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giovedì, giugno 22, 2017
Cosa aspettarci in futuro dalla relazione d'aiuto e dalla nostra identità. Marco Chisotti.
mercoledì, giugno 21, 2017
Contenuto e contesto una relazione complicata. Marco Chisotti.
venerdì, giugno 09, 2017
C'è coscienza e coscienza: come pensi di esser cosciente? Marco Chisotti
C'è coscienza e coscienza: come pensi di esser cosciente?
Marco Chisotti- Il sé autobiografico, crea l'immagine più o meno coerente della nostra storia, una narrazione con un passato vissuto e un futuro previsto.
- L'identità emerge dal sé autobiografico, che crea l'immagine più o meno coerente della nostra storia, una narrazione con un passato vissuto e un futuro previsto. La narrazione è abbattuti da eventi reali, da eventi immaginari, e dalle interpretazioni del passato e re-interpretazioni di eventi.
- Il sé autobiografico contiene moltitudini-altre persone, altri luoghi. Che il cervello, sulla base di una partnership tra le varie parti della corteccia cerebrale e del tronco cerebrale, riesce a mettere insieme.
giovedì, maggio 25, 2017
Son più importanti le domande che ti fai delle risposte che ti dai. È più importante sentire che capire.
Marco ChisottiTendo a pensare che sia il caso a guidarci nella vita più che la volontà, il desiderio o il bisogno, non perché sia meglio il caso, probabilmente il caso è solo una misconoscenza o una conoscenza non ancora raggiunta, ma perché alla fine è poco utile farsi domande sulla complessità, meglio pensare in modo pragmatico e guardare avanti, il caso è la risposta più semplice alla complessità.
Le domande sono al contrario le migliori risposte al caso, ci fanno guardare in una direzione e ridurre così la complessità del mondo attorno a noi, possono renderci consapevoli, possono donarci soluzione, perché pongono tutta la nostra attenzione in un punto pre selezionato.
Ora non rimane che porci delle domande, funzionali, che ci permettono di ottenere ciò che desideriamo, la protezione la stabilità, la tranquillità, la felicità, la serenità, il benessere ...
Dalle domande impostate sul cosa e sull'essere: Cosa mi fa star bene? Cosa mi permette di essere sicuro? Cosa mi fa essere sereno? Cosa mi fa esser felicità?
Si deve passare alle domande impostate sul come è sul sentire: Come sto bene? Come mi sento sicuro? Come mi sento sereno? Come mi sento felice?
Le cose sono fanno parte della descrizione e lo stato passivo dell'essere, mentre il cognome è un processo, ed il sentirsi è un processo autoreferenziale.
Forma e processo sono due esperienze fondamentali del vivere, la forma è importante per capire, apprendere, mentre il processo è sostanzialmente il mondo entro il quale viviamo, è fatto di emozioni che son raggiunte quando l'attività del percepire viene affiancata ad un contesto semeiotico, dove noi diamo significato alle nostre esperienze.
Credo che vadano apprese le esperienze emotive nella loro complessità prima di procedere a porci delle domande banali sulle cose che ci rendono l'interesse alla vita, È però difficile lasciare il bisogno di capire e spiegare, pur senza risolvere, e quindi dare un significato completo alle esperienze che viviamo, e passare in un contesto in cui proviamo, sentiamo e viviamo.
Le domande possono appassionarci e coinvolgerci e ci stimolano a capire, ma il capire non equivale a star bene, anzi spesso addirittura non basta star bene, vogliamo altro.
La logica è una compagna di viaggio molto importante, ma da sola non è in grado di illuminarci la strada, c'è una componente emotiva che sottovalutiamo, le emozioni sono sempre state considerate un prodotto di scarto delle decisioni umane, in verità dominano tutto il territorio della psiche, dominano la ragione, dominano il fisico, dominano l'economia, così tutti i mercati sono in influenzati dalle emozioni.
Più che dar spiegazioni mi sento di dare consigli in questo momento, consiglio alle persone di imparare a parlare col proprio inconscio delle proprie emozioni, consiglio dunque di gestire questa vena inesauribile di ispirazione, di forza, di energia quale è quella delle emozioni.
Le domande sgorgano dall'influsso delle nostre emozioni, generano nuove esperienze, anche quando cerchiamo di capire ci appassioniamo, ci concentriamo ed alla fine ci emozioniamo. Le emozioni alle volte fissano nella nostra memoria le esperienze, alle volte le cancellano. Mi domando se mai si riuscirà a svelare il mistero della coscienza, quell'esperienza che ci capire, comprendere, emozionare, quell'esperienza che ci fa anche porre le giuste domande.
Le domande giuste son quelle che ci fan sentire, ci danno coscienza, ci fanno avvicinare gli altri, ci fan vivere la vita, il sentire è un processo, ci permette di creare, mentre il capire è un dar forma alle cose, entrambi le esperienze son importanti, ma sostanzialmente differenti ...
Ho speso buona parte della mia vita professionale a capire, ora sto cercando di sentire, credo che la terapia stia nel mezzo e che possa funzionare veramente solo nel momento in cui muove le emozioni, mi accorgo spesso che non è molto sentito questo mondo di mezzo, ma credo, sostanzialmente, che il futuro della terapia nelle relazioni d'aiuto stia proprio nel mezzo, non ci saranno più terapeuti della mente e terapeuti del corpo, è una comprensione completa del mondo psicobioemotivo dell'individuo quella che oggi manca, ci si incontrerà in un lavoro sugli stati mentali (l'ipnosi) che costituirà il punto di accesso al mondo della coscienza, della consapevolezza, ed il mondo del sentire, la soluzione ed il rimedio per tutto quello che non rientra nel mondo della malattia conclamata.
sabato, maggio 20, 2017
Come lacrime nella pioggia ... Marco Chisotti
giovedì, gennaio 26, 2017
Da lontano ... così vicino. Metodo psicobioemotivo Marco Chisotti
Da lontano ... così vicino. Metodo psicobioemotivo
Marco Chisottilunedì, gennaio 16, 2017
E se coscienza ed intuizione fossero un unica esperienza per il nostro cervello. Marco Chisotti.
domenica, gennaio 08, 2017
Chiamale se vuoi ... emozioni.
Chiamale se vuoi ... emozioni.
Marco Chisottidomenica, gennaio 01, 2017
Un secolo al singolare.
Marco Chisotti • 1 gennaio 2017
Carl Gustav Jung
"La scarpa che sta bene ad una persona sta stretta ad un'altra: non c'è una ricetta di vita che vada bene per tutti." C. G. Jung
Mi sono ritrovato a pensare ad un individuo controverso, credo che questo sarà un anno controverso per me e allora voglio portarvi alcuni spunti di questo modo di essere più che di pensare nella psicologia transpersonale di Carl Gustav Jung.
I secoli passati sono stati perlopiù interessati allo sviluppo sociale, e dalla competizione sociale. Il nostro secolo si è interessato dell'individuo e del suo mondo, e il suo mondo interiore. Il primo sincero interprete di questo grande
Il principale mito in cui noi ci troviamo a vivere oggi è il mito della conoscenza, cerchiamo costantemente spiegazioni e comprensione, non ci accorgiamo che stando detto un mondo non possiamo descrivere il mondo a prescindere dalla cultura in cui siamo immersi.
Il concetto della seconda cibernetica che mette a fuoco l'individuo come prima matrice di ogni significato si allontana dalla possibilità di una spiegazione ontologica veritiera, tutto quanto è relativo, tutto dipende da una figura sullo sfondo, da un processo su una forma, la nostra continuità cognitiva che dettata a priori della nostra mente collettiva non ci può riservare da questo errore.
La spiritualità non è un trastullo della mente e qualcosa di cui ci si deve nutrire, e
qualcosa che tiene viva la mente, intesa come unione di cervello e corpo, in tutte le sue fasi di crescita e di vita.
"Se non capiamo le immagini dell'inconscio, o rifiutiamo la responsabilità morale che abbiamo nei loro confronti, vivremo una vita dolorosa." Carl Gustav Jung
Jung si rese conto del carattere soggettivo di ogni dottrina psicologica prodotta dalla mente di un uomo, fu questo l'elemento che lo rese diverso da Freud
"Nessuno cede alla suggestione a meno che non desideri, nel profondo del suo cuore, conformarsi ad essa." Carl Gustav Jung
I miti come i sogni aiutano le persone, in modo collettivo, a sintonizzare i propri desideri e le proprie necessità, l'umanità cammina su due fronti diversi uno individuale, ed uno collettivo. Il mito fa parlare le anime, le fa sognare, fa condividere i bisogni spingendo i cambiamenti.
Carl Gustav Jung
Con il concetto di archetipo Jung Ray inserisce nel collettivo l'individuo, gli archetipi sono tipologie di persone, di personaggi meglio inteso, che compongono
vita, nel proprio mondo inconscio, sede della sua identità, e della sua storia.
"Il pulcino non hai imparato il modo con cui uscirà dal luogo: esso lo possiede a
priori." Carl Gustav Jung
Nella dicotomia mente e corpo si annida la visione polare di Jung, la parte maschile e la parte femminile dell'individuo sono presenti nella stessa mente, considerata l'unione del cervello e del corpo. Nei poli opposti si potrebbe vedere la
stessa struttura del cervello, i due emisferi che possono tranquillamente manifestare tipologie diverse di come interpretare la vita stessa.
Da sinistra in basso: Sigmund Freud, Stanley Hall, Carl Gustav Jung. Fila in alto da sinistra: Abraham Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi
"Non vi è nulla di più difficile da tollerare che se stessi." Carl Gustav Jung
L'ombra e quella parte di noi nascosta, la parte inconscia per quanto non conosciamo il suo modo di essere, per quanto conoscendolo cerchiamo di nasconderlo. Curioso come nella storia di tutte le fiabe ci fosse il male, il cattivo, la manifestazione di un Se che nessuno desidera ma che giocoforza è presente nella vita. L'ombra e la dimora dei mostri che abbiamo dentro di noi, la contropartita di quello che desideriamo per gli altri quando stiamo bene con noi stessi.
"In ogni caos c'è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto." Carl Gustav Jung
Nella sua visione Jung considera l'inconscio come uno scontro tra opposti, come uno scontro tra opposti, bene e male, amore odio, vita morte, quando si vivono questi contrasti la psiche ne patisce e somatizza nel corpo.
Carl Gustav Jung
"Dove l'amore impera, non c'è desiderio di potere e dove il potere predomina, manca l'amore. L'uno e l'ombra dell'altro." Carl Gustav Jung
Si cresce continuamente nella contrapposizione tra il bene e il male, nel prendersi cura degli altri, nella relazione d'aiuto, si cresce quella parte di noi personale che proprio come l'ombra svanisce con la luce, senza però poter esistere senza di essa. Credo che questo paradosso è ciò che ci accompagna la luce ci fa svanire e il buio ci fa morire, la lotta è sempre tra l'apparire e lo sparire, tra l'essere e il non essere, con tutte le analogie che ci portano nella letteratura e nella poesia dell'animo umano.
Se vogliamo capire un individuo non dobbiamo solo guardare da dove arriva ma dobbiamo intendere dove vuole arrivare, lo scopo, il fine rende intelleggibile la persona, al di là di una presenza assenza che può essere strategica, ciò che conta è l'intenzione, la percezione come sentire è diversa dalla percezione come essere che prevede una storia, un inizio e una fine.
Carl Gustav Jung
Nei popoli antichi, di origine tribale, il pensiero ricorreva alla animismo, la natura era come l'individuo portata a fare le cose e a vivere con l'intenzione, tutto quanto era Magico, intenzionale, e tutto quanto era la misura dell'individuo, nel senso che l'individuo vedeva se stesso nella natura e in tutte le sue parti.
"L'irrazionale non deve e non può essere estirpato. Gli dei non possono e non devono morire." Carl Gustav Jung
È bello vedere nel pensiero di Jung una collocazione del mondo spirituale che abbraccia il divino, questo distaccarci dalla natura creando più Dei, come nella Grecia antica, fino al mono ideismo della nostra realtà attuale dove Dio è invisibile è lontano.
Dio è parte di noi come archetipo esistenziale, ognuno di noi possiede un'idea di dio sia negandolo sia approvandolo. Questo bisogno di Dio è stato espresso a livello sociale con tutte le forme politiche di socialismo di destra e di sinistra, imponendo un Dio nel popolo, imponendo un Dio nelle masse.
Trovo molto sensato ritornare alle scienze umane come riferimento a darsi che è umana, lasciando la scienza della precisione, del vero, considerando che la realtà non può essere altro che una nostra invenzione senza necessarie verità. La verità è l'invenzione di un bugiardo ci dice Heinz von Foerster E dunque la realtà stessa è una nostra invenzione come tale deve essere inserita in una storia perché possa farci da guida, ma la storia non è ancora stata raccontata, perché non è solamente ciò che è stato a guidarci ma è quello che desideriamo che sia che ci può guidare a quell'essere in divenire quali siamo tutti noi.
"La vita umana e un esperimento dall'esito incerto." Carl Gustav Jung
La vita è un continuo esperimento, molta parte della nostra vita la poniamo nella guida, nel guidare la vita stessa, ci collochiamo nel cervello e da li teniamo tutto sotto controllo, questa pia illusione ci accompagna rimanendo stretta alla gola ed allo stomaco, nel senso che ci porta continua malinconia e rabbia.
Con l'amaro in bocca trasformiamo il pensiero nei fatti pensando al bene viviamo il male, dovremmo al contrario vivere il bene e lasciare all'ombra, quella parte di noi che vive nell'opposto del male il senso del bene, il compito di elaborare quel male oscuro che ci tiene lontani gli uni dagli altri. Noi abbiamo bisogno del male per distinguere il bene, dobbiamo fidarci del nostro inconscio ombra capace di vedere il bene contrapposto a quel male, al male dell'anima.
"La società è organizzata non tanto dalla legge quanto dalla tendenza all'imitazione." Carl Gustav Jung
Fingere per essere, la funzione essenziale dei nostri neuroni specchio dell'empatia e la compassione, ci teniamo lontani dal nostro simile per timore di perdere la nostra stessa identità.
A Jung il merito quale psicanalista di aver riportato la visione interiore dell'esistenza da quel mondo sociale di massa che ha dominato nel 18o secolo, con la psicoanalisi per tutto il 19o secolo ci si è espressi a livello individuale, ricollocando l'anima nell'individuo, pur mantenendo un inconscio collettivo, si è portata avanti un'idea di inconscio individuale. Il 21o secolo sto ancora scegliendo la direzione sicuramente non è ancora esaurita la vena individuale, nelle neuroscienze ci sta il mistero di quella complessità che non possiamo dominare ma che pur appartenendoci ci confonde.
Quest'anno mi interesserò di crescita personale vuoi perché ne sento una grande esigenza mia, vuoi perché vedo troppo spesso i giovani chiusi nella loro dimensione solipsistica, attraverso i social network sei un come rinchiusi a osservare il mondo, al giudicarlo senza il viverlo Credo che ogni nuova generazione sia gli occhi della vecchia generazione un po' così, un po' più introspettiva e disimpegnata di quanto non ci si senta dessert stati protagonisti nella nostra vita di un mondo d'azione e di reazione. Credo che la crescita vado a pensata per la gita al contempo e non si può dire quanto tempo ci voglia per pensarla, sebbene tutto questo pensare tolga spazio alla vita stessa. Se non ci si