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lunedì, dicembre 23, 2013

Non c'è vita senza storia non c'è storia senza vita. Marco Chisotti.

"L'universo, o la realtà, nacque esattamente il giorno della nostra nascita, le due nascite avvennero allo stesso posto, nello stesso momento. C'é un mondo per ogni nascere, e il non nascere non ha nulla di personale, significa semplicemente che il mondo non c'è. Nascere senza trovare un mondo non è possibile, non si è mai visto un essere ritrovarsi senza mondo alla nascita, il che induce a credere che siamo noi stessi a portare la realtà che vi si trova, e che non rimarrà nulla di ciò che si conosce nel momento che ci allontaneremo da questa terra, come molti temono."

Non ricordo più come ero arrivato a scrivere, tanti anni fa, questo pensiero, come dicono in molti i mediocri imitano, i geni copiano rigorosamente, forse ho costruito questo pensiero prendendo qua è la, ora però lo sento un mio pensiero, le parole rimangono a chi le adotta, ci pensa, ci gioca.
La vita non è la realtà, la realtà è tutto quello che non si conosce, quello che si conosce nasconde la realtà, la rapisce portandola dentro questo o quel contenitore, con una bella etichetta, non è più la realtà, è qualcos'altro.
Viviamo nel senso comune condiviso, non nella realtà, ma la nostra vita porta con se un mondo, quello che conosciamo, quello in cui crediamo, so che è qui il mistero, il paradosso, il limite, so che son su questo confine e guardo sotto, così convinto di star sopra a punteggiare gli eventi, a punteggiare il mondo, chiamandolo il mio mondo.

Ma se ci portiamo il mondo appresso il mondo stesso se ne andrà quando c'è ne andremo, credo sia proprio così, nulla resiste a me, dopo di me il nulla, la vita finisce, il mondo si spegne.
Così penso vadano a finire le nostre speranze, le nostre illusioni, le nostre preghiere, la nostra gioia, il nostro dolore, tutto, tutto quanto.
Detto questo mi sento meglio, mi son preso tutta la responsabilità del caso, ora dovrei poter cominciare a vivere, libero dalle illusioni, cominciar a vivere, peccato che se voglio vivere mi tocca rientrare nelle illusioni, nelle preghiere, nella gioia, nel dolore, tutto quello da cui mi stavo allontanando, pensando di dovermene liberare.
Non posso liberarmi dall'inutile altrimenti non trovo più i confini dell'utile, del fondamentale.
Le emozioni sono imprecise, lacunose, incomplete, frammentate, ma son la nostra vita, le nostre speranze, i nostri credo, il nostro scopo, il nostro inizio e la nostra fine.
Son tutte storie quelle che ci raccontiamo, che crediamo, ma son storie che costruiscono la vita, senza le quali non ci innamoriamo, non ci stupiamo, non desideriamo.
Siamo così forti nel nostro mondo di idee che ciò che pensiamo è più forte di ciò che viviamo, decidiamo, scegliamo, crediamo, viviamo attraverso un modo di idee, forse viviamo per mantenere il mondo di idee che pensiamo.
Il paradigma della conoscenza della conoscenza è proprio qui ne son convinto, noi non possiamo prescindere da noi stessi per dire chi siamo, dove viviamo, come viviamo, non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che non è possibile credere a qualcosa o a qualcuno uscendo dal mondo dove qualcuno dice che .....
Credo che a questo punto abbiate inteso il concetto di ricorsività infinita, c'è sempre qualcuno che dice e qualcun'altro che ascolta, in questa ricorsività di pensiero sento sta il limite della nostra vita, almeno per come la concepiamo.
Ultimamente mi ritornano in mente gli elementi semplici coi quali costruiamo le nostre storie, quelle storie che sono il nostro vivere, i segni, i simboli, il linguaggio, le relazioni, i legami, i collegamenti, ed i meccanismi causali, i ragionamenti, i pensieri, mi sembra proprio che ci sia tutto.
Le cose importanti sottendono i nostri processi decisionali, quello che credo mi guida, quello che penso vero è al centro del mio mondo, perché il mio mondo lo guardo coi miei occhi che l'hanno creato, non possiamo uscire da questo consenso, la struttura fisica e psichica che descrive il vivere la nostra vita è il credere stesso della vita, il nostro conoscere ed il nostro conoscerci.
Alla fine di tutto questo mio parlare e pensare, per alcuni giustamente una gran confusione, per altri un mordersi in modo circolare la coda, per altri ancora un pensare costruttivista, continuerò a credere alle storie, come alle favole, continuerò ad esser convinto che certezze e realtà son fatti, non pensieri o parole, che la realtà esiste, perché non posso uscire dal senso comune condiviso senza ritrovarmi eremita in questo mondo, come non posso uscire dalla forza di gravità, o non posso uscire da un mondo dove trovo acqua, aria, calore, sostanze per vivere.
Il processo del nostro vivere è sempre lo stesso, è un fatto, così siamo fatti, non può cambiare, il processo è la vita, ma la forma con cui diamo forma al processo, la storia che ci raccontiamo del vivere. La forma cambia costantemente, quello che non possiamo scindere è il legame stretto che forma, la nostra storia, e processo, il nostro vivere hanno tra loro, non si è mai visto una storia senza una vita o una vita senza una storia.
Se troverò la soluzione al mio pensare senza spegnere il pensiero stesso ve lo dirò, a quel punto son certo avremmo trovato la soluzione a molti nostri problemi esistenziali.
Vi lascio al vostro mondo, al pensiero che ve lo produce, al vostro raccontarvi la storia che produce il mondo che vi produce.

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