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martedì, ottobre 26, 2010


L'esperienza tra costruzione

e conquista:

chi siamo da dove veniamo dove andiamo.

 

La realtà e i suoi pezzi, meglio detto come fare a pezzi la realtà!

 

"Sotto l'immagine rivelata ce n'è un'altra più fedele alla realtà e sotto quest'altra un'altra ancora e di nuovo un'altra ancora fino alla vera immagine di quella realtà assoluta che nessuno vedrà mai". (dal film: "Al di là delle nuvole" di W. Wenders, M. Antonioni).

 

L'epistemologia, dal greco episteme  (scienza) e logos (discorso), è lo studio della teoria della conoscenza; è quel ramo della filosofia che indaga le origini, la struttura, i metodi e la validità della conoscenza e, di fondo, di chi pensiamo di essere.

Per epistemologia s'intende, dunque, "discorso critico intorno alle scienze" (naturali e matematiche). Oggi viene anche considerata come "Teoria della conoscenza", nel senso di riorganizzazione sistematica delle procedure che rendono possibile la descrizione, il calcolo o la previsione controllabile di un oggetto, base fondamentale per  l'uso della nostra intelligenza anticipatoria.

Per rappresentazioni epistemologiche s'intendono le rappresentazioni degli eventuali percorsi conoscitivi riguardo un particolare concetto matematico o scientifico in generale. Tali rappresentazioni possono essere messe a punto da un soggetto apprendente o da una comunità scientifica, in un determinato periodo storico.

Il linguaggio e la realtà sono strettamente connessi, lo si può facilmente comprendere se si considera il linguaggio non come una semplice descrizione della realtà, linguaggio denotativo, ma come co-costruttore della realtà, linguaggio connotativo. Generalmente si sostiene che il linguaggio sia una rappresentazione del mondo; noi sosteniamo esattamente l'opposto, cioè che il mondo è un'immagine  del linguaggio. Il linguaggio viene prima ed il mondo ne è una conseguenza.

Pensiamo alla comprensione: altro non è che un tipo di accordo complesso e riflette le condizioni che hanno reso possibili le interazioni dei partecipanti alla conversazione stessa, dove da un lato un individuo apprende e dall'altra un altro insegna, sia in modo diretto, che in modo indiretto.

In realtà la comprensione prevede un'interazione istruttiva, dove esiste un oggetto esterno di conoscenza (qualcosa da apprendere), e un oggetto interno all'esperienza dell'individuo; ogni oggetto del reale porta con sé una spiegazione o è intriso di spiegazioni differenti.

Gli esseri umani conoscono il mondo tramite i messaggi trasmessi dai sensi al cervello.

"Il mondo é presente all'interno della nostra mente, la quale é all'interno del nostro mondo" ci ricorda Edgar Morin nel "Metodo"; noi siamo come prigionieri del senso che abbiamo dato al nostro mondo, lo conosciamo e ce lo portiamo dietro, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, le sue spiegazioni, le scoperte e le invenzioni.

Siamo sempre più imbrigliati in sistemi cognitivi, smisuratamente complessi e generalizzati, da non essere più in grado di dettagliare con precisione i confini del sistema educativo di riferimento; in un individuo in crescita la comprensione segue l'esperienza diretta; tutta l'attività umana, ancor prima di essere riflessione scientifica, comunicazione, contemplazione, o quant'altro, è una continua pratica di perseguimento delle conoscenze, attraverso la creazione di strumenti e attrezzature concettuali, fino ad arrivare ad una completa distinzione tra esperienza e conoscenza, una distinzione che ci allontana sempre di più dai dati di realtà comunemente intesi.

Emerge, dunque, sempre più l'esigenza di creare processi di insegnamento/apprendimento conversazionale in questa società del controllo generalizzato e della comunicazione spettacolarizzata, creare un mondo di comprensione o meglio ancora di comunione, attraverso il semplice conversare.

Conversare vuol dire dunque creare un ponte tra insegnamento e apprendimento: lo stesso ponte che separa e unisce l'insegnamento e l'apprendimento, consente di intercettare la radiosa essenza di un luogo comune dove l'insegnamento e l'apprendimento possano incontrarsi e collegarsi insieme.

Così si mette con facilità in discussione un altro famoso proverbio molto diffuso, e cioè quello che dice "vedere per credere". E' corretto dire "credere per vedere!" Occorre capire ciò che si vede, diversamente non si è in grado di vederlo.

La mente è guidata dai sensi che son guidati dalla mente!

 


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