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martedì, novembre 29, 2016

Un vocabolario per il metodo Psicobioemotivo.

Marco Chisotti

Da diverso tempo che mi concentro nel considerare insieme corpo mente ed emozioni considerando che la mente in questo caso la parte cognitiva di noi, mentre lle emozioni rappresentano il nostro spirito, e la parte dell'anima il nostro corpo.

È interessante notare che il corpo nella stessa maniera della nostra mente possiede tutti i requisiti per generare una storia, per portare una coscienza o consapevolezza al sé, e dunque va trattato nella stessa maniera in cui si tratta la nostra mente.

La sostanziale differenza è che con la mente si tratta attraverso un linguaggio verbale non verbale e para verbale mentre con il corpo si tratta esclusivamente con un linguaggio non verbale a meno di introdurre la voce, quindi nel contesto para verbale, come elemento per sottolineare passaggi comunicativi e relazionali tra mente e corpo, cioè per mettere in esaltazione le emozioni che la persona vive.

Ci portiamo dietro i diversi sono le esperienze della nostra vita vissuta dalla mente cognitiva e dal corpo percettivo, dal momento che percepiamo un mondo di esperienze e questo lascia un segno nella nostra memoria possiamo pensare che le memorie costituiscono la nostra storia che sono in parte è una storia cognitiva altra parte è fatta di esperienze percettive sensoriali che in qualche modo pesano su di noi.

La nostra storia che sono in parte è una storia cognitiva altra parte è fatta di esperienze percettive sensoriali che in qualche modo pesano su di noi.

La stanchezza che le persone vivono molto spesso, in modo erroneo, viene attribuita o alla mente o al corpo è difficile che si faccia un lavoro di considerazioni di mente e corpo assieme, i problemi che scaturiscono da questo tipo di situazione incredibilmente complessi.

Voglio pensare che la vita debba durare un tempo limitato proprio per questo nel tempo si accumulano tante esperienze che alla fine diventano dei macigni che portiamo con noi, c'è da pensare che l'amnesia delle persone anziane sia un bisogno, da giovani sia poco da ricordare e tanto da sentire, da vecchi si sente poco e che sia tanto da ricordare.

Non mi importa che questa cosa che sto dicendo non sia del tutto logica, la logica è un meccanismo che ti serve per spiegare fenomeni come la vita che di per sé non sono spiegabili, la vita è un processo che come tale va vissuto, la forma che diamo alle cose deve essere una cosa bella, piacevole utile interessante ma non può essere vera.

Lavorare nelle relazioni d'aiuto vuol dire prendere in considerazione la persona nel suo insieme tutte le parti della sua vita, la sua storia, le sue esperienze; i suoi problemi, anche se sono precisi e conclamati, derivano da un mix di tanti elementi che concorrono alla stessa causa.

Non è possibile parlare di un'unica coscienza esistono almeno due coscienze nelle persone, coscienze differenti che alle volte si manifestano semplicemente legandosi a differenti stati mentali, altre volte le coscienze sono imputabili a due strutture complesse, presenti in ogni individuo, la struttura cognitiva, il primo cervello, che ha nell'area prefrontale del cranio trova la sua parte determinante, e la struttura fisica che ha nell'addio e il suo punto determinante, il secondo cervello, di una complessità tale da dare, nel suo insieme, il volume di un cervello di un gatto.

Non rimane che inserire la terza parte fondamentale dell'esperienza di vita delle persone, le emozioni ed il loro compito nel regalarci passione e sentimento, è quello di tenere insieme mente e corpo ed alle volte permettere alla ragione di guidare l'azione, ed altre volte permettere all'azione di dominare la ragione.

Il mondo complesso che nasce da queste interazioni solo in parte può essere capito, le emozioni possono essere solo sentite nel flusso della vita, nei momenti in cui memorizziamo la nostra storia, nei momenti in cui percepiamo e sentiamo.

L'intervento deve essere fatto tenendo presente questi tre livelli, è un intervento di ipnosi in quanto prevede un lavoro con tre stati mentali differenti, solo l'Ipnosi è in grado di lavorare contemporaneamente coi pensieri, nel ragionamento logico, col ricordo della storia, con il linguaggio del corpo, il linguaggio della mente e quello delle emozioni, tenendo il contatto con la persona, ascoltando e comunicando con tutto l'organismo.

https://youtu.be/mncOTdk6S-E


sabato, agosto 27, 2016

Cecità cognitiva. Marco Chisotti.

Cecità cognitiva. Marco Chisotti.
Noi non vediamo di non vedere, vediamo sempre, ma vediamo una cosa alla volta, viviamo in un film che il nostro inconscio struttura per noi in una continuità psichica intrisa di tutte le nostre convinzioni.
Invecchiando scopro sempre più che le Neuroscienze per me son la Nutella del pensiero.
Prima o poi arriverà una teoria della coscienza dove tutti quanti, scienziati e gente comune, si rispecchieranno come in uno unico stato mentale condiviso.
Succederà e sarà come quando l'umanità ha accettato la rivoluzione copernicana, l'evoluzione darwiniana, l'esistenza del mondo inconscio froidiano, accetteremo una teoria della coscienza e ci rifletteremo in essa.
Sto afferrando il senso della complessità ed accettando che le singole cellule del mio cervello proprio non abbiano nessuna consapevolezza dell'insieme in cui vivono.
Solo noi, con la nostra coscienza, abbiamo il dono di vivere la vita di mezzo, né troppo piccoli come atomi, né troppo grandi come stelle, a mezzo, al passo con la vita.
Ci penso costantemente a tutto questo, ma ho un grosso limite guardò il mondo pretendo dal mondo, credo che l'unica soluzione è iniziare a tracciare un confine e poco alla volta modificarlo per ottenere sempre più un modello condiviso.
Son convinto che il "mondo" sia frutto delle nostre credenze, si nasce si cresce si vive e si muore attraverso un fitto canovaccio di credenze e convinzioni che noi chiamiamo "realtà".

mercoledì, luglio 27, 2016

Continuità cognitiva e realismo cosciente. Marco Chisotti

Continuità cognitiva e realismo cosciente. Marco Chisotti

Ho sempre pensato che tra realtà e percezione non ci fosse tutta quella affinità che si pensa. Credo che come al tempo in cui la terra era pensata al centro dell'universo, oggi si viva quel senso di perdita cercando di tenersi stretta una realtà come viene intesa e vissuta, esistiamo noi, gli oggetti, lo spazio ed il tempo.
Prendiamo in considerazione questa figura, è fatta di parti senza un nesso diretto:

Variando semplicemente la posizione di queste parti ecco che compare ai nostri occhi un cubo in tridimensione, in verità l'immagine è piatta, non può sussistere un cubo in tridimensione, è il nostro ccervello a costruire le nostre esperienze:

Nell'evolvere la nostra vista è sempre stata orientata a migliorare, ma il suo traguardo l'ha raggiunto nel momento che costruisce una realtà stabile e affidabile in cui vivere.
Esiste in Australia un coleottero che va alla ricerca della femmina, che al contrario non vola, riconoscendola dalla pelle protettiva fatta a fossette e di color marrone, ma non si rende conto di andar a corteggiare, sdraiandosi scopra ad una bottiglia di birra che possiede le stesse fossette e lo stesso colore, rimanendone ingannato, rischiando in tal modo fino l'estinzione, per salvarlo dall'estinzione si è dovuto cambiare il tipo di bottiglia di birra.

Ci vien da sorridere per tante cose perché non vediamo le cose per cui altri potrebbero ridere di noi.
Come dice bene von Foerster noi "non vediamo di non vedere, vediamo sempre", il nostro cervello ricostruisce la realtà per come noi ci attendiamo di vederla, e per come conosciamo di saperla usare.
Lo scopo della percezione non è costruire la realtà, così come noi la pensiamo, la realtà, è un oggetto evolutivo, lo scopo della percezione è quello di adattarsi all'ambiente in cui viviamo, e dato che la percezione è funzionale alla nostra sopravvivenza, è funzionale a tutte le cose che noi viviamo come prioritarie, la percezione ci porta ad avere figli, annullando tutto ciò che sta tra l'occhio che percepisce la realtà e la procreazione.
Credo che se una persona non si adatta alla vita è perché è soggetta a una percezione distorta della realtà, l'evoluzione si può comprendere solo se si studiano tutte le relazioni che è possibile considerare nell'insieme della vita, ogni relazione perturba un differente sistema che risponde di conseguenza in un gioco di infinite interazioni.
Se la percezione guida la nostra vita lo fa per non farci muovere in una realtà prestabilita, bensì per costruire un percorso che possa portarci a realizzarci secondo i nostri presupposti.
Semplicemente abbiamo un mondo interiore complesso, come la realtà in cui viviamo, per vivere abbiamo bisogno di muoversi nella semplicità, quello che vediamo è la traduzione di un mondo complesso in un mondo semplice, evolutivamente la realtà che condividiamo si è resa disponibile ed usufruibile, ed è stata mantenuta e migliorata nel tempo, abbiamo oggetti, spazio e tempo a disposizione per creare un ambiente in cui muoverci con facilità, raggiungere i nostri scopi, mantenere attivo l'adattamento alla vita.
"La realtà è una immensa rete interattiva di agenti coscienti semplici e complessi che causano l'un l'altro esperienze coscienti." Donald Hoffman.
Possediamo il più grande simulatore cognitivo, l'area frontale prefrontale del nostro cervello, di tutti gli esseri viventi, con il nostro "come se ....", attivo dall'età di 24 mesi siamo in grado di modificare ogni esperienza percettiva a favore di un adattamento funzionale alla vita, ma possiamo anche generare delle aspettative che si auto avverano, siamo i migliori profeti di noi stessi.
Ogni volta che viviamo nuove esperienze, siamo pronti a modificarle in modo da rendere la nostra vita sempre "positiva", mantenendo in noi il piacere di vivere malgrado tutte le esperienze negative che incontriamo.
Il compito evolutivo della nostra capacità di percezione, ed aggiungo della nostra cognizione, non è quello di ricostruire immagini e formulare pensieri a partire dagli stimoli che provengono dalla nostra esperienza percettiva, quanto piuttosto scartare tutto quello che non risulta utile e funzionale alla nostra sopravvivenza.

venerdì, luglio 01, 2016

Una mera giustificazione. Marco Chisotti.

Una mera giustificazione.
Marco Chisotti.

"Il metodo non può che costituirsi nella ricerca. Qui bisogna accettare di camminare senza sentiero, di tracciare il sentiero nel cammino." EDGAR MORIN

I nostri cervelli son più diversi tra loro di quel che sembra, anche dal punto di vista della stessa consapevolezza. La differenza è riscontrabile sia a livello di stati mentali vissuti in maniera differente, struttura percettiva e struttura cognitiva, sia per come viene utilizzato lo stesso cervello nelle sue parti.

Tutti usiamo tutto, quando il tutto riguarda la nostra vita personale. Impossibile non usare ciò che si conosce. Siamo fatti della nostra conoscenza!

Siamo curiosi quando qualcuno parla di noi perché in quel momento costruiamo la nostra identità, esistiamo descrivendoci, ogni identità ha bisogno di essere affermata, successivamente collaudata, per essere confermata.

Partendo dall'idea di identità si può dire che alcuni problemi nascono quando non riusciamo a mantenere una coerenza in ciò che siamo o che rappresentiamo per noi stessi.

Un altro genere di problema nasce quando il nostro mondo di convinzioni, frutto delle nostre esperienze, non è in grado di adattarsi al mondo esterno, abbiamo difficoltà a ritrovarci, identificarci, in un ruolo entro il quale vivere.

I cambiamenti sono l'unica strada che possiamo utilizzare per ritrovare un adattamento nella nostra vita.

Essendo il cambiamento una manovra che va a modificare il piano percettivo che abbiamo della nostra vita, é ostacolato dalle nostre convinzioni e dobbiamo voltare le spalle alla ragione interna dettata dalla nostra identità coerente, se vogliamo cambiare, solo in un approccio creativo verso la vita troviamo le risorse per il cambiamento.

Ogni Stato mentale avendo la sua memoria è una nicchia di convenzioni che non permette facilmente un cambiamento, per poter cambiare abbiamo bisogno di lavorare a modificare lo stato mentale in cui viviamo, Quell'equilibrio di sensazioni e pensieri che ci accompagna quotidianamente in un continuo dialogo interno nel quale confrontiamo, riconsideriamo, ricordiamo, anticipiamo gli eventi.

Il cambiamento trova le sue fondamenta nell'immaginario, l'esperienza di cambiamento agisce sul nostro stato mentale abituale, poggia la nostra percezione su una base differente da quella a cui siamo abituati, un cambiamento di stato mentale è dunque una dimensione creativa dove possono avvenire cose nuove, utilizza la continuità cognitiva per smorzare tutti gli attriti con piani di prospettiva, percettiva e cognitiva, differenti.

La logica ci permette di allontanarci dal nostro stato mentale senza perdere il nostro orientamento nella vita, la logica ci mantiene in contatto con gli altri, ci permette di accrescere la nostra esperienza attraverso il confronto, con la logica noi ci possiamo permettere un allontanamento dallo Stato mentale abituale.

Dunque entriamo nello spazio del cambiamento, quello spazio creativo che otteniamo nell'immaginario, mantenendo un contatto con la logica, che è il nostro traghettatore, una sorta di Caronte in grado di traghettarci da uno stato mentale a un'altro, mantenendo il nostro equilibrio.

Possediamo tre spazi mentali uno relegato alla logica, lo spazio della ragione, o spazio cognitivo, questo ci mantiene in contatto con il mondo reale, a livello sia percettivo che elaborativo, mettendo in comparazione la percezione attuale con le memorie esperienziali possedute.

Un altro spazio è quello dei sensi, la dimensione corporea entro la quale viviamo, tutti i bisogni e le necessità del nostro fisico, in quest'area sostanzialmente manteniamo la nostra identità attraverso le esperienze del nostro quotidiano.

C'è poi un terzo spazio dedicato all'assemblaggio delle esperienze cognitive, il mondo delle idee, il mondo delle nostre convinzioni, che formiamo mano a mano che fissiamo nella memoria le nostre esperienze.

Questi tre spazi o mondi differenti, si comportano in modo indipendente per ritrovarsi poi a condividere un unico spazio mentale, la nostra consapevolezza, son le convinzioni che si formano con esperienze e si fissano nel nostro mondo interno, a creare il mondo della nostra identità cosciente.

È nel mondo emotivo, nel mondo dell'immaginario che andiamo a trovare la forza dell'adattamento, è questo un approccio creativo che si modifica costantemente per farci trovare il miglior equilibrio possibile tra mondo delle idee, mondo dei sensi, mondo delle emozioni, nel quale vivere.

Dunque potrei dire che la nostra identità è un continuo adattamento tenendo fermi dei punti di partenza, convinzioni, valori, credenze, un esercizio di logica che ci rende comprensibile agli altri, che ci permette di condividere con loro la vita, confrontarci con la loro percezione del mondo, e poi uno spazio creativo, dove le cose non sono solo quello che pensiamo siano, dove è possibile vedere le cose in un modo differente.

Viviamo costantemente attraverso contenuti che si rendono significativi su uno sfondo, questo perlomeno è ciò che la nostra esperienza ci dice, tendenzialmente noi diamo più importanza ai contenuti dimentichiamo facilmente il contesto, e però il contesto a definire il significato dei contenuti per cui noi abbiamo la coscienza limitata dal momento che il contesto è in mano al lavoro del nostro incrocio, essendo una esperienza troppo complessa per mantenerla a livello di coscienza.

L'esperienza percettiva, essendo una costruzione continua, non è sotto la nostra diretta consapevolezza, noi abbiamo solo l'uso frutto dell'esperienza percettiva, c'è uno sfondo, il contesto, entro il quale noi cogliamo dei contenuti, ci concentriamo su questi dimenticando l'insieme.

Quello che la nostra esperienza ci dice è condizionato dalla coerenza con la quale noi ordiniamo i contenuti che ci troviamo a vivere, il contesto è creato dalla nostra mente in modo inconsapevole, noi viviamo il prodotto di una costruzione cognitiva inconsapevole, il nostro inconscio è il regista della nostra esperienza, raccoglie fotogrammi, immagini e compone per noi un'esperienza che noi percepiamo con continuità cognitiva come un film coerente e continuo.

La continuità cognitiva ci permette di mantenere collegate le cose tra loro nel film della nostra esperienza di vita, il nostro inconscio tiene conto della nostra capacità di continuità cognitiva nel comprendere in modo congruo e coerente la nostra vita.

La capacità di percepire in un'unica esperienza percettiva un oggetto composto da migliaia e migliaia di particelle percettive, dove un quanto di informazione viene tradotto in un che cosa, è la nostra continuità cognitiva.

Ogni Stato mentale è vissuto come un mondo a sé, possiede la sua identità, è vissuto in una continuità cognitiva, coerente con il resto delle nostre convinzioni, entro la quale spieghiamo, e comprendiamo la nostra esperienza.

Vorrei aggiungere ancora a questo panorama espositivo e funzionale che non ha pretese di dare spiegazioni ma solo di modellare un'ipotesi di lavoro della nostra mente, vorrei aggiungere che le nostre esperienze cognitive si differenziano anche per il fatto che ogni persona è una quantità in percentuale di coscienza differente dagli altri.

Credo che la quantità di consapevolezza che abbiamo dell'attività cognitiva del cervello vari da persona a persona, anche se indicativamente i cervelli sembrano simili i comportamenti sono differenti, questo è dovuto proprio ad un uso diverso del cervello, e, come conseguenza, delle sue parti vissute in modo cosciente o meno a seconda delle persone.

Penso sia utile, in questa fase di ricerca e conoscenza, anticipare quelle che sono le ipotesi delle Neuroscienze in modo da poter acquisire una sensibilità maggiore, rispetto al passato, verso le possibili variazioni dell'intelligenza come prodotto dell'attività cognitiva, senza farci spiazzare da quelle che sono le individualità dell'attività cognitiva stessa, credo che l'incontro tra mondo delle idee, mondo dei sensi ed emozioni sia totalmente differente nelle persone, la sua stessa attività metta in luce un discorso esclusivo, molte volte semplicemente giustificato dai ragionamenti che lo sostengono.

Credo ci sia proprio bisogno di parlare di metodo Psicobíoemotivo perché questa trilogia è all'alba della sua esperienza, malgrado se ne stia parlando da tanto tempo, l'unità per la quale si sta lavorando non è stata ancora raggiunta.

Le spiegazioni che si ascoltano sono più giustificazioni che non funzionalità, in modo pragmatico dobbiamo trovare ciò che funziona e promuoverlo aiutando l'evoluzione cognitiva a intraprendere percorsi costruttivi che possano gestire la straordinaria qualità potenziale della nostra intelligenza, sia nella sua parte cosciente come nella sua parte inconscia.

mercoledì, maggio 11, 2016

La conoscenza della conoscenza ovvero l'epistemologia. Marco Chisotti

La conoscenza della conoscenza ovvero l'epistemologia.
Marco Chisotti 

"Ogni conoscenza è traduzione/tradimento, costruzione e non riproduzione della realtà; siamo destinati alla fatica ermeneutica, a interpretare di continuo, il che ci condanna in modo pressoché inevitabile all'errore e all'illusione. Ma è dell'errore, più che della verità, che dovremmo tessere l'elogio: esso costringe a risvegliare l'energia mentale, è fonte di scoperta e innovazione, mentre la certezza di essere nel vero induce all'inerzia. Non era forse proprio questo il senso pedagogico dell'epistemologia delle congetture e confutazioni del vecchio Popper, il quale ricordava che chi cerca conferme le trova sempre?" Edgar Morin.
Posso essere un gran sognatore sul piano affettivo. L'amore fa sognare anzi senza il sogno l'amore, la passione, il desiderio non son nulla!
Ma la vita non è un sogno e basta, la vita è senza scopo senza fine ....
Ebbene le persone vengon da noi "Terapeuti" per sognare e non possiamo deluderle.
Penso piuttosto che la vita sia occasione ....... magari è solo occasione tutto il resto, lo scopo, il fine, il significato o il senso della vita son solo illusione.
La forza della contingenza che si presenta dinnanzi e spesso la ragione delle nostre azioni.
Quando il contesto diventa più significativo del contenuto?
La vita è il contenuto, mentre il contesto è quello sfondo magico che creiamo attraverso il sogno, uno sfondo dove ci collochiamo la vita.
Il cervello per continuità psichica,come dice Noam Chomsky, non considera nel messaggio i tagli che vengono fatti tra un pensiero e l'altro, così nella realtà la nostra mente cognitiva cuce per noi pezze di realtà creando continuità anche dove continuità non c'è.
La vita così ci appare come una storia, un continuum significativo e coerente, ma non è così è piuttosto un insieme di fotogrammi slegati che il nostro senso compiuto unisce dandoci una percezione stabile e sicura del vivere.
Di fondo quello che ci guida é il nostro essere coerenti, la coerenza è una buona forma, capace di mettere insieme sostanze differenti, e di creare un senso compiuto, esaustivo, completo, la coerenza ci mantiene in una identità stabile e funzionale.
Mi sorgono molti dubbi a pensarmi, a seguire il mio dialogo interno, le cose semplici, le cose complesse.
Credo che solo se sì é perplessi, se si hanno dubbi si impara, se avessimo tutte certezze non avremmo bisogno di imparare nulla, le certezze, come le evidenze, ingannano, sembrano compiersi per noi, è probabile che siano un prodotto della nostra mente inconscia per dare un senso compiuto alla nostra percezione.
Ma la percezione stessa non è una esperienza semplice, la percezione é sentire riconoscere ed utilizzare l'esperienza che si vive.
La percezione riqualifica se stessa in continuazione, e di conseguenza, oltre a rimodellare il nostro cervello, rimodella i sensi, tutto cambia, tutte le nostre esperienze si modificano continuamente, ma manteniamo la nostra percezione stabile limitando la nostra mappa cosciente.
Solo all'insegna del dubbio si procede con la conoscenza, il resto sono repliche di un mondo già definito e conosciuto.
Fino a che viviamo una realtà complessa non l'abbiamo compresa, per capirla é necessario semplificarla, conoscere è arrivare a capire semplificando, non c'è una verità semplicemente c'è un metodo che ti permette di andare avanti, ma il nostro senso del tempo e dello spazio è fatto per farci vivere una vita sicura, con certezze.
La differenza che la percezione genera è una differenza annullata da una cultura che omologa la nostra percezione a ciò che possiamo comprendere.
La cosa sorprendente è che possiamo essere completamente soddisfatti di un falso, tanto soddisfatti quanto di una cosa vera, basta non saperlo.
Alle volte le scelte nella vita non sono fatte per volontà, magari si dice che sono state fatte in modo intelligente, forse è così, solo che spesso, in modo erroneo, si pensa che l'intelligenza nasca da noi stessi, dalla nostra parte cosciente, si pensa che l'intelligenza non sia altro che l'espressione migliore di noi stessi, o del nostro inconscio, molte volte l'intelligenza nasce solo dal bisogno, é il bisogno, la sofferenza, sono le difficoltà a mettere in moto l'intelligenza stessa.
Per fortuna c'è una formula alternativa al bisogno per stimolare l'intelligenza, la chiamano "ansia cognitiva" o semplicemente "curiosità", l'intelligenza è così autonoma, nel suo crescere, nel suo vivere, accompagnandoci nel corso della vita.
Spesso la nostra testa va da una parte ed il nostro corpo dall'altra, ma ogni tanto si incontrano per identificarsi una con l'altro, forse è così che finisce, quando non si scontrano, viviamo un momento emotivo, ci vogliamo bene.
La nostra testa è piena di "oggetti mentali" tra il reale e la nostra rappresentazione del reale c'è solo continuità cognitiva, siamo fatti, come ci ricorda Shakespeare, della stessa materia con cui son fatti i sogni!

venerdì, aprile 29, 2016

Dio e l'Io.

Dio e l'Io.
Marco Chisotti

Credere é costruirsi delle convenzioni, idee, pensieri che possano essere esportabili, che posso dunque comunicare agli altri, condivisibili, credere e dare spazio alla comunicazione, alla descrizione, alla forma di quello che sento, penso e vivo.
Quello che noi però viviamo è uno stato mentale un equilibrio tra sensazioni fisiche, pensieri, idee, ed emozioni. Si potrebbe dire che i stati mentali sono stati emotivi, Uno stato emotivo è uno stato di equilibrio tra il mondo fisico del corpo, ed il mondo astratto della mente considerata nella parte del nostro cervello.
Ogni momento della nostra vita e vissuto in uno stato mentale o stato emotivo, emozione e tutto ciò che collega ad un sentimento le nostre esperienze.
Il sentimento è qualcosa, che come dice la parola, noi sentiamo e viviamo sia nel mondo fisico che nel mondo astratto delle nostre idee.
Ogni Stato emotivo o stato di concentrazione o stato mentale comunemente inteso, impiega nostro cervello in una modalità particolare, alcune aree che si attivano altre si scommettono, probabilmente alcuni spazi mentali, considerando mente il nostro cervello in questo caso, si concentrano ad un uso particolare, le stesse aree del cervello possono essere usate per altri scopi e momenti differenti.
Credo che presto si arriverà a scoprire quanto siamo in grado di usare il nostro cervello a "piacere" solo così riusciremo a capire come mai abbiamo più coscienze, comportamenti molto differenti, come se avessimo identità diverse ogni volta che sperimentiamo esperienze differenti.
La fede è il credo e dunque esperienza che le religioni intendono quando vanno a declinare il concetto di Dio, non è altro che lo stato mentale emotivo, particolare dopo usiamo lo so cervello e non certo modo, dove entriamo in uno stato di trance come risposta è bisogno.
Sinceramente non mi stupisco di quanto riusciamo a creare con la nostra mente, intendo per mente un insieme di esperienze Psico Bío Emotive non una semplice realtà cognitiva come comunemente si intendono le esperienze del pensiero.
La macchina "cervello" e la parte dell'uomo ancora più sconosciuta, la parte più complessa che abbiamo da di svelare rispetto all'universo intero che conosciamo.
Non sono dunque stupito che questa nostra dote possa sviluppare così tante spiegazioni del proprio esistere.
L'idea e la rappresentazione di Dio in tutte le sue forme è la più chiara ed evidente esperienza di questa straordinaria complessità.
Per la semplice ragione che l'esperienza del divino e ti presente in uno stato mentale, ogni persona può provare l'esperienza divina cogliendola dentro di sé in esperienze le più diverse, dallo stadio di calcio quando corri di persone inneggiano la propria squadra, credo di persone che pregano assieme, canti balli e rappresentazioni Psico Bío Emotive le più diverse nelle quali i nostri stati mentali si concretizzano.
Dio é energia, ne sono convinto, solo che questa energia non deriva dall'universo ma semplicemente da ogni singolo uomo.
E l'energia del nostro pensiero, del pensare, ed energia del nostro muoverci guardare ascoltare sentire, ed energia delle nostre emozioni legale, significare.
Le preghiere evocano questo principio attivando e noi lo stato mentale che produce quell'energia che ci da benessere producendo ormoni e sostanze come i neurotrasmettitori che ti fanno star bene, ci danno senso di pace, benessere, armonia, serenità.
Dio è una sensazione, è un'emozione, è un'idea, esperienza unica amplificata dalla possibilità di sviluppare un dialogo interno tra i nostri due emisferi cerebrali, una sorta di preghiera continua che possiamo dedicare a un Dio che non ha bisogno di una fisicità, che può stare in ogni luogo, in ogni tempo, che ne sentiamo la presenza, sentiamo il legame con lui, lo descriviamo dandogli una forma che può cambiare nel tempo e nello spazio.
Dio è dunque un processo, un insieme di esperienze che rilasciano pensieri, sensazioni, emozioni; ogni momento è un momento che condividiamo in noi stessi attraverso lo stato mentale con lui, attraverso la preghiera, una condivisione comunitaria assieme alle altre persone che assieme a noi credono in Lui.
Si prega col corpo con i movimenti, con i gesti col ballo, si prega col canto, con le parole la musica, ogni esperienza con Dio riguarda un'esperienza del nostro cervello, nella sua struttura, delle sue componenti, ogni esperienza di preghiera porta una forma di consapevolezza o coscienza, la coscienza di noi stessi, delle persone diverse da noi, la coscienza del bene, del male, la coscienza del bello del brutto, ogni nostra esperienza non è altro che una consapevolezza legata ad una forma con cui descriviamo il momento che viviamo, ed un processo in cui viviamo sentiamo e percepiamo emozioni.
La fede è un credere nel tempo, e la memoria che ci concede una conoscenza che persiste nella nostra esperienza, e la parte emotiva di noi che fissa le esperienze portandole a memoria, tutto ciò che non è fissato dalla memoria è un'emozione transitoria, Come a prima se ne va, solo ciò che è fissato nella memoria attraverso le emozioni, ripetuto nel tempo, diviene parte di quello stato mentale consolidato in noi e che fa parte della nostra coscienza.
La terapia rivolta a risolvere i problemi esistenziali, non è altro che una religione che induce una preghiera che la forza dentro di noi una fede in ciò che noi consideriamo la nostra vita, il nostro mondo. Come qualunque religione la terapia sotto le sue diverse forme rafforza un legame con noi stessi, una maggiore fiducia in noi stessi, una maggiore considerazione delle risorse che portiamo con noi, la terapia e legacci a un io che consideriamo incrocio nel nostro profondo, un io che stai noi.
I rituali sono rappresentazioni ripetibili di esperienze reali modificate all'occasione per fissare principi che chiamiamo semplicemente convinzioni. Tutta la vita é guidata da convinzioni che si sono fissate noi attraverso esperienze, conoscenze, emozioni.
Le neuroscienze hanno dimostrato che la meditazione o la preghiera prolungate, attivano le aree frontali del nostro cervello, i credenti abituati a pregare e a meditare su Dio attivano parecchio queste aree, mentre la stessa cosa non succede nelle persone atee, E dunque il credere ed aver fede che porta un'attività cognitiva a livello delle aree frontali del cervello. In mancanza di fede e quindi di credo, la persona non riesce ad attivare nella stessa maniera le aree frontali.
Durante l'ipnosi le uniche aree della nostra neocorteccia interessate all'attività cerebrale sono proprio le aree frontali, dunque lo stato mentale di trance, o stato ipnotico, attiva il cervello nella stessa maniera in cui si attiva durante la preghiera e la meditazione.
La cosa interessante di questa esperienza nell'andare a vedere l'attività del cervello durante la preghiera e la meditazione, è che quando si ha un discorso di fede, una concentrazione continua da parte del nostro cervello su una esperienza particolare ed astratta, tutto il cervello si attiva in modo particolare, è grande dunque la risposta interna verso un dio che noi consideriamo esterno a noi.
Mi viene da pensare che Dio è un'alchimia che si genera nel nostro corpo, a partire dall'attività del cervello, che si fissa con le esperienze e le percezioni nella nostra memoria sottoforma di emozioni, un'esperienza interiore che si presenta ogni volta che parliamo con noi stessi nell'idea di incrociarci con altro da noi.

mercoledì, aprile 27, 2016

L'esistere ed il consistere.
Marco Chisotti
Ne Il paradigma perduto (del 1973), Morin sosteneva che l'uomo non è composto di due parti sovrapposte, bio-naturale l'una e psico-sociale l'altra: l'uomo è invece una totalità bio-psico-emotiva. Non è una entità chiusa, né la natura è passività, materia amorfa. Un'altro limite della scienza cognitiva è quella di non aver voluto riconoscere l'esistenza dell'immaginario oltre al mondo delle convinzioni e della logica. La biologia ha ignorato a lungo che la cultura ha giocato un ruolo attivo nel complesso ereditario, dando luogo a pressioni selettive sul genotipo e intervenendo sulla determinazione del fenotipo. Quindi né antropologismo ma neppure biologismo: l'uomo, dice Morin, "è un essere culturale per natura perché è un essere naturale per cultura".
L'esistere é tutta una questione di coscienza o consapevolezza senza la consapevolezza di esistere non sarebbe possibile. Sulla coscienza non mi soffermo perché c'è ancora molto da capire per poter dire, ma sull'esistenza si possono coniugare tante esperienze diverse e mi sento di dire che esistiamo almeno in tre mondi differenti.
Il primo mondo che si incontra pensando all'esistenza e il mondo delle convinzioni, le nostre esperienze sono alla base del mondo che ne è una loro conseguenza.
La conoscenza stessa e possibile vederla come un insieme complesso di convinzioni, frutto delle nostre esperienze e punti fermi per quanto riguarda il nostro orientarci nella vita.
L'esistenza è interamente strutturata intorno alle nostre convinzioni, che sono i punti granitici attorno ai quali costruiamo il nostro vivere. Abbiamo bisogno delle nostre convinzioni perché sono le sicurezze che ci permettono di vivere, di avere un'esistenza, di essere dunque persone.
Le convinzioni sono la nostra memoria siamo legati affettivamente a ciò che ci circonda, siamo legati con le nostre emozioni a ciò che scegliamo di portare con noi, la memoria è alla base di tutti i nostri processi cognitivi, ma partiamo da esperienze affettive, dalle emozioni, per poter arrivare in modo logico al ragionamento, affrontando le nostre esperienze in modo condivisibile con le altre persone con le quali dividiamo la nostra esistenza.
Il secondo mondo e il mondo della logica appunto, un mondo che possiamo misurare, che convenzionalmente consideriamo condiviso, un mondo che parte dalla vostra esperienza e raggiunge gli altri condividendo l'esistenza.
Questo secondo mondo e la nostra ragione, la nostra cognizione, risiede del nostro cervello, e la parola, il pensiero.
Questi primi due mondi sono essenziali per la vita sociale, per mantenere lo status Quad, per tenerci in un equilibrio costante nella nostra vita.
Il terzo mondo è un mondo particolare, il mondo più personale nel quale vivere, e il mondo della nostra immaginazione, di uno stato di coscienza alternativo al nostro stato di veglia, un mondo creativo, un mondo di fantasia ma anche di creatività, proprio nel senso di creazione di ciò che diviene poi frutto delle nostre esperienze, parte essenziale dei nostri ricordi, del nostre emozioni, della nostra esistenza.
Il terzo mondo lavora con i sensi, con tutto quello che hai a disposizione con il nostro corpo, il movimento, e l'anello sensomotorio, arricchito di quell'esperienza descrittiva, che ci è familiare ogni volta che ci capita di agire, scegliere, progettare la nostra vita.
La nostra stessa percezione é sensibile a questo approccio, noi percepiamo con i sensi, attraverso il corpo e le sue esperienze, ma contemporaneamente riconosciamo l'esperienza passata sotto forma di ricordo e conoscenza, senza emozioni non ci sarebbe memoria e dunque conoscenza.
Ma la nostra esperienza percettiva non è solo fatta dell'anello sensomotorio percepiamo, e ci muoviamo di conseguenza, ne è solo fatta di esperienze passate, memoria e conoscenza, la nostra esperienza percettiva contemporaneamente guarda avanti e risolvere in modo utile e finalizzato il nostro saggio percettivo, cercando un possibile uso, un'utilità nella percezione stessa.
Dunque percepiamo, riconosciamo, ed utilizziamo contemporaneamente la nostra esperienza percettiva.
A questi tre monti dunque si aggiunge la percezione e tutto quanto si unisce in un unico complesso sistema che comprende il corpo fisico, col nostro secondo cervello all'altezza del plesso solare, Il cuore ed il respiro come sede della seconda parte del nostro cervello dopo quell'antica rettile, quella mammifera che possiamo considerare collegata al cuore e dal respiro nella parte centrale del nostro corpo. La terza parte il cervello, la nostra testa, sede della nostra intelligenza cognitiva collegata alla vostra esperienza fisica, l'intelligenza corporea, collegata alla nostra esperienza emotiva, la nostra intelligenza emotiva.
Tutto questo si va a unire al principio per cui il nostro cervello è ulteriormente composto di due emisferi, che portano con sé esperienze e competenze diverse, un emisfero ed una parte più razionale che pone domande, quesiti, ed una seconda parte l'emisfero non dominante cosidetto, che tenta di dare risposte per tranquillizzare l'altro emisfero razionale.
Credo si possa considerare questo gioco la nostra esistenza un continuo dialogo interno dove parti diverse del nostro cervello si interrogano, trovano esposte, allineano pensieri, creando esperienze, fissando convinzioni, credo vivendo una fede continua che mettiamo in gioco in modo creativo col confronto, in un mondo che continuamente aggiorniamo con i nostri sensi.
I neuroni specchio tanto dibattuti stanno rivoluzionando il nostro modo di intendere il reale, ci fanno rendere conto di quanto siamo emotivi nel coinvolgerci in modo empatico attraverso tutte le nostre esperienze.
Ci viene incontro il costruttivismo che ci rimette al centro di questa grande esperienza che la nostra esistenza, dicendoci dev'essere gli unici veri responsabili del nostro vivere, del nostro sentire, del nostro percepire, del nostro capire.
Pensiamo che il fenomeno patologico dello sdoppiamento della personalità (schizofrenia) non fa che rivelare un fenomeno normale secondo il quale la nostra personalità si cristallizza non solo secondo i ruoli sociali che dobbiamo rappresentare (il piccolo funzionario sottomesso di fronte al capoufficio sarà un arrogante tiranno in casa propria) ma anche a seconda delle circostanze: la collera, l'amore, l'odio, la tenerezza ci fanno realmente cambiare da una personalità ad un'altra, modificando non solo le nostre voci e i nostri comportamenti ma anche la gerarchia interna paleo-meso-neo-cefalica, ricordiamo la tripartizione dell'encefalo che risale a Mac Lean del cervello tri-unico: così abbiamo, senza dubbio, personalità diverse, una predominante e le altre che emergono occasionalmente, ricordiamo Pirandello con "Uno, nessuno e centomila". Bisogna quindi tenere conto che lo sviluppo dell'immaginario, l'ipnosi e gli Stati mentali son vissuti nel mondo immaginario, e con esso la mitologia e la magia, gli errori e il disordine lungi dall'essere stati uno svantaggio per l'uomo, sono al contrario legati al suo prodigioso sviluppo. In conclusione, la scienza deve stabilire l'articolazione tra il corpo e la cognizione in una mente unica, fra entropia e antientropia (ordine e disordine), fra la complessità macrofisica e quella microfisica. Dovrà stabilire l'articolazione tra il vivente e l'umano, tra il vivere e l'esistere, dato che l'uomo è costruttivista per eccellenza.

domenica, aprile 17, 2016

Fede speranza e carità.
Marco Chisotti
Se ho dubbi che la carità possa essere un'esperienza ancora attuale, almeno pensata come era un tempo sui bisogni essenziali delle persone, mangiare, dormire, non ho dubbi sulla fede e sulla speranza, ancora molto attuali nel panorama della psiche umana, rappresentano ancora molto bene il bisogno "spirituale" dell'umanità.
Credo che la religione sia essenzialmente il prodotto di un bisogno umano, e credo che tale bisogno si possa riportare alla struttura stessa del nostro cervello, alle sue componenti, sia un bisogno emergente dall'esperienza cosciente e consapevole dell'uomo.
Ciò che mi stupisce ed in parte mi diverte è sentire dai moderni personaggi della New Age, e non solo, dai motivatori, formatori, terapeuti vari, consigli e suggerimenti che ho sentito tante volte predicare dai nostri preti, sicuramente rivisti e corretti in chiave psicologica, umanistica, perfino neuro scientifica, ma in fondo gli stessi consigli, le stesse parole di fede e speranza.
Da buon psicologo in passato ho studiato ed ho seguito tutto il percorso della psicologia umanistica, a partire dalla psicoanalisi fino alla moderna PNL nonché Ipnosi, Gestalt e terapia Sistemica relazionale, l'intero percorso partito dal lontano mondo di comprensione dell'animo umano della religione, è attraverso la filosofia per ritornare ora attraverso la psicologia a parlare ancora di religione, dal termine res logo legare, associare, implicare le cose tra loro, il tutto in un perfetto modello di cause ed effetti.
Come leggo da alcuni punti chiave del pensiero di un personaggio della PNL americana, Roy Martina, incontrato per caso nel panorama dei programmatori neuro linguisti odierni come Antony Robbins, o il nostrano Roberto Re, personaggi che si presentano come motivatori, formatori, o terapeuti, proprio come si presentavano i preti un tempo, il mondo è posto bellissimo dove vivere una vita meravigliosa, pieno di opportunità ed occasioni da non perdere.
Se posso esser d'accordo, in linea di principio con tali pensieri, chi d'altronde, dotato di buon senso non lo crede o lo spera, sorrido con ironia alla loro prosopopea, le parole che usano ed i consigli che dispensano, la vita che suggeriscono tra amore, perdono, vita sana, son le stesse "cose" che toccano il cuore delle persone da sempre, e che non molto tempo fa portavano gli uomini di chiesa.
A veder semplicemente le cose e le persone nel panorama delle relazioni d'aiuto rivedo tutta una gamma di parole e comportamenti un tempo retaggio di preti e suore, oggi a partire dagli psicologi, a seguire tutte le altre figure professionali riconosciute o meno dallo stato "garante", rivedo tutti parlare lo stesso linguaggio di fede e speranza.
Credo dunque, al di là dell'ambasciatore di turno, che fede e speranza son due principi fondanti la stessa struttura psico fisico emotiva dell'uomo.

martedì, febbraio 09, 2016

Libere professioni, competenze, capacità, possibilità e complessità.

A cura di Marco Chisotti. 

«Sono giunto alla concezione della complessità e del pensiero complesso attraverso una mia particolare tendenza volta a riconoscere come verità tutte le affermazioni, anche quelle più contraddittorie, e con la mia naturale propensione al dubbio, e all'aspirazione ad una fede non necessariamente identificata con la religione». Edgar Morin.

Parlare di Ipnosi Costruttivista può avere un senso solo se si contempla l'intero scenario d'intervento nell'ambito delle relazioni d'aiuto, considerando quanto la relazione d'aiuto possa essere la cosa più semplice del mondo, quanto la cosa più complessa che esista.

Alcuni dettagli legislativi.

L'ipnosi è sempre piu' riconosciuta come metodo nelle relazioni d'aiuto, anche le leggi, almeno a livello europeo, stanno diventando sempre più permissive verso l'ipnosi professionale indipendente.

Quella del Counsellor ipnologo/ipnotista Costruttivista è una figura professionale nuova rispetto alla vecchia concezione dell'ipnosi classica, dell'ipnosi da spettacolo, dell'ipnosi medica in generale.

Il 2004 è stato l'anno di una svolta legislativa a favore dell'ipnosi, soprattutto a favore della libertà d'esserci zio nelle libere professioni, come l'ipnosi, nel diritto di conoscere e di usufruire di professionisti. competenti e capaci di eseguire un lavoro pratico ed efficace nell'aiutare le persone.

Negli Stati Uniti molti ipnotisti non medici fanno ipnoterapia negli ospedali pubblici (la professione indipendente di ipnoterapista esiste ed e' riconosciuta in USA fin dal 1979 e si è evoluta ed è cresciuta nel tempo, anche in Europa abbiamo diversi esempi di libertà e progresso professionale in particolare in Francia e in Inghilterra, chiunque può esercitare liberamente non solo l'ipnoterapia, ma anche la psicoterapia, non essendoci come da noi un ordine professionale di riferimento.

Negli Stati Uniti l'American Medical Association, ovvero l'Ordine dei Medici americani, ha deciso che, a cominciare dall'1 gennaio 2004, anche gli ipnotisti non terapeuti (non-licensed) possono operare nella Sanità (proprio a tale scopo l'AMA ha introdotto una nuova terminologia dei codici di procedura CPT – Current Procedural Terminology).

L'11 Febbraio 2004 è stata approvata, la Direttiva Europea COM (2002)119, relativa al riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali tra i paesi membri, dunque anche l'Italia deve riconoscere le attività professionali esistenti all'estero, come l'uso dell'ipnosi nelle relazioni d'aiuto al di fuori dei contesti regolamentati.

Nel Giugno 2004 l'Ufficio Legale Europeo, sul sito dell'unione europea, nella sezione per i diritti dei cittadini (Europe Direct, servizio di. orientamento per i cittadini), afferma che : "se la professione di cui si tratta non è regolamentata nello Stato di accoglienza, allora non è necessario richiedere il riconoscimento delle qualifiche; è possibile cominciare a svolgere tale professione in questo Stato alle stesse condizioni che si applicano ai cittadini nazionali e con gli stessi diritti e gli stessi obblighi".

Il 5 gennaio 2005 l'ufficio legale europeo afferma: «la professione di ipnoterapista non è regolamentata in Italia, ovvero per esercitarla non è richiesto il conseguimento di un diploma particolare ne' è obbligatorio far parte di un ordine professionale per esercitarla».

Il servizio europeo di orientamento del cittadino, il 25 aprile 2006 ha dichiarato: "il principio di base dell'Unione europea stabilisce che chi è qualificato ad esercitare una professione nel paese di provenienza può esercitarla in qualsiasi altro paese dell'Unione. Per quelle attivita' esercitabili solamente dai titolari di diplomi, titoli, certificati o qualifiche particolari definiti dal paese ospitante (denominate professioni regolamentate) è stata prevista a livello europeo una regolamentazione (mediante un 'Sistema Generale' di riconoscimento istituito con la Direttiva 89/48/CEE volta ad agevolare il riconoscimento dei diplomi e delle qualifiche professionali: in tal modo i cittadini vengono autorizzati allo svolgimento di una professione specifica nel paese ospitante (in questo caso l'Italia).

Quando al contrario la professione in questione non sia regolamentata nello Stato membro ospitante, non é necessario richiedere il riconoscimento delle qualifiche professionali: in questo caso è possibile iniziare ad esercitare la professione nello Stato membro ospitante alle stesse condizioni che si applicano ai cittadini dello stesso; in alcuni casi dovrà tuttavia essere presentato un certificato che attesti l'esercizio della professione per almeno due anni nel corso degli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda la professione di ipnoterapista in Italia, essa non risulta essere regolamentata".

L'attività professionale di ipnotista – ipnoterapista in Italia continua a non esistere, ed è per questo che tuttora non è neppure possibile stipulare un'assicurazione di indennita' professionale per l'ipnotismo o l'ipnoterapia (come invece si fa in Inghilterra e altrove). Le compagnie di assicurazione hanno confermato che anche volendo assicurare una professione ancora inesistente, non si potrebbe in ogni caso valutare il rischio professionale, non essendoci una casistica o una statistica adeguata.

Dal 2005 grazie a questa direttiva europea, per esempio un ipnotista con certificazione o accreditamento inglese, potrà fare ciò che sa fare meglio, cioè esercitare la sua nobile professione anche in Italia.

In questo modo l'intera società godrà dei benefici derivanti dalla caduta di quelle restrizioni che certe lobby hanno tenuto in piedi finora, in tutti quei paesi, come in Italia, dove l'interesse corporativista ha taglieggiato l'interesse degli usufruitori.

Non esiste alcun motivo eticamente giustificabile per ostacolare o impedire il libero accesso del pubblico a un servizio utile e salubre come l'ipnotismo professionale svolto da operatori specializzati non-medici e non-psicologi. Sempre in Inghilterra l'ipnoterapia professionale è libera, ed evoluta a vantaggio degli usufruitori.

Per quanto riporta la letteratura scientifica l'ipnologo non è un medico, né uno psicologo, né uno psicoterapeuta. Non fa diagnosi. Non fa terapie. L'ipnosi non è una terapia né un suo sostituto, è un metodo, nella sua accezione di via, cammino, un ottimo supporto alternativo nel prendersi cura di Sè, nel considerare un individuo come la composizione di almeno tre parti distinte, ragione, emozione ed istinto.

Ecco che in quest'ottica l'approvazione della Direttiva Europea COM (2002) 119 (relativa alle qualifiche professionali e loro validità nella UE) ha permesso di poter svolgere la libera professione in ogni paese comunitario.

Per lavorare in Italia il Counsellor Ipnologo Ipnotista Costruttivista deve naturalmente rispettare le leggi italiane, e inoltre può essere iscritto al registro nazionale dei Counsellor professionali, in modo da garantire quegli obblighi etici e deontologici che rendono la professione stessa così auto regolamentata. Solo a queste condizioni di sicurezza e trasparenza per il cliente si puo' applicare il principio legislativo europeo di base per il quale chi è qualificato ad esercitare una professione nel paese di provenienza può esercitarla in qualsiasi altro paese dell'Unione Europea.

Una visione complessa dell'Ipnosi Costruttivista.

L' ipnosi è un metodo naturale del sistema nervoso che attiva capacità di auto-guarigione presenti in ogni individuo.

Con l'ipnosi, come nel counselling tutti i benefici sono creati dal cliente, l'ipnologo ipnotista costruttivista stimola, interpellando il corpo del soggetto, la mente delle persone a superare i propri limiti, migliorandosi è riequilibrandosi, riportando serenità, pace ed armonia nella ricongiunzione della propria mente col proprio corpo.

L'ipnosi è una risorsa naturale, insita in ognuno, innocua dal momento che già presente nelle persone sotto forma di stato mentale, condizione necessaria ad aver coscienza e consapevolezza di se stessi, è uno strumento utile, attraverso l'auto ipnosi, la preghiera ne è un esempio, esercitabile in modo autonomo sotto il controllo stesso della persona.

L'ipnosi cura, senza essere una cura, come una forma d'apprendimento, genera conoscenza che semplifica il proprio dialogo interno favorendo l'analisi consapevole del proprio vivere.

Il Counsellor ipnologo ipnotista Costruttivista, considerando. il principio olistico, principio filosofico e metodologico di quelle scienze per cui i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti, e le leggi che regolano la totalità non possono mai essere riducibili alla semplice composizione delle leggi che regolano le loro parti costituenti, considerando gli individui «macchine» complesse non banali, vuole restituire alle persone la loro integrità mente corpo, allontanandosi dal principio Cartesiano esclusivo o corpo o mente, riportandoci ad un principio inclusivo e corpo e mente assieme.

Il Counsellor Ipnologo Ipnotista Costruttivista, attraverso la regola del consenso informato, spiega al suo cliente che tale Ipnosi, nella sua accezione olistica, usata nel. rapporto professionale, si basa sulla relazione interpersonale e sull'utilizzo del metodo Ipnotico e di Counseling nella relazione d'aiuto, in tutte le sue manifestazioni naturali, e naturalmente intese.

Proprio perché il nostro metodo di Ipnosi Costruttivista prevede in se l'uso ogni aspetto conosciuto di guarigione, in ambiti differenti, costruttivista, bio dinamico, fisiologico, naturalmente indotto nel sistema cognitivo, emotivo ed istintivo. della persona, considerata nel suo insieme complesso, durante gli incontri non saranno effettuate cure mediche, né psicologiche né diagnosi o ristrutturazioni di personalità riconosciute in ambito psicologico, quanto piuttosto ristrutturazioni dell'individuo volte a restituirgli la sua unicità, la sua completezza nella stessa visione olistica, dove l'organismo non è la semplice somma delle parti che lo compongono, ma una totalità a essa superiore, non circoscrivibile in alcuna specifica scienza conosciuta.

Il metodo della nostra scuola d'Ipnosi SIC AERF riconosce ai suoi formati la possibilità oltremodo di qualificarsi anche come Trainer Ipnotista Clinico / Socio educativo permettendo alle persone che completano il loro percorso di formalizzare l'iscrizione a questo nostro registro che si appoggia alle personali competenze per poter dare un titolo o in ambito clinico, a Ipnotisti ed Ipnologi medici, psicologi, psicoterapeuti, o in ambito socio educativo Ipnotisti ed Ipnologi alle altre figure professionali.

Un nuovo metodo nell'Ipnosi Costruttivista che chiameremo il metodo REICCI Riequilibrio Emotivo. Istintivo Cognitivo Costruttivista Ipnotico.

Il metodo come via, cammino da fare con la persona che desideriamo aiutare facendoci accompagnare dalla sua esperienza che è la causa del mondo che sta vivendo e che porta con se.

Intendendo corpo e mente tripartiti in tre cervelli, rettile, mammifero, neocorticale, e tre corpi, mentale, emotivo, istintivo, due inconsci l'inconscio cerebrale, psichico, e l'inconscio fisico, il Tide, marea, con tre coscienze quella mentale, quella emotiva e quella istintiva.

Si parte sempre delle convinzioni con cui la persona affronta il suo mondo, con le sue esperienze, il mondo istintivo, il mondo delle esperienze immediate, istintive. In un secondo tempo si passa attraverso la logica, il mondo delle idee, della ragione, dell'intuizione, il senso comune condiviso. Fino ad arrivare all'immaginario, il mondo dei sentimenti, dove si possono cambiare le cose, dove si ama e si rimane ammagliati dall'oggetto del desiderio, della passione.

Tutte le persone si adattano alla complessità della vita, creiamo un Mondo attraverso le nostre esperienze, che ci permettono d'adattarci alla vita, con il famoso accomodamento ed assimilazione di Piaget, un po cambiando il mondo, un po cambiando noi stessi. Ci raccontiamo questo Mondo, lo semplifichiamo, lo modifichiamo, ci giochiamo, alla fine lo conosciamo, e la conoscenza ha così addomesticato il nostro mondo, lo ha semplificato, fino ad impegnarci, fino ad obbligarci ad apprezzarne la semplicità organizzativa e strutturale; conosciamo il Mondo che ci conosce a sua volta, così la complessità si prende un'altra rivincita mostrandoci i limiti della conoscenza stessa, della sua semplicità, come una coperta stretta che tirata di qua e di là scopre sempre una parte di noi.

Nell'intervento di riequilibrio psicofisico non si interroga semplicemente il corpo per tornare al mondo delle idee, si cercano le parole del corpo, i sentimenti, le emozioni, fino a coinvolgere il corpo intero, lasciando parlare il nostro corpo con noi, questo è un mondo complesso, un mondo che non può essere ridotto alla semplice somma delle sue componenti, un Mondo che emerge come risposta alla complessità stessa del nostro sentire, pensare percepire.

Diciamo che ci sono tre principi che possono aiutarci a pensare la complessità.

Il primo è il principio che Morin chiama dialogico. Il principio dialogico ci consente di mantenere la dualità in seno all'unità: associa due termini complementari e insieme antagonisti.

Il secondo principio è quello di ricorso di organizzazione. Un processo ricorsivo è un processo in cui i prodotti e gli effetti sono contemporaneamente cause e produttori di ciò che li produce. L'idea del ricorso è dunque un'idea di rottura con l'idea lineare di causa/effetto, di prodotto/produttore, di struttura/sovrastruttura.

Il terzo principio è il principio ologrammatico. Non solo la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte. Il principio ologrammatico è presente nel mondo biologico e nel mondo sociologico. L'idea dell'ologramma costituisce dunque un superamento tanto rispetto al riduzionismo che non vede che le parti, quanto rispetto all'olismo che non vede che il tutto.

Alla fine noi possiamo partecipare al Mondo con il nostro vivere, il nostro osservare, il nostro descrivere le cose e la vita, il nostro dare forma non lo facciamo contemporaneamente al processo, se osserviamo noi ci poniamo fuori dai giochi e ci raccontiamo una storia se partecipiamo noi entriamo nei giochi, entriamo nel processo, condividiamo la costruzione di una storia, siamo parte della storia, siamo la nostra storia.

sabato, gennaio 30, 2016

Biologia e psiche: mondo ordinario e mondo straordinario per trovar il proprio equilibrio psicofisico.
A cura di Marco Chisotti.
Mai rimasti in panne con l'auto?
Chi non é rimasto per strada con una delle auto moderne, quelle, per intenderci, per cui alzare il cofano è come lasciarlo chiuso, non è possibile intervenire.
La maggior parte dei problemi delle auto non sono di natura meccanica, come un tempo, quando aprire il cofano permetteva agli uomini, un minimo competenti, di far bella figura, la maggior parte dei problemi arrivano da centraline e circuiti elettrici, son loro ad andare in tilt ed a bloccarci l'auto, tutto si ferma e non rimane che il carro attrezzi.
Così, per parallelismo, la maggior parte dei problemi umani, son di natura psicologica, la psiche corre, costruisce, inventa, finge, esplora, inganna, è straordinariamente magica, la biologia cammina, è lenta, precisa, il più possibile uguale a se stessa.
Oggi patiamo questa grande distanza e differente velocità, i problemi mentali ci sfuggono, sfuggono alle soluzioni, abbiamo bisogno di tornar alla biologia per poterli fermare, osservare, elaborare, modificare, per poter così cambiare.
Le parole nascono dal corpo ed al corpo devono tornare, se non si procede in questo modo si perdono tutte le battaglie contro i "vizi" della psiche.
Tornare al corpo vuol dire sentire, ascoltare coi sensi, fermare il linguaggio, il pensiero e la sua velocità, per tornare all'origine di tutto, per tornare all'esperienza, che è la causa, mentre il mondo è la sua conseguenza.
Ogni stato mentale deriva da un esperienza protratta nel tempo, lo stato mentale fissa un equilibrio intorno alle sensazioni, producendo memoria dell'esperienza stessa che muta lentamente, fino a quando entra nel mondo simbolico subendo una accelerazione impossibile ad esser seguita.
Il pensiero vola, crea, disfa, finge, fino ad ingannare se stesso, la biologia lentamente mantiene, protegge, memorizza, ricorda tutto.
Tutto avviene tra un mondo vero per quanto creduto tale, ed un mondo falso per quanto pensato falso, ogni verità, pur essendo l'invenzione di un bugiardo, non è sincera con se stessa, noi non vediamo di non vedere, vediamo sempre, se pensiamo che qualcosa sia vero e ci costruiamo sopra, con l'immaginario, l'infinito, senza verificare se l'origine è proprio corretta.
Siamo ingannati nel pensare di aver trovato la chiave, e di poter in tal modo conoscere anche la serratura, la chiave non conosce nulla, semplicemente apre la porta facendo scattare la serratura non ha bisogno di conoscerla per poter funzionare.
Siamo sempre al centro dei nostri pensieri, e del nostro mondo, abbiamo bisogno di esserlo, solo così manteniamo una coscienza ed un'identità, siamo ciechi del mondo che ci produce, alla fine ci conosciamo quanto un cieco che attraversando in lungo ed in largo una città, e muovendosi in essa, non conosce per questo la città, semplicemente conosce dove muoversi al suo interno.
Il mondo della psiche non lo possiamo conoscere, è indeterminato, né mai lo si potrà conoscere senza scivolare nel paradosso di questa indeterminatezza, noi non potremmo mai accettare di appartenere ad un gruppo di persone che accettasse tra i suoi membri qualcuno indeterminato come noi.
Se torniamo al corpo allora usciamo dal paradosso, torniamo all'origine del pensiero indifferenziato, aiutiamo le persone a fare lo stesso con se stesse, tornando all'origine delle convinzioni per poterle cambiare.
Possiamo cambiare il mondo delle idee, dei pensieri, dei problemi mentali, delle scelte, delle decisioni, dei cambiamenti, solo se passiamo attraverso il corpo che parla con le sensazioni, le emozioni.
Quando si vive una catarsi, una liberazione, una crescita, succede qualcosa nella nostra biologia che cambia il corso del nostro pensare, cambiando la nostra natura.
Ora è il mondo delle idee che risulta ordinario, mentre la forza e l'incisione del mondo biologico risulta straordinario.
Il tocco dei passi magnetici, nell'ipnosi, può divenire una vera e propria imposizione delle mani, un modo di far riverberare le sensazioni nel corpo ed amplificarle, catalizzarle, così le reazioni emotive, ripetendo più e più volte le parole stesse che hanno condotto l'esperienza, possono generare una catarsi psicofisica.
Parole e mani, le parole fan le cose solo dopo esser diventate mondi per ogni sensazione e dietro ogni nostra esperienza.
Il nostro primo inconscio, fin dai tempi di Schopenhauer, ha dato modo di aprire un mondo inesplorato permettendo e stimolando un grande cammino della conoscenza psicologica del nostro primo cervello.
Oggi, unendo l'inconscio del nostro secondo cervello, il cervello viscerale, il Tide (la Marea) all'incoscio del primo cervello, possiamo affrontare il problema mentale e portarlo così a diverse soluzioni.
Il metodo da seguire nel supportare la psiche ed allinearla alla nostra biologia è l'ipnosi, la matrice di fondo è il costruttivismo e la seconda cibernetica, con la logica dell'osservatore osservato, e con la sua logica inclusiva di unione e e, in contrapposizione a quella esclusiva e di contrapposizione o o, ci permette di sviluppare le risorse necessarie per il miglior cambiamento.
La coscienza del nostro vivere, ed interagire col mondo, deve partire dall'esperienza della consapevolezza che non può svilupparsi in un unica coscienza, è qualcosa si più complesso, è una coscienza tripartita in esperienze differenti, una coscienza mentale, una emotiva ed una istintiva.
La nostra vita esige una organizzazione mentale all'altezza della complessità in cui viviamo, solo un epistemologia applicata a se stessa può rispettare un tale mondo complesso e permetterci il riappropriarci della vita stessa.

martedì, gennaio 26, 2016

Essere terapeuti oltre Cartesio.
A cura di Marco Chisotti.
Ho iniziato la mia esperienza come psicoterapeuta nel 1987 al tempo della mia laurea in psicologia, non esistendo ancora l'ordine professionale la tua preparazione universitaria era considerata sufficiente a lavorare nell'ambito terapeutico, ma personalmente con la semplice laurea in psicologia, presa a Padova senza un contatto coi docenti, se non per i pochi attimi dell'esame, ho sentito il bisogno di imparare qualcosa di pratico e concreto specializzandomi in terapia sistemica, lavorando con individui coppie e famiglie, in programmazione neurolinguistica (PNL) e ipnosi, nel campo aziendale, e in psicologia dello sport, lavorando con squadre e singoli atleti, formandomi a Torino, Milano e Roma.
La mia è stata una preparazione portata avanti con grande interesse ed entusiasmo, iniziata ancor prima della laurea, già lavorando alla mia tesi "Sviluppi epistemologici della seconda cibernetica".
I tre titoli di differente specializzazione, a pensarci ora, mi ponevano tra i più appassionati e dediti professionisti della psicologia emergente del tempo.
Ho cominciato a lavorare, subito dopo la mia laurea, come libero professionista con regolare partita iva fin dal 1988, utilizzando la mia preparazione psicologica nel mondo del lavoro a contatto con le aziende, usando la PNL, nel mondo clinico usando la terapia sistemica, nel mondo sportivo con l'ipnosi.
Ricordo quanto ero entusiasta ed appassionato, credevo fino in fondo alla psicologia, al cogito ergo sum cartesiano, ed a tutto quello che portavo dalla mia formazione accademica.
Al tempo ricordo però quanto mi era difficile capire ciò che dava risultati in quel gran calderone di conoscenze e pratiche terapeutiche, era tutto molto confuso, in particolare nel campo clinico succedevano tante cose in una seduta ed era estremamente difficile capire ciò che serviva e cosa no per favorire cambiamento e guarigione.
Parlo di guarigione e terapia con pazienti, sì proprio pazienti, perché il mio mondo era, a quel tempo un braccio, anche se non dichiarato ufficialmente, della medicina, gli invii per lo più arrivavano dal medico, il setting era di tipo terapeutico, si parlava in termini di diagnosi e di malattie.
Non ci ho messo molto, devo dire, a rendermi conto della forte dipendenza della psicologia dalla medicina, e di quanto fosse difficile uscire fuori dall'etichetta che nasceva dall'analisi clinica, dalla diagnosi, e veniva completata nella prognosi stessa, a conclusione dell'intervento.
Dal piccolo "medico" che ero, giocoforza, attraverso il lavoro aziendale e l'esperienza nel mondo sportivo, usando le mie competenze, sopratutto l'uso dell'ipnosi, mi son trasformato in operatore nelle relazioni d'aiuto, interessandomi sempre di più al Counselling, all'Ipnosi, ed al Costruttivismo.
È passato tanto tempo da allora e la mia dedizione al "Cogito ergo sum", penso quindi sono, si è trasformata completamente diventando "Sentio ergo sum", sento quindi penso, dunque sono.
Son arrivato alla conclusione che dal momento che le parole, i pensieri e i ragionamenti, nascono dall'esperienza, e l'esperienza nasce dalle azioni del corpo, muoversi, percepire, allora è al corpo che si deve tornare per poter parlare di una nuova e funzionale epistemologia nelle relazioni d'aiuto.
La nostra ultima esperienza come scuola di Ipnosi Costruttivista, sviluppata assieme a Rosetta Minniti terapeuta di origine cranio sacrale, la potremmo definire esperienza emozionalmenteistintiva, o altrimenti somatomentalemotiva, un esperienza dove si delineano tre coscienze o consapevolezze differenti, tutte e tre ugualmente importanti per poter lavorare con l'essere umano, la coscienza mentale, la coscienza emotiva e la coscienza somatica, e dove si formano due inconsci differenti l'inconscio mentalemotivo comunemente conosciuto come l'inconscio, che mette in relazione il mondo mentale con il mondo emotivo, ed il Tide (marea in inglese) o inconscio somaticoemotivo, che mette in relazione il corpo con con le emozioni.
Nella pratica della terapia, nell'ambito dell'esperienza cranio sacrale si parla di rilascio sommato emozionale, un momento nel quale il corpo rilascia memoria emotiva di traumi subiti, in campo psicoterapeutico ci si riferisce alla catarsi, e in campo religioso l'esperienza viene vissuta in pratiche liberatorie fino ad arrivare all'esperienza stessa dell'esorcismo.
I riferimenti a questa suddivisione partono dalla teoria dei tre cervelli di MacLean, i neuro scienziati di riferimento per tutta la sovrastruttura presa in considerazione per l'intervento sono MacLean, Damasio, Edelman, Linas, Panksepp.
Il lavoro è molto semplice e prevede di far dialogare, attraverso linguaggi mentali emotivi e corporei la mente col corpo ed il corpo con la mente, attraverso una relazione di coinvolgimento cognitivo, emotivo e sensoriale, potendo in tal modo esaltare tutti e tre i mondi di crescita, maturazione ed evoluzione personale.
Ritengo che solo attraverso il lavoro di questi tre stati mentali assieme, attraverso la trance ipnotica che ci permette di mettere in contatto questi mondi tra loro, si possa ottenere di sviluppare un metodo efficace e funzionale per affrontare la complessità psico socio fisica dell'essere umano, che possa diventare la nuova frontiera epistemologica nel campo delle relazioni di sviluppo d'aiuto e di cura.