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venerdì, giugno 27, 2014

Illusioni speranze certezze. 

La dimensione dell'umana intelligenza spazia attraverso i limiti e le possibilità della sua struttura. Una visione delle potenzialità dell'ipnosi.

Son convinto di molte potenzialità del nostro cervello ma ogni potenzialità come tale manifesta delle necessità.

Il cervello non può riconoscere la particella "non" in modo anticipatorio, se dico non pensare ad un cavallo tu sei costretto ad immaginarti il tuo cavallo ed in un secondo tempo eliminare il cavallo, deve fare un operazione per attuarne un altra.

La prima mmagine apparsa da ricerca su Google per il concetto di Illusione

In tale prospettiva credo sia essenziale considerare che molte attività del nostro cervello sono essenziali per generarne altre.

Proverò ad analizzare alcuni aspetti della cognizione da un punto di vista pragmatico, in modo da evidenziare limiti e possibilità del pensiero.

La coscienza o consapevolezza necessita di alcuni passaggi attraversando i quali è possibile raggiungere la consapevolezza.

Partendo dalle prime esperienze infantili noi abbiamo bisogno di immedesimarci nelle persone per poter raggiungere una competenza, dobbiamo imitare, copiare un comportamento per poterlo acquisire.

La prima mmagine apparsa da ricerca su Google per il concetto di Certezza

Nella crescita il concetto "Fai come se…." si affina e buona parte della consapevolezza passa attraverso degli automatismi che via via perdono l'essenza dell'imitazione diretta tenendo i passaggi che rendono funzionale il processo, ma mantenendo il risultato finale.

Noi continuiamo a mantenere l'imitazione come processo di acquisizione di competenze, ma perdiamo l'immedesimazione diretta alla persona estrapolando il dettaglio da acquisire.

La prima mmagine apparsa da ricerca su Google per il concetto di Speranza

Ma l'immedesimazione ha effetti positivi altrimenti non si spiegherebbero le immedesimazioni in animali o persone, tipiche delle persone in fase di apprendimento di esperienze.

Tutti i processi empatici hanno bisogno di immedesimazione, i processi emotivi sono facilitati dall'immedesimazione.

Il sogno e l'immaginario focalizzano ed ampliano i processi immedesimativi amplificando la consapevolezza.

Si può considerare i vari passaggi dell'apprendimento attraverso tre linee di esperienza.

Una prima linea imitativa e semplice legata alla struttura delle funzioni del cervello rettile, avvicinamento ed allontanamento dalle esperienze ed accettazione della loro fattibilità attraverso l'immedesimazione, non ho bisogno di buttarmi giù da un dirupo per constatare che mi posso ammazzare, questi semplici processi non sono a livello cosciente diretto, son processi fisiologici e legati all'incolumità personale, alla protezione ed alla difesa.

Piramide dei bisogni di Maslow 1954

Una seconda linea di apprendimento ha a che fare con il concetto di appartenenza ad accudimento, qui l'immedesimazione è presente a livello emotivo, il voler bene, il prendersi cura, il sentire di appartenere ad altre persone, il sentirsi uniti a loro, a livello di sensazioni, desideri volontà. In questa fase di attività si trova implicato il nostro cervello mammifero, la memoria immaginaria, il ricordo emotivo, il sogno e l'immaginazione amplia le sensazioni e le emozioni di appartenenza e stima, la gratificazione sociale di appartenenza.

Una terza linea di apprendimento si sviluppa a livello di neo corteccia, qui si possono attuare innumerevoli esperienze di consapevolezza e apprendimento nel modo delle idee, pensieri sintetizzati con simboli che richiamano emozioni e sensazioni, dei collegamenti trasversali tra i diversi livelli di esperienza.

In una tale visione trasversale un simbolo permette di attivare un uso funzionale ai livelli inferiori, percepiamo, riconosciamo, utilizziamo contemporaneamente le nostre esperienze usando tre livelli differenti di apprendimento, per immedesimazione, per empatia, per simbolismi.

I tre mondi di acquisizione dell'esperienza sono distinti e differenti ma convivono in ognuna delle persone, con prevalenze strutturali di ognuna delle tre esperienze presenti.

Ci son persone più logiche razionali, persone emotive partecipative, persone istintive individuali.

Ora questo abbozzo semplice e senza pretese vuole solo indicare come poter aiutare in modo più mirato le persone nell'affrontare le loro esperienze, ogni livello di apprendimento necessita di atteggiamenti differenti.

Il primo livello, il cervello antico come quello di un bambino che fa le sue prime esperienze, è esperienziale, l'imitazione è funzionale, usare il corpo e l'immedesimazione per ottenere un cambiamento, la suggestione è funzionale, è il livello della speranza.

Il secondo livello è legato al cervello mammifero, all'affettività e l'amore, le emozioni, si cambia attraverso la partecipazione, il coinvolgimento, il confronto diretto, come l'atteggiamento di un adolescente che cerca gli altri, persuasione e fede sono gli elementi che si attivano a questo livello.

Il terzo livello è legato al cervello evoluto nella neo corteccia, il simbolismo, ed il mondo delle idee sua conseguenza, permettono l'apprendimento del mondo dell'adulto, il convincimento è fondamentale per procedere al cambiamento, solo le prove dirette e sperimentali permettono di accettare un apprendimento.

L'ipnosi lavora su tutti e tre questi livelli, rendendo consapevole in ogni persona del fatto che le nostre reazioni alle esperienze della vita sono un mix di questi differenti livelli di apprendimento.

Le pratiche dell'Ipnosi si sono sviluppate attraverso livelli differenti partendo dal primo livello di esperienze ipnotiche di tipo diretto ed impositivo, l'ipnosi paterna per intenderci, che fa leva sui livelli suggestivi, una particolare attenzione al comportamento. Un ipnosi legata ai primi nomi importanti come Franz Anton Messmer, l'Abate Faria, Joseph Breuer.

Franz Anton Messmer

In un secondo tempo poi si è sviluppata un ipnosi coinvolgente attraverso esperienze emotive e persuasive, dove si sono accentuate le componenti di cura e accudimento, l'ipnosi materna comunemente detta, lo sviluppo dell'immaginario e delle metafore. È il tempo di personaggi come Jean Martin Charcot, Braid, Elmann e tanti altri spesso medici e guaritori.

Jeffrey Zeig

Maturando la consapevolezza dell'esperienza ipnotica via via personaggi come Milton Erickson, Ernest Rossi, Jay Haley, Jeffrey Zeig, sono riusciti a portare la consapevolezza del lavoro ipnotico introducendo gli stati mentali e le funzioni che si acquisiscono operando in modo multimodale sulla persona.

Ernest Rossi e Milton Erickson

L'approccio multimodale che utilizziamo nella S.I.C. Scuola di Ipnosi Costruttivista, porta il nostro contributo alla conoscenza e consapevolezza del cambiamento, usando ipnosi e costruttivismo corpo sensibile e movimento, cognizione razionale ed intuitiva.

Martin Charcot

Spero si pongano sempre maggiori attenzioni agli stati mentali che si sviluppano nella crescita e che ci portano ad apprendere il vivere in ogni sua forma, nel bene come nel male. Son convinto che studiando gli effetti del nostro funzionamento mentale, le maturazioni i limiti e le possibilità dell'intelligenza Possiamo capire meglio l'utilità delle speranze, la forza delle illusioni, il bisogno di certezze certezze, la dimensione dell'umana intelligenza per come spazia attraverso i limiti e le possibilità della sua stessa struttura, come dice il secondo principio della cibernetica: "Noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti."




domenica, giugno 01, 2014

Metamorfosi cognitive. Marco Chisotti.

Stati fummo d'esser coscienti ora non lo siamo più.



" Gli adulti sono più dipendenti dei bambini. E' luogo comune sostenere che un bambino è "dipendente" mentre l'adulto è "indipendente". Ma questo è fuorviante. Sicuramente il bambino non si può prendere cura di sé stesso, ma questo neanche l'adulto può farlo. Egli appare poter fare affidamento su sé stesso solo perchè spesso è più capace di distribuire le sue dipendenze in maniera più appropriata alle potenziali risorse.

Ma quanti adulti potrebbero sopravvivere con ciò che è sufficiente a un bambino? La capacità di amare e la semplicità delle sue richieste lo mettono in una più sicura posizione. Egli inoltre è più libero di esprimersi, di pensare in maniera autonoma e di fare ricorso ai suoi giochi immaginativi per esplorare il mondo. Non ha il potere che hanno i suoi genitori, ma spesso è più indipendente.

Quella descritta non è la natura elementare dell'uomo; è un'invenzione psicologica particolare cucinata per lui e nella quale il povero individuo cerca di sopravvivere. Il potere senza l'immaginazione è diventato il criterio del cittadino "maturo"." George A. Kelly.

Non solo penso che l'adulto sia piu sprovveduto del bambino in fatto di dipendenza, ma credo che sia ulteriormente debole proprio rispetto alla sua conoscenza più si stratifica in lui la convinzione e più gli risulta difficile cambiare ed adattarsi alla vita, si spezza ma non si piega.

Ho passato lunghi momenti in cui mi son sentito invaso ed intollerante alla conoscenza stessa che arriva gentile, leggera, parola dopo a parola a strutturarci fedi e credenze e, senza che c'è ne rendiamo conto, ci ritroviamo presi per mano e guidati verso un mondo perfettamente confezionato sui bisogni indotti.

Ma non è possibile tenersi fuori, il nostro bisogno di socializzare e condividere ci rende sempre più dipendenti dalla struttura che ci connette, ci mette in relazione, col pensiero con il corpo agli altri, la nostra coscienza come stato mentale è un continuo cercarci e trovarci nei pensieri mondo delle idee, e nel corpo.

Credo che la nostra mente da bambini permetta tanto, poi coll'andare del tempo si impara, si creano mappe, si entra in merito alla vita, l'unica conosciuta e l'unica possibile, solo l'approccio creativo ci mantiene aperta la mente.


Steve Jobs.

"La creatività è semplicemente stabilire delle connessioni fra le cose". Steve Jobs

Questo in fondo credo sia il lavoro da fare con le persone in difficoltà, aiutarli a stabilire nuove connessioni con la vita.

Viviamo costantemente in due dominii il primo è un dominio evolutivo, per tutta la vita cresciamo cambiando le nostre modalità con cui ci adattiamo alla vita, nasciamo, cresciamo, viviamo, il bambino lascia il posto all'adolescente, crescendo emerge l'adulto, si apprendono i modelli normativi, le regole del gioco personale, sociale e pubblico, ed i modelli affettivi, il modo di prenderci cura di noi stessi e degli altri, apprendiamo i modelli professionali, lavorativi.

Il secondo è il dominio delle relazioni, viviamo costantemente in relazione con noi stessi, con le persone vicine, la famiglia, viviamo in relazione coi colleghi di lavoro, manteniamo una relazione costante con la persone amate, coi nostri interessi, le nostre passioni, e siamo in relazione con gli amici, spesso fonte di svago e divertimento.

Ernest Rossi.

Ecco un frammento di dialogo tra Milton Erickson ed Ernest Rossi, uno dei suoi principali allievi e collaboratori, nel quale si discute di come attraverso l'autoipnosi l'individuo possa modificare gli schemi attraverso i quali interpreta e vive la realtà. E: Perché fare le cose in un solo modo? [Erickson fa molti esempi di come i suoi familiari hanno imparato vari modi di fare le cose]. R: Con l'autoipnosi cerchiamo di apprendere ad accrescere l'elasticità della nostra funzionalità. Non vogliamo limitarci a un orientamento generalizzato verso la realtà. Il tuo suggerimento è che si possa usare l'autoipnosi per sviluppare una maggiore elasticità nel modo di prendere contatto con il nostro comportamento, i nostri processi sensorio-percettivi, il nostro modo di conoscere. Possiamo modificare e in gran parte ricreare la nostra esperienza praticamente a ogni livello. Stiamo appena cominciando ad imparare a farlo. Le droghe psichedeliche e il lavoro ipnotico classico sono approcci rudimentali nei quali in passato ci siamo imbattuti per caso. Con le nostre indagini sull'autoipnosi siamo effettivamente impegnati all'arricchimento sensorio-percettivo e comportamentale. In altre parole, la trance è necessaria per un nuovo modo di apprendere. E: Tracciamo nuove vie. R: La trance ci aiuta a depotenziare i nostri vecchi programmi e ci dà modo di imparare qualcosa di nuovo. Per esempio il fatto di non riuscire a provocare un'anestesia a volontà è unicamente dovuto all'incapacità di abbandonare il nostro orientamento generalizzato verso la realtà, il quale esalta l'importanza del dolore a cui dà la preminenza nella coscienza. Ma se permettessimo ai bambini di sperimentare in modo divertente i loro processi sensorio-percettivi, essi potrebbero acquisire facilmente delle facoltà anestetiche che in caso di bisogno sarebbero utilissime. Ecco un campo d'indagine di grande interesse. (Liberamente tratto da Milton H. Erickson. Opere, Volume 1; pag. 155. Casa Editrice Astrolabio). nella semplicita la complessita del mondo interiore che ci viene in aiuto.

Milton Erickson.

Penso che sia piu semplice lasciarci guidare da una breve induzione di Milton Erickson : "E nello stato di trance puoi lasciare che la tua mente inconscia passi in rassegna il vasto deposito di cose che hai appreso, che hai appreso nel corso della tua vita. Ci sono molte cose che hai imparato senza saperlo. e molte delle conoscenze che ritenevi importanti a livello conscio sono scivolate nella tua mente inconscia e sono divenute automaticamente utili. E sono utilizzate solo al momento giusto, nella situazione giusta. […] La tua mente inconscia sa più cose di te. La tua mente conscia ha una sua consapevolezza ed è orientata sulla situazione del momento, e tu sei consapevole dei tavoli e delle librerie, dei quadri alle pareti, che non hanno niente a che fare con lo scopo per il quale sei venuto. Ma la tua mente inconscia può non badare a tutte queste cose senza importanza e prestare attenzione alle mie parole, e prestare attenzione alle proprie reazioni. E molti dei pensieri che avvengono nella nostra mente inconscia avvengono senza che noi lo sappiamo. Il pensiero ha la velocità dell'elettricità. ci sono bilioni di cellule cerebrali, e sono costantemente in attività. E tu avevi il tempo sufficiente a renderti conto solo di alcuni dei processi di pensiero che avvengono continuamente nel tuo cervello. E un solo semplice stimolo può far scaturire dalla tua mente inconscia tantissimi pensieri apparentemente scollegati…".

Alla fine non ci rimane che affidarci al nostro inconscio, avere fede e speranza in lui, così si puo superare ogni empasse, ci si può difendere, e forse comprendere la via.



sabato, aprile 19, 2014

Per avviare un cartello dell'Ipnosi Costruttivista. Marco Chisotti

L'ipnosi Costruttivista lavora attraverso gli stati mentali della persona, appoggiandosi direttamente alla neurofisiologia umana ed alle considerazioni che la realtà è un emulazione diretta del cervello.
L'ipnosi Costruttivista sostiene che il significato della vita e del vivere è prodotto dall'attività costruttiva umana, e non una caratteristica innata della mente umana o una proprietà intrinseca agli oggetti del mondo.
L'uomo è un attivo costruttore di significati la visione dell'"uomo-scienziato" di G.A. Kelly rende bene il concetto, la realtà non è pre-data alla conoscenza, ma viene costruita dal soggetto conoscente, attraverso processi di interpretazione e attribuzione di significato.
Così l'attività umana e il comportamento interattivo dipendono dai significati che le persone attribuiscono agli eventi e dalla loro interpretazione della situazione, assai più che dai fatti in sé.
La visione dell'Ipnosi Costruttivista abbandona l'idea che esista un'unica realtà, considerando il relativismo che ammette l'esistenza di tante realtà quante sono le costruzioni individuali e collettive di ordinamento dell'esperienza. Il concetto di validità della realtà, la corrispondenza tra rappresentazione cognitiva e mondo esterno, la mappa del reale, viene qui a essere sostituita dalla nozione di rappresentazioni più o meno utili, viabili, adattabili, modelli personali o sociali di adattamento, senso comune, inconscio collettivo, conoscenza, cultura, tradizione esperienza. 
È intenzione dell'Ipnosi Costruttivista andar oltre  le convenzioni e considerare una teoria della conoscenza in cui la conoscenza non riguarda più la realtà 'oggettiva' ontologica, o psicologica, ma esclusivamente l'ordine e l'organizzazione di esperienze e vissuti nel mondo della nostra personale esperienza.
L'idea di fondo si rifà all'impossibilità di considerare fattori oggettivi, caratteriali, ontologici, nel contesto delle relazioni d'aiuto, rimanendo nell'idea di una realtà costruita in modo ad attivo dalla persona, ogni forma di adattamento dunque risulta un personale e valido sistema viabile per ogni singola persona, considerando la vita nel suo insieme, ogni sistema di adattamento si rifà più ad una filosofia della vita piuttosto che ad una psicologia della vita.
Gli stati mentali, d'altro canto, sono momenti durante i quali gli individui vivono un prolungato stato di equilibrio tra un fisiologia senso motoria, sensazioni ed azioni fisiche, considerando l'attività elettrica e quella chimica come azioni, ed una logica di pensieri, parole, meccanismi causali, conoscenze, simboli, segni, significati, nell'insieme un mondo di idee ed esperienze costruite e ricordate dalla persona stessa. 
Ogni stato mentale può essere perturbato da elementi sensoriali e motori esterni ed interni del corpo, e da sviluppi cognitivi, organizzativi, attraverso ragione ed intuizione prodotti dall'intelligenza conscia ed inconscia degli individui.
L'Ipnosi Costruttivista quindi si sviluppa su due assi precisi esperienze di tipo cognitivo, sviluppi razionali ed intuitivi, ed esperienze di tipo fisico, sviluppi sensoriali e motori, l'intrecciarsi di questo quattro livelli differenti genera le esperienze umane comunemente intesi, ma il tutto si sviluppa essenzialmente in un sistema autopoietico, un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce.
È quindi possibile considerare i principi alla base del lavoro dell'Ipnosi Costruttivista nelle relazioni d'aiuto.
Principio costruttivista.
La realtà è un'invenzione, una costruzione della mente umana. Siamo elaboratori di terz'ordine i nostri sensi sono modificati dalle conoscenze e dalle esperienze che viviamo.
Principio anticipatorio.
G.A.Kelly "L'uomo è psicologicamente canalizzato dal modo in cui anticipa gli eventi." Noi siamo i migliori profeti di noi stessi.
Principio degli stati mentali. Le persone vivono costantemente un equilibrio tra pensieri e sensazioni, che definiamo stati mentali, uno stato psicofisico dove la memoria è stato mentale dipendente. In ogni stato mentale è presente una parte della nostra identità.
Principio semantico.
Viviamo in un mondo di significati, scopi e fini. Il simbolo ci guida, ci protegge, ci aiuta, la conoscenza ci obbliga. 
Principio conoscitivo.
Percepiamo attraverso differenze di differenze, il primo imperativo è "fate una distinzione", e racchiude in se il primo principio della conoscenza, il secondo principio della conoscenza è ricordare le distinzioni fatte, la memoria senza la quale non si può fissare nessuna conoscenza.
Principio causale.
Viviamo in un mondo di causa ed effetto reagiamo al meccanismo di causalità lineare e circolare, in ipnosi costituisce l'implicazione. La suggestione lavora sulla causalità. Magia e religione generano implicazioni e legami.
Principio della relazione.
Viviamo costantemente relazioni, attraverso la relazione condividiamo, socializziamo, spieghiamo e capiamo, abbiamo la necessità di una coscienza o consapevolezza di un io. L'ipnosi Costruttivista ritiene che l'ipnosi emerga solo attraverso la costruzione di una relazione con l'altro.
Principio cerebro-strutturale.
Il nostro cervello possiede una gerarchia interna paleo-meso-neo-cefalica, la tripartizione dell'encefalo che risale a Mac Lean il cervello tripartito, il nostro cervello è strutturato in tre parti differenti. L'amigdala, parte del cervello rettile, coglie i comportamenti e ci guida a preservarci attraverso azioni e reazioni di tipo attacco / fuga, non dialoga con nessuna la parte "superiore" del cervello. Il cervello delle emozioni, dei legami, delle relazioni, mette in comunicazione il cervello rettile con la neo corteccia. Si impegna nel prendersi cura degli altri, il cosiddetto cervello mammifero. Il cervello evoluto, sede della neo corteccia, "superiore", logica, razionale, il centro della coerenza della coscienza identificativa, della percezione simbolistica, del meccanismo causale.
Principio proiettivo.
È l'attribuzione (riconoscimento cosciente) dei propri sentimenti e affetti, accettati o meno, all'esterno, su un altro oggetto, persona o sull'intero ambiente. Opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità ritenute "buone" e "cattive", ed in cui vengono proiettate all'esterno le ultime. È il meccanismo che sta alla base della paranoia, il pensar che tutti quanti c'è l'abbiano con noi.
Principio regressivo.
Attraverso questo meccanismo di difesa la persona si difende tornando indietro ad uno stadio evolutivo precedente, poiché quello attuale provoca troppo dolore o ansia, non è funzionale alla sopravvivenza.
Principio della coerenza.
È il principio attraverso il quale manteniamo la nostra identità, per il quale evitiamo i cambiamenti mantenendo un omeoostasi, solo attraverso l'apprendimento cambiamo mantenendo la nostra coerenza interna.
Principio di preservazione.
La persona evita il dolore piuttosto che cercare il piacere, si allontana da ciò che potrebbe danneggiare e mettere in pericolo l'incolumità della propria persona.
Principio di economia.
Ogni rendimento va ottimizzato per non sprecare energia, il minimo sforzo per il massimo del rendimento. 
Principio funzionalista.
"Basta che funzioni" è un principio pragmatico che aiuta ad adattarsi agli eventi, a trovar soluzioni semplici e pratiche, evitando molti intoppi legati a convinzioni limitanti.
Principio di sublimazione.
Meccanismo di soddisfazione del desiderio mediante il cambiamento dello scopo o dell'oggetto attraverso un metodo più accettato culturalmente e moralmente dagli altri (per esempio: aspirazioni artistiche al posto delle pulsioni sessuali).
Principio di assonanza cognitiva.
Le persone sviluppano un proprio pensiero che col confronto si equilibra col senso comune condiviso, in caso di dissenso da parte del gruppo, le persone rimanendo isolate tendono a rientrare nel gruppo.
Principio del senso comune condiviso.
Le persone sono sensibili e conoscono il senso comune condiviso anche senza averne consapevolezza tendono ad assecondarlo nel tempo. Abbiamo bisogno di credere a delle verità che ci mantengono stabili e conservano per noi uno status quo.
Principio di identificazione.
È l'auto-attribuzione ed "assunzione" di caratteristiche e qualità proprie dell'oggetto stimato e amato. È fondamentale nello sviluppo del bambino, che "copierà" caratteristiche dei genitori e di altre persone significative nel corso della sua educazione.
Principio della realtà.
La realtà è ciò che non si conosce, tutto ciò che rientra nel conosciuto è denotato da un esperienza catalogante, ciò che si conosce è altro, il nome delle cose attribuisce identità alle cose stesse sottraendole dalla realtà, la rosa è la mia esperienza per come la percepisco, la vivo, la sento, non è più la realtà, è la mia personale esperienza.
Principio di omeostasi.
Le persone tendono a mantenere il proprio equilibrio, cambiano in modo consapevole solo dinnanzi a cambi repentini, solo se obbligati, trovandosi senza una via di fuga, mentre si adattano a cambiamenti lenti e graduali.
Principio della conoscenza.
La conoscenza obbliga, ogni conoscenza acquisita impatta sulla nostra identità impegnandoci, attraverso la coerenza, ed influenzandoci. Per conoscere è necessario agire.
Principio etico.
È necessario, in ogni relazione ed esperienza d'aiuto aumentare le possibilità di scelta.
Principio estetico.
È necessario, in ogni relazione ed esperienza d'aiuto spingere le persone ad agire per poter conoscere.
Principio percettivo.
Ogni atto percettivo è affiancato da un uso, un fine percettivo ed un riconoscimento dell'oggetto osservato. Percepiamo utilizziamo e riconosciamo contemporaneamente.

Cosa rende necessaria un analisi dei presupposti Costruttivisti e dei suoi principi.
L'abbandono della fiducia in una realtà "esterna" conoscibile, imposto dall'enorme sviluppo della conoscenza stessa, per gli uomini nati nei primi del 900 tutta la loro vita poteva stare sulla pagina di un quotidiano, oggi la vita di ognuno ha volumi impressionanti di spazio dedicato, generando un infinita conoscenza possibile.
Vi è la possibilità di veder convivere  interpretazioni antitetiche e tutte legittime della "realtà" (patchwork), oggi culture un tempo lontanissime convivono porta a porta, creando per necessità un'amalgama in cui principi e presupposti antinomici, apparentemente incompatibili, devono convivere.
Non si può dimenticare che le scienze, soprattutto le scienze umane, hanno fondamento "retorico" non metodi fondativi, legano con le emozioni, la rosa non è una rosa comune, ci ricorda il "Piccolo principe", quella rosa è la mia rosa, le scienze umane sono semplici ma trattano i problemi complessi della vita. 
La comunicazione e la condivisione del conoscere hanno avuto una funzione critica e riflessiva su ciò che è comunemente ritenuto "certo", Edgar Morin, uno dei più grandi filosofi del nostro secolo, parla della necessità continua di "immergersi nelle acque del dubbio".
È necessaria la sostituzione dei criteri di fondatezza conoscitiva con i criteri di utilità pragmatica, viabilità, il relativismo "anything goes", il "tutto quanto è relativo" mette in risalto il funzionalismo, va rispettato ciò che funziona più che ciò che è fondato da una teoria di riferimento. 
Più che mai la psicologia ha bisogno di  un metodo che includa questa complessità. Un metodo che ci aiuti a pensare la complessità del reale, invece di dissolverla e di mutilare la realtà a favore di verità di comodo.
Questo metodo deve fornire i principi operativi per pensare autonomamente e del vivere il senso comune condiviso. Metodo significa infatti "via", "cammino". Non si tratta tanto di un programma, un insieme di ricette, ma di una strategia, cioè di una azione che si adatta a seconda della retroazione della realtà, a seconda delle necessità che si incontrano nelle relazioni d'aiuto. Non vi sono delle risposte già pronte, le risposte vanno costruite con la persona, il counselling insiste sull'ascolto attivo proprio perchè non esiste una realtà ontologica da imporre ma solo delle possibilità pragmatiche da offrire a colui che si trova in un'impasse.
Abbiamo bisogno di una nuova mentalità, la psicologia nel suo risvolto operativo ha dato dietro alla medicalizzazione della psiche, dobbiamo tornar a comprendere che il modo di vedere le cose è più importante del cambiamento stesso delle idee.
La semplificazione è il male, è importante pensare che il semplice e il complesso sono legati, c'è voluta una favolosa complessità di interazioni biologiche e sociali per arrivare a un semplice sorriso, tutta la complessità della vita in un gesto, una parola, un pensiero, la nostra intelligenza nella sua semplicità quotidiana racchiude il mistero complesso della vita stessa.
La conoscenza illumina ed oscura nello stesso tempo, la conoscenza obbliga, limita ed impegna, pur dandoci ciò che necessitiamo.
L'innato e l'acquisito si oppongono ma ugualmente si associano, noi abbiamo di base la conoscenza di un particolare mondo attraverso i nostri sensi, il nostro mondo,o reale, è il frutto selettivo di milioni di anni d'adattamento; pensate a quante cose sappiamo fare come camminare, parlare, sorridere, si sa come sorridere ma si apprende dai genitori dagli educatori, dai riferimenti un certo modo di sorridere.
Come dice Edgar Morin possediamo dei geni che a loro volta ci possiedono, possediamo dei sensi che ci fan vedere ciò che son stati preparati ad aspettarsi di vedere dalla conoscenza stessa.
Vivere veramente la vita vuol dire accettare che non abbia alcuna ragione esterna ad essa, la vita non ha un senso siamo noi a dargli un senso.





sabato, aprile 05, 2014

Convincersi è ragionevole, aver fede fondamentale. Marco Chisotti.

"Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore". Humberto Maturana.
Quest’affermazione ben riflette i cambiamenti avvenuti nel campo dell’epistemologia moderna da Karl Popper in poi. Non esistono fatti “nudi”, ovvero al di fuori delle teorie. Al contrario, ogni osservazione, è ritenuta possibile solo alla luce di teorie, e nessuna conoscenza è data dall’ambiente, ma è sempre sviluppo di una conoscenza precedente.
Se affermiamo che ciò che stiamo osservando è complicato, diciamo che la descrizione (spiegazione) richiede un costo in termini di tempo e/o di spazio molto alto, magari superiore ai limiti che pone la vita stessa. Se affermiamo, al contrario, che ciò che stiamo osservando è complesso, come osservatori indichiamo una nostra proprietà intrinseca, che ci rende irriducibili a qualunque descrizione, e quindi a qualunque spiegazione.
La vita è complessa, l'intelligenza è complessa, l'uomo è complesso, tutte le spiegazioni che ci diamo, e le descrizioni che costruiamo, quando in una relazione d'aiuto ci interessiamo alla storia di qualcun'altro, sono tautologie, affermazioni vere per definizione, ma fondamentalmente prive di qualunque valore informativo, spiegazioni che ci diamo per darci pace.
Allo stesso modo anche le implicazioni che generiamo sono, molto spesso, figlie di tautologie, ma allora perché darci una spiegazione, perché darci un perchè se non aggiunge nulla alle informazioni possedute?
La risposta è pragmatica, molto semplice, perché funziona! Le persone che ottengono di "capire" il motivo per cui un evento è successo stanno meglio, ed alle volte "magicamente" ne guariscono, per questa ragione serve darsi una spiegazione anche nel mondo complesso della mente umana, che per definizione è irriducibile, dunque non regge nessuna spiegazione.
Ma se la spiegazione, il perchè, non è vero, essendo impossibile trovare una verità nel mondo della complessità, ed essendo una semplice tautologia allora è una costruzione, spesso inconsapevole, da parte dell'osservatore.
Il sistema che regge tale invenzione della ragione per cui è avvenuto un fatto è un sistema di convincimento che, giocoforza, fa leva su fedi e credenze, tutte le idee che ci facciamo della vita e degli altri sono credenze, convinzioni, fedi, tutto il conoscere umano è un atto di fede.
Potrei fermarmi qui perché "in verità in verità vi dico" è forse il primo atto di fede che possiamo riportare dall'antichità, da allora ad oggi son cambiate tantissime spiegazioni e innumerevoli perchè, ma alla fine dei conti siamo rimasti nella fede, la fede è la giusta interfaccia del mondo complesso, cioè della vita.
Niklas Luhmann introduce elementi ulteriori nella caratterizzazione della complessità egli infatti afferma che un fatto è complesso se consiste di così tanti elementi che questi si possono mettere in relazione reciproca solo selettivamente. La complessità presuppone cioè un processo di riduzione che è basato su un criterio di selezione interno a ciò che stiamo osservando.
La selezione è frutto di scelte e decisioni, paradigmi e presupposti, non se ne esce, si rimane nella responsabilità della nostra storia, di quello che decidiamo, scegliamo.
Quando Herbert Simon, un economista, psicologo e informatico statunitense, formula la teoria della "razionalità limitata", secondo la quale il comportamento degli esseri umani segue le leggi della ragione, per cui essi scelgono tra tutte le opzioni possibili quella che meglio corrisponde ai loro bisogni, ma in condizioni di ineludibile limitatezza determinate dalla impossibilità per loro sia di prendere in esame tutte le opzioni possibili che di formulare un criterio di scelta razionale ed univoco, egli spiega la complessità dei comportamenti umani attraverso la combinazione di un criterio semplice (quello della razionalità) e dei fattori che rendono quel criterio inadeguato. Mi ritrovo a disporre di spiegazioni in una limitata razionalità che è l'unica razionalità gestibile dalla nostra struttura cognitiva, si può pensare che ogni persona fa i conti con la propria razionalità e deve rispondere dei suoi limiti e delle sue possibilità, non se ne esce, si rimane intrappolati nel paradosso della cognizione o del linguaggio, strumento della cognizione stessa.
Il paziente è spiazzato nella sua logica e diventa recettivo ad altre suggestioni.
Allora cosa ci rimane? Mi sto arrendendo alla logica così limitante e limitata, forse non son sufficientemente intelligente da abbracciarla tutta, ma c'è forse chi lo è? Mi servirebbe sapere che un computer è in grado di farlo? Mi dovrei fidare del suo computo, ma se non mi fido del mio ragionamento come posso fidarmi del suo?
Milton H. Erickson racconta: "L’inaspettato può sempre fare deragliare dei pensieri! All’università un professore prese a dire: A me non piace… ed io non gli lasciai finire la frase e dissi: Neanche a me piace la neve!… E poi, la cosa meravigliosa è che non ci sono due fiocchi di neve uguali!"
Accetterò l'inaspettato delle persone, l'intuito, fuori dalla ragione perchè so che li aiuta nel loro mondo, nei loro limiti che rispetto, nelle loro possibilità che stimo ed invoglio, e tra le loro possibilità ci vedo l'inconscio, l'angelo custode, lo spirito guida, i suoi compagni di viaggio più utili e fedeli.
Per il resto rimango a guardare, non pretendo di spiegare, lascio che il mio intervento perturbi il sistema e rimango a guardare, se avviene un cambiamento bene, altrimenti cerco un altro paradosso che non riesco a spiegare e lo do in pasto al loro inconscio, il paradosso è una modalità di comunicazione che si adatta all’inconscio delle persone, in quanto l’inconscio elabora le parole in modo diverso, analogico, e con minore senso critico o razionale, si pone meno domande e dà risposte.
Il paradosso fornisce degli input mentali inconsci che allargano le nostre potenzialità mentali e travolge le nostre prospettive. Molto spesso veniamo messi in una situazione insostenibile dal punto di vista razionale, per cui dobbiamo cercare naturalmente scampo nella parte emotiva. Il paradosso è una contraddizione logica che, giungendo inaspettata, ci spiazza e ci porta a cercare rifugio nella nostra parte emotiva inconscia, dove possiamo trovare una possibile soluzione ai nostri problemi.
Credo che in fondo è questa la "ragione" per cui crediamo attraverso la fede, ci fidiamo di quello che capiamo e ci spieghiamo, la nostra fede, ci sentiamo bene credendo nell'effetto taumaturgico delle parole, ci occupiamo volentieri dei prodigi e dei miracoli, siamo sempre alla ricerca dei miracoli e della magia, come l'ipnosi, perché contrastano i limiti della ragione rispettando la complessità dell'esperienza umana irriducibile da qualunque spiegazione possibile.
È ragionevole riuscire a convincersi dei fatti della vita, ma solo una parte della nostra mente lavora con la ragione ed accetta d'esserne convinta, buona parte della nostra mente vive di fede prega e spera e le parole che usa, per domandare attraverso la preghiera, sono ascoltate anche dal suo sistema immunitario che provvede, forse per alcuni è fede quella che mi fa credere che la magia delle guarigioni abbia un perchè, a me piace pensare che sia un lavoro con gli stati mentali attraverso l'uso dell'ipnosi, ma in fondo non cambia molto, dipende dalla spiegazione che ci diamo.

mercoledì, aprile 02, 2014

Il mondo secondo me. Marco Chisotti.

Mi accorgo che i miei pensieri son la mia dimora, non lo sono la mia casa o i miei luoghi o le persone, lo sono i miei pensieri. 
Credo che ognuno viva una sua personale realtà a riguardo, io ho molto tipi di pensiero, essendo il mio un mestiere di pensieri, vendo idee in fin dei conti, ho molti tipi di pensieri, beh ogni mestiere ha in serbo differenti cataloghi a presentazione del contesto in cui si opera.
Il mio catalogo di idee è pressoché infinito perchè parte dall'analisi della domanda, per cui mi chiedo cosa vuole da me questa persona, cosa mi sta dicendo, e da li proseguo con la mia esperienza, poco alla volta mi faccio un idea dell'altro, delle sue domande, dei suoi perchè, le sue spiegazioni, dei suoi limiti, delle sue necessità, delle sue possibilità. 
Di solito lavoro con le idee degli altri ristrutturandole, ampliandole, modificandole, cambiandole, mi muovo per restituire equilibrio, coraggio, forza, determinazione, motivazione, curiosità, leggerezza, accettazione, fiducia, sicurezza, interesse per gli altri, interesse alla vita, interesse all'amore, interesse per se stessi. 
Quando tocca a me ho un gran menù e mi accorgo che finisco spesso col farmi un uovo al paletto, chissà perché alla fine si fa meglio il lavoro agli altri che a se stessi.
"Secondo me" è la frase con cui ho imparato ad iniziare tutto ciò che dico, son consapevole che son tutte storie, tutte quante son storie quelle che ci raccontiamo, son le storie che ascoltiamo volentieri, le storie che riempiono gli spazi che frequentiamo, gli spazi che abitiamo, son le nostre storie.
Secondo me viviamo solo in un mondo di idee, tutto diviene quindi relativo, ci ho pensato molto ed alla fine ho compreso che è così c'è la suoniamo, c'è la cantiamo e c'è la balliamo tutta da soli, e questo mi accorgo vale per tutti, amici, nemici, persone intelligenti, persone meno intelligenti, tutti son nel loro modo di idee, un mondo che si affaccia al mondo dei sensi ma nulla più, una puntatina non di più, giusto per poterci dire ci son stato, lo conosco, l'ho visto, ci ho parlato, nulla di più.
Del resto non per nulla. Possiamo esser certi solo del nostro vivere, nel mondo delle idee, prima di questo mondo di idee, dove c'è anche l'idea che abbiamo di noi stessi, prima del nostro nascere non c'è nulla di certo, dopo il nostro vivere nel mondo di idee non c'è nulla di certo, dunque rimane solo il mondo di idee, ed il mondo delle idee, le storie che ci raccontiamo, lascia lo spazio solamente al mondo del "secondo me".
Chiunque mi venga a dire qualcosa di diverso dal mondo del "secondo me", architettandomi una verità "super partes", sopra le parti, io mi chiudo a riccio o mi metto ad ascoltare, immaginare, pensare, scoprendo la relatività di quel mondo, considerando sempre ogni verità come l'invenzione di un bugiardo, magari un interessante invenzione, variopinta invenzione ddi un mondo possibile, ma pur sempre un mondo di idee, l'invenzione di qualcuno. 
Chi mi conosce dirà e riecco lo col suo costruttivismo, si proprio così ci son caduto dentro da piccolo alla pozione del costruttivismo ed ora come Obelix non riesco più ad esser fuori dalla storia che mi racconto, ma ahimè secondo me nessuno è in grado di uscire dalla propria storia, i suoi occhi, le sue ore che, la sua pelle, tutti i suoi sensi gliela ricordano costantemente tenendolo dolcemente intrappolato secondo lui, secondo lei.
Secondo me è tutta una questione di storie e di idee, dunque di storie di idee, il resto arriva di conseguenza, penso dunque sono, quindi penso, sento, mi muovo, quindi sono, sono perché sento, quindi reagisco, mi muovo, intuisco e penso, potrei dire che ragiono, mi arrivano delle risposte, intuisco, sento mi muovo, penso, sono in un mondo di idee tra una forma, il pensarmi razionale e l'intuirmi emotivo, tra il muovermi ed il sentirmi. 
Beh ora mi sembra di sbarellare, torno al mio pensiero introduttivo, secondo me viviamo in una storia, quella che ci raccontiamo o che qualcuno ha raccontato per noi, da questa storia possiamo uscire solo se entriamo in un altra storia, non possiamo rimanere fuori da una storia, ogni identità ha una memoria, dei perchè e dunque un ße so, ogni identità ha una storia, almeno quella che si racconta per sostenersi, fuori dalla nostra storia non c'è nulla, al massimo c'è un altra storia che possiamo incontrare, adottare e sperimentare, ma mano a mano che si cambia storia cambia tutto, quello che vediamo, quello che ascoltiamo, quello che percepiamo, questo perchè i nostri sensi non percepiscono un mondo per come è ma lo percepiscono per come c'è lo raccontiamo. 
Ecco il mondo presto detto e presto fatto .... secondo me.


domenica, marzo 02, 2014

Della certezza non v'è certezza. Marco Chisotti.

Della certezza non v'è certezza. Marco Chisotti.

Ma solo approssimazione, per approssimazione è difficile convincere, che l'amore sia un sistema di convincimento, o di auto convincimento, un po' come giocare alle slot machine, dicono che più si inserisce coin e più si è gratificati. Io sento di investire molte monete nell'amore, tempo, pensieri, vita, e ne son gratificato, non si vince ma si gioca, il gioco però è serio quanto il vivere la vita, anzi è un vivere la vita.
Non vi è nessuna certezza in nessun luogo, in nessun momento neppure della morte si ha certezza, per alcuni è semplicemente una trasformazione. 
Di trasformazioni se ne fanno tante, non possiamo sottrarci alle trasformazioni, anche solo il tempo ci trasforma, senza far nulla di particolare, l'amore e l'amare ci trasforma, trovo che sia la più bella esperienza di vita che posso raccomandare dopo un vissuto di 55 anni.
Ci stanno tante forme di amore, come passione, dedizione, fede, desiderio, volontà, penso di esser un classico per come vivo l'amore da antico cavaliere, gioco con il mio pensiero ricavando certezze anche se so che non possono esistere, ma ne sento un gran bisogno.
Credo che abbiamo bisogno di certezze perché la nostra percezione è tutta un invenzione che però si nutre di continue certezze, con l'ipnosi alle volte mi diverto a far dubitare delle loro certezze le persone, ma non lo faccio per sadismo naturalmente, lo faccio perché penso realmente che è importante immergersi nelle acque del dubbio.
Anche nell'amore si cercano certezze per colmare il vuoto che sta attorno a noi, mi son accorto tante volte che il solo pensare la persona amata come certa e presente mi faceva stare tranquillo esistenzialmente, ma non per cercare appoggio per me, no solo per dire e far sentire che ci sono alla persona che amo, ci sono e puoi contare su di me, anche se non essendo presente fisicamente la cosa risultava strana.
Ho abbracciato il costruttivismo perché mi ha fatto pensare che potevo essere diverso solo a volerlo, che potevo cambiare liberamente, ancora credo sia possibile, ma trovo così bello rimaner uguale in qualcosa che mi da certezza o in cui cerco continue certezze.
La certezza è l'antidoto allo smarrimento, mi è capitato poche volte di sentirmi smarrito, ma è una sensazione angosciante, come perdere il controllo totalmente, strano ed intenso, non si può dire che sia da sperimentare ma avendo la fortuna di vivere più passa il tempo e più può capitare di smarrirsi, allora serve pensare ad una persona, non ci si sente più angosciati.
La fortuna dei cellulari credo sia da abbinarsi anch'essa al nostro bisogno di certezze che troviamo o lamento cerchiamo in altro oltre di noi, nei gruppi, negli amici negli ideali condivisi. Mi fan ridere le persone che dicono di non aver bisogno degli altri, vai a casa loro e trovi gli altri in ogni dove, tv, radio, pc, tablet, cellulare, siamo circondati da presenze che ci rimandano certezze, eppure le nostre certezze son illusioni, pensieri, alle volte parole, sopratutto idee.
L'amore è un idea, ma la considero una certezza, anche quando si dubita dell'amore dell'altro ci si conforta pensandolo, parlando di lui, o di lei alle persone che si offrono d'ascoltare il nostro grido d'amore.
Alle volte la certezza c'è la confezioniamo da soli, c'è la suoniamo, c'è la cantiamo e ce le danziamo da soli, la certezza allora la troviamo nelle nostre azioni, nelle sensazioni, attraverso il nostro corpo, il nostro movimento.
Vi lascio alle vostre certezze intanto vado a recuperare le mie, non sia mai che la percezione di me, della mia vita, degli altri possa vacillare, penso alla persona che amo anche se della certezza non v'è certezza perché ne ho tanto bisogno e spero che anche lei ne senta un po' in me di certezza.

sabato, marzo 01, 2014

Pensieri paralleli. Marco Chisotti.


Pensieri paralleli. Marco Chisotti.


"L’ascoltatore, non il parlante, determina il significato". Heinz von Foerster


L'individuo ha bisogno di ascoltarsi per potersi capire, ascoltare i propri pensieri è possibile solo se si esprimono ad un "altro" da noi in grado di ascoltarci. Non basta il pensiero, il pensare non è solo ma accompagnato da troppe identità oltre la nostra, il pensiero è un coro che trova difficoltà a realizzare una voce identificabile e responsabile. Ascoltare ed ascoltarsi è fondamentale per identificarsi.

Dialogare vuole dire co-costruire il significato che diamo alla nostra realtà, la quale prende forma dalla nostra posizione, dalla nostra esperienza e dalla nostra conoscenza, da ciò che abbiamo appreso, e si intreccia con quella dell’altro, cambiando continuamente e costruendo nuove realtà e punti di vista, dove la specializzazione di ognuno è solo una posizione di riferimento, un mondo possibile, e non una posizione di identificazione, di realtà, di verità.

È fondamentale bagnarsi costantemente nelle acque del dubbio diceva Edgar Morin, per il quale dubitare della realtà era un pensiero continuo, nella trappola mentale ci finiamo continuamente ci ricorda Wittgenstein, ogni affermazione non fa altro che confermare se stessa, dandogli statuto di verità. 

Il pensiero cibernetico è un pensiero circolare riflessivo e complesso, in quanto è un continuo rimando di significati che cambieranno a seconda di dove ci si sofferma, dove l’inizio della frase non è che la fine della stessa e la fine non è che l’inizio della frase, la sua complessità è il cambio di paradigmi da un’epistemologia della rappresentazione a un epistemologia della costruzione, la complessità non è nella natura ma nel codice, non nel semplice sistema osservato ma nella congiunzione del sistema osservato con quello osservante, in cui hanno posto le scelte, gli scopi, i fini dell’osservatore.

Se si prende in considerazione il counselling l'osservatore è il Counsellor, l'osservatore il suo cliente.

Ora nelle relazioni d'aiuto si deve passare da un punto di vista del controllo e della previsione ad un punto di vista del gioco, dove i presupposti che le persone mettono in gioco nella loro vita, sono i vincoli degli eventi e le strategie dei giocatori, sono le loro intenzioni, che orientano le loro decisioni, che nella loro vita condivisa in ipnosi con la loro guida, costruiscono nuovi scenari possibili.

Il Counselor passa per essere una persona che  conosce bene l'ambito in cui si vive, ma non è così, non è possibile conoscerlo in anticipo, la vita può essere raccontata e dunque spiegata solo dopo averla vissuta. Come fa a sapere cosa è buono, giusto e bello per il suo cliente?  La conseguenza di discriminazioni assolute tra il buono e il cattivo, il giusto, il falso, il bello e il brutto lo erigerebbe a giudice, fino a considerarsi come un Dio giusto, che sa tutto sulla vita.

È fondamentale per noi ricordare la nostra posizione etica di Counsellor Ipnotisti Costruttivisti: 

a) Consapevolezza che la realtà è inventata.

b) Consapevolezza che è inventata nella relazione, nel contesto, entro una comunità ed un senso comune condiviso. 

Infatti responsabilità significa vedere le nostre affermazioni, come le nostre azioni, non più muoversi in uno spazio vuoto, ma è in uno spazio causale, ricco di conseguenze logiche, dove ci rendiamo disponibili a fornire ragioni coerenti a favore di ciò che pensiamo, diciamo ed agiamo, il nostro operato ha a che fare con il controllo, la scienza a me cara che studia la teoria del controllo è la cibernetica.

In “realtà”, cibernetica deriva dal greco kybernetes, che significa timoniere, o anche governor in latino, colui che governa, che guida la nave. Il termine si riferisce alla cibernetica di primo ordine, la cibernetica che Norbert Wiener  chiamò così per definire le modalità di regolazione dei meccanismi omeostatici, dove il “timoniere” è colui che regola l’omeostasi del sistema a seconda delle informazioni che riceve dal mondo esterno. Esistono due tipi ci cibernetica, di primo e di second'ordine. 

Nella cibernetica di primo ordine i sistemi viventi appaiono simili ai sistemi tecnici o sistemi non viventi, le macchine banali, quelle che danno sempre le stesse risposte, mentre nella cibernetica di secondo ordine, la cibernetica che ci riguarda da vicino, le macchine non sono banali, i sistemi viventi non danno mai le stesse risposte, sono sistemi autopoietici, capaci di auto generare una risposta, come quella del linguaggio, dei paradossi, della logica circolare, capaci di creare il complesso mondo delle idee.

La cibernetica di primo ordine è quella delle macchine banali, dei sistemi non viventi, della logica matematica, della logica lineare.

Von Foerster ha introdotto bene l'idea delle macchine non banali, degli esseri umani, tentando di abolire il verbo “essere” e cambiandolo con il verbo “divenire”, a sottolineare il continuo cambiamento nel quale ci troviamo a vivere, vedendo il verbo “essere” la “causa” del pensiero "superstizioso", come direbbe Wittgenstein, il pensiero lineare.

Nel momento in cui si dice “è”, si ferma tutto, si diventa onnipotenti, perché “è” è la verità. In questa epoca moderna, si sa qual è la verità, la verità sta nell’essere, e questo è alla base della logica del possesso contrapposta alla logica dell'uso frutto. 

Von Foerster parte dal presupposto che tutto ciò che percepiamo non è altro che grandi quantità di impulsi elettrici i quali vengono computati nel cervello umano, “Il mondo non racchiude nessuna informazione ... Il sistema nervoso trasforma i segnali neuronali in altri segnali neuronali” Computare significa “considerare le cose insieme” Heinz von Foerster. 

Così si decise di chiamare queste macchine artificiali “computer”, macchine che mettono insieme gli impulsi che arrivano all’interno dei loro circuiti.

La nostra percezione non è in grado di darci garanzie, è basata sull’interazione tra la distinzione e la congiunzione, l’intero processo è altamente influenzato dalle nostre aspettative.

Heinz chiama in causa il linguaggio, il veicolo con il quale diamo significato a ciò che percepiamo, e che ci impegna, essendo un sistema di significati condiviso, di creare una realtà condivisa. In questo modo aumento le mie possibilità di scelta, riconoscendo che il mio linguaggio è "inventato", frutto di una costruzione della mia mente, posso abbandonarlo, modificarlo, cambiarlo ..... il termine "possibilità di scelta" di Heinz von Foerster è da intendersi come riferito al linguaggio secondo cui ordinare l’esperienza porta a dare forma ad un mondo, piuttosto che riferito a qualcosa di "concreto", misurabile, quantificabile, che spediste di per sè.

Se entriamo nel campo della normalità psicologica, che trattiamo nel nostro lavoro, il contesto storico-culturale incide sulla costruzione della realtà e quindi sulla definizione di ciò che è normale e ciò che è deviante. “malattia e salute non sono grandezze statiche, ma devono essere valutate di volta in volta nel loro specifico sistema di relazioni” Heinz von Foerster.

 Del resto lo stesso von Foerster disse che siamo “esseri in divenire”, cambia la società, cambia il linguaggio con cui diamo ordine logico alla nostra realtà, quello che è stato considerato "insano" da una generazione, improvvisamente diventa "sano" per un altra generazione di persone.

Heinz von Foerster direbbe che il problema è solo un problema in quanto è percepito come tale da qualcuno, altrimenti non c’è nessun problema, al pari di quanto affermava Wittgenstein quando diceva che ogni problema porta con se una soluzione altrimenti non sarebbe un problema. 


Gianfranco Cecchin, psicoterapeuta della famiglia, in accordo con la prospettiva della scuola di Palo Alto, afferma che le interazioni forniscono le opportunità e i limiti al nostro mondo, passando dal paradigma dell’energia a quello dell’informazione dove la comunicazione diventa un processo sociale in cui le informazioni vengono costruite socialmente. Con la pratica clinica, ed osservando la vita delle persone, si può notare che le relazioni, all’interno di una famiglia disfunzionale, come tra persone che litigano, sono relazioni di potere, non per mettersi in scacco l’un l’altro, e quindi avere più potere degli altri, ma nel tentativo di cercar di dare un ordine, ed un senso compiuto, alla relazione tra di loro e verso la vita, il combattere per il potere è solo uno dei tanti modi con cui la gente cerca di dare un senso al proprio vivere, questo accade sempre quando non vengono viste o non sono disponibili altre "possibilità di scelta".

Ogni persona agisce costruendo realtà possibili delle quali ne diventa protagonista, e delle quali, alle volte, ne diventa schiavo. In questa prospettiva un problema mentale è quindi il risultato dell’interazione tra una persona e la sua realtà, fatta di valori, credenze e convinzioni. In molti casi, con la mancanza di adattabilità, risulta semplicemente un modo non viabile, ne utile, di percepire e reagire a certe realtà, come "se stessi", gli "altri" e il "mondo".

Quando si lavora con le persone si trattano spesso problemi irrisolvibili, le persone sono intelligenti, non si "spiaggerebbero" unicamente per un capriccio.

Le questioni risolvibili sono quelle la cui risolvibilità è assicurata dalle regole del gioco e i formalismi che si devono comunque accettare, assiomi, paradigmi ritenuti veri, come ci ricorda von Foerster, una questione risolvibile risponderebbe ad una domanda illegittima, ovvero che ha già la sua soluzione, la quale è accettata dal contesto sociale nel quale viene posta, un esempio classico proposto da von Foerster è quello dell’insegnante che a scuola chiede il risultato di un’operazione aritmetica e che, come sappiamo, porta alla banalizzazione dell’individuo, del tipo: "Di che colore è il cavallo bianco di Napoleone?". Questioni irrisolvibili sono, al contrario, quelle che possiedono una quantità di risposte possibili. Un esempio di questione irrisolvibile è ad esempio il senso della vita o la continuazione della vita dopo la morte, ogni volta che si affronta, o si risolve una questione irrisolvibile entra in gioco la “responsabilità”. La persona che cerca aiuto, vive come un blocco, che lo porta ad avere un disagio, un impotenza, o un dolore, continua a rispondere a questioni irrisolvibili, ma in maniera disfunzionale. Le persone conoscono bene le regole del gioco, continuano ad applicarle per risolvere le “questioni” che incontrano, quando si tratta di risolvere un problema "banale" tutto funziona, ma la vita ha in serbo per noi molte "questioni irrisolvibili”, queste non hanno una risposta "banale".

Noi lavoriamo con persone che lottano in linea di principio con problemi irrisolvibili, il tentativo di risolvere queste questioni (irrisolvibili) con le stesse regole del gioco, le regole del “senso comune” condiviso, ci porta ad usare una logica lineare dove usiamo la particella disgiuntiva “o” per metterci in una posizione che dia un senso di stabilità alla nostra realtà e che ci porti ad soluzione del problema. Troviamo le cose giuste o sbagliate, imponiamo agli altri di star con noi o contro di noi, ci sono i buoni o i cattivi, siamo vincenti o perdenti, viviamo continuamente o nel "permesso" o nel "proibito", nelle polarità semantiche di vero o falso. 

Tutte queste soluzioni che troviamo, non basandosi su decisioni personali, ma su ciò che è la verità per il senso comune condiviso, non ci fanno star bene, è solo un modo per deresponsabilizzarci dal prendere le nostre decisioni, tutto si basa sulla realtà percepita anziché sulla coscienza di una realtà costruita responsabilmente. 

L’idea centrale che von Foerster propone, è quella di “complementarità”, (anziché della dicotomia) della definizione della realtà e della visione del mondo, e delle posizioni nelle relazioni all’interno del nostro mondo. Usando la congiunzione “e” sotto l’influenza del pensiero foersteriano, abbiamo la possibilità di tener conto di entrambe le posizioni, non che l'una neghi l'altra, così buono e cattivo, giusto e sbagliato, vincente e perdente vero e falso, ognuno è

responsabile della scelta che prenderà, della posizione che terrà nel proprio contesto relazionale, sapendo che ogni decisione, ogni risposta ad una questione irrisolvibile amplierà le possibilità di scelta, non creerà dilemmi.

La risposta ad una questione irrisolvibile non risulterà un unica possibilità di vedere il mondo, la realtà è questa o è quella, ma aprirà la possibilità a nuove costruzioni e opzioni, la realtà è questa ed è anche quella. “Noi possiamo scegliere chi diventare quando abbiamo deciso su una principale questione irrisolvibile” Heinz von Foerster.

 Ma come mai risulta difficile accettare l’idea che entrambe le posizioni sono possibili e forse persino utili? Come mai la complementarietà risulta così difficile da accettare? Questa probabilmente è una questione irrisolvibile, si sa che il prendere decisioni comporta tollerare l'insicurezza ed il disagio e bisogna saper esser flessibili, quella flessibilità che non si possiede quando si è bloccati, una flessibilità che si teme dal momento che creerebbe un ulteriore disequilibrio nella nostra vita, tale da richiedere energia e fatica per riequilibrare il tutto, la flessibilità richiede libertà e libertà richiede responsabilità, responsabilità delle decisioni da prendere, allora ci si rivolge a qualcuno di esterno che ci dica ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, in modo da toglierci ogni responsabilità,  questo è molto umano, e noi, quel "qualcuno" esterno ai giochi dobbiamo saper ascoltare chi ha bisogno d'aiuto. 

Ma qual è la posizione da tenere in questo contesto? Cosa ci direbbe von Foerster a tal proposito?


L'uso del punto di vista dell’osservatore, il Counsellor o il terapeuta, nei processi conoscitivi implica che le definizioni di regolarità di funzionamento di una persona o di una famiglia non siano caratteristiche di quella persona o di quella famiglia, ma descrizioni dell'operatore stesso, Counsellor o terapeuta che, usando le proprie mappe, vede ciò che il punto di vista che adotta gli permette di vedere.

Nell’approccio che si ispira al pensiero di von Foerster, il Counsellor o il terapeuta diventa parte di un unico sistema con il proprio cliente, diventa un sistema complesso, che si intreccia alle azioni che emergono dalle interazioni con il cliente,  diventando così parte del loro mondo, e loro diventando parte del nostro, in una trance condivisa, fatta di implicazioni (nessi causali) spostamenti nel tempo e nello spazio, intensificazioni, dissociazioni. Costruendo insieme uno nuovo mondo.


Counsellor ipnotista e cliente danzano insieme. Come Heinz von Foerster usa dire, spiegando il principio costruttivista, si definisce uno che "danza con il mondo", noi danziamo con i nostri clienti in una danza che emerge passo dopo passo in un divenire.


Adattarsi ai passi dell’altro significa comprendere i suoi moventi, le sue azioni e i pensieri che lo guidano. Danzare con il cliente significa anche capire in che relazioni muove i passi, come sono costruite e come vive le sue relazioni, come è cresciuto e sta crescendo. 

Il Counsellor Ipnotista muove i passi di danza con il cliente, senza farsi guidare o guidare egli stesso in una danza particolare già conosciuta, ma tentando di aprirsi a nuovi passi ed evoluzioni in cui coinvolgere il proprio cliente.

Portare i propri pregiudizi in terapia, non significa eliminarli, cosa che risulterebbe al quanto difficile, e non indica nemmeno essere neutrali, ma utilizzarli come risorsa da cui partire per aprire nuove possibilità. Quelle possibilità che possiamo definire “ipotesi” che saranno un punto di partenza per la co-costruzione di nuovi significati, e nuovi scenari di conseguenza, la co-costruzione di significati è un complesso momento relazionale, significa che si mette in comune col proprio cliente la “responsabilità” delle scelte e della realtà che verrà condivisa in quel contesto di vita. Responsabilità delle convinzioni che porta il cliente e delle nostre personali, di collocarle nel contesto giusto e al momento giusto, responsabilità che ci richiamano all’etica di von Foerster, risultato di esperienze che derivano dalla nostra personale storia, dal contesto culturale e dall’orientamento della nostra scuola di Ipnosi Costruttivista, assumendoci la responsabilità del nostro potere di costruire nel vincolo di valori credenze e convinzioni condivise, dato dal carattere relazionale che ogni costruzione interpersonale sempre comporta.

“Ciò che viene definito costruttivismo, io penso, dovrebbe rimanere semplicemente un atteggiamento scettico, Heinz von Foerster. 

Non è possibile esser neutrali all’interno di un’interazione umana, il Counsellor ipnotista condivide la relazione con i clienti facendo emergere i propri pregiudizi, con la conseguente impossibilità di essere neutrale, una neutralità che fino ad oggi era la coltivazione di una fredda posizione distaccata, al contrario, ciò che è pensata come una “neutralità” necessaria, va trasformata nella costruzione di uno stato di curiosità, in quanto la curiosità ci porta ad esplorare e quindi a creare punti di vista diversi che ricorsivamente alimentano la curiosità stessa. 

E’ proprio per mezzo di questo modo di agire, e di esplorare che emergono i significati che i clienti danno alle sollecitazioni o alle domande curiose che gli facciamo, generando un senso che può essere definito di neutralità, ma che sa di partecipazione, accoglienza e che ci fa prendere cura della persona.


Per condurre una buona relazione d'aiuto dobbiamo saper fare ipotesi, considerare la circolarità della vita, e vivere una "neutralità” curiosa verso il nostro cliente, la neutralità, utilizzata come sinonimo di curiosità, permette di costruire una molteplicità di ipotesi le quali ci permettono di vedere il modo circolare in cui le relazioni all’interno della vita sono costituite e quindi aprendo il discorso alla possibilità di fare domande circolari ed essere curiosi e perciò neutrali, in un gioco senza un fine e senza fine, solo per perturbare il sistema che possa tornare a funzionare.

La domanda da porsi in questa "terapia episodica" è di chiedersi cosa è che connette la nostra storia con quella del nostro cliente, tale da creare in noi quel determinato sentimento verso di lui, o, considerando il contrario, cosa giova al nostro cliente il fatto di creare in noi quel determinato sentimento? Lascio a voi ed alle vostre esperienze dar adito a risposte rivolte all'una o all'altra di tali domande.


martedì, febbraio 04, 2014

Cambiamento creativo nelle relazioni. Marco Chisotti.

Cambiamento creativo nelle relazioni. Marco Chisotti.

Sono ormai 15 anni che conduco la Scuola di formazione in Ipnosi e Counselling Costruttivista, mi son dedicato a trovar sempre ciò che funzionava nell'aiutare le persone a cambiare, ed ho mantenuto un preciso interesse, mai mutato nel tempo, mischiare assieme i principi teorici e pratici più diversi presi dal mondo della psicologia, delle neuro scienze, della medicina, della filosofia, dell'antropologia, della fisica, della cibernetica.
Volevo portare alle persone i principi attivi, così chiamo le cose che danno risultati, del cambiamento psicofisico, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa che poteva funzionare meglio e che non mi importava da quali studi o presupposti derivasse, ho imparato che il cambiamento non risponde a precise regole replicabili, viaggia piuttosto sul principi casuali e creativi.
Son sempre più convinto che i fatti della vita non si capiscono bensì si costruiscono, e si implicano nelle relazioni con se stessi, con l'ambiente e con gli altri, noi costruiamo una realtà in ogni stato mentale che viviamo, all'interno dello stato mentale siamo protetti e difesi, come in un bozzolo, siamo costantemente aggiornati su di noi dal nostro stato mentale che ha la nostra memoria e tende a vivere in autonomia rispetto alla realtà esterna.
La relazione è lo spazio del vivere, ma le relazioni troppo spesso sono limitate dai ruoli, quando cresciamo da bambini e poi nel periodo adolescenziale cambiamo, ma il cambiamento nella crescita è inevitabile, mentre quando viviamo cambiamo in funzione del bisogno di adattamento, scegliamo e decidiamo, maturiamo le nostre responsabilità e la nostra coerenza verso la nostra identità.
Esistono diverse relazioni che vanno distinte da quelle dedicate ai nostri simili, prima di tutto siamo in relazione col nostro corpo, di conseguenza, attraverso il nostro corpo, le nostre azioni, i nostri sensi, siamo in relazione col mondo esterno, in un mondo fatto di azioni, sensazioni ed emozioni, vi sono poi tutte le relazioni vissute con gli anomali, che per similarità le si possono affiancare col mondo delle relazioni umane.
Le relazioni più significative sono quelle col mondo umano, per quanto riescano a coinvolgerci ed a cambiarci, per come ci impegnano attraverso il mondo delle idee e delle emozioni, la prima è senza dubbio la relazione che abbiamo con noi stessi, il nostro "dialogo interno", poi ci sono le relazioni intime, dove ci si concede un completo coinvolgimento e contatto psicofisico, ad un secondo livello ci sono le relazioni personali, quelle che abbiamo con i nostri famigliari ed i parenti prossimi, ci sono poi le relazioni sociali, dove giochiamo il nostro ruolo nel mondo del lavoro e nell'impegno sociale, a seguire ci sono le relazioni pubbliche, sono caratterizzate da tutti i contatti con persone che non conosciamo direttamente ma che si trovano in contatto con noi.
Il cambiamento avviene attraverso le relazioni, attraverso l'intelligenza creativa, l'intelligenza intuitiva, l'intelligenza motoria e quella sensoriale, l'esperienza è la causa del cambiamento perché lo stimola, lo muove ed alle volte lo guida, l'esperienza porta i principi attivi, quei presupposti cognitivi, intuitivi, dinamici e sensibili che ristrutturano e ricombinano i nostri ragionamenti, le nostre intuizioni, le azioni e le sensazioni, modificando la nostra intelligenza in tutte le sue forme.
Inizialmente tutto era confuso e poco chiaro, ora vedo meglio certi confini, a furia di percorrerli e tracciarli, mi accorgo che tutto è più semplice di quanto non appaia ad una prima occhiata.
Intanto credo si debba partire dal concetto di stato mentale per comprendere il percorso del cambiamento, uno stato mentale va considerato come l'equilibrio tra i pensieri razionali, nonché le intuizioni, e sensazioni, quelle che vengono dal corpo e quelle che arrivano dai sensi.
Ogni stato mentale possiede una sua memoria che lo rende indipendente alle altre esperienze, ogni stato mentale è dunque un mondo a se, un equilibrio ed una relazione dinamica tra forma, il mondo delle idee e delle intuizioni, e processo, il mondo delle azioni e delle sensazioni.
Cerchiamo di rimanere negli stati mentali che ci fanno star bene, dove ci sentiamo protetti, riconosciuti nella nostra identità, quando si cambia si modifica lo stato mentale e ci si riconosce in una identità differente, più il cambiamento avviene in modo graduale e più ci si mantiene in equilibrio, uno stato mentale che si mantiene nel tempo, più il cambiamento è istantaneo, più lo stato mentale viene modificato perdendo continuità rispetto allo stato mentale precedente, si diventa una persona diversa.
La creatività è alla base dei processi di cambiamento, solo un approccio creativo ha alte probabilità di perturbare un sistema favorendone il cambiamento, tutto ciò che rientra nella consuetudine è facilmente neutralizzabile e non lascia traccia.
Un approccio multimodale è una vera apertura alla pragmatica del cambiamento, portando l'attenzione al processo si affronta in modo concreto e diretto la vita, agire per conoscere, rimanendo nella forma si rimane nell'astratto, nel mondo delle idee, aumentando le possibilità di scelta, ponendo l'attenzione al mondo della relazione si comprende come le parti che entrano in gioco sono due facce di una stessa medaglia, ma allo stesso tempo sono due gocce che finiscono nell'oceano della vita.

Disegno di Alice Chisotti.