuizione, l'illuminazione, un processo creativo e costruttivo interiore.
La tecnica dell'Ipnosi Costruttivista Meditativa prevede i seguenti momenti:
Contemplazione del corpo
Consapevolezza del respiro
Consapevolezza delle posizioni del corpo
Consapevolezza delle azioni del corpo
Consapevolezza delle parti del corpo
Consapevolezza degli elementi
Contemplazione delle sensazioni (estetica)
Contemplazione della mente intelligente (inconscio)
Contemplazione degli oggetti della mente
In riferimento ai cinque limiti della mente
(invidia, malizia, indolenza, ansia, dubbio)
In riferimento ai cinque punti di forza interiori (la forza, la sensibilità, il pensare, l'istinto, la coscienza o consapevolezza)
In riferimento alla sei basi interne e alle sei basi esterne dei sensi (occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, e le realtà esterne corrispondenti)
In riferimento ai sette fattori del risveglio (presenza, attenzione, energia, gioia, serenità, concentrazione, equanimità, la capacità di non attaccamento, indipendenza, libertà).
Questa tecnica di Ipnosi Meditativa aiuta a prendere consapevolezza di se, se vogliamo avvicina al nostro concetto di Mindfulness ma in una lettura per la persona in cui si può affermare nel proprio protagonismo lasciandosi alle spalle gli anonimi automatismi e le de-personalizzanti abitudini del lasciarsi vivere.




domenica, agosto 26, 2012

Cavalli dal mantello maculato.

A cura di Marco Chisotti
"La maggior parte di noi spreca troppa energia creativa cercando di imporre la propria concezione agli altri nelI'illusione che ciò che noi crediamo sia una realtà oggettiva. Questo è ciò che nella coscienza del ventesimo secolo è chiamato potere: cercare di costruire realtà mentali cui gli altri debbano adeguarsi."
Ernest L. Rossi

Il potere, nella sua concezione più diffusa, giace proprio in questa credenza, solo perché una cosa la si percepisce deve risultare anche vera, facendoci sentire in diritto di convincere gli altri della nostra stessa percezione.
Ora l'esperienza è sempre soggettiva, è il modo in cui noi siamo in grado di renderci conto della nostra realtà, la consapevolezza, molte volte la consapevolezza è per fortuna facilmente condivisibile, altre volte non è condivisibile e risulta ovvia e credibile solo per chi l'ha sperimentata.
Di solito le persone infervorate nella propria convinzione prestano poca attenzione alla percezione della realtà degli altri ed a quanto questa possa essere altrettanto reale e dunque agli occhi del proprio interlocutore vera.
È tanto più forte questa nostra convinzione di un mondo reale che difficilmente lasciamo le nostre convinzioni, trasformandole in profezie che si auto avverano, in pratica ogni persona sella sauna, se la canta, e se la balla da sola, come si usa dire.
Altre volte la realtà si manifesta in un modo ancora più intrigato tanto da nasconderci elementi che consideriamo palesi solo dopo un attenta analisi ed osservazione, per questa ragione risulta illusorio attribuire alla realtà l'oggettività, la realtà è un fatto culturale prima ancora che percettivo.


"I nostri antenati cacciatori-raccoglitori, che, nel corso di decine di migliaia di anni, hanno sviluppato le tecniche della pietra, per elaborare poi quelle dell'osso e del metallo, hanno disposto e fatto uso, nelle loro strategie di conoscenza e di azione, di un pensiero empirico/logico/razionale ed hanno prodotto, accumulando e organizzando un formidabile sapere botanico, zoologico, ecologico, tecnologico, una vera e propria scienza. Tuttavia, questi nostri avi arcaici accompagnavano tutti i loro atti tecnici con riti, credenze, miti, magie, e agli antropologi dell'inizio del secolo è persino potuto sembrare che, rinchiusi in un pensiero mitico-magico, questi "primitivi" ignorassero ogni razionalità.
Quanto irrazionali erano questi antropologi, che si credevano detentori della razionalità! Quanto infantili questi antropologi che credevano di studiare un pensiero infantile! Semplicisti questi antropologi incapaci di concepire che i loro "primitivi" si muovessero nei due pensieri contemporaneamente, senza con questo confonderli! Una tale visione è ormai abbandonata dall'antropologia contemporanea, che ha anzi, in diversi modi, "riabilitato" il mito; ma occorre comprendere perché il medesimo selvaggio che apparentemente, per uccidere il suo nemico, ne trafigge l'immagine, costruisce la sua capanna in legno in modo affatto reale e taglia la sua freccia secondo le regole dell'arte, e non in effigie".
Ludwig Wittgenstein.

L'antropologo è una figura affascinante, uno scienziato che vuole conoscere la realtà di conoscenze e credenze di altre culture, ma spesso vuole sottrarsi all'osservazione stessa, è stato inquadrato bene da Ludwig Wittgenstein, un filosofo sensibile alle regole del gioco, le stesse regole del gioco che ha saputo disvelare Gregory Bateson in molte occasioni, lui stesso è figlio di un genetista, diviene diviene antropologo, ma non fu molto apprezzato nel campo per il suo originale modo di affrontare la materia, curiosamente invertì i fattori, si mise a studiare l'antropologo stesso, i suoi comportamenti, i suoi pensieri ricavando considerazioni che ci aiutano a fare debite distinzioni quando si fanno considerazioni sull'uomo, quando si è osservatori o si è osservati, a seconda delle punteggiature date.
Difficile per un antropologo, poter sostenere un principio ontologico, dal momento che si osservano i comportamenti cognitivi di chi fa le distinzioni, ed il vizio di fondo è che a sostenere il principio ontologico, un idea di verità, è lo stesso individuo che lo definisce le regole del gioco.
Il secondo principio della cibernetica ci ricorda che non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, cadiamo preda dell'osservatore il quale, a sua volta è già preda di un altro osservatore prima di lui, impossibile arrivare all'osservatore che iniziò per primo ad osservare ed innestò una infinita catena relativa di osservazioni parziali.
È la memoria, il ricordo a farci pensare, a farci avere consapevolezza, a renderci protagonisti.
"Io amo gli uomini che cadono, se non altro perché sono quelli che attraversano".
Friedrich Nietzsche

Impegnarsi, esser protagonisti, attivi, forse è così che si dovrebbe vivere, perlomeno così ci si aspetta che debba andare la nostra vita. Il dubbio rimane, è importante esser protagonisti o è un'illusione, una necessita sociale, culturale, credo vada seguito un certo equilibrio, un po' esser protagonisti ed un po' contemplare, lasciar scorrere.

"Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato…
L'uomo chiese una volta all'animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L'animale voleva rispondere e dice: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire" – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice "Mi ricordo"."
Friedrich Nietzsche

È incredibile come sia "vero" per me questo pensiero di Friedrich Nietzsche, e tutto mi è reso possibile dal ricordo, penso, ricordo, dunque sono, risaltano da queste considerazioni le due leggi della forma della conoscenza di Spencer Brown, prima legge della conoscenza: "Fate una distinzione", seconda legge della forma: "Ricordate quali distinzioni son state fatte!" il ricordo è la nostra conoscenza, e la conoscenza obbliga, per quanto non se ne può far a meno, siamo obbligati dalla nostra conoscenza, le nostre esperienze sono la causa della nostra conoscenza, ed il mondo ne è la conseguenza.

martedì, agosto 21, 2012

La costruzione della conoscenza.


« La conoscenza è un processo di costruzione continua »
(J. Piaget, L'epistemologia genetica)
A cura di Marco Chisotti.
Per Piaget ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate, lungo lo sviluppo cognitivo, è il fattore d'equilibrio, «una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale».

L'equilibrio presuppone l'esistenza di un se stesso non operato dall'esterno, un equilibrio auto riferito, ed il bello di questo pensiero è che si presuppone un individuo che possiede una sua struttura e dunque un suo equilibrio, una proprietà del sistema stesso, la nostra "intelligenza" ricerca, con l'adattamento, questo spazio entro il quale rimanere.

Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo, ma non ne sono la causa, l'ambiente favorisce lo sviluppo cognitivo, che si manifesta attraverso l'intelligenza, ma non ne è la causa, l'individuo è generato, nel suo processo cognitivo, da un auto riferimento interiore, l'organismo umano è autopoietico.

Questo concetto va inteso nel senso che il sistema è, a partire dai suoi elementi di base (non ulteriormente scomponibili), totalmente determinato dalle sue proprie strutture. Ciò non significa che il sistema abbia in se stesso tutte le sue proprie cause. Il sistema è pur sempre un sistema in un ambiente, con il quale è accoppiato strutturalmente.

Questo significa, piuttosto, che il sistema è in grado di discriminare tra mondo interno e mondo esterno, in tal modo l'uomo è autopoietico nel senso che si auto-organizza e mantiene la sua organizzazione nonostante interagisca con l'ambiente esterno. In questo è sensibile, come sistema complesso, ai propri presupposti sia fisici/biologici sia psichici/cognitivi, i presupposti ci compongono attraverso i nostri "agiti", le intenzioni, attraverso i nostri "sentiti", le percezioni.

Al momento dell'apparizione del linguaggio, durante la crescita, ci ricorda Piaget, il bambino si trova alle prese non più soltanto con l'universo fisico, come gli accadeva prima, ma con due nuovi mondi, d'altronde strettamente collegati tra loro: il mondo sociale e quello delle rappresentazioni interiori.

Tutti i problemi di adattamento alla realtà passano attraverso un meccanismo proiettivo, la nostra rappresentazione interiore, che si sostituisce al mondo sociale condiviso. La maggior parte dei problemi "mentali" nascono nel periodo adolescenziale, con la nascita del pensiero ipotetico deduttivo, e si manifestano a livello sociale con le prime esperienze dell'adulto, università, lavoro, responsabilità, identità e coerenza.

Per portare un esempio dello sviluppo cognitivo si può considerare l'animismo infantile che è la tendenza a concepire le cose come viventi e dotate d'intenzionalità, tendiamo a dare anima, e spesso coscienza, alle cose e sopratutto agli animali, nella relazione con noi d'altro canto gli animali si comportano spesso in conseguenza alle nostre aspettative. Mentre, probabilmente, un animale ha solo la possibilità di rimanere in una relazione con noi, e non di avere un intenzionalità cosciente dei propri comportamenti.

"Un aspetto colpisce nel pensiero del bambino piccolo: il soggetto afferma sempre, e non dimostra mai" come ci dice Piaget, ma quest'esperienza è diffusa non solo nel mondo infantile, spesso accompagna le persone per tutta la loro vita, molti individui adulti considerano il mondo e la vita di relazione un insieme indistinto di relazioni, affermate da loro stessi, come uniche, reali e concrete, un "così è" per intenderci, io personalmente mi ritengo molto sensibile ai "così è", son fermamente dell'idea che un fatto è come lo dici, dunque ogni fatto è assolutamente personale e soggettivo.

mercoledì, maggio 16, 2012

Ipnosi regressiva su Rai Uno Storie Vere

Per chi fosse interessato lunedì prossimo 21 maggio ad Uno mattina alle ore 10 del mattino rubrica Storie Vere si parlerà di ipnosi regressiva con una induzione di Marco Chisotti e Antonello Musso. Orario per persone libere ma si può registrare dovrebbe essere interessante. Vi saluto!

martedì, marzo 27, 2012

Think different!

Son sempre stato affascinato dalla differenza, ho cercato d'essere diverso in molte occasioni, alle volte ci son riuscito, altre volte proprio no ma ci ho provato e ci provo spesso. Quando mi si è presentata l'occasione l'ho fatto, mi son distinto, ma non per esser migliore, la ricerca del paragone non mi ha mai coinvolto, ma per il gusto d'essere diverso.
Quando la mia vita incrociò la tecnologia Apple non ho avuto dubbi su quale strada avrei scelto, lo adottai immediatamente incominciando a scrivere la mia tesi di laurea nel 1984 con un clone Apple II, gli originali allora costavano ancora troppo, e da allora, tolto un brevissimo errore nel mondo DOS non ho più cambiato idea.

Una pubblicità della Apple dice così: "Ecco i pazzi. I disadattati. I ribelli. I contestatori. Quelli sempre al posto sbagliato.
Quelli che vedono le cose in modo diverso. Non amano le regole. E non rispettano lo status quo. Puoi citarli, disapprovarli, glorificarli o denigrarli.
Ma ciò che non potrai fare é ignorarli. Perché sono quelli che cambiano le cose. Fanno progredire l'umanità. E se alcuni vedono la pazzia, noi vediamo il genio. Perché le persone così pazze da pensare di cambiare il mondo... sono quelle che lo cambiano davvero." Mi piace pensare di essere tra quelli che possono contribuire a cambiare il mondo, chissà che non riesco in qualcosa pure io.
Questa è una bella cosa da pensare, fa sentire protagonisti leggere le righe precedenti, mi è sempre piaciuto chi si spinge per esser protagonista, la nostra vita è scandita da momenti in cui ci sentiamo protagonisti, la coscienza di s'è è un esperienza da protagonisti.
Credo che la vita possa esser percepita, e dunque in fondo esista, proprio per lo stato di coscienza che viviamo, o detto in modo differente di consapevolezza, e che la coscienza sia la "condicio sine qua non" dell'esistenza stessa.
Dicendo questo non cerco conferme, ne desidero fare proseliti, per me è assodato che la vita sia immanente e non trascendente, anche se penso spesso a quanto sarebbe bello se la vita trascendesse la nostra fisicità, se il pensiero trasalisse in un luogo etereo e li continuasse la sua vita eterna, una volta che il corpo immanente si fosse consumato.
Mentre la coscienza è l'emergere di un attività ed un organizzazione mentale scandita dal coordinarsi di differenti parti del nostro cervello, in connessione tra loro. Quando vien meno tale connessione noi ci addormentiamo per poi, al riconnettersi di queste parti, risvegliarci ogni giorno. Ma al termine del nostro vivere, quando la disconnessione delle parti del nostro cervello risulta per qualche ragione irreversibile, non ci addormentiamo, ma semplicemente ne moriamo. Per me, e le persone che mi conoscono lo sanno perché l'ho espresso spesso, la vita quando finisce è come un “Clic!”e finisce li!
Ora dovete sapere che è sempre forte per me l'impulso a vedere come vanno a finire le cose, appartengo a quelli affascinati dalle anticipazioni, così è stato anche leggendo la biografia ufficiale di Steve Jobs, tra l'altro la mia prima lettura in assoluto non di pura saggistica, che, giungendo al terzultimo capitolo, nella naturalezza di questi miei pensieri predittivi, ho trovato con stupore, la conclusione del libro con le seguenti parole:

"Mi piace pensare che dopo la morte qualcosa sopravviva, è strano pensare che uno accumuli tanta esperienza, magari anche un po’ di saggezza, per poi andarsene completamente. Perciò io voglio davvero credere che qualcosa sopravviva, per esempio che la coscienza non venga meno."
Poi fece una lunga pausa di silenzio.
"Ma d’altra parte, forse si tratta solo di un pulsante on/off. “Clic!” e te ne vai."
Fece un’altra pausa, e con un lieve sorriso "Forse è per questo che non mi e mai piaciuto mettere pulsanti on/off sugli apparecchi Apple". Steve Jobs.
Se devo dire il vero non ho provato stupore nel leggere queste sue parole, semplicemente si son concluse in me, sono le mie parole, son le parole che ho ripetuto nella mia mente e che ho trovato ripetute nella sua, son sempre stato affascinato e stupito dalle persone che han saputo esser diverse, ma non dai loro pensieri, no, quelli li sentivo già in me.

mercoledì, marzo 07, 2012

Ipnosi e trattamento dei disagi psichici.

Si può tranquillamente sostenere che tutti i disagi psichici sono di natura inconscia, dal momento che generano stati d'animo, stati mentali, negativi quali ansia, depressioni, attacchi di panico, paure, insicurezze, fissazioni, malesseri, situazioni che non son gestite dalla parte razionale delle persone, sono sotto le cosiddette esperienze inconsce, l'ipnosi lavora con gli stati mentali attraverso esperienze inconsce è dunque una metodologia adatta al trattamento di questi tipi di disagio. Naturalmente come tutti i trattamenti mentali, non di natura chimica, perché possano funzionare bisogna investire, lavorare con gli stati mentali significa dedicarsi, coinvolgersi, crederci, se si parte sfiduciati e passivi il tempo di riuscita del trattamento si allunga, mentre impegnandosi l'ipnosi, e l'autoipnosi che si ricava dal trattamento, risulta un arma vincente, riequilibrando in breve tempo i nostri stati mentali. In ogni caso qualunque forma di psicoterapia lavora attraverso il cambiamento degli stati mentali, anche se questa descrizione che ho fatto è poco considerata pur essendo un cavallo di battaglia per chi studia la fisiologia del cervello, quindi per chi studia le neuroscienze, e l'ipnosi appartiene al campo delle neuroscienze, lavora sulla fenomenologia, è essenzialmente pragmatica, funziona con tutte le persone, utilizza il linguaggio, in tutte le sue forme, parole, pensieri, utilizza i sensi, vista, udito, tatto, gusto, olfatto, usa la parte creativa ed inconscia del nostro cervello, pensiero divergente, intuizioni, illuminazioni, veicola i cambiamenti con la parte emotiva della mente.

sabato, febbraio 25, 2012

La regressione ipnotica e le sue implicazioni.



Il mio problema è sempre stato la veridicità di un esperienza come la regressione ad ipotetiche vite precedenti, e l’ho risolto focalizzando la mia attenzione su un’altra esperienza che si manifesta anche nelle menti più semplici, l’esperienza della complessità del DNA dell'uomo, e tutto ciò che porta in memoria dentro le sue spirali..

Il cervello umano è estremamente complesso ma nella maggior parte delle esperienze si misura con un intelligenza di tipo concreto, quella che accompagna le esperienze di un bambino nei primi 10/12 anni circa della sua vita per intenderci, non essendo implicato in relazioni complesse, e dovendo unicamente rispondere delle operazioni rutinarie legate all’esistenza. Ma nel nostro genoma, il DNA, ci sono risorse inaspettate ed inutilizzate, il genoma umano è per buona parte mascherato, solo una piccola porzione viene utilizzata per vivere, buona parte del suo potenziale è latente, nascosto.

La vita culturale nella quale siamo impegnati ci porta inevitabilmente a complessificarci, a dare risposte di adattamento sempre più complesse e, dunque, a cercare le risorse latenti.
Sicuramente alcune parti del DNA, sotto la ricerca della nostra mente intelligente, curiosa e pronta ad aiutarci, si slatentizzano.
Per chi conosce la teoria del sociologo Luhmann, ogni struttura semplice, individuo o società che sia, se posta vicino ad una struttura complessa tende a complessificarsi a sua volta. La nostra nostra vita intera è un continuo cercare e ricercare risorse per poter affrontare al meglio le esigenze della vita sempre più complessa.

Siamo figli delle stelle .... diceva una famosa canzone, più complessi di così, le nostre “nobili” origini reclamano voce, così non ci basta più, di saper che veniamo dalla terra, vogliamo di più, vogliamo una storia che possa spiegare, oltre che giustificare, le nostre “nobili” origini.

Credo in un nostro diritto, al di la di qualunque spiegazione, quello di pensare d’essere d’origini lontane, e fin qui il nostro DNA non può esser smentito, possediamo parti della struttura, all’interno del DNA stesso, che derivano da uomini e donne nati anche 10.000 anni prima di noi, e tendiamo a tradurre questo fatto innegabile ricercando il “parente nobile” del caso, come disse un famoso giornalista, il nostro destino, e lo facciamo richiamando in noi l’idea di storia. Ma oltre ad essere un diritto quello di pensare ad una storia di vita che ci ha preceduti, è una necessità, dal momento che nella memoria del nostro DNA ci stanno tantissime informazioni, è una necessità per la nostra mente utilizzarle.

C’ un aneddoto raccontato da Gregory Bateson nel suo libro Mente e Natura, Adhelfi 1979, che aiuta ad entrare nell’ordine di idee della complessità:

“Un uomo voleva sapere cos'è la mente, ma non nella natura, quanto nel suo personale, grosso computer. Così gli chiese (nel suo miglior linguaggio di programmazione, naturalmente): "Tu calcoli che sarai mai come un essere umano?". La macchina si mise subito al lavoro, analizzando la propria struttura intrinseca. Alla fine, come è costume di queste macchine, stampò la risposta su una striscia di carta. L'uomo si precipitò a prenderla e trovò, nero su bianco, le parole: QUESTO MI RICORDA UNA STORIA.”

Noi viviamo, pensiamo, capiamo, impariamo attraverso storie, abbiamo costante bisogno di andar oltre al caso, per spiegarci la nostra personale esperienza di vita, e tutto questo ci fa star bene, ci fa realizzare, ci fa sentire vivi, è fondamentale per l’esistenza stessa.
Ma non solo tutto ciò che portiamo nelle spirali del nostro DNA prima o poi si slatentizza manifestandosi, come un residuo viene trattenuto da un ghiacciaio per migliaia di anni per poi restituircelo integro, così tutto ciò che portiamo con noi nel nostro DNA prima o poi riemerge, come risorsa, qualità inaspettate, magari nel momento del bisogno, magari solo in una semplice esperienza in cui ci troviamo protagonisti di una regressione ad un ipotetica, o forse ad una reale vita precedente, e cominciamo a raccontare la nostra storia figlia di una lontana e complessa esperienza impressa da sempre nel nostro DNA.

martedì, febbraio 21, 2012

La nostra mente: un cervello ed un corpo.


La nostra idea di mente spesso non è precisa, una mente è un sistema complesso, qui ho provato a riportare il lavoro che in "Mente e Natura" Gregory Bateson fece, individuando sei criteri coi quali un sistema vivente può essere qualificato come una mente.

1) Innanzi tutto, il sistema mente, agisce su differenze, lavora sulla comparazione ed il confronto attraverso il suo apparato percettivo, utilizzando un processo cognitivo, l'intelligenza ipotetico deduttiva, attivando e mantenendo, al contempo, il nostro sistema di coscienza, di consapevolezza. Percepire attraverso la differenza è un modo particolare di percepire, il nostro sistema percettivo è fatto in questo modo, coglie le differenze.
2) In secondo luogo un sistema mente è formato da parti collegate da canali attraverso i quali vengono trasmesse le differenze, tutto il corpo ed il cervello costituiscono, assieme, un'unità che vive in altre unità superiori, ogni differenza vissuta attraverso il corpo è condivisa dal cervello e viceversa. Corpo e cervello son un tutt'uno indivisibile, la distinzione arbitraria la si è fatta nell'idea di semplificare e capirne il funzionamento, in verità il risultato ottenuto è stato un disastro, trattando il cervello ad un livello logico superiore rispetto al corpo si son generati molti paradossi. Corpo e cervello assieme costituiscono una mente indistinguibile, anche se è difficile pensare a qualcosa prescindendo dall'idea della sua iniziale conoscenza, leggendo Ia Laws of form di George Spencer Brown, ci si imbatte nella frase: "La nostra comprensione del|'universo non proviene dallo scoprire la sua apparenza presente, ma dal ricordarci come abbiamo fatto per produrlo". La comprensione della nostra "natura" passa attraverso una storia che non cancelliamo facilmente.
3) In terzo luogo, il sistema dispone di un’energia collaterale. Ora il nostro cervello è servito dal nostro corpo, non é possibile vivere di solo cervello se il corpo non lo nutre il cervello da solo non è autonomo. Naturalmente puoi portare un bicchiere d'acqua ad una persona impossibilitata a muoversi, ma non puoi farla bere, l'occasione del bere è fondamentale ma solo se la parte interessata ne sente la necessità berrà, ora però il cervello computa i pensieri, per poter computare il pensiero che vuole o non vuole una data cosa deve essere comunque alimentato. Il nostro corpo è fonte immanente di energia per il nostro cervello, senza la quale il cervello si fermerebbe, il cervello è alimentato al di la del deciderlo, è conseguenza dell'esistere essere alimentati alla vita, tutta la vita è immanente ad una fonte energetica collaterale, nulla è trascendente. Però un cervello può decidere come e se il corpo si alimenti, in tal modo il cervello è gerarchicamente ad un livello logico superiore rispetto al corpo, ma allo stesso tempo è un tutt'uno col corpo.
4) Nel quarto criterio il processo mentale «dipende da catene di determinazione circolari e più complesse» (Mente e Natura G. Bateson).
Queste catene fanno sì che il sistema sia auotocorrettivo nella direzione dell’equilibrio o dell’instabilità. Per lo più un sistema cerca l'omeostasi, evita i cambiamenti che potrebbero portare complicazioni e dispersioni, incoraggia l'economia, minimo sforzo massimo rendimento in modo da ottimizzare ed ingegnerizzare ogni azione, rifugge il dolore che potrebbe danneggiarlo, più che cercare il piacere e lo star bene. Per tutto il resto vige il principio stocastico, di determinazione per prova ed errore.
5) Il quinto criterio è che gli effetti della differenza devono essere considerate come trasformate (versioni codificate) della differenza che li ha preceduti. Questa è una conseguenza del fatto che la mappa non è il territorio, pertanto nella mente non si avrà mai un territorio, la cosa in sé, ma solo mappe di mappe. Il costruttivismo basa i suoi principi su questo fatto, ogni essere vivente non può prescindere da come è fatto per dire come è fatto, non può prescindere dalle sue mappe, noi conosciamo solo le nostre mappe, noi agiamo sulla base delle mappe che ci siamo costruiti, l'esperienza è la causa il mondo, la nostra mappa, ne è la conseguenza.
6) Infine, il sesto criterio è che la descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione, differenze di differenze, rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni, ad essi strettamente legati. Bateson si basa qui sulla teoria di A.N. Whitehead e B. Russell esposta nei Principia Matematica. La mente deve operare sulla base di livelli diversi, quando la discriminazione tra i livelli di comunicazione è distorta o confusa ne derivano patologie, come per il doppio vincolo, o doppio legame (double bind).
Quando due parti differenti, nella mente di una persona, lavorano per portare la decisione in direzioni opposte, l'individuo manifesta incoerenza che protratta nel tempo si può trasformare in blocco, incapacità a decidere, inerzia, demotivazione, abbandono.
« I refuse to belong to any club that would have me as a member. » Groucho Marx.
« Non vorrei mai far parte di un club che mi accetti fra i suoi membri. » Il paradosso di Groucho Marx ci fa comprendere il limite di operare a due livelli logici differenti, non regge, è un non senso, un non sequitur, una cosa che non ha continuità. Se vi dico che dovete ignorare quello che ho appena scritto, non è possibile farlo, il senso ed il significato organizzano la nostra vita, violare i livelli logici fa ridere, crea confusione, la vita è un continuo saltare tra i diversi livelli logici della vita. Non è possibile ignorare i livelli logici, ogni spazio pretende la sua logica, il suo senso, ma noi possiamo pensare, usiamo il mondo delle idee, le idee sono particolari, hanno la forza di elevarci al cielo o sprofondarci sotto terra, dobbiamo rispettare l'ordine del senso e del consenso, dobbiamo seguire le mappe del nostro mondo e renderci conto dei limiti e delle possibilità delle nostre mappe e della logica che le governa.


mercoledì, febbraio 08, 2012

Arte e cognizione. Marco Chisotti.


Son sempre stato attratto dalle persone anticonformiste, gli artisti spesso lo sono, anarchici, detentori di un pensiero divergente, mi piace annoverarmi tra loro immodestamente, pensare come loro, mi sento un poco artista dei pensieri, delle idee.
David Hockney artista inglese del 1936 in un intervista recente dice di unirsi alla destra per come sa esaltare la forza dell'individuo e si sente legato alla sinistra per come sa sollevare lo spirito collaborativo tra le persone, nell'ultima parte della sua vita è tornato alla natura, all'origine, ala sua ultima mostra si è presentato con un iPad sotto braccio, personalizzato con una cornice di legno, è una cosa bella dice, sarebbe piaciuto anche a Picasso, pure lui si circondava di tecnologia.
Saper prendere il meglio è lo spirito giusto, saper guardare le cose belle è saper vivere la vita.
L'arte ci aiuta a guardare il mondo, ma sopratutto ci aiuta a vederlo con occhi nuovi, la cultura filtra attraverso le opere spesso senza bisogno d'essere capita, i nostri stati d'animo si nutrono di cultura, spesso di semplici modi con cui punteggiare la vita, le esperienze.


Il segreto è non fermarsi all'apparenza, ma lasciarsi permeare da quella curiosa visione del mondo, da quello scorciò mai osservato prima, da quella differenza che fa la differenza.


sabato, gennaio 28, 2012

Istituto Universitario Ipnosi e di Comunicazione.


Qui di seguito i seguenti i temi del nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione in sinergia con la Scuola di Ipnosi Costruttivista.

Linee guida dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
Il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione sviluppa le competenze professionali più significative su cui formare gli allievi.
Come il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione attiva le competenze professionali.
Premesse operative e presupposti dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
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I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione

1. Linee guida dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
Sono ormai 12 anni che la Scuola di Ipnosi Costruttivista forma operatori nella figura professionale del Counsellor, in tutti questi anni ci siamo orientati sempre più a definire i confini operativi di questa figura professionale nel contesto delle relazioni d’aiuto.
La nostra formazione si è arricchita dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione, fino a considerare l’emergere di un profilo trasversale alle professioni nelle relazioni d’aiuto.
Sono cinque le parti che compongono il nostro percorso di formazione che vede nella figura del Counsellor il punto centrale nel nostro percorso:
Formatore, esperto dell’apprendimento.
Motivatore, entusiasta trascinatore, fiducioso nel futuro.
Counsellor, persona competente nelle relazioni d’aiuto.
Coach, in grado di accompagnare al risultato finale.
Mentore, persona con esperienza vista come modello.

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2. Il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione sviluppa le competenze professionali più significative su cui formare gli allievi come:
Esperti ma del cambiamento, non esperti cui delegare il cambiamento, a noi il compito di tirare fuori le risorse che le persone posseggono, gli utenti sono gli esperti della loro vita, noi ci limitiamo a favorire un processo Socratico, aiutando le persone ad organizzare il proprio mondo interno.
Consulenti, ermeneuti, stimolatori di conversazioni e azioni, noi perturbiamo la mente creativa attendendo una risposta come un’intuizione, un’illuminazione, una soluzione.
Consapevoli della nostra identità, prestiamo attenzione ai nostri valori, alle credenze, alle conoscenze che le persone, e noi, ci portiamo appresso.
Rispettosi, non ci presentiamo con un’idea preconcetta degli stili di vita o degli standard di salute, sappiamo valorizzare l’altro e riconoscere la sua specificità.
Curiosi, e attenti proponiamo un sapere in continuo divenire, che si rinnova sempre alimentandosi del dubbio e della ricerca.
Responsabili, proponiamo un rapporto paritario ma asimmetrico in cui il cambiamento e il miglioramento dipendono da noi.
Attenti e sensibili sappiamo ascoltare e sospendere il giudizio, il dialogo interno, lasciando spazio all’esperienza dell’altro.
Come facilitatori lavoriamo per creare nuove possibilità di scelta, ed insegnamo ad agire, perché la conoscenza avviene attraverso l’azione.
Irriverenti e curiosi, in quanto non crediamo mai ad una versione statica della “realtà” ma facciamo emergere ipotesi e colleghiamo fatti, come la religione, res lego, leghiamo assieme le esperienze ottenendone risultati.

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3. Come il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione attiva le competenze professionali:
Attraverso la vita sociale, dove la riflessione comune possa far emergere capacità che permettono lo sviluppo di potenzialità e un ripensamento della propria filosofia di vita, la costruzione di un “senso comune condiviso”.
Con processo costruttivo, non informativo, in quanto le conoscenze sono rese attraverso l’azione, l’agire, l’interazione, il dare strumenti operativi.
Due principi fondamentali dal pensiero di Heinz von Foerster divenuti principi della scuola:
Il principio etico, aumentare alle persone la possibilità di scelta.
Il principio estetico, se si vuole conoscere bisogna agire.
Attraverso il dialogo, in cui si utilizzano le differenze (competenze, posizioni gerarchiche, conoscenze, posizioni politiche, religiose….) dove diventa importante sapersi relazionare e saper ascoltare, cioè saper entrare e mantenere un dialogo, con se stessi, un dialogo col mondo interno, di cui come Counsellor siamo “sacerdoti” il cui Uffizio é quello di far conoscere alla persona il proprio “inconscio”, e verso il mondo esterno, la società, gli altri.
Con una partecipazione attiva, dove viene valutata la trasparenza sia degli obiettivi che degli strumenti e dove conta la capacità nel costruire concetti e categorie, nel discutere i risultati, le tappe e determinare il corso del processo, e il senso della forma, come descrizione, storia, che ne scaturisce. Uno spirito partecipativo anche perché nei gruppi, come nelle persone è importante non azzerare quello che si trova ma valorizzare il sapere di base, il sapere dell’altro.
La costruzione di storie autocorrettive che scorrono nel tempo verso uno scopo, un fine. In quanto la vita di per sé non ha un fine, siamo noi a darle un fine.
Un attenzione ai presupposti, le premesse, e alla discussione delle soluzioni fin ora tentate per cui la definizione e la ridefinizione diventano costanti della storia stessa.
Un processo costruttivo, in quanto a partire dalle risorse presenti si tenta di lavorare alla costruzione di una realtà possibile, alla co-creazione di processi possibili e viabili, adattabili.
Un processo coevolutivo, basato sul costante feedback, in quanto restituire e rivalutare diventano strumenti importanti e i concetti che emergono sono inerenti al tipo di rappresentazioni messe in gioco da tutte le persone presenti.
Un’indagine positiva, basata sulle risorse (non sugli aspetti deficitari e sulle mancanze), in quanto sono le risorse dei contesti i punti di forza delle persone ad essere utilizzati e messi in campo.
Con la collaborazione, non gerarchica, basata sulla convinzione che si è nella stessa barca animati da uno scopo comune.

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4. Premesse operative e presupposti dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione:

La mente umana è un complesso di elementi, è una realtà psico-socio-fisio-antropologica. Comprende quantomeno corpo fisico e cervello in un tutt’uno.
Il mondo in cui viviamo ed il senso comune che condividiamo sono costruiti dalle persone che comunicano tra loro attraverso il linguaggio e nel sistema sociale che formano comunicando e relazionandosi tra loro.
La realtà, la mente e l’individuo sono aggregati di parti interagenti, la vita passa attraverso le relazioni di ogni parte. Il fenomeno della coscienza é legato alle relazioni che si generano tra parti differenti del cervello, le esperienze umane sono complesse e non riducibili, la complessità è alla base della vita. La complessità come il mondo del sacro, non è possibile disvelarla, è solo possibile contemplarla e viverla in un atto di fede.
La realtà è una costruzione sociale, che emerge da un’operazione di distinzione costruita nel dominio linguistico, il linguaggio veicola il consenso e la condivisione.
Ogni osservazione implica la scelta dei fenomeni da considerare in primo piano e quelli da mettere nello sfondo. L’idea dell’immagine e dello sfondo è fondamentale nella percezione, nel guardare come atto fisico, meccanico, e nel vedere come atto cognitivo, per poter vedere dobbiamo conoscere, saper distinguere.
I processi son ben descritti dalle metafore informative, le informazioni, differenze che creano una differenza, noi viviamo in un mondo di idee dove i fatti son diversi dalle forze, un fatto è frutto di una comprensione ed una decisione da parte di un soggetto autonomo, autoreferenziale.
Utilizzare metafore processuali, il processo è il mezzo, è l’obiettivo, la forma, la descrizione in un dominio linguistico. La metafora aiuta a distinguere i nostri processi e a creare in tal modo la conoscenza. La metafora rappresenta, facilita la comprensione e crea il consenso.
La vita si svolge attraverso la nostra punteggiatura degli eventi, ciò che scegliamo di vedere, questo è determinato da come guardiamo le cose che succedono nelle nostre esperienze. L’esperienza é la causa, il mondo è la sua conseguenza. Detto con l’attenzione di Heinz von Foerster, “è il mondo la causa primaria e la mia esperienza ne è la conseguenza, o è la mia esperienza a essere causa primaria e il mondo la conseguenza?”.
Un’epistemologia, studio della conoscenza, in cui l’osservatore è parte del sistema di riferimento ed è un prodotto del sistema stesso, non si posiziona all’esterno, non è neutrale, non osserva da un luogo privilegiato, così siamo parte della definizione, del mantenimento e della dissoluzione del problema che ogni coscienza porta. Non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, siamo elaboratori di terz’ordine, organismi autopietici, che si auto generano in un dominio linguistico, dal pensiero di Maturana e Varela.
A partire da un’ottica dualistica, si passa alla complementarietà, doppie descrizioni, complementarietà dei punti di vista come garanzia di complessità. L’idea ed il rispetto della complessità, fondamentale nel processo della conoscenza, e come ci ricorda Edgard Morin, rinnovarsi costantemente nelle acque del dubbio.
La conoscenza nasce dalla nostra trasformazione di un universo in un multiverso, deriva dalla riflessione sulle operazioni che lo hanno fatto emergere, che gli hanno dato la forma, la conoscenza deriva dall’aver fatto una distinzione, per Spencer e Brown, le due regole della conoscenza sono, la prima “fare una distinzione”, la seconda “ricordare quale distinzione si è fatta”.
La nostra idea del mondo non può prescindere dai nostri valori, le premesse determinano ciò che si vede, i sistemi di riferimento, le categorie, i nostri giudizi, le etichette influenzano gli eventi, il ruolo dei pre-giudizi, le aspettative, obbligano alla capacità di riflettere sulle proprie rappresentazioni del mondo e della vita.
Le spiegazioni no son utili a cambiare, ma serve ipotizzare, descrivere infatti è costruire, dalle rappresentazioni alle approssimazioni, così si può guardare al futuro attingendo dalle deduzioni ottenute nella storia del passato.
Il passato serve per poter guardare al futuro con occhi nuovi. Non dividere, scomporre, ma vedere le cose assieme, alla ricerca dei pattern, modelli, di collegamento, per conoscere la struttura che connette, dal pensiero di Gregory Bateson.
Ogni conoscenza va vista come rapporto tra forma e processo, dal pensiero di Gregory Bateson, la contestualizzazione, l’introduzione del tempo e della processualità alla ricerca di un fine, di uno scopo, storicizzando passato, presente e futuro. Una visione teleologica dell’esistenza.
Ogni persona é eticamente responsabile delle scelte osservative che compie, verso la costruzione di una realtà come processo etico, aumentando le possibilità di scelta, ed estetico, agendo per conoscere, dal pensiero di Heinz von Foerster.
Vi é un limite nell’autoreferenzialità, una forma di aspettativa che si autoavvera, riflettere sui concetti che utilizziamo al fine di falsificare anziché validare le nostre idee, dal principio di falsificabilità scientifica di Karl Popper.
La conoscenza della conoscenza, un concetto nel metodo di Edgar Morin, sapere di sapere, sapere di non sapere, la conoscenza é un processo affettivo cognitivo e relazionale, è un processo complementare all’interno di una comunità, la base dell’unione e della comprensione, noi viviamo nella relazione.
Preferiamo ad una posizione ontologica, la realtà come esperienza stabile, vera, una posizione ontogenetica, pensando in termini evolutivi oltre che processuali, i sistemici riferimento, i confini, l’ordine che diamo alle cose, non sono a priori dati in natura, son definiti dalla punteggiatura che diamo agli eventi.
Consideriamo che saggezza è nell’individuo: gli individui si auto-regolano, auto-producono, auto-correggono, auto-mantengono, autoguariscono.
Non sono gli individui a dare origine ai problemi ma il loro dominio linguistico e cognitivo. Con la costruzione di un metodo cibernetico, con un lavoro in gruppo a non morire di incertezze o di certezze, la condivisione di più voci aiuta ad affrontare la complessità della vita.
Una particolare attenzione al concetto di circolarità, aspettativa, dai costrutti personali di G. A. Kelly noi siamo psicologicamente canalizzati, orientati dal modo in cui anticipiamo gli eventi.
Pensiero e azione sono indissolubili, agire per conoscere.
Importanza fondamentale del linguaggio: il linguaggio come costruttore di realtà. Apparentemente il linguaggio è denotativo, descrittivo, in sostanza il linguaggio è connotativo, costruisce la realtà.
In ogni individuo agiscono contemporaneamente forze omeostatiche e forze evolutive, cambiamento e stabilità, sono tutti processi complementari. Tre sono i principi che seguono le persone omeostasi appunto, fuga dal dolore, dal possibile danno, ed economia, minimo sforzo, massimo rendimento.
Neuroscienza costruttivismo e visione sistemica come modalità di approccio al reale, come studio della figura del Counsellor, come comprensione del potenziale e sviluppo dell’esperienza dell’ipnosi e degli stati mentali.

mercoledì, gennaio 25, 2012

Un universo dentro di se.

L'universo, o la realtà, nacque esattamente il giorno della nostra nascita, le due nascite avvennero allo stesso posto, nello stesso momento. C'è un mondo per ogni nascere, e il non nascere non ha nulla di personale, significa semplicemente che il mondo non c'è. Nascere senza trovare un mondo non è possibile, non si è mai visto un essere ritrovarsi senza mondo alla nascita, il che induce a credere che siamo noi stessi a portare la realtà che vi si trova, e che non rimarrà nulla di ciò che si conosce nel momento che ci allontaneremo da questa terra, come molti temono.

Il mondo è inseparabile dal soggetto, da un soggetto che altro non è se non una proiezione del mondo, il soggetto è inseparabile dal mondo, da un mondo che il soggetto stesso proietta.
Non possiamo che considerare ciò che conosciamo, tutto il percepibile, il mondo attorno a noi, è fatto di cose a cui noi abbiamo dato nome e forma definendole e confinandole entro una cornice che si è fatta sempre più complessa man mano che è cresciuta la nostra conoscenza.

Poi c'è il resto, ciò che non può rientrare nell'ovvio, nel conosciuto, si apre un mondo in cui le persone in trance, ipnosi, usano il loro cervello in un modo creativo e particolare, si limita l'approccio razionale e si da spazio all'inconscio, come nell'opera di Salvator Dalì, il mondo dell'inconscio è compreso da quella porzione di esistenza che definiamo mondo sacro, ma di questo mondo non si può parlare, solo la fede ci porta al suo interno, qui mi fermo considerando che si può parlare con l'inconscio personale, ogni individuo possiede il proprio, ma non si può parlare dello spirito, si può solo parlare allo spirito, con la propria preghiera personale, nelle fiducia che Lui ci ascolti e se può ci aiuti, questo è possibile, legittimo ed auspicabile nell'accrescimento personale.

Dal costruttivismo. Marco Chisotti

Paradosso = ciò che mina la limitazione dell’ortodosso.
Verità = l’invenzione di un bugiardo.
Conoscenza = nasce quando si ignora l’ignoranza.
Apprendimento = apprendere ad apprendere.
Scienza = l’arte di fare distinzioni.
Osservatore = colui che crea un universo, che fa una distinzione.
Oggettività = credere che le proprietà dell’osservatore non entrino nelle descrizioni delle sue osservazioni.
Costruttivismo = quando la nozione di “scoperta” è sostituita da quella di “invenzione”.
Realtà = una stampella comoda, ma superflua, che nasce attraverso il dialogo quando la forma apparente (denotativa) del linguaggio è scambiata per la sua funzione (connotativa).
Dialogo = vedersi attraverso gli occhi di un altro.
Etica = “Come” parlare; non si può parlare dell’etica senza fare del moralismo.

Heinz con Foerster.

Vi sono cose che nella mia testa non tramontano mai continuano a girare come pietre miliari, come punti attrattori, parole chiave, ma nel linguaggio c’è connotazione, la costruzione del mondo dove ci troviamo a vivere!
Due riti affiancati nella fotografia di Ennio Martignago, la chiesa ed il rito nella fede e nello spirito, l’industria e la fede nella scienza, il progresso, almeno l’idea che ne deriva. Difficile muoversi da entrambe le imbalsamature, dove sta la vita, il vivere, dove i confini, le parole di Heinz von Foerster consolano la mia ragione e mi fanno vivere il senso di quell’intelligenza che suppongo mi sia stata data per esser libero.

mercoledì, gennaio 18, 2012

Ipnosi regressiva dal vivo.

 

 

In molte occasioni mi son trovato a ricevere critiche sulle esperienze di ipnosi regressiva tanto da voler dare alcuni dettagli per riportare l'attenzione sul mondo interiore delle persone, sul loro bagaglio di risorse, per lo più inconsce che emergono in questi particolari momenti in cui si va in trance. A nome della nostra scuola di Ipnosi Costruttivista per chi ancora non ha visto in dettaglio i seguenti video vi auguro una buona visione.

 

 Il video qui di seguito è apparso in un ultima esperienza televisiva dove abbiamo lavorato con Daniele Bossari, come spesso succede in questo tipo di esperienze molti commenti che ci son pervenuti parlano di finzione, voglio dirvi che l'esperienza qui presentata è autentica perché Daniele ha un intelligenza creativa ed è capace di coinvolgersi profondamente in ciò che fa, quando si lavora con l'ipnosi regressiva bisogna aspettarsi esperienze particolari che, quando si vive l'esperienza di rivivificazione, è come entrare in un sogno e si sa, è comune a tutti, quando si sogna è praticamente impossibile distinguere la realtà dal sogno.

 

 

 

Ancora più criticata è l'esperienza qui di seguito, ancora una volta si parla di finzione, dobbiamo dar retta a Sullivan famoso psichiatra psicanalista del secolo passato che dice, con parole mie, che noi abbiamo tante personalità quante sono le nostre relazioni, è così che siamo fatti, così viviamo le nostre esperienze con trasporto e coinvolgimento, in quest'esperienza Mr. Lap, così vuole che venga chiamata quella sua parte "nascosta" che emerge ogni notte e lo guida in una vita parallela, pur nella sua vita assolutamente normale la persona che vedete è speciale, capace di un trasformismo inconscio radicale, al pari di molte esperienze d'impossessamento, esorcismo, dove però non c'entra la religione ed i suoi protagonisti, angeli e diavoli, ma c'entrano i Maja e la loro cultura, i suoi guerrieri, il loro cuore, e re Salem è uno di loro!

 

 

La persona qui sotto non ha bisogno d'essere presentata, è conosciuta e la sua storia è particolare, quello che vive con noi è proprio ciò che ha vissuto nella sua esperienza, la sua intelligenza, come ho detto, ci ha guidato a considerare una vera esperienza rivissuta con noi, difficile negarne l'autenticità!

 

 

La donna avvenente che parla in trance con grande naturalezza che potete seguire nel video seguente, è realmente in trance, in uno stato naturale di trance dove vive un momento di semplice vita quotidiana, così capita spesso di portare le persone in ipnosi regressiva e loro, quasi deluse, tornano a ricordare l'esperienza vissuta come una vita normale, semplice, dove non succede nulla di particolare, dove tutto è semplice e normale, l'ipnosi è questo, uno stato mentale che non si può comandare con la ragione!

 

 

 Forse con l'intervista che potete seguire qui di seguito in due trances vi chiarite alcuni passaggi dell'esperienza dell'ipnosi da cui nasce anche l'esperienza di ipnosi regressiva.

 

 

Per qualunque approfondimento con articoli e dispense potete accedere ai nostri siti dal link sottostante.

Http://www.aerf.it

Buona lettura e per qualunque cosa potete mandarci un email.

Info@ipnosicostruttivista.it

Marco Chisotti.