Cerca nel blog

venerdì, novembre 24, 2006

LA PSICOLOGIA DEL FARE: COME ORIENTARSI NELLA MAGIA TERAPEUTICA

di Marco Chisotti, Antonello Musso, Paola Sacchettino

Dalla psicologia teorica studiata all’università, passare alla magia terapeutica (esperienza clinica) vuol dire imparare a palare il linguaggio del paziente, il linguaggio delle emozioni, cioè il linguaggio del quotidiano; vuol dire affrontare i problemi reali, sopportare litigi, dipanare le matasse che si creano attraverso percorsi a “senso unico” come il non capirsi, l’essere stanchi e provati, avere il desiderio di cambiare qualcosa, senza sapere che cosa, vivere gli alti e bassi della routine.
Insomma condividere il fardello della parte, in quel momento, più fragile della persona.
In questi momenti le teorie e le cognizioni accademiche sono più di impiccio che di aiuto, perdono del loro significato: ciò che più conta è coinvolgersi nel vissuto della persona, più che porsi domande e darsi risposte. Magari piangere, rattristarsi per l’evento, né più né meno di come può fare un buon amico.
Solo così si guadagna la stima e la fiducia di chi mette tra le nostre mani la propria vita.
Questo discorso sembra semplicistico, soprattutto alla luce delle teorie che nel corso dei millenni si sono sprecate intorno alla cognizione di persona, ma occorre non dimenticare che questa, nella sua essenza, è molto meno complicata di come possa apparire.
La vita, in fondo, ruota intorno a cinque punti fondamentali, semplici e chiari, nei quali troviamo un po’ tutti gli aspetti dell’esistenza della maggior parte delle persone che crescono in armonia e in equilibrio: l’infanzia (bambino), momento in cui siamo tutto corpo ed emozioni, spensieratezza, fantasia e creatività.
In questa fase inizia a svilupparsi il potenziale di cui è dotato l’essere umano, fino a prepararsi all’adolescenza, con lo sviluppo del pensiero astratto, del dialogo, della socializzazione, della distinzione tra sé e gli altri. In questo momento è fondamentale per la persona guadagnarsi con l’intelligenza il passaggio alla vita adulta, vita responsabile che richiede impegno.
A queste difficoltà di adattamento si aggiunge la fatica che il ruolo di adulti comporta, sia che ci si impegni verso i propri figli, sia che ci si occupi di se stessi, nella dimensione di genitore affettivo, sia nella dimensione di genitore normativo, che si prende e dà impegni e responsabilità in prima persona.
A queste esperienze fa seguito il ruolo occupato nella società, nel proprio lavoro, nella propria professione.
Al di fuori della psicopatologia vera e propria, la maggior parte dei problemi nasce dallo sforzo che richiede l’adattamento alla vita sociale, al mondo del lavoro, allo sviluppo di un ruolo professionale, alla soddisfazione e gratificazione per il proprio impegno, alla difficoltà a trovare tempo per sé, vivendo la vita in una dimensione di pesantezza e rassegnazione.
E’ in questo scenario che il counsellor (persona che si occupa di relazione d’aiuto), trova il suo spazio operativo, tenendosi lontano dalle diagnosi e dai perché. Il suo compito è quello di tirare fuori le risorse della persona, di aiutare a tracciare una nuova via, a ritornare un po’ giovani nella mente, se non è possibile farlo con il corpo, in una dimensione di leggerezza e di autoironia, per guardare nuovamente alla vita, come con gli occhi di un bambino.
Il punto forte dell’ipnosi sta nella storia dell’umanità, da sempre, è nata molto prima dell’analisi e delle deduzioni logiche, ma non per questo si è fermata ad uno stadio primordiale dell’esistenza umana, era ed è tutt’oggi un contenuto di sostanza che molto bene si sposa con la semplicità e la funzionalità dell’individuo.
L’ipnosi naturalistica, che tutti quanti vivono ogni novanta minuti circa, è un’esperienza che i ritmi ultradiani ci impongono; il cervello rallenta la sua attività, abbassandoci la critica (conoscenza) e portandoci verso un mondo indifferenziato della curiosità, della creatività, della fantasia, un mondo cioè in cui l’intuizione ci guida evitandoci le trappole del pensiero complesso e strutturato: ci porta ad agire e ci dà nuove opportunità di scelta.
L’ipnosi terapia riproduce questi momenti fisiologici e come in un sonno ci guida in un sogno dove torniamo ad essere protagonisti rincuorati e soddisfatti della nostra vita.
A questo punto si potrebbe obiettare che la realtà ci fa fare dei “conti” diversi, ma qui sta l’intuizione del pensiero costruttivista, animato da uomini che hanno saputo guardare la vita con occhi da bambini, hanno saputo intuire quanto il nostro cervello fosse un vero e proprio emulatore della realtà, trovandoci veri e propri costruttori della realtà condivisa.
E come tu hai già capito, sei protagonista di questo disegno; tu, il tuo inconscio, il tuo spirito guida, sono solidali con esso, lo comprendono perché lo vivono e ne fanno parte.
Il terapeuta che c’è in te comprende il disegno del counsellor che ti abbiamo proposto e lo fa suo.