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martedì, dicembre 31, 2013
Lettera aperta Scuola Di Ipnosi Costruttivista.
lunedì, dicembre 23, 2013
Non c'è vita senza storia non c'è storia senza vita. Marco Chisotti.
sabato, dicembre 21, 2013
Un glossario particolare a cura di Marco Chisotti.
Un glossario originale a cura di Marco Chisotti.
Sul significato delle parole si da retta di solito alla semantica, i dizionari riportano i significati più utilizzati dei lavori fatti con le parole, mi ha sempre affascinato il significato delle parole perché è il presupposto di ciò che vai dicendo, almeno dovrebbe esserlo, dal momento che tutti i significato son una ricerca ed un interpretazione, son anche una costruzione probabilmente.
Il costruttivismo mi accompagna da anni ormai e mi ritrovo sempre al fianco dei pensatori più significativi della corrente di questa filosofia di vita.
Riporto qui semplicemente il glossario riportato da H. von Foerster, uno dei padri del costruttivismo, dal momento che ha ispirato in me molte considerazioni, deduzioni ed implicazioni interessanti voglio condividere con voi questa cosa.
Aggiungo che è utile considerare il costruttivismo un epistemologia, uno studio di come conosciamo, in quanto studia il modo in cui studiamo il modo, in cui studiamo il modo di conoscere, è uno studio dell'apprendimento al terzo livello. Considerate che il primo livello di apprendimento si interessa di logica lineare, la causa effetto.
Il secondo livello di apprendimento è il riconoscimento e l'uso di un metodo, lo studio della logica del contesto, la logica circolare, l'apprendere ad apprendere.
Il terzo livello di apprendimento è il pensiero creativo divergente, il cambio dei presupposti, l'elaborazione di un metodo, la logica costruttivista appunto.
Il mio consiglio è di lasciarvi pervadere da questi rinnovati significati cogliendone gli effetti, siamo intrisi di superstizioni, trovo il costruttivismo un rilevatore sostanzioso di comuni superstizioni, lo consigli proprio perché amo sempre indicare la strada della conoscenza, il principio estetico della vita, se vuoi conoscere devi agire, ed il principio etico, agisci sempre in modo da aumentare il numero di possibilità di scelta.
Ancora un consiglio per chi leggesse il glossario secondo H. von Foerster per la prima volta, ci saranno cose incomprensibili, o comunque complesse, l'errore più comune di fronte alla complessità è fermarsi perché non si capisce, meglio al contrario proseguire e trovare la cosa che si capisce, il livello di approfondimento lo si può trovare con una seconda più approfondita lettura.
Glossario secondo H. von Foerster
Adattamento = Quando uno stimolo non produce una sensazione.
Ambiente = Un'invenzione di colui che abita l'ambiente.
Amore = L'unico modo di vivere.
Apprendimento = Apprendere ad apprendere.
Autopoiesi = (Maturana) " Una rete di processi di produzione, trasformazione e distruzione di componenti che produce i componenti i quali:
1) attraverso le loro integrazioni rigenerano e realizzano la rete di processi (relazioni) che li ha prodotti; e 2) la costituiscono come un'unità concreta nello spazio in cui essi esistono specificando il dominio topologico della sua realizzazione in quanto ente ".
Autoriferimento = (Varela) L'infinito in guisa finita.
Auto-valori (stati-configurazioni-comportamenti, ecc.) = Rispetto a un determinato operatore, sono quei valori (stati-configurazioni-comportamenti ecc.) tali che, quando si applica ad essi quell'operatore, riottengono i medesimi valori (stati-configurazioni-comportamenti, ecc.). Per esempio la radice quadrata di 1 è 1, quindi 1 è l'autovalore dell'operazione: " fare la radice quadrata di ".
Cambiamento = Si produce quando una descrizione successiva differisce da quella precedente.
Caso = Sorge dall'incapacità di fare induzioni infallibili.
Cibernetica = (Norbert Wiener, 1949) Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina.
Cibernetica della cibernetica = Il controllo del controllo e l'informazione dell'informazione.
Cibernetica del primo ordine = La cibernetica dei sistemi osservati.
Cibernetica del secondo ordine = La cibernetica dei sistemi che osservano.
Cognizione = Computo del
Complessità = Quando si considera la brevità della descrizione di una configurazione come il grado di ordine in quella configurazione; il numero di passi necessari per computare quella descrizione è la complessità della configurazione.
Comprensione = Richiede la comprensione della comprensione.
Computo = Considerare delle cose assieme.
Conoscenza = Nasce quando si ignora l'ignoranza.
Contesto = L'intreccio dei fili in una stoffa di concetti.
Costruttivismo = Quando la nozione di ' scoperta ' è sostituita con quella di 'invenzione'.
Dialogo = Vedersi attraverso gli occhi di un altro.
Disordine = Se si percepisce poco o nessun ordine in un sistema la descrizione del sistema risulterà lunga.
Entropia = Una misura in ' bit ' dell'incertezza rispetto a un gioco del caso ai cui vari risultati sono associate probabilità note. Se tutti i risultati accadono con uguale probabilità, l'entropia del gioco è il logaritmo in base 2 del numero di risultati. Per esempio se il gioco è testa o croce con una moneta ' onestà ', l'entropia del gioco è log2(2) = 1 bit; se si gioca con 2 monete, il numero di risultati è 4 (TT, TC, CT, CC) e l'entropia è log2(4) = 2.
Epistemologia = La regola di trasformazione che genera il mondo dalle nostre esperienze.
Esperienza = La causa, il mondo è la conseguenza.
Etica = ' Come ' parlare; non si può parlare dell'etica senza fare del moralismo.
Feedback = Far si che l'output, la conseguenza, la risposta ecc., diventino parte dell'input, della causa, dello stimolo, ecc.
Gerarchia = Un meccanismo ingegnoso per delegare la propria responsabilità a qualcun altro.
Informazione = Lo scopo di un'indagine.
Libertà = Vedere nella foresta dei vincoli gli alberi delle scelte. Mancanza di vincoli.
Linguaggio = Quando un linguaggio parla del linguaggio.
Memoria = Un riferimento al proprio cammino nel divenire.
Metafora = Un congegno esplicativo che non contiene nozioni causali.
Mondo = È generato a partire dalle esperienze mediante la nostra epistemologia. La logica delle descrizioni.
Necessità = Sorge dalla capacità di fare deduzioni infallibili.
Oggettività = Credere che le proprietà dell'osservatore non entrino nelle descrizioni delle sue osservazioni.
Omeostato = Un'organizzazione di meccanismi che compensa i fallimenti di alcune sue parti che devono mantenere costanti certe variabili.
Ordine = Se si percepisce in un sistema, permette che la descrizione del sistema sia corta.
Osservatore = Colui che crea un universo, che fa una distinzione.
Paradosso = Ciò che mina la legittimazione dell'ortodosso.
Percezione = Il computo di descrizioni.
Potere = (Maturana) La conseguenza; la sottomissione è la causa.
Realtà = Una stampella comoda, ma superflua, che nasce attraverso il dialogo quando la forma apparente (denotativa) del linguaggio è scambiata per la sua funzione (connotativa).
Ricorsività = Fare di nuovo la medesima operazione.
Ridondanza = Il grasso nella carne delle descrizioni.
Scienza = L'arte di fare distinzioni.
Scopo = Una nostra invenzione per spiegare certe cose; una causa nel futuro. Lo scopo dello scopo è di evitare spiegazioni troppo ingombranti.
Sistemi = Quelle cose che desideri vedere collegate assieme.
Spiegazioni = Collegano semanticamente le descrizioni.
Tempo = (S. Agostino) Se non mi chiedi che cos'è lo so; se mi chiedi che cos'è non lo so.
Verità = L'invenzione di un bugiardo.
Spero vi siano rimaste alcune suggestioni, lasciate operare a livello intuitivo e di tanto in tanto riprendete il glossario per vedere il lavoro inconscio del vostro inconscio, potrete avere delle piacevoli sorprese, questo in quanto certe conoscenze trovo che allevino la "sofferenza" imposta da certe altre conoscenze, proprio perchè la conoscenza obbliga non possiamo esimerci dal ri - conoscere la nostra vita.
giovedì, dicembre 19, 2013
Senso consenso ed assenso. Marco Chisotti
"Non credo che s'invecchi. Credo che quello che capita abbastanza presto nella vita è che ad una certa età ci si fermi, ristagnando ...... Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta." Thomas Eliot.
Noto che le persone proiettano con gran facilità se stesse nel mondo esterno a loro, la proiezione più diffusa è nell'altro, il più vicino a noi in quel momento, così noto molti spunti personali in ciò che viviamo e in come viviamo.
Da giovani ci si ferma a prender respiro per poter riprendere presto il cammino, la meta sembra l'obiettivo più importante, un sentimento che ci angustia spesso, il bisogno d'arrivare, realizzare i nostri sogni, i desideri, la volontà.
Crescendo ci si ritrova a godere del viaggio, il momento più intenso in cui la vita e le esperienze coincidono, si vive nutrendosi delle esperienze, imparando dalle esperienze.
Invecchiando ci si ferma a contemplare il mondo e la sua frenetica attività, stanchi di trovarsi nella mischia, stanchi di non comprendere e non capire il perchè del perchè.
Meglio l'oblio, dimenticare di aver vissuto, pensato, agito, continuare ad esplorare quello che ci è vicino, quello che dovremmo conoscere, il tornar al punto di partenza e scoprir il posto per la prima volta.
Potrei dire di non saper come ritrovarsi in un posto e conoscerlo per la prima volta ma non è così, il mio lavoro con l'ipnosi mi ha insegnato che quest'esperienza è comune tra chi torna dallo stato di trance, come appena svegli alle volte uscendo da un sogno ci vuole un po' per orientarsi al presente, così cambiando lo stato mentale della nostra esperienza, in ipnosi, succede di tornar come bambini e conoscersi per la prima volta.
Lo stupore è l'esperienza più bella per occupare la mente, il momento migliore in cui la mente si occupa di qualcosa è non si pre-occupa, un momento presente, il qui ed ora dello stato di trance, in cui si scopre un mondo per la prima volta.
Continuo a sostenere che la vita è uno stato mentale, la mia esperienza è tale, il mio esserci o non esserci è uno stato mentale, un gioco particolare in cui provo sensazioni e le intreccio nei miei pensieri, parole, simboli, legandoli tra loro e dando un senso ed un significato al vivere, nella gioia, nel dolore, nello stupore, attraverso le relazioni che cerco, che creo, che incontro, che mantengo.
Mi appare tutto molto semplice qui davanti a queste parole, tutto è lineare, ma la storia che ci raccontiamo non è la stessa cosa, neppure la storia che subiamo non è la stessa cosa.
Ormai ho compreso la maggior superstizione umana, è proprio il meccanismo causale, il perchè, dice bene Wittgenstein, nella scienza medica si chiama diagnosi, importante tassello della cura, spesso innegabile tassello della chimica degli elementi, nel mondo degli oggetti e delle forze è senz'altro un metodo significativo di ristabilire l'ordine della vita, fuori dall'ordine vitale la vita vien meno.
Il nostro mondo fisico è ingombrante e si presta facilmente e divenire il modello con cui trattare il mondo delle idee, allo stesso modo degli oggetti e delle forze fisiche cerchiamo di trattare il mondo delle idee, il risultato è devastante.
Le idee non sono fisiche anche se governano le regole della fisica, le idee non sono in un luogo o in un tempo, posso essere in ogni luogo ed in ogni tempo, noi sostanzialmente pensiamo che il mondo interno della nostra mente sia finito e definito, almeno questo è ciò che pensa la nostra mente cognitiva, ecco la ragione dello stupore ogni volta che le regole logiche non si applicano al meccanismo causale del mondo delle idee intuitive, ecco lo spazio della magia, del metafisico.
Credo che non possiamo prescindere dall'esser sorpresi di noi stessi, almeno quando invece di proiettarci nel mondo che consideriamo reale attorno a noi, entriamo dentro il mondo che crea le idee, il senso ed il significato, il mondo interiore.
Nessuno può dire cosa sia ne come sia questo nostro mondo interiore, quello che è appurabile è che non esistono due mondi interiori uguali, ogni mondo inconscio, così è definibile un mondo che non si può conoscere, si può solo esperire, ogni mondo inconscio è unico ed irreplicabile.
Ecco dunque lo stupore dellipnotista nell'incontrare la storia, che si declina durante l'esperienza ipnotica, del mondo interiore della persona, un mondo fantastico che va però organizzato, un pezzo fantastico di puro marmo senza forma, che attende d'esser scolpito, dove però lo scultore è la persona protagonista dell'esperienza ipnotica, mentre l'ipnotista è semplicemente spettatore di tutto quanto, noi perturbiamo un sistema complesso e rimaniamo ad osservarne il cambiamento.
Tutte le volte che scrivo i miei pensieri apro una finestra su quel mondo che mi stupisce, mi coinvolge mi emoziona, sia che sia il mio mondo inconscio o l'inconscio di qualcun'altro.
Credo che non si invecchi nella vita, semplicemente ci si ferma, ed "alle volte", aggiungo io, si ristagna, solo riaprendo il dialogo con il proprio inconscio ci si permette di riprendere l'esplorazione, si ritorni a vivere le sensazioni e le emozioni che la vita ci riserva, ci si senta nella propria identità e magicamente ci si ritrovi al punto di partenza e la si conosca per la prima volta.
martedì, dicembre 10, 2013
Lo spessore delle cose. Marco Chisotti.
lunedì, dicembre 09, 2013
Umano troppo umano. Marco Chisotti.
giovedì, novembre 21, 2013
la bugia nell sua funzione.
Dimmi a chi menti e ti dirò chi sei
Raccontare bugie è un’arte, si dice. Ma è anche un gesto che rivela molto di te e della tua personalità. Ecco come interpretare le tue frottole più frequenti di Barbara Gabbrielli con la consulenza di Francesco Aquilar, psicoterapeuta cognitivista; Consuelo Casula, psicoterapeuta esperta in Pnl; Marco Chisotti, psicoterapeuta relazionale sistemico. “I bambini buoni non dicono le bugie”. Impari subito, fin da piccola, che raccontare frottole è divertente, ma sbagliato. Mentire, infatti, significa non dire la verità, ingannare. Talvolta a fin di bene, più spesso per proteggerti da ciò che non desideri o che ti spaventa. Ma questa è una visione un po’ limitata della questione. In realtà, il senso della bugia ha a che fare con la tua identità e con i suoi costanti cambiamenti. Tra qualche settimana arriverà in Italia un saggio dell’inglese Ian Leslie, pubblicato da Bollati Boringhieri, che s’intitola “Bugiardi nati” sostiene che mentire è fondamentale per determinare ciò che sei. Anche tra gli psicologi italiani c’è chi la pensa così: la frottola è uno strumento per svelare quello che non sei, ma che vorresti essere. Ed è anche un modo per tenere segreti stati d’animo e desideri che non sei pronta a condividere con gli altri. La bugia, dunque, è assolta. Il problema, semmai, è riuscire a fermarti in tempo, prima che diventi ingestibile e rovini le tue relazioni. A chi menti più frequentemente? Riflettici, scoprirai qualcosa in più su di te.
Ai genitori
Abbellire la realtà con qualche balla è una tappa normale della crescita, ma se menti ai tuoi genitori anche da adulta forse ti senti oppressa dal rapporto che hai con loro. Probabilmente, da ragazza, hai vissuto la menzogna come l’unica via di fuga da una famiglia possessiva che si opponeva al tuo desiderio di emancipazione. Raccontare che andavi a dormire dall’amica mentre passavi la notte dal fidanzato ti ha aiutata a fare le tue esperienze. Ma se da adulta ancora non ti senti libera nelle tue azioni, forse non hai fatto pace con il passato e dovresti rivedere il rapporto con i tuoi genitori.
Al partner
È nella coppia che si registra il maggior numero di “sfumature” di bugie. Si va dal semplice tenersi sul vago (gli racconti che sei uscita con le amiche, evitando di dire esattamente con chi), alle omissioni finalizzate a evitare sicure discussioni (hai rivisto il tuo ex, che ormai è un amico, ma non lo dici a lui perché sai che ne è ancora geloso), fino ad arrivare all’inganno (il più classico: hai un amante). Forse il tuo compagno vuole controllarti e tu senti il bisogno di ricavarti piccoli spazi di libertà. O, magari, hai paura di non essere amata abbastanza o di essere abbandonata, non riesci a fidarti completamente del tuo compagno e ti “proteggi” con le bugie. Devi interrogarti su quale vantaggio vuoi ottenere con le menzogne. Fai questo esercizio: confessa al tuo compagno una piccola bugia per vedere che cosa accade.
Ai colleghi
Sul lavoro, la nostra identità reale si scontra con quella immaginaria. Ci sono i casi estremi di chi si spaccia per medico senza essersi mai laureato. Più in generale, è facile cadere nella tentazione di “vendersi” per quelle che non si è: più brave, più preparate, più esperte. Il rischio in questi casi è di essere scoperte e, di conseguenza, rimanere isolate, prive di rapporti interpersonali che potrebbero invece aiutarci professionalmente.
Alla suocera
Consideri la mamma di tuo marito una rompiscatole. E chissà quanta volte, per non vederla, le hai raccontato che avevi un impegno inderogabile o una commissione urgente. Dietro le bugie che dici alla suocera, di solito ci sono piccoli e granili rancori e sicuramente molta competizione. Prova a sostituire la balla con la negoziazione per ottenere quello che vuoi, concedile in cambio qualcosa a cui sai che tiene moltissimo.
giovedì, novembre 07, 2013
L'identità un fatto di coerenza interna
L’identità un fatto di coerenza interna!
Marco Chisotti.
Parlare, pensare, agire, “essere o non essere” ecco il problema, se è meglio patire, fuggire o affrontare il nostro bisogno di essere, parlando, agendo, pensando, questo è il dilemma. La nostra identitá è un problema di coerenza, di logica coerente, non esistiamo se non ci manteniamo nell’idea di noi stessi, ma per poterci affermare ci dobbiamo confrontare, con noi stessi, attraverso il dialogo interno, o con gli altri attraverso la comparazione, attraverso uguaglianze e differenze. Quando sono, quando esisto, non posso avere continuativamente consapevolezza di me stesso, sono me stesso nelle azioni, nelle parole, nei pensieri, la percezione e la coscienza di noi stessi è un esperienza complessa che va esaminata con cura. È abbastanza facile considerare quanto l’identità delle persone dipenda dalla cultura in cui si è cresciuti ed in cui si è vissuti, è facile comprendere quanto differenti culture abbiano differenti identitá di riferimento. Quindi l’identità per cui nasciamo, cresciamo, viviamo e moriamo è un esperienza di idee, pensieri, condivisioni, appartenenze, convinzioni, valori, bisogni, desideri, volontà, ma non è meno neppure di intuizioni, combinazioni, casualità, un mix di caso e necessità. La complessità in cui ci troviamo a vivere condiziona fortemente il nostro mondo interno, si impara a vivere ma l’apprendimento avviene in un mondo di idee e pensieri che ci portano a vivere ed a morire per un ideale, non essendoci la realtà ma tante possibili realtà quante sono le intenzioni, allora il mondo reale si plasma attraverso le idee di molti, prigionieri della loro identità, della loro coerenza interna, che assieme si trovano a mediare e negoziare una comune e condivisa sopravvivenza. È straordinario quanto siamo necessitati di essere, quanto siamo gratificati di essere in un certo modo, appagati continuamente nella nostra coerenza, dall’idea della nostra identità. Allo stesso modo son divertito dalle descrizioni che diamo delle persone, egoista, generoso, altruista, razionale, emotivo, simpatico, antipatico, un mondo di impressioni che partono da presupposti spesso impliciti, della nostra coerenza interna, quello che crediamo, pensiamo, quello di cui siamo convinti. Noi siamo i nostri presupposti, ci nutriamo di verità perchè senza di quella perdiamo i nostri presupposti, qualcosa che deve esser vero per quel che viviamo abbia un senso ed un fine, e senza un senso e senza un fine la vita stessa non esiste. Siamo necessitati ad esistere perché esistiamo nel senso che creiamo attorno a noi, dentro di noi, siamo necessitati a gioire, patire, godere, temere, siamo immersi in un mondo di emozioni, solo nella nostra identità possiamo esistere, e solo in un sistema coerente possiamo misurare le nostre emozioni. Mi sto accorgendo che giro intorno al problema, infatti il problema non è “essere o non essere”, dal momento che non si può non essere, non esistere, si esiste sempre, quello che rimane è come esistere, alla fine siamo un sistema coerente e complesso, un sistema che fa riferimento semplicemente a se stesso, ma per farlo usa una metafora, il mondo esterno, col quale giustificare e comprendere il mondo interno, quel mondo che chiamiamo inconscio. Amiamo il mondo per quanto lo contempliamo dentro di noi, amiamo e viviamo il mondo attraverso la nostra identità, attraverso un mondo coerente di riferimento. Ma attraverso l’identità il nostro inconscio acquisisce “civiltà”, si accorda con le altre identità sottese ad altri mondi inconsci, dall’esterno noi osserviamo un mondo coerente, sotto le spoglie dell’identità esiste un mondo complesso, che definiamo inconscio, e che racchiude il mondo possibile nel quale ci troviamo a vivere. Ogni tanto penso che abbiamo tutti bisogno di tornare nel porto la sera o quando il tempo peggiora, la nostra identità è un luogo protetto in cui rifugiarci e ritrovarci. Senza un identità non siamo, nella semplicità di un nome e di un idea di persona noi abbiamo un punto di riferimento attorno al quale tutte le nostre percezioni si vanno ad affermare, e attraverso un sistema di coerenze noi valutiamo, elaboriamo, decidiamo della nostra vita. Il mare della vita è vasto ed insidioso, sicuramente complesso, la nostra intelligenza intuitiva gestisce e coordina la complessità nell’ambito del possibile, mentre la nostra intelligenza cognitiva medita e gestisce la nostra identità, il nostro porto dove ritrovarci e rifugiarsi. Alla fine noi abbiamo una idea di noi stessi, nella quale ci identifichiamo, ed abbiamo un idea del mondo col quale dobbiamo confrontarci e misurarci, trovando una strada viabile. Per concludere vorrei semplicemente dire che il vivere è un atto di coscienza, e consapevolezza, che avviene attraverso un esperienza di coerenza interiore, che noi percepiamo come un atto di volontà, di conoscenza, guidiamo la nostra vita mantenendo una coerenza con l’idea di noi stessi e con la realtà in cui ci orientiamo, i nostri sensi però si modificano rispetto all’esperienza di identità in cui ci troviamo e che descriviamo, noi cambiamo nelle esperienze in cui ci identifichiamo e cambiando cambia il modo con cui ci percepiamo, cambiano i nostri sensi. Dove possiamo ritrovare un senso, un fine, dove possiamo soddisfare il nostro bisogno di perchè, solo appoggiandoci ad un’identità, se sono, esisto allora intorno a me me esiste l’altro, esiste un mondo in cui trovarci e ritrovarci. Oltre ad un senso di realtá esiste anche un tempo che ci aiuta a comprendere il cambiamento durante tutto il corso del nostro vivere, siamo ora e cambiando nel tempo ci percepiamo e manteniamo memoria di noi è dell’esperienza della vita. Alla fine siamo una storia perché ci entriamo da protagonisti, e dopo la seguiamo come riferimento, ma siamo anche obbligati dalla storia che ci raccontiamo, la conoscenza obbliga e la nostra coerenza ci obbliga ad essere, a vivere la nostra identità, l’identità è un fatto di coerenze.
mercoledì, ottobre 30, 2013
La natura dell'Ipnosi. Marco Chisotti.
Parlare di natura della nuova ipnosi, vuol dire parlare di una concezione naturalistica dello stato della trance, non esiste più l'ipnotista come persona autoritaria e carismatica che applica artificialmente procedure ritualistiche come tecniche e pratiche esoteriche, ma si tratta di un esperienza che si impegna soprattutto a riconoscere e rispettare le caratteristiche della persona, e la sua naturale esperienza di immaginario, pensiero, sogno.
L'individuo che va in trance non assume un ruolo passivo e sottomesso, ma diviene protagonista del processo ipnotico di cui prende parte. La trance è sopratutto un'esperienza relazionale, che si sviluppa in modo naturale ed assolutamente fisiologico, un esperienza che ci accompagna quotidianamente nei nostri ritmi ultradiani, piuttosto che un momento unico e vissuto come straordinario.
La natura della trance ipnotica ci rende capaci di mobilitare ed utilizzare capacità e risorse che a prima vista sembravano inaccessibili, ma che opportunamente segnalate alla persona, divengono accessibili ed usufruibili.
Prima di tutto la persona che lavora con noi, che ci interessiamo di relazioni d'aiuto, deve convincersi delle sue risorse, deve arrivare a credere nelle qualità che emergono, mano a mano che l'operatore, o meglio il facilitatore della relazione in atto, da l'aiuto necessario a che vengano riconosciute qualità e risorse presenti nella propria esperienza di vita.
È durante la fase di ascolto, nel racconto della storia della persona che si incontrano le risorse utilizzate dalla persona sia attraverso il suo pensiero intuitivo, il pensiero inconscio, rapido ed immediato, detto anche pensiero 1, sia attraverso il suo pensiero cognitivo, il pensiero conscio di tipo razionale, lento, meditativo, riflessivo e consapevole, detto pensiero 2.
Molte esperienze sono affrontate a livello intuitivo e risolte li per li, senza l'uso della consapevolezza, ma la complessità della vita è tale che non tutto è risolvibile a livello inconscio, quando subentrano errori, o la situazione risulta intricata e nuova, e di difficile adattamento, l'approccio cambia, il nostro cervello, abituato in genere per economia a risolvere tutto a livello intuitivo, rallenta o si ferma del tutto, a quel punto comincia ad operare la nostra intelligenza cognitiva, ed il processo cambia apportando tutto un esame minuzioso della situazione presa in esame, che fino a quel momento non era sta ne analizzata, ne portata a livello di consapevolezza.
Quando il processo cognitivo di tipo 2 porta soluzioni l'esperienza analitica viene abbandonata e si ritorna naturalmente al processo intuitivo inconscio, rapido ed efficace, il pensiero di tipo 1, che non chiede consapevolezza, attenzione particolare, permettendo anche di fare più cose contemporaneamente.
Nel caso il processo cognitivo non generi soluzioni, ecco giungere l'utilità dello stato di trance, o dislocamento, e la sua natura intuitiva, la possibilitá per la persona di recuperare il processo intuitivo inconscio, che soggiorna nel pensiero indifferenziato, attraverso un trasferimento in un altro stato mentale, operazione che però non avviene in automatico, se non raramente, che favorisce una ricerca indifferenziata dell'intelligenza attraverso il mondo interiore, ricordi, esperienze passate, ed analizzando in dettaglio il mondo esterno.
Il pensiero indifferenziato è quel pensiero che abbiamo fin da bambini che lavora con poche cose alla volta da ordinare, partendo da specifici momenti di pensiero cognitivo.
Attraverso la narrazione, la descrizione di un esperienza, l'elaborazione di vissuti, il trasferimento dei pensieri consci in sensazioni corporee inconscie, la persona, favorita dall'operatore Ipnotista, viene portata a dissociare il proprio mondo conscio dal suo mondo inconscio, attraverso un dialogo interno vero e proprio, in parte guidato dall'ipnosi, in aperte seguendo il modo naturale di processare il pensiero, si va ad esare il ruolo dell'inconscio, nelle figure dell'assistente che ci aiuta nelle nostre attività, dell'angelo custode che ci protegge, dello spirito guida che ci orienta nelle scelte.
Tutto questo lavoro porta a costruire nuove implicazioni causali, a livello simbolico come a livello concreto, entrando ed uscendo dallo stato di trance, si favorisce il processo di trance, portandolo ad un vero e proprio trasferimento a livelli mentali differenti della nostra esperienza, con particolari focalizzazioni che ci spostano nel tempo e nello spazio, intensificando o desensibilizzando le sensazioni attribuite ai diversi momenti, in questo modo tutte le risorse risultano credibili alla persona, e dunque disponibili favorendo totalmente la creatività riorganizzativa della mappa del reale.
Portandoci in stato di trance o essendoci guidati, attiviamo quel potenziale mentale in cui solo alcune parti del nostro cervello sono occupate ad affrontare l'esperienza del mondo circostante, mentre di solito nello stato di veglia tutte le parti del cervello son impegnate in una dettagliata organizzazione del reale, in tal modo ci si concentra con semplicità solo su alcuni aspetti della vita interiore, producendo, attraverso la relazione ipnotica con il facilitatore, l'ipnotista, nuovi meccanismi causali tra i simboli percettivi presi in esame.
Il risultato è una semplificazione che porta ad un processo creativo nuovo, una vera e propria risignificazione simbolica, con nuovi legami causali ed una nuova organizzazione simbolista della nostra mappa del reale, una nuova storia che ci raccontiamo, e di cui siamo protagonisti, con nuovi presupposti, e l'origine di nuove cause, da cui si generano differenti effetti a cui far fronte.
La cosa interessante è che durante tale processo di apprendimento, il percorso di risignificazione simbolica dell'immaginario della persona, favorito, ed alle volte reso unicamente possibile dallo stato di trance ipnotica, non ci si ferma a riqualificare la nostra mappa cognitiva, il pensiero intuitivo inconscio 1, ed il pensiero cognitivo razionale 2, cambiandone semplicemente i processi causali e consequenziali, attraverso il lavoro sulle mappe significative simboliche.
Il processo di apprendimento va sostanzialmente a modificare il nostro cervello rimodellandolo, modificandone le connessioni, lavorando sul processo di trasformazione psicosomatica, fino ad arrivare a riconfigurare la nostra natura percettiva, i nostri sensi, in questo la nostra mente è un elaboratore di terz'ordine in grado di processare il processore stesso da cui prendono origine le nostre elaborazioni, andando a modificare la stessa identità.
La conoscenza, esperienza in parte conscia ed in parte inconscia ci obbliga, nella misura in cui agisce sull'intelligenza, ad organizzare la nostra esperienza, rendendoci viabili, adattabili, al mondo che cambia.
La nostra capacitá di trasferire il conscio nell'inconscio e viceversa, con l'esperienza della trance nei diversi stati mentali, soddisfa la nostra necessità di risolvere i problemi che ostacolano la nostra viabilitá, ma al contempo ci impone un unica esperienza identificativa di riferimento, l'identità, che ci impegna in un unico ruolo di riferimento, ma che ci rende protagonisti, attraverso un rigido insieme di presupposti, le convinzioni, dell'equilibrio dell'identità stessa.
Viviamo la nostra vita in un bisogno continuo di coerenza interna, accettando o meno che possano entrare in noi nuove idee e pensieri, mantenendo in tal modo un unica identitá di riferimento, e la manteniamo essendo gratificati o meno dalla vita, l'essere o non essere felici di ciò che viviamo, e del vivere stesso, determina le nostre scelte, le nostre decisioni, il nostro vivere.
L'ipnosi, detta altrimenti trance, o lavoro con gli stati mentali, per la sua intrinseca capacità di sviluppare creatività all'interno della nostra intelligenza, capacitá di cambiare noi stessi a favore del mondo, o cambiare il mondo a nostro favore, agendo sia a livello conscio che inconscio, è sostanzialmente dispensatrice di benessere e dunque di felicità.
mercoledì, ottobre 09, 2013
domenica, ottobre 06, 2013
Il tempo che è stato e lo spazio che verrà. Marco Chisotti.
È bello esser riuscito a tradurre nella semplicità quella complessità, anche se devo ammettere a modo mio, alle volte quadrando quel cerchio così scomodo che è la perfezione del tutto.