Cerca nel blog

domenica, settembre 18, 2005

Di Ennio Martignago da Cambiare.org http://www.cambiare.org

Una regola da prendere sempre in considerazione, soprattutto nelle
relazioni d'aiuto, è quella che spesso il problema consiste nella soluzione
che è stata trovata a qualcosa che spesso un problema non è.
Ci si trova così ad affrontare problemi di natura relazionale, sessuale,
lavorativa e così via senza considerare che è l'obiettivo che ci si dà a non
essere corretto.

Viviamo in una società eretistica e ipertrofica. Soggetti a continue
stimolazioni, viviamo ossessionati dal timore di non essere all'altezza o di
non avere abbastanza. Ad esempio, indubbiamente la sessualità è una
componente importante della vita, ma ne sentiamo il bisogno, più spesso
vissuto come costante insoddisfazione, in funzione di una continua
sollecitazione che non è una necessità autentica della nostra persona. Il
più delle volte si tratta del frutto di continue sollecitazioni che ci
provengono dalla strada, dalla televisione, dal costume delle persone che
frequentiamo. Tutto questo perché mettere in discussione i luoghi comuni ci
risulterebbe ancora più penoso che assecondarli.

La nostra vita è all'insegna di automatismi che ai nostri antenati erano
pressoché sconosciuti. La vita è più semplice di come ci troviamo a viverla.
Per vincere le frustrazioni del lavoro si finisce per assumersi maggiori
responsabilità e per lavorare sempre di più. Eppure il lavoro ha dei costi
che possono essere superiori alla retribuzione che ce ne deriva. Essere
all'altezza del tenore sociale richiesto dal ruolo può essere talmente
costoso che se ne sottraessimo il valore dallo stipendio scopriremmo di
guadagnare meno dei nostri sottoposti. Lavorare di meno sarebbe la cura (sia
per la salute che per i bilanci). Invece cerchiamo aiuto per poter vivere
peggio. E il bello è che lo troviamo, anche. Psicoterapie interminabili,
coaching esasperati, corsi di formazione artefatti, sessuologi ideologizzati
ci aiutano a mantenere l'incubo delle nostre ossessioni.

Bisognerebbe sostituire la terapia delle nostre insoddisfazioni con una cura
che ci salvi dalle assuefazioni "normali". La cura di cui la maggior parte
di noi ha maggiormente bisogno è una terapia della de-sensibilizzazione.
Imparare a "sentire di meno", a non reagire a qualsivoglia stimolo, a
schermare i nostri sensi e la nostra coscienza dalle infinite contaminazioni
dello stile di vita contemporaneo.
È difficile proporre un simile obiettivo a un cliente che si ritiene
convinto della propria analisi e di una diagnosi così condivisa da quanti ha
attorno. Eppure la mancanza di difese o l'uso improprio che il corpo (e la
mente) di ognuno di noi ne fa sono il meccanismo che sta alla base delle
patologie del secolo: virus, retro-virus e malattie auto-immunitarie.

Un modo per vivere meglio lo possiamo praticare tutti senza ricorrere a
consulenti o terapisti: sottrarsi in maniera volontaria all'uso dei mezzi di
sollecitazione automatica dei sensi e dei bisogni. È quasi come smettere di
fumare, ma un po' più difficile, anche perché da nessuna parte si scrive:
"l'auto uccide", "il televisore provoca l'alienazione", "il troppo lavoro
danneggia gravemente te e chi ti sta intorno", "un certo amore crea
dipendenza, non iniziare", come invece si trova su tutti i pacchetti di
sigarette.

Paradossalmente è la "normalità" con cui vengono vissuti dal resto del mondo
questi comportamenti che motiva la richiesta di aiuto.
D'altro canto si può a buona ragione affermare che molte delle patologie
contemporanee - fisiche e psichiche - altro non sono che effetti
dell'ipersensibilizzazione coattiva.
Invece di trattarli con delle cure che prendono sul serio il bisogno sarà
bene smontare gli assunti, lavorare per scoprire i veri obiettivi della vita
equilibrata per poi passare a studiare delle strategie e a mettere in
pratica delle tattiche per desensibilizzarsi, per annullare l'automatismo
dei desideri e per abbassare la soglia di reattività agli stimoli sensoriali
e alle illusioni narcisistiche.

(da Cambiare.org <http://www.cambiare.org/>

Nessun commento: