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martedì, agosto 21, 2012

La costruzione della conoscenza.


« La conoscenza è un processo di costruzione continua »
(J. Piaget, L'epistemologia genetica)
A cura di Marco Chisotti.
Per Piaget ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate, lungo lo sviluppo cognitivo, è il fattore d'equilibrio, «una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale».

L'equilibrio presuppone l'esistenza di un se stesso non operato dall'esterno, un equilibrio auto riferito, ed il bello di questo pensiero è che si presuppone un individuo che possiede una sua struttura e dunque un suo equilibrio, una proprietà del sistema stesso, la nostra "intelligenza" ricerca, con l'adattamento, questo spazio entro il quale rimanere.

Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo, ma non ne sono la causa, l'ambiente favorisce lo sviluppo cognitivo, che si manifesta attraverso l'intelligenza, ma non ne è la causa, l'individuo è generato, nel suo processo cognitivo, da un auto riferimento interiore, l'organismo umano è autopoietico.

Questo concetto va inteso nel senso che il sistema è, a partire dai suoi elementi di base (non ulteriormente scomponibili), totalmente determinato dalle sue proprie strutture. Ciò non significa che il sistema abbia in se stesso tutte le sue proprie cause. Il sistema è pur sempre un sistema in un ambiente, con il quale è accoppiato strutturalmente.

Questo significa, piuttosto, che il sistema è in grado di discriminare tra mondo interno e mondo esterno, in tal modo l'uomo è autopoietico nel senso che si auto-organizza e mantiene la sua organizzazione nonostante interagisca con l'ambiente esterno. In questo è sensibile, come sistema complesso, ai propri presupposti sia fisici/biologici sia psichici/cognitivi, i presupposti ci compongono attraverso i nostri "agiti", le intenzioni, attraverso i nostri "sentiti", le percezioni.

Al momento dell'apparizione del linguaggio, durante la crescita, ci ricorda Piaget, il bambino si trova alle prese non più soltanto con l'universo fisico, come gli accadeva prima, ma con due nuovi mondi, d'altronde strettamente collegati tra loro: il mondo sociale e quello delle rappresentazioni interiori.

Tutti i problemi di adattamento alla realtà passano attraverso un meccanismo proiettivo, la nostra rappresentazione interiore, che si sostituisce al mondo sociale condiviso. La maggior parte dei problemi "mentali" nascono nel periodo adolescenziale, con la nascita del pensiero ipotetico deduttivo, e si manifestano a livello sociale con le prime esperienze dell'adulto, università, lavoro, responsabilità, identità e coerenza.

Per portare un esempio dello sviluppo cognitivo si può considerare l'animismo infantile che è la tendenza a concepire le cose come viventi e dotate d'intenzionalità, tendiamo a dare anima, e spesso coscienza, alle cose e sopratutto agli animali, nella relazione con noi d'altro canto gli animali si comportano spesso in conseguenza alle nostre aspettative. Mentre, probabilmente, un animale ha solo la possibilità di rimanere in una relazione con noi, e non di avere un intenzionalità cosciente dei propri comportamenti.

"Un aspetto colpisce nel pensiero del bambino piccolo: il soggetto afferma sempre, e non dimostra mai" come ci dice Piaget, ma quest'esperienza è diffusa non solo nel mondo infantile, spesso accompagna le persone per tutta la loro vita, molti individui adulti considerano il mondo e la vita di relazione un insieme indistinto di relazioni, affermate da loro stessi, come uniche, reali e concrete, un "così è" per intenderci, io personalmente mi ritengo molto sensibile ai "così è", son fermamente dell'idea che un fatto è come lo dici, dunque ogni fatto è assolutamente personale e soggettivo.

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