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sabato, febbraio 25, 2012
La regressione ipnotica e le sue implicazioni.
Il mio problema è sempre stato la veridicità di un esperienza come la regressione ad ipotetiche vite precedenti, e l’ho risolto focalizzando la mia attenzione su un’altra esperienza che si manifesta anche nelle menti più semplici, l’esperienza della complessità del DNA dell'uomo, e tutto ciò che porta in memoria dentro le sue spirali..
Il cervello umano è estremamente complesso ma nella maggior parte delle esperienze si misura con un intelligenza di tipo concreto, quella che accompagna le esperienze di un bambino nei primi 10/12 anni circa della sua vita per intenderci, non essendo implicato in relazioni complesse, e dovendo unicamente rispondere delle operazioni rutinarie legate all’esistenza. Ma nel nostro genoma, il DNA, ci sono risorse inaspettate ed inutilizzate, il genoma umano è per buona parte mascherato, solo una piccola porzione viene utilizzata per vivere, buona parte del suo potenziale è latente, nascosto.
La vita culturale nella quale siamo impegnati ci porta inevitabilmente a complessificarci, a dare risposte di adattamento sempre più complesse e, dunque, a cercare le risorse latenti.
Sicuramente alcune parti del DNA, sotto la ricerca della nostra mente intelligente, curiosa e pronta ad aiutarci, si slatentizzano.
Per chi conosce la teoria del sociologo Luhmann, ogni struttura semplice, individuo o società che sia, se posta vicino ad una struttura complessa tende a complessificarsi a sua volta. La nostra nostra vita intera è un continuo cercare e ricercare risorse per poter affrontare al meglio le esigenze della vita sempre più complessa.
Siamo figli delle stelle .... diceva una famosa canzone, più complessi di così, le nostre “nobili” origini reclamano voce, così non ci basta più, di saper che veniamo dalla terra, vogliamo di più, vogliamo una storia che possa spiegare, oltre che giustificare, le nostre “nobili” origini.
Credo in un nostro diritto, al di la di qualunque spiegazione, quello di pensare d’essere d’origini lontane, e fin qui il nostro DNA non può esser smentito, possediamo parti della struttura, all’interno del DNA stesso, che derivano da uomini e donne nati anche 10.000 anni prima di noi, e tendiamo a tradurre questo fatto innegabile ricercando il “parente nobile” del caso, come disse un famoso giornalista, il nostro destino, e lo facciamo richiamando in noi l’idea di storia. Ma oltre ad essere un diritto quello di pensare ad una storia di vita che ci ha preceduti, è una necessità, dal momento che nella memoria del nostro DNA ci stanno tantissime informazioni, è una necessità per la nostra mente utilizzarle.
C’ un aneddoto raccontato da Gregory Bateson nel suo libro Mente e Natura, Adhelfi 1979, che aiuta ad entrare nell’ordine di idee della complessità:
“Un uomo voleva sapere cos'è la mente, ma non nella natura, quanto nel suo personale, grosso computer. Così gli chiese (nel suo miglior linguaggio di programmazione, naturalmente): "Tu calcoli che sarai mai come un essere umano?". La macchina si mise subito al lavoro, analizzando la propria struttura intrinseca. Alla fine, come è costume di queste macchine, stampò la risposta su una striscia di carta. L'uomo si precipitò a prenderla e trovò, nero su bianco, le parole: QUESTO MI RICORDA UNA STORIA.”
Noi viviamo, pensiamo, capiamo, impariamo attraverso storie, abbiamo costante bisogno di andar oltre al caso, per spiegarci la nostra personale esperienza di vita, e tutto questo ci fa star bene, ci fa realizzare, ci fa sentire vivi, è fondamentale per l’esistenza stessa.
Ma non solo tutto ciò che portiamo nelle spirali del nostro DNA prima o poi si slatentizza manifestandosi, come un residuo viene trattenuto da un ghiacciaio per migliaia di anni per poi restituircelo integro, così tutto ciò che portiamo con noi nel nostro DNA prima o poi riemerge, come risorsa, qualità inaspettate, magari nel momento del bisogno, magari solo in una semplice esperienza in cui ci troviamo protagonisti di una regressione ad un ipotetica, o forse ad una reale vita precedente, e cominciamo a raccontare la nostra storia figlia di una lontana e complessa esperienza impressa da sempre nel nostro DNA.
martedì, febbraio 21, 2012
La nostra mente: un cervello ed un corpo.
La nostra idea di mente spesso non è precisa, una mente è un sistema complesso, qui ho provato a riportare il lavoro che in "Mente e Natura" Gregory Bateson fece, individuando sei criteri coi quali un sistema vivente può essere qualificato come una mente.
1) Innanzi tutto, il sistema mente, agisce su differenze, lavora sulla comparazione ed il confronto attraverso il suo apparato percettivo, utilizzando un processo cognitivo, l'intelligenza ipotetico deduttiva, attivando e mantenendo, al contempo, il nostro sistema di coscienza, di consapevolezza. Percepire attraverso la differenza è un modo particolare di percepire, il nostro sistema percettivo è fatto in questo modo, coglie le differenze.
2) In secondo luogo un sistema mente è formato da parti collegate da canali attraverso i quali vengono trasmesse le differenze, tutto il corpo ed il cervello costituiscono, assieme, un'unità che vive in altre unità superiori, ogni differenza vissuta attraverso il corpo è condivisa dal cervello e viceversa. Corpo e cervello son un tutt'uno indivisibile, la distinzione arbitraria la si è fatta nell'idea di semplificare e capirne il funzionamento, in verità il risultato ottenuto è stato un disastro, trattando il cervello ad un livello logico superiore rispetto al corpo si son generati molti paradossi. Corpo e cervello assieme costituiscono una mente indistinguibile, anche se è difficile pensare a qualcosa prescindendo dall'idea della sua iniziale conoscenza, leggendo Ia Laws of form di George Spencer Brown, ci si imbatte nella frase: "La nostra comprensione del|'universo non proviene dallo scoprire la sua apparenza presente, ma dal ricordarci come abbiamo fatto per produrlo". La comprensione della nostra "natura" passa attraverso una storia che non cancelliamo facilmente.
3) In terzo luogo, il sistema dispone di un’energia collaterale. Ora il nostro cervello è servito dal nostro corpo, non é possibile vivere di solo cervello se il corpo non lo nutre il cervello da solo non è autonomo. Naturalmente puoi portare un bicchiere d'acqua ad una persona impossibilitata a muoversi, ma non puoi farla bere, l'occasione del bere è fondamentale ma solo se la parte interessata ne sente la necessità berrà, ora però il cervello computa i pensieri, per poter computare il pensiero che vuole o non vuole una data cosa deve essere comunque alimentato. Il nostro corpo è fonte immanente di energia per il nostro cervello, senza la quale il cervello si fermerebbe, il cervello è alimentato al di la del deciderlo, è conseguenza dell'esistere essere alimentati alla vita, tutta la vita è immanente ad una fonte energetica collaterale, nulla è trascendente. Però un cervello può decidere come e se il corpo si alimenti, in tal modo il cervello è gerarchicamente ad un livello logico superiore rispetto al corpo, ma allo stesso tempo è un tutt'uno col corpo.
4) Nel quarto criterio il processo mentale «dipende da catene di determinazione circolari e più complesse» (Mente e Natura G. Bateson).
Queste catene fanno sì che il sistema sia auotocorrettivo nella direzione dell’equilibrio o dell’instabilità. Per lo più un sistema cerca l'omeostasi, evita i cambiamenti che potrebbero portare complicazioni e dispersioni, incoraggia l'economia, minimo sforzo massimo rendimento in modo da ottimizzare ed ingegnerizzare ogni azione, rifugge il dolore che potrebbe danneggiarlo, più che cercare il piacere e lo star bene. Per tutto il resto vige il principio stocastico, di determinazione per prova ed errore.
5) Il quinto criterio è che gli effetti della differenza devono essere considerate come trasformate (versioni codificate) della differenza che li ha preceduti. Questa è una conseguenza del fatto che la mappa non è il territorio, pertanto nella mente non si avrà mai un territorio, la cosa in sé, ma solo mappe di mappe. Il costruttivismo basa i suoi principi su questo fatto, ogni essere vivente non può prescindere da come è fatto per dire come è fatto, non può prescindere dalle sue mappe, noi conosciamo solo le nostre mappe, noi agiamo sulla base delle mappe che ci siamo costruiti, l'esperienza è la causa il mondo, la nostra mappa, ne è la conseguenza.
6) Infine, il sesto criterio è che la descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione, differenze di differenze, rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni, ad essi strettamente legati. Bateson si basa qui sulla teoria di A.N. Whitehead e B. Russell esposta nei Principia Matematica. La mente deve operare sulla base di livelli diversi, quando la discriminazione tra i livelli di comunicazione è distorta o confusa ne derivano patologie, come per il doppio vincolo, o doppio legame (double bind).
Quando due parti differenti, nella mente di una persona, lavorano per portare la decisione in direzioni opposte, l'individuo manifesta incoerenza che protratta nel tempo si può trasformare in blocco, incapacità a decidere, inerzia, demotivazione, abbandono.
« I refuse to belong to any club that would have me as a member. » Groucho Marx.
« Non vorrei mai far parte di un club che mi accetti fra i suoi membri. » Il paradosso di Groucho Marx ci fa comprendere il limite di operare a due livelli logici differenti, non regge, è un non senso, un non sequitur, una cosa che non ha continuità. Se vi dico che dovete ignorare quello che ho appena scritto, non è possibile farlo, il senso ed il significato organizzano la nostra vita, violare i livelli logici fa ridere, crea confusione, la vita è un continuo saltare tra i diversi livelli logici della vita. Non è possibile ignorare i livelli logici, ogni spazio pretende la sua logica, il suo senso, ma noi possiamo pensare, usiamo il mondo delle idee, le idee sono particolari, hanno la forza di elevarci al cielo o sprofondarci sotto terra, dobbiamo rispettare l'ordine del senso e del consenso, dobbiamo seguire le mappe del nostro mondo e renderci conto dei limiti e delle possibilità delle nostre mappe e della logica che le governa.
mercoledì, febbraio 08, 2012
Arte e cognizione. Marco Chisotti.
Son sempre stato attratto dalle persone anticonformiste, gli artisti spesso lo sono, anarchici, detentori di un pensiero divergente, mi piace annoverarmi tra loro immodestamente, pensare come loro, mi sento un poco artista dei pensieri, delle idee.
David Hockney artista inglese del 1936 in un intervista recente dice di unirsi alla destra per come sa esaltare la forza dell'individuo e si sente legato alla sinistra per come sa sollevare lo spirito collaborativo tra le persone, nell'ultima parte della sua vita è tornato alla natura, all'origine, ala sua ultima mostra si è presentato con un iPad sotto braccio, personalizzato con una cornice di legno, è una cosa bella dice, sarebbe piaciuto anche a Picasso, pure lui si circondava di tecnologia.
Saper prendere il meglio è lo spirito giusto, saper guardare le cose belle è saper vivere la vita.
L'arte ci aiuta a guardare il mondo, ma sopratutto ci aiuta a vederlo con occhi nuovi, la cultura filtra attraverso le opere spesso senza bisogno d'essere capita, i nostri stati d'animo si nutrono di cultura, spesso di semplici modi con cui punteggiare la vita, le esperienze.
Il segreto è non fermarsi all'apparenza, ma lasciarsi permeare da quella curiosa visione del mondo, da quello scorciò mai osservato prima, da quella differenza che fa la differenza.
sabato, gennaio 28, 2012
Istituto Universitario Ipnosi e di Comunicazione.
Qui di seguito i seguenti i temi del nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione in sinergia con la Scuola di Ipnosi Costruttivista.
Linee guida dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
Il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione sviluppa le competenze professionali più significative su cui formare gli allievi.
Come il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione attiva le competenze professionali.
Premesse operative e presupposti dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
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I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione
1. Linee guida dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione.
Sono ormai 12 anni che la Scuola di Ipnosi Costruttivista forma operatori nella figura professionale del Counsellor, in tutti questi anni ci siamo orientati sempre più a definire i confini operativi di questa figura professionale nel contesto delle relazioni d’aiuto.
La nostra formazione si è arricchita dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione, fino a considerare l’emergere di un profilo trasversale alle professioni nelle relazioni d’aiuto.
Sono cinque le parti che compongono il nostro percorso di formazione che vede nella figura del Counsellor il punto centrale nel nostro percorso:
Formatore, esperto dell’apprendimento.
Motivatore, entusiasta trascinatore, fiducioso nel futuro.
Counsellor, persona competente nelle relazioni d’aiuto.
Coach, in grado di accompagnare al risultato finale.
Mentore, persona con esperienza vista come modello.
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2. Il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione sviluppa le competenze professionali più significative su cui formare gli allievi come:
Esperti ma del cambiamento, non esperti cui delegare il cambiamento, a noi il compito di tirare fuori le risorse che le persone posseggono, gli utenti sono gli esperti della loro vita, noi ci limitiamo a favorire un processo Socratico, aiutando le persone ad organizzare il proprio mondo interno.
Consulenti, ermeneuti, stimolatori di conversazioni e azioni, noi perturbiamo la mente creativa attendendo una risposta come un’intuizione, un’illuminazione, una soluzione.
Consapevoli della nostra identità, prestiamo attenzione ai nostri valori, alle credenze, alle conoscenze che le persone, e noi, ci portiamo appresso.
Rispettosi, non ci presentiamo con un’idea preconcetta degli stili di vita o degli standard di salute, sappiamo valorizzare l’altro e riconoscere la sua specificità.
Curiosi, e attenti proponiamo un sapere in continuo divenire, che si rinnova sempre alimentandosi del dubbio e della ricerca.
Responsabili, proponiamo un rapporto paritario ma asimmetrico in cui il cambiamento e il miglioramento dipendono da noi.
Attenti e sensibili sappiamo ascoltare e sospendere il giudizio, il dialogo interno, lasciando spazio all’esperienza dell’altro.
Come facilitatori lavoriamo per creare nuove possibilità di scelta, ed insegnamo ad agire, perché la conoscenza avviene attraverso l’azione.
Irriverenti e curiosi, in quanto non crediamo mai ad una versione statica della “realtà” ma facciamo emergere ipotesi e colleghiamo fatti, come la religione, res lego, leghiamo assieme le esperienze ottenendone risultati.
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3. Come il nostro I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione attiva le competenze professionali:
Attraverso la vita sociale, dove la riflessione comune possa far emergere capacità che permettono lo sviluppo di potenzialità e un ripensamento della propria filosofia di vita, la costruzione di un “senso comune condiviso”.
Con processo costruttivo, non informativo, in quanto le conoscenze sono rese attraverso l’azione, l’agire, l’interazione, il dare strumenti operativi.
Due principi fondamentali dal pensiero di Heinz von Foerster divenuti principi della scuola:
Il principio etico, aumentare alle persone la possibilità di scelta.
Il principio estetico, se si vuole conoscere bisogna agire.
Attraverso il dialogo, in cui si utilizzano le differenze (competenze, posizioni gerarchiche, conoscenze, posizioni politiche, religiose….) dove diventa importante sapersi relazionare e saper ascoltare, cioè saper entrare e mantenere un dialogo, con se stessi, un dialogo col mondo interno, di cui come Counsellor siamo “sacerdoti” il cui Uffizio é quello di far conoscere alla persona il proprio “inconscio”, e verso il mondo esterno, la società, gli altri.
Con una partecipazione attiva, dove viene valutata la trasparenza sia degli obiettivi che degli strumenti e dove conta la capacità nel costruire concetti e categorie, nel discutere i risultati, le tappe e determinare il corso del processo, e il senso della forma, come descrizione, storia, che ne scaturisce. Uno spirito partecipativo anche perché nei gruppi, come nelle persone è importante non azzerare quello che si trova ma valorizzare il sapere di base, il sapere dell’altro.
La costruzione di storie autocorrettive che scorrono nel tempo verso uno scopo, un fine. In quanto la vita di per sé non ha un fine, siamo noi a darle un fine.
Un attenzione ai presupposti, le premesse, e alla discussione delle soluzioni fin ora tentate per cui la definizione e la ridefinizione diventano costanti della storia stessa.
Un processo costruttivo, in quanto a partire dalle risorse presenti si tenta di lavorare alla costruzione di una realtà possibile, alla co-creazione di processi possibili e viabili, adattabili.
Un processo coevolutivo, basato sul costante feedback, in quanto restituire e rivalutare diventano strumenti importanti e i concetti che emergono sono inerenti al tipo di rappresentazioni messe in gioco da tutte le persone presenti.
Un’indagine positiva, basata sulle risorse (non sugli aspetti deficitari e sulle mancanze), in quanto sono le risorse dei contesti i punti di forza delle persone ad essere utilizzati e messi in campo.
Con la collaborazione, non gerarchica, basata sulla convinzione che si è nella stessa barca animati da uno scopo comune.
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4. Premesse operative e presupposti dell’I.U.H.C Istituto Universitario d’Ipnosi e di Comunicazione:
La mente umana è un complesso di elementi, è una realtà psico-socio-fisio-antropologica. Comprende quantomeno corpo fisico e cervello in un tutt’uno.
Il mondo in cui viviamo ed il senso comune che condividiamo sono costruiti dalle persone che comunicano tra loro attraverso il linguaggio e nel sistema sociale che formano comunicando e relazionandosi tra loro.
La realtà, la mente e l’individuo sono aggregati di parti interagenti, la vita passa attraverso le relazioni di ogni parte. Il fenomeno della coscienza é legato alle relazioni che si generano tra parti differenti del cervello, le esperienze umane sono complesse e non riducibili, la complessità è alla base della vita. La complessità come il mondo del sacro, non è possibile disvelarla, è solo possibile contemplarla e viverla in un atto di fede.
La realtà è una costruzione sociale, che emerge da un’operazione di distinzione costruita nel dominio linguistico, il linguaggio veicola il consenso e la condivisione.
Ogni osservazione implica la scelta dei fenomeni da considerare in primo piano e quelli da mettere nello sfondo. L’idea dell’immagine e dello sfondo è fondamentale nella percezione, nel guardare come atto fisico, meccanico, e nel vedere come atto cognitivo, per poter vedere dobbiamo conoscere, saper distinguere.
I processi son ben descritti dalle metafore informative, le informazioni, differenze che creano una differenza, noi viviamo in un mondo di idee dove i fatti son diversi dalle forze, un fatto è frutto di una comprensione ed una decisione da parte di un soggetto autonomo, autoreferenziale.
Utilizzare metafore processuali, il processo è il mezzo, è l’obiettivo, la forma, la descrizione in un dominio linguistico. La metafora aiuta a distinguere i nostri processi e a creare in tal modo la conoscenza. La metafora rappresenta, facilita la comprensione e crea il consenso.
La vita si svolge attraverso la nostra punteggiatura degli eventi, ciò che scegliamo di vedere, questo è determinato da come guardiamo le cose che succedono nelle nostre esperienze. L’esperienza é la causa, il mondo è la sua conseguenza. Detto con l’attenzione di Heinz von Foerster, “è il mondo la causa primaria e la mia esperienza ne è la conseguenza, o è la mia esperienza a essere causa primaria e il mondo la conseguenza?”.
Un’epistemologia, studio della conoscenza, in cui l’osservatore è parte del sistema di riferimento ed è un prodotto del sistema stesso, non si posiziona all’esterno, non è neutrale, non osserva da un luogo privilegiato, così siamo parte della definizione, del mantenimento e della dissoluzione del problema che ogni coscienza porta. Non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, siamo elaboratori di terz’ordine, organismi autopietici, che si auto generano in un dominio linguistico, dal pensiero di Maturana e Varela.
A partire da un’ottica dualistica, si passa alla complementarietà, doppie descrizioni, complementarietà dei punti di vista come garanzia di complessità. L’idea ed il rispetto della complessità, fondamentale nel processo della conoscenza, e come ci ricorda Edgard Morin, rinnovarsi costantemente nelle acque del dubbio.
La conoscenza nasce dalla nostra trasformazione di un universo in un multiverso, deriva dalla riflessione sulle operazioni che lo hanno fatto emergere, che gli hanno dato la forma, la conoscenza deriva dall’aver fatto una distinzione, per Spencer e Brown, le due regole della conoscenza sono, la prima “fare una distinzione”, la seconda “ricordare quale distinzione si è fatta”.
La nostra idea del mondo non può prescindere dai nostri valori, le premesse determinano ciò che si vede, i sistemi di riferimento, le categorie, i nostri giudizi, le etichette influenzano gli eventi, il ruolo dei pre-giudizi, le aspettative, obbligano alla capacità di riflettere sulle proprie rappresentazioni del mondo e della vita.
Le spiegazioni no son utili a cambiare, ma serve ipotizzare, descrivere infatti è costruire, dalle rappresentazioni alle approssimazioni, così si può guardare al futuro attingendo dalle deduzioni ottenute nella storia del passato.
Il passato serve per poter guardare al futuro con occhi nuovi. Non dividere, scomporre, ma vedere le cose assieme, alla ricerca dei pattern, modelli, di collegamento, per conoscere la struttura che connette, dal pensiero di Gregory Bateson.
Ogni conoscenza va vista come rapporto tra forma e processo, dal pensiero di Gregory Bateson, la contestualizzazione, l’introduzione del tempo e della processualità alla ricerca di un fine, di uno scopo, storicizzando passato, presente e futuro. Una visione teleologica dell’esistenza.
Ogni persona é eticamente responsabile delle scelte osservative che compie, verso la costruzione di una realtà come processo etico, aumentando le possibilità di scelta, ed estetico, agendo per conoscere, dal pensiero di Heinz von Foerster.
Vi é un limite nell’autoreferenzialità, una forma di aspettativa che si autoavvera, riflettere sui concetti che utilizziamo al fine di falsificare anziché validare le nostre idee, dal principio di falsificabilità scientifica di Karl Popper.
La conoscenza della conoscenza, un concetto nel metodo di Edgar Morin, sapere di sapere, sapere di non sapere, la conoscenza é un processo affettivo cognitivo e relazionale, è un processo complementare all’interno di una comunità, la base dell’unione e della comprensione, noi viviamo nella relazione.
Preferiamo ad una posizione ontologica, la realtà come esperienza stabile, vera, una posizione ontogenetica, pensando in termini evolutivi oltre che processuali, i sistemici riferimento, i confini, l’ordine che diamo alle cose, non sono a priori dati in natura, son definiti dalla punteggiatura che diamo agli eventi.
Consideriamo che saggezza è nell’individuo: gli individui si auto-regolano, auto-producono, auto-correggono, auto-mantengono, autoguariscono.
Non sono gli individui a dare origine ai problemi ma il loro dominio linguistico e cognitivo. Con la costruzione di un metodo cibernetico, con un lavoro in gruppo a non morire di incertezze o di certezze, la condivisione di più voci aiuta ad affrontare la complessità della vita.
Una particolare attenzione al concetto di circolarità, aspettativa, dai costrutti personali di G. A. Kelly noi siamo psicologicamente canalizzati, orientati dal modo in cui anticipiamo gli eventi.
Pensiero e azione sono indissolubili, agire per conoscere.
Importanza fondamentale del linguaggio: il linguaggio come costruttore di realtà. Apparentemente il linguaggio è denotativo, descrittivo, in sostanza il linguaggio è connotativo, costruisce la realtà.
In ogni individuo agiscono contemporaneamente forze omeostatiche e forze evolutive, cambiamento e stabilità, sono tutti processi complementari. Tre sono i principi che seguono le persone omeostasi appunto, fuga dal dolore, dal possibile danno, ed economia, minimo sforzo, massimo rendimento.
Neuroscienza costruttivismo e visione sistemica come modalità di approccio al reale, come studio della figura del Counsellor, come comprensione del potenziale e sviluppo dell’esperienza dell’ipnosi e degli stati mentali.
mercoledì, gennaio 25, 2012
Un universo dentro di se.
Non possiamo che considerare ciò che conosciamo, tutto il percepibile, il mondo attorno a noi, è fatto di cose a cui noi abbiamo dato nome e forma definendole e confinandole entro una cornice che si è fatta sempre più complessa man mano che è cresciuta la nostra conoscenza.
Poi c'è il resto, ciò che non può rientrare nell'ovvio, nel conosciuto, si apre un mondo in cui le persone in trance, ipnosi, usano il loro cervello in un modo creativo e particolare, si limita l'approccio razionale e si da spazio all'inconscio, come nell'opera di Salvator Dalì, il mondo dell'inconscio è compreso da quella porzione di esistenza che definiamo mondo sacro, ma di questo mondo non si può parlare, solo la fede ci porta al suo interno, qui mi fermo considerando che si può parlare con l'inconscio personale, ogni individuo possiede il proprio, ma non si può parlare dello spirito, si può solo parlare allo spirito, con la propria preghiera personale, nelle fiducia che Lui ci ascolti e se può ci aiuti, questo è possibile, legittimo ed auspicabile nell'accrescimento personale.
Dal costruttivismo. Marco Chisotti
Verità = l’invenzione di un bugiardo.
Conoscenza = nasce quando si ignora l’ignoranza.
Apprendimento = apprendere ad apprendere.
Scienza = l’arte di fare distinzioni.
Osservatore = colui che crea un universo, che fa una distinzione.
Oggettività = credere che le proprietà dell’osservatore non entrino nelle descrizioni delle sue osservazioni.
Costruttivismo = quando la nozione di “scoperta” è sostituita da quella di “invenzione”.
Realtà = una stampella comoda, ma superflua, che nasce attraverso il dialogo quando la forma apparente (denotativa) del linguaggio è scambiata per la sua funzione (connotativa).
Dialogo = vedersi attraverso gli occhi di un altro.
Etica = “Come” parlare; non si può parlare dell’etica senza fare del moralismo.
Heinz con Foerster.
Vi sono cose che nella mia testa non tramontano mai continuano a girare come pietre miliari, come punti attrattori, parole chiave, ma nel linguaggio c’è connotazione, la costruzione del mondo dove ci troviamo a vivere!
Due riti affiancati nella fotografia di Ennio Martignago, la chiesa ed il rito nella fede e nello spirito, l’industria e la fede nella scienza, il progresso, almeno l’idea che ne deriva. Difficile muoversi da entrambe le imbalsamature, dove sta la vita, il vivere, dove i confini, le parole di Heinz von Foerster consolano la mia ragione e mi fanno vivere il senso di quell’intelligenza che suppongo mi sia stata data per esser libero.
mercoledì, gennaio 18, 2012
Ipnosi regressiva dal vivo.
In molte occasioni mi son trovato a ricevere critiche sulle esperienze di ipnosi regressiva tanto da voler dare alcuni dettagli per riportare l'attenzione sul mondo interiore delle persone, sul loro bagaglio di risorse, per lo più inconsce che emergono in questi particolari momenti in cui si va in trance. A nome della nostra scuola di Ipnosi Costruttivista per chi ancora non ha visto in dettaglio i seguenti video vi auguro una buona visione.
Il video qui di seguito è apparso in un ultima esperienza televisiva dove abbiamo lavorato con Daniele Bossari, come spesso succede in questo tipo di esperienze molti commenti che ci son pervenuti parlano di finzione, voglio dirvi che l'esperienza qui presentata è autentica perché Daniele ha un intelligenza creativa ed è capace di coinvolgersi profondamente in ciò che fa, quando si lavora con l'ipnosi regressiva bisogna aspettarsi esperienze particolari che, quando si vive l'esperienza di rivivificazione, è come entrare in un sogno e si sa, è comune a tutti, quando si sogna è praticamente impossibile distinguere la realtà dal sogno.
Ancora più criticata è l'esperienza qui di seguito, ancora una volta si parla di finzione, dobbiamo dar retta a Sullivan famoso psichiatra psicanalista del secolo passato che dice, con parole mie, che noi abbiamo tante personalità quante sono le nostre relazioni, è così che siamo fatti, così viviamo le nostre esperienze con trasporto e coinvolgimento, in quest'esperienza Mr. Lap, così vuole che venga chiamata quella sua parte "nascosta" che emerge ogni notte e lo guida in una vita parallela, pur nella sua vita assolutamente normale la persona che vedete è speciale, capace di un trasformismo inconscio radicale, al pari di molte esperienze d'impossessamento, esorcismo, dove però non c'entra la religione ed i suoi protagonisti, angeli e diavoli, ma c'entrano i Maja e la loro cultura, i suoi guerrieri, il loro cuore, e re Salem è uno di loro!
La persona qui sotto non ha bisogno d'essere presentata, è conosciuta e la sua storia è particolare, quello che vive con noi è proprio ciò che ha vissuto nella sua esperienza, la sua intelligenza, come ho detto, ci ha guidato a considerare una vera esperienza rivissuta con noi, difficile negarne l'autenticità!
La donna avvenente che parla in trance con grande naturalezza che potete seguire nel video seguente, è realmente in trance, in uno stato naturale di trance dove vive un momento di semplice vita quotidiana, così capita spesso di portare le persone in ipnosi regressiva e loro, quasi deluse, tornano a ricordare l'esperienza vissuta come una vita normale, semplice, dove non succede nulla di particolare, dove tutto è semplice e normale, l'ipnosi è questo, uno stato mentale che non si può comandare con la ragione!
Forse con l'intervista che potete seguire qui di seguito in due trances vi chiarite alcuni passaggi dell'esperienza dell'ipnosi da cui nasce anche l'esperienza di ipnosi regressiva.
Per qualunque approfondimento con articoli e dispense potete accedere ai nostri siti dal link sottostante.
Http://www.aerf.it
Buona lettura e per qualunque cosa potete mandarci un email.
Info@ipnosicostruttivista.it
Marco Chisotti.
mercoledì, dicembre 28, 2011
Qualcosa che deve esser vero perché quel che dico abbia un senso.
Ma da quando m'interesso di psicologia ho dovuto piegarmi alla dimensione della comprensione, lasciando in parte la dimensione della spiegazione.
La spiegazione sta alla comprensione come il calcio europeo sta al football americano, il calcio è giocato su di un terreno condiviso, le squadre s'affrontano con l'idea di superare l'avversario condividendo il terreno di gioco, mentre il football un gioco in cui si conquista il territorio a spese della squadra avversaria, non vien condiviso il campo ma al contrario viene conquistato.
Le spiegazioni son esperienze di conquista, le condivisioni sono esperienze di partecipazione.
Buona parte dei nostri comportamenti volontari son giustificati, se giustifichiamo le nostre scelte siamo più facilmente accettati, la ragione guida la dimensione della spiegazione, mentre l'emozione guida la dimensione della partecipazione.
Spiegare un fatto non è semplicemente orientarsi verso la ragione, in fondo portando avanti una spiegazione allineiamo coscienza e pensiero, ci facciamo una ragione, fin qui niente di male, purtroppo le spiegazioni non si fermano a spiegare un fatto, pongono le condizioni perché un fatto ci continui ad influenzare.
Condividendo empaticamente le esperienze emotive, siamo condizionati dalle conseguenze dei fatti che reputiamo credibili.
Gli interazionisti simbolici nel campo della sociologia sostengono: "Se un fatto è reale, o vien considerato reale, lo è comunque nelle sue conseguenze."
L'interazionismo simbolico è un approccio teorico sviluppatosi negli Stati Uniti d'America, costituisce una prosecuzione in sociologia e psicologia del pensiero pragmatista di William James, un filosofo psicologo statunitense dell'800, veramente un pragmatico, citando il suo acuto pensiero, per lui la più grande scoperta della sua generazione è che gli esseri umani possono cambiare le loro vite cambiando le abitudini mentali, William James pare dicesse ai candidati al suicidio: "Aspettate il giornale di domani". E ancora: "L'arte d'essere saggi è l'arte di capire a cosa si può passar sopra", "Il genio [...] è poco più che la facoltà di percepire in un modo inconsueto".
Il suo pensiero è di matrice costruttivista infatti: "Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un'altra parte (ed è possibile sia la parte maggiore) proviene sempre dal nostro cervello."
Ma scusate mi son perso a seguire il suo interessante pensiero così ora torno al nostro interazionismo simbolico, che pone l'accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, sottolineando la natura pluralistica della società, il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del sé come socialmente strutturato. Esso si occupa principalmente dell'interazione sociale che ha luogo nella vita quotidiana della gente.
Non è dunque importante che sia vero un fatto, se viene creduto vero allora per la persona son vere le sue conseguenze.
Ora facciamo un esempio, per chi non conoscesse la magia Voodoo, questa risale al popolo degli Yoruba (denominato anche Akù) dell’Africa occidentale: la sua religione, Vodun in effetti è un misto di altre religioni da cui ha ereditato una forte spiritualità arcaica.
Il termine Vodun significa letteralmente “spirito” ed è ascrivibile direttamente a quella che viene definita “magia nera”, ancorché alcuni studiosi ascrivono la religione Vodun a quella della “magia bianca” che evolverebbe in magia atta a nuocere a causa di “stregoni” cattivi chiamati Bokor.
Gli spiriti venerati dalla religione Vodun sono molteplici e prendono il nome di Loa (mistero): durante i riti Vodun questi spiriti vengono non solo “evocati” ma anche nutriti.
Le persone che credono a tali esperienze se colpite da questa magia si disperano, stanno male fisicamente e possono anche morirne, mentre la stessa magia non ha effetto in chi non vi crede. Se un fatto è vissuto come reale, vero, lo è comunque nelle sue conseguenze, ed il corpo fisico risponde alla prima conseguenza.
I fatti son spiegazioni, descrizioni, a cui noi diamo la patente di verità, di conseguenza noi siamo condizionati, orientati dal modo in cui anticipiamo i fatti, gli eventi, siamo i migliori profeti di ciò che crediamo e dunque delle sue conseguenze.
È G.A. Kelly con la sua teoria dei costrutti personali ad avvicinarci semplicemente all'idea che la nostra realtà non è frutto di una esplorazione, la realtà che conosciamo è frutto di una nostra costruzione.
"I processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi". Kelly afferma che l'attenzione va focalizzata sulla persona, intesa nel suo insieme come sistema complesso, e sulla natura processuale della sua vita psicologica. Noi passiamo costantemente da una condizione di forma, la descrizione che diamo di ciò che facciamo, ad una condizione di processo, in cui agiamo, ed sviluppiamo le forme descrittive da cui siamo partiti, (mia libera interpretazione del pensiero di Gregory Bateson forma e processo.
Attraverso il linguaggio viene evocato il senso di un continuo movimento, di un muoversi verso, guidato e intenzionato dal modo in cui il soggetto anticipa, attraverso il suo sistema di costrutti, gli eventi del mondo.
La persona, così concepita, è una forma (descrizione) in continuo movimento (processo). Ciò che fa sì che tale movimento non sia caotico e casuale è il concetto di anticipazione predittiva e il controllo delle ipotesi come spinta al cambiamento del sistema di costruzione personale da cui attingere in futuro. L'intelligenza nell'uomo sappiamo è di tipo ipotetico deduttiva, costruiamo ipotesi predittive e deduciamo imparando dalle nostre esperienze passate.
Per il counsellor o lo psicologo è importante capire quanto il processo di anticipazione della realtà non funzioni più come dovrebbe e si protragga in un continuo impatto invalidante con la realtà sino ad arrivare, in casi estremi, dopo continua perdita di autostima, all’annullamento di se stessi.
“In vista di una comprensione psicologica, ciò comporta la necessità di considerare il comportamento di una persona non come reazione, esito o come conseguenza di fatti stimolo ma come ciò che realizza ed esprime un’intenzione, una proposizione, un progetto. Comporta, da uomini scienziati quali siamo, di interrogarci e di costruire ipotesi sul senso che quel comportamento acquista alla luce di ciò che anticipa e non di ciò che l’ha determinato”. G.A. Kelly, non una causa effetto limitante, bensì un intenzione, una volontà orientante la persona verso il mondo come desiderato.
Siamo abituati a considerare la logica della causa effetto, uno fatto che produce un risultato, mentre ci possono essere fatti diversi a produrre stessi risultati, ad esempio un bacio ed uno schiaffo possono esser vissuti entrambi come: "Finalmente ti sei accorto di me!". Al contrario uno stesso fatto può produrre due risultati diversi, un bacio d'amore ed un bacio di giuda.
La nostra realtà è più complessa di quanto ci appare, l'uomo è più complesso di quanto lo facciamo, non risponde ad una semplice logica lineare, neppure ad una elaborata logica circolare.
La vostra intelligenza gioca e scherza con voi costantemente, anche ora, tenendosi sveglia, curiosa ed attiva, come: "Natura vacuum fugit!", (la natura fugge il vuoto), così la mente fugge la noia.
Noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, dunque siamo fatti dei pensieri che ci producono, ci troviamo in un meraviglioso paradosso, la vita, dove ci lamentiamo che non potremmo assolutamente appartenere ad un gruppo di persone che accettasse tra i suoi membri uno come noi!
Che la costruzione del vostro 2012 vi sia propizia. Marco Chisotti.
giovedì, ottobre 06, 2011
Il mondo delle idee ..... in concreto!

Ricordo le prime sensazioni che ho provato usando il mio primo MAC, traduceva le mie idee in concreto, scrivevo, stampavo, creavo qualcosa partendo dai miei pensieri.
Ho sempre fatto fatica a capire il mondo DOS, il linguaggio dei programmatori era lontano dai miei orizzonti e mi son sempre rifiutato di studiarlo, ma con Steve Jobs (1955 2011) e l'invenzione delle finestre (windows) sul PC tutto è diventato semplice. Ricordo che usavo il mouse e cliccavo sulle icone col mio MAC, quando gli altri altri scrivevano lunghe stringhe di comandi, che rendevano la macchina pesante, troppo pesante.
Ha reso semplice per me tradurre il mondo delle idee in concreto, e mi ha permesso di farlo con l'intuizione e non con lo studio, ho avuto solo bisogno di pensare perché il MAC mi traduceva le cose, ha reso semplice qualcosa che era tremendamente difficile.
Poi da lui c'era sempre da aspettarsi una bella sorpresa, i miei più bei regali, che mi son fatto e che ho fatto, son stati Apple ed io mi reputo molto difficile nell'essere accontentato da qualcosa, in questo momento sto scrivendo con una sua creazione di pochi etti, sottile, sensibile al tocco, scrivo coi pollici sostenendo l'iPad con le mani.
Prima con la musica, poi con le applicazioni ha reso fruibile ai più il mondo dell'informazione, dell'organizzazione, della creatività!
Quando vedi le cose che pensi il tuo pensiero diviene più consistente, ed io che mi son sempre interessato di idee e mi son impegnato a rendere fruibili so quanto sia importante.
L'ultima visione di Steve attraverso l'iPhone solo ieri mi ha coinvolto, infatti l'iPhone è in grado di scrivere sotto dettatura direttamente i tuoi sms, le tue email, il suo fine è sempre stato di rendere facile e semplice l'immaginario, anche il più incredibile!
Il mio MAC 25 anni fa m'ha permesso di scrivere la tesi con facilità, di confezionarne un'altra in breve tempo, venderla ad un mio amico e pagarmici il Mac su cui scrivevo, leggeva ciò che scrivevo già 10 anni fa, ed oggi continua ad agevolarmi nella realizzazione dei miei pensieri.
"Siate affamati siate folli!" è ciò che dice meglio di lui, ha rivoluzionato il mondo attraverso la tecnologia, non ha mai cessato di nutrirsi e nutrirci di novità, non ha mai cessato di stupirci con le sue "folli" creazioni.
Credo che siano state tante le cose che son state inventate nel mondo della tecnologia non da lui direttamente, ma son state le sue proposte e le sue visioni che han trasformato un idea in qualcosa di concreto ed usufruibile. È come se qualcuno avesse inventato la ruota ma senza saper che farsene, lui ci ha detto come si poteva usare la ruota, c'è l'ha fatto vedere e noi l'abbiamo capito.
Cercherò di mantenere la visione positiva e creativa che ha sempre avuto verso le vicende della vita, di capire il significato della morte come strategia del nuovo che emerge e rimpiazza il vecchio, spero rimanga questo bel messaggio di crescita e cambiamento che Steve ci ha lasciato anche ad Alice, mia figlia, che ha imparato ad usare il computer su un Mac, anzi sui tre Mac che possedevo nel 1996 quando è nata due iMac e due ibook, ora usa il suo iPhone che gli ho regalato un anno fa, io ancora devo comprarmelo, forse gli resterà anche a lei il gusto di poter concretizzare le sue idee con facilità, come è stato per me. Grazie Steve!
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martedì, settembre 13, 2011
Counsellor si Counsellor no!

Voglio solo dare alcune rassicurazioni in merito ad una sentenza di primo grado che sta girando tra gli psicologi in merito alle scuole di Counselling, intanto il titolo di Counsellor, non essendo un titolo protetto, sotto una legislazione, non è soggetto ad alcuna restrizione rispetto alla sua figura professionale nell'ambito delle relazioni d'aiuto, la nostra scuola e tutti i suoi docenti stanno per entrare nel dipartimento di Counselling ed Ipnosi dell'Università U.U.P.N OF UNITED POPULAR NATION West Africa - Ouagadougou, 03.B.P 7021 – Burkina Faso Dipartimento of Media and Human comunication, essendo un ente preposto all'insegnamento, come ogni altra università, non gli si può proibire di formare persone nell'arte del Counselling, non credo che potranno ottenere di dismettere ogni forma d'insegnamento dell'arte del Counselling, penso piuttosto che in un clima Europeo di liberalizzazioni, l'Italia è una delle poche nazioni Europee ad inventare ogni giorno una gabella a favore di corporativismi ed ogni altra forma di sbarramento alla libera iniziativa. Vedremo i futuri sviluppi della cosa, che al momento è stata portata avanti in Lombardia, torniamo ad auspicarci una regolamentazione della figura del Counsellor in modo da appacificare questi inutili e sterili battibecchi in cui a farne le spese son sempre i clienti che non possono decidere serenamente a chi rivolgersi, se ad uno Psicologo o ad un Counsellor o ad uno Psicologo Counsellor, per affrontare le loro difficoltà. D'altronde le scuole di Counselling son nate per colmare una forte lacuna dell'università nel formare persone in grado, dal punto di vista concreto, di dare sostegno in una relazione d'aiuto sotto il profilo professionale del Counsellor. Nei 12 anni passati da che esiste la Scuola di Counselling in Ipnosi Costruttivista, abbiamo formato persone le più diverse, ed abbiamo sempre sottolineato di operare a seconda della propria competenza, il Counselling è una prassi operativa, un metodo di lavoro che può essere applicato a tutte le professioni, permettendo di migliorare il proprio Approccio comunicativo e relazionale, aiutando le persone, attraverso la propria relazione, Ad affrontare la propria vita. Non c'è interesse alcuno da parte di un Counsellor a fare diagnosi, esprimere giudizi, costruire profili psicologici, cose che per altro son fatte gratuitamente da parte di tutti, in ogni contesto, il Counsellor sa che certe cose non servono, se non quando ci si trova dinnanzi a patologie, li possono operare solo psicologi e medici, noi prepariamo persone capaci di comunicare, relazionarsi, essere ematiche, condividere e comprendere gli altri, come qualunque madre o padre, o buon educatore sarebbe in grado di fare, che colpa ne ha un Counsellor se le persone si trovan bene a parlar con lui e chiede di tornare per schiarirai le idee. Il Counsellor è solo una persona intelligente che sa di non poer tracciare confini, di non poter creare etichette, costruire contenitori, semplicemente si mette a disposizione degli altri, li ascolta e li aiuta a tirar fuori le proprie risorse, li aiuta a raggiungere i propri obiettivi, non è altro che una persona intelligente e di buon senso. Io continuerò a formare persone intelligenti e di buon senso che si sentiranno in grado di usare gli strumenti dell'Ipnosi e del Counselling, non sono pratiche protette perché sono patrimonio dell'Umanità e non ci si può mettere sopra un sigillo di proprietà. Buone relazioni d'aiuto a tutti!

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lunedì, agosto 29, 2011
La sufficienza delle idee e l'insufficienza del vivere. Marco Chisotti.

Ho frequentato tante idee nella mia vita, da addetto ai lavori e da sprovveduto, a seconda delle circostanze, ho saputo dare risposte, ho saputo costruire soluzioni, molte volte le ho semplicemente ascoltate le idee delle persone, son arrivato a capire che con le idee si può vivere o morire, a seconda delle circostanze, si vive quando queste si prestano a renderci adattabili, si muore quando ci costringono a lottare senza un fine adattabile alla vita stessa.
Ma non ci sono solo le idee, la vita è tante cose, caso, necessità, il più delle volte le idee arrivano dopo, arrivano ad aggiustare la logica con cui pensiamo di condurre la nostra vita.
Lavorare con il mondo attraverso le idee che le persone si son fatte del loro mondo è complesso, tutto va al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, l'unica possibilità è ascoltare, non capire o spiegare, eppure ci vien chiesto molto spesso di addomesticare il loro mondo per renderlo razionale, domande del genere mi fan capire la difficoltà che hanno i sacerdoti a spiegare il fatto che lo sguardo di Dio, giusto ed equo, venga a mancare quando succedono fatti inspiegabili magari nei confronti di bambini, considerati, giustamente, immacolati nei confronti della vita.
Di solito l'uomo di Dio risponde con una spiegazione tautologica, a noi mortali non ci è permesso di comprendere i disegni di Dio, di fatto in questo modo sfuggono alla richiesta di spiegare e capire, sfuggono facendo appello alla fede ed alla speranza, risorse queste che per antonomasia stanno proprio solo dentro di noi! Noi speriamo ed abbiamo fiducia utilizzando la parte non razionale del nostro cervello, usando il pensiero non razionale, lo sguardo del nostro inconscio, del nostro spirito.
Così le soluzioni alla maggior parte dei problemi psicologici della vita non possono passare per una soluzione razionale, perlomeno le soluzioni razionali son frutto di un senso compiuto, son dunque tentate da tutti, son frutto del senso comune e condiviso, e non riescono a farci star meglio. Amiamo, gioiamo, patiamo, lottiamo, alle volte vinciamo, ma per poter vivere tutto questo speriamo, abbiamo fede, poi capiamo, comprendiamo, alla fine realizziamo il nostro disegno nel tempo che ci è dato da vivere.
Le soluzioni ai problemi della vita si trovano nella speranza e nella fede, speranza verso il futuro e fede nel nostro inconscio, l'angelo che ci protegge, lo spirito che ci guida, o il nostro assistente interiore che ci aiuta ad affrontare la vita.
Alle volte mi sento semplice spettatore, osservo, descrivo dando forma a ciò che vedo, alle volte son attivo, mi sento protagonista, anche vincente, quando riesco ad aiutare qualcuna a comprendere che vive in mondo di idee, che queste hanno una loro logica che ci influenza, ci condiziona, in quel momento son nel processo del flusso delle loro idee e le cambio con loro per loro, così cambiano l'idea del loro vivere e tutto si riequilibra, un momento magico, che non succede spesso ma che dà grande soddisfazione, che fa sentire chi si interessa di relazioni d'aiuto veramente utile.
Il mondo delle idee è affascinante ed è l'unico mondo di cui noi abbiamo coscienza, di cui siamo consapevoli, ma è anche l'unico mondo che non possiamo controllare, almeno concretamente, possiamo solo frequentare, possiamo partecipare, è il mondo del perché alle volte del come, è il mondo dei dubbi, alle volte delle certezze, ma nella nostra testa non c'è posto per altro, come le immagini di un mondo lontano che parla di noi!

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sabato, agosto 13, 2011
Esiste? Ma come esiste? È vero più del vero!

Voglio provare a fare un salto fuori dal conosciuto attraverso i livelli della conoscenza, userò l'idea dell'osservatore, noi stessi nella veste di esperti in relazioni d'aiuto, ed userò alcuni pensatori a me cari. Per iniziare prendiamo in considerazione le "Osservazioni sopra i fondamenti della matematica" che Wittgenstein scrive dal suo livello filosofico.
Le regole di inferenza logica, il capire ed il capirsi, l'intendersi, sono arbitrarie e modificabili e non sono eterne e immutabili, sono regole di un gioco linguistico e danno senso ai segni, non sono, quindi, né vere né false, anche se i nostri pazienti son pronti a giurare su ognuna delle affermazioni di cui si circondano.
In modo analogo, della successione dei numeri 1,2,3,4,.... non si può dire che è vera, ma che è utile e che viene usata.
Contare è un uso. La correttezza del calcolo è temporale, non eterna, "Basta che funzioni" mi verrebbe da aggiungere.
La logica precede la verità, non la rispecchia ci suggerisce Wittgenstein, la matematica è logica perché "si muove tra le regole del nostro linguaggio" (Wittgenstein). Le profezie si autoavverano e son gelosamente conservate dai nostri sensi, a livello di percezioni o di vere e proprie emozioni, che si premurano di farceli vedere e rivedere all'occorrenza. La costrizione logica è una costrizione psicologica, linguistica, sociale. Ci convince, perché concordiamo sui suoi risultati, ma tale concordanza, come nel calcolo, è dovuta all’addestramento, all’uso di una tecnica, ad un abitudine, ogni stereotipia di pensiero è un abitudine, da cui difficilmente usciamo e difficilmente ci difendiamo, perché ci appartiene o gli apparteniamo, la memetica ci suggerisce che i memi, le idee, son come i geni per il DNA, portano un comando, si impongono all'ospite, le idee si impongono a chi le pensa, la conoscenza non ci lascia indifferenti, la conoscenza obbliga.
Le regole di inferenza logica agiscono come comandi, inducono a proseguire in un certo modo, ci mandano in una trance cognitiva. Una inferenza logica corretta, un ragionamento, vuol dire ‘condotta in conformità alle regole’ ; ma tali regole sono poi a loro volta corrette ? Come e chi stabilisce la concordanza sulla ‘concordanza’ sulle regole? Per rispondere a tali questioni bisogna uscire dal sistema di riferimento, l'osservatore, sono problemi che esulano dalla logica e dalla matematica.
Consideriamo, ad esempio, i colori. "E’ verde". Ma è vero che è verde ? "Le persone lo chiamano verde". Wittgenstein lo chiama "i limiti dell’empirismo", il senso comune è pieno di empirismo, frutto a sua volta della logica dei nostri sensi e della nostra intelligenza, non non vediamo di non vedere, vediamo sempre, come nell'esperienza del punto cieco, il punto di immissione del nervo ottico nel bulbo oculare, non non vediamo il punto cieco del nostro occhio perchè il nostro cervello, la nostra intelligenza interiore, provvede a compensare il punto cieco, così non vediamo di non vedere ma vediamo sempre.
Non ci poniamo troppe domande perché ci porterebbero solo a nuove tautologie, enunciati indimostrabili autoreferenziali, l'esempio bello di una tautologia é quello dell'esame di Medicina del secolo passato dove al candidato veniva chiesto: "che cos'è l'oppio?" e lui, dall'alto della sua scienza, doveva rispondere: "l'oppio è una sostanza che contiene il principio dormitivo!", creando così una perfetta tautologia che non spiegava nulla.
Wittgenstein ridefinisce la ‘matematica’: essa non è che "un miscuglio variopinto di tecniche di prova"; e’ eterogenea e non ben delimitata. La matematica è normativa, forma una rete di norme. "Il matematico non scopre, inventa". Potremmo dire perfettamente la stessa cosa per la psichiatria o la psicologia, o la psicoterapia, essa è normativa, forma una rete di norme. "Lo psicoterapeuta non scopre, inventa".
Wittgenstein ridefinisce, quindi, il compito della filosofia : essa deve occuparsi delle regole e delle istituzioni dei ‘giochi linguistici’ di cui constano la matematica come il linguaggio quotidiano.
Mi sento di sostenere che la psicoterapia, e le relazioni d'aiuto, devono occuparsi delle regole e delle istituzioni, dei ‘giochi linguistici’ di cui constano terapeuti, counsellor, o di cui vivono i pazienti nel loro linguaggio quotidiano.
Tutto è frutto di osservazioni e descrizioni, il mondo è frutto delle descrizioni fatte da un osservatore, è l’osservatore che stabilisce i confini e la gerarchia, e sceglie quale livello studiare, adottando un particolare punto di vista, modificando tale punto di vista, egli ristruttura i confini e i rapporti tra le persone e dentro il proprio mondo, così fan tutti e ognuno nelle proprie vesti, siam tutti e sempre o osservatori o osservati, chi osserva cosa, chi, dove, come e quando è da stabilirsi di volta in volta.
La considerazione, da parte dell’osservatore, della propria osservazione, gli mostra la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili, ma gli mostra anche l’ineludibilità dei vincoli che l’essere un sistema biologico, psicologico e sociale pongono alla possibilità e capacità di osservazione.
Ora come nasce, si costruisce un osservatore, come esiste l'idea dell’apprendimento che permette di diventare osservatore, dove si genera la sua autoreferenzialità a cui farà riferimento per dichiararsi psicologo, Counsellor, persona dedita alle relazioni d'aiuto?.
L’apprendimento, sulla scia dell’epistemologia genetica di Piaget, viene definito come un processo autonomo e creativo, di auto-organizzazione del sistema cognitivo del soggetto conoscente, il nostro osservatore, o noi stessi se preferiamo nelle vesti di osservatore. Il senso, il significato e la conoscenza sono frutto di una attività di produzione interna in base agli stimoli e alle perturbazioni provenienti dall’esterno, ci insegnano Maturana e Varela in autopoiesi e cognizione, non possiamo più parlare di ‘trasmissione’ della conoscenza, ma della sua costruzione da parte del soggetto conoscente.
La conoscenza è un concetto complesso, multidimensionale (biologico, sociale e culturale), caratterizzato dall’incertezza e dalla incompletezza ci sottolinea Morin. I processi dell’apprendimento e della conoscenza sono, infatti, strutturalmente inconclusi, alle volte inconcludenti, e forse è ciò che cominciate a pensare nel leggere questo mio articolo, ma vi chiedo di seguire ancora questo rompicapo.
Lo stesso concetto di ragione esce dalla dimensione della universalità atemporale e diventa concetto plurale, come molteplicità di razionalità che si definiscono nel processo di costruzione delle conoscenze. La razionalità perde il fondamento logico della decidibilità bivalente (vero/falso), una realtà in cui era facile decidere, i buoni di qui i cattivi di la, per andare verso una logica polivalente che implica sempre una scelta soggettiva e arbitraria, si è sempre più soli nelle nostre decisioni, tanto più quando prendiamo i panni di un osservatore, ci interessiamo dei problemi degli altri, ci prendiamo l'impegno di seguire e poi guidare, come ogni processo ipnotico, ci prendiamo la responsabilità della guida, qualunque possa essere.
La razionalità è dunque storicamente condizionata e dipendente dalle modalità di osservazione, dal metodo seguito dall'osservatore.
Prendiamo ancora in considerazione A.Einstein, con la "Teoria della relatività", è interessante perché ci induce a considerare la realtà in cui viviamo, come uno spazio a quattro dimensioni, dove la quarta dimensione è costituita dal tempo, le quattro dimensioni non possono essere considerate separatamente, anche se il senso comune e la logica della causa effetto ci impongono di considerarle separatamente.
Continuando sulla logica dell'inseparabilità del tempo e dello spazio consideriamo il concetto di "movimento", con esso si intende il movimento di qualcosa rispetto ad un’altra cosa, non esiste movimento senza un riferimento fisso, come non esiste identità senza un identità di riferimento, l'osservatore per intenderci, punto fermo ed osservatore sono presi come punto di riferimento; quest’ultimo può, però, essere in movimento a sua volta, può essere l'osservatore a muoversi rispetto all'osservato, implicando il movimento all'osservato non al proprio movimento, (di cui non può avere un osservazione "neutrale" se non ipotizzando l'osservatore di un osservatore di un osservato, il che rende impossibile stabilire chi osserva chi), la classica proiezione, dove io provo un sentimento ma lo leggo come tuo e lo implico a te. Lo spazio e il tempo sono relativi perché dipendono dal movimento del sistema di coordinate utilizzato, così l'osservato e la sua vita ( la sua storia), dipendono dal mondo interno dell'osservatore, cosa può capire, cosa può percepire, come nella Teoria della relatività ristretta di Einstein.
Spazio e tempo, come l'osservato, il paziente, e l'espressione temporale di se stesso, la sua identità, il racconto della sua vita, dipendono inoltre, dalla presenza e dai valori dei campi gravitazionali che influenzano il sistema di coordinate, il mondo esterno dell'osservatore, la famiglia, la società, proprio come per lo spazio ed il tempo nella Teoria della relatività generalizzata di Einstein.
Queste teorie e le loro implicazioni mettono in crisi un presupposto fondamentale della scienza in generale, e più che mai di una scienza sociologica, psicologica o psichiatrica: che esperimenti in condizioni identiche portino a risultati identici. Non possiamo, infatti, considerare uniformi e costanti lo spazio e il tempo, ed un esperimento è precisamente localizzato nelle sue coordinate spazio-temporali, così una vita ed il suo narratore, il nostro osservato, e l'osservatore esterno, noi, che osserviamo...... Ciò fa vacillare, a livello epistemologico, l’idea di una scienza che scopre leggi eterne, evidenziandone invece la dipendenza dalla storia del mondo fisico e, ad un secondo livello di riflessione, dalla storia della scienza. Viene così negata la acritica assunzione di teorie e risultati passati, che aveva permesso la continua accumulazione delle scoperte scientifiche. Nella nostra scienza terapeutica dobbiamo sottolineare la storia che portiamo dentro di noi, o meglio l'idea della storia che ci siamo fatti della nostra vita, per poter aiutare le persone, nel nostro intento di dare aiuto alle persone ad uscire dalle loro trappole, come suggeriva Wittgenstein nel suo intento di fare filosofia.

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mercoledì, agosto 10, 2011
Le briglie del volere: rito e metodo

Quanto si deve conoscere per poter vivere?
Il mondo delle idee è strano ed imprevedibile, nelle cose materiali è diverso non esiste una pietra relativa ad una pietra, mentre esistono idee relative ad altre idee, relative ad altre idee, così le cose si complicano dentro e fuori di noi!
Con il termine rito (o rituale) si intende ogni atto, o insieme di atti, che viene eseguito secondo norme codificate.
I riti sono connessi con la religione, appartengono al mondo del sacro, il mito (si dice che il rito riassume e riattualizza il mito) in particolare è l'ambasciatore del sacro: ogni rito religioso è un esperienza sociale, serve a rendere tangibile e ripetibile l'esperienza religiosa, sottraendola alla dimensione privata, personale della mistica.
Tramite il rituale, soprattutto all'interno della celebrazione di una festa, le varie componenti religiose come i miti, le prescrizioni, le formule, divengono reali e normative per tutti i partecipanti con la forza delle parole, fare le cose con le parole, rende neo possibile che qualcosa avvenga attraverso la sua celebrazione.
L'uomo religioso affida al rito i momenti più critici della sua esistenza personale e della collettività di cui fa parte. La nascita, la morte, il raggiungimento della pubertà, la guerra, attraverso la celebrazione dei rituali assumono un immagine diversa, permettendo il mantenimento della propria identità e di quella della comunità di appartenenza. Il rito evoca, avvicina, allontana, crea, ha una sua forza intrinseca, come un identità sua propria.
Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà cosiddetta oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di evidenze empiriche e misurabili attraverso l'osservazione e l'esperimento; dall'altra, nella formulazione di ipotesi e teorie più generali, spesso sotto forma di leggi universali, da sottoporre al vaglio dell'esperimento per testarne l'efficacia.
Il rito porta con se un metodo nelle sue riutilizzazioni, il metodo porta con se i suoi riti, una parte del sacro "contamina" una parte della scienza ed una parte della scienza "contamina" una parte del sacro.
Nelle relazioni umane sussistono entrambi, noi ci interessiamo di rito e metodo, ed in un certo senso per noi i due termini son la stessa cosa, quando un rituale guarisce una persona, anche utilizzando le sue risorse placebo, allora costituisce un vero e proprio metodo di guarigione, i risultati che si ottengono dipendono da un sistema di credenze che sta a monte, da una parte ci stanno i convincenti mondi della scienza, dall'altra i suggestivi scenari della religione, per entrambe il senso magico del cambiamento, della diversità, del risultato.
Il rito è officiato da un sacerdote che lega le tue richieste con la sua conoscenza ed esperienza, il metodo è presenziato da uno scienziato che unisce le nostre richieste con la sua competenza ed esperienza.
Entrambi, scienziato e sacerdote, sono presenti nelle persone che si interessano di relazioni d'aiuto. Ma perché tutto questo, perché questa complessità di elementi? Noi Counsellor, Psicologi, Medici, Assistenti sociali, Guaritori, Coach, come competenti di relazioni d'aiuto, ci interessiamo delle relazioni tra noi e il mondo, al pari di Sacerdoti e Scienziati, ci interessiamo ad avvicinare il mondo delle emozioni, il mondo del sacro, al mondo della ragione, il mondo condiviso, lo facciamo nelle vesti diverse ma simili dello scienziato, del sacerdote, attraverso parole e gesti, con metodi e rituali, attraverso emozioni e ragione!
Noi tutti dobbiamo prestare attenzione a mondi così straordinariamente diversi, entrambi importanti, anzi fondamentali, capaci di cambiamento, da un lato attraverso i principi attivi della scienza e competenza che ci trasformano, dall'altro attraverso il placebo, le emozioni e le suggestioni che ci cambiano!
Ma non dobbiamo cadere nelle trappole per mosche, in entrambi i luoghi del sapere sacro e profano ci stanno le trappole e le insidie, talora nella ragione, tal re nelle emozioni, dobbiamo avere metodi della scienza competente, dobbiamo avere rituali di sacre credenze, non possiamo appartenere a nessuno dei due mondi pena la perdita del nostro potere, di unire pur differenziando, e di differenziare unendo. Dobbiamo saper essere e credere, aver fede e conoscenza, sperare o esser certi, dobbiamo convincere, persuadere e suggestionare, con la stessa fede, con la stessa conoscenza! Bel casino!
Eppure son 30 anni ormai che mi dibatto per trovare la Via, una unica strada, ma non ci son riuscito, mi devo dar pace, e rimanere ad osservare,ascoltare, è nell'ambiguo, nell'incerto che ci muoviamo, nel dubbio dobbiamo saper rimanere, perché chi si ferma alla prima certezza è destinato ad arenarsi, a non vivere.
Qui ci sta la nostra volontà nelle relazioni d'aiuto, nel pensiero debole, nelle acque del dubbio, nell'incerto, nella fede, nella speranza, come nelle credenze, nei valori, nelle certezze, nella volontà, una volontà che si nutre di storia e mito, di certezza e di sogno, di riti, magia, di conoscenza e sapienza.
Noi creiamo continui legami ed in questo siamo estremamente religiosi, ma diamo sicurezze e certezze comprovate da una scienza accesa, siamo scienziati ed alchimisti, tra cristallo e fumo, tra certo ed incerto, creiamo mondo perfetto e poi cerchiamo l'attrito, perché percepiamo la differenza e crediamo con fede nell'uguaglianza!
Vi dico questo perché credo che a noi serva la consapevolezza pur rimanendo consapevoli di dover vivere nell'oblio, dunque siate consapevoli di cosa è corretto fare e dire per dar forma al processo della vita e dimenticatevi di tutto di fronte al vostro paziente o cliente, per tornare ad incuriosirvi e stupirvi guidando le persone, con l'arte dell'ipnosi, (la via di mezzo della conoscenza e la terra di confine del sacro), attraverso la Via della vita.

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lunedì, luglio 25, 2011
Il mondo, al contrario del mondo al contrario, è un mondo.

"Non sono le cose in sé che ci preoccupano, ma le opinioni che abbiamo di quelle cose." Epitteto
Come ci insegnò Giambattista Vico, vero padre del costruttivismo, la mente umana giudica le cose lontane ed inaccessibili tramite ciò che le è familiare e vicino, compresi i sentimenti.
È necessario considerare la verità come un insieme di processi (un "network") a più livelli irriducibili tra loro. La realtà, in questo caso, passa ad essere pluralista e processuale, é l'osservatore che la rende unica introducendovi il suo ordine: ciò che viene definita realtà é il prodotto dell'interazione tra osservatore e ambiente. Noi diveniamo ciò che psicologicamente pensiamo prima, durante e dopo le nostre esperienze. Il mondo è perciò la conseguenza delle nostre esperienze.
L'individuo diviene così un sistema coerente, in grado di filtrare la realtà, strutturato attraverso costrutti e sistemi di credenze, che gli permettono di organizzare le proprie esperienze in un contesto pieno di scopi, intenzioni, piani e strategie.
Lo stesso comportamento umano nasce dall'interdipendenza e dall'adattamento reciproco delle proprie premesse, credenze, valori e fini ai quali gli individui relazionandosi fanno continuamente riferimento.
Il rapporto tra osservatore e osservato mette in luce la semplice idea ingenua di descrizione dell'uno sull'altro, questi vengono messi in relazione diadica continua dalla quale è impossibile prescindere, come scrive Varela (1985): "Questa situazione consiste nel fatto che colui che descrive non può uscire dall'unità per considerare i confini e l'ambiente, ma é associato con il funzionamento dell'unità sempre, in quanto elemento che la determina. Tali situazioni, alle quali appartengono molti dei sistemi sociali autonomi, sono caratterizzate da una dinamica in cui la stessa descrizione del sistema rende il sistema differente. Ad ogni stadio, l'osservatore é in rapporto con il sistema attraverso una comprensione, che modifica la sua relazione con il sistema. Questo é, propriamente parlando, il circolo ermeneutico d'interpretazione e azione, sul quale sono basate tutte le faccende umane."
È interessante notare come anche nella teoria dei sistemi un sistema, come l'osservatore, è considerato come possibile parte di un campo di osservazione più ampio, le cui parti possono essere, a loro volta, altri sistemi; qualsiasi sistema è contemporaneamente un sottosistema ed un sovrasistema a seconda di dove si ponga lo sguardo, dalla parte dell'osservatore o dell'osservato. L’assunzione di quest’ottica di indagine mostra all’osservatore la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili e l’impossibilità di eliminare i vincoli che l’essere un individuo biologico, psicologico e sociale pongono alle possibilità e capacità di fare un osservazione assoluta, sono possibili solo osservazioni relative, dove ogni relazione è relativa, coi suoi limiti e le sue possibilità.
Carl Rogers, psicoterapeuta, limita l'importanza del terapeuta, l'osservatore nelle relazioni d'aiuto, per lui è fondamentale, per iniziare una relazione d'aiuto, un ambiente accogliente, non direttivo, Rogers ha fiducia nella capacità delle persone di capirsi e di risolvere da sole i propri problemi, per questo pone l'accento sull'importanza della relazione col cliente. Nella sua impostazione il risultato dipende più dalla qualità della relazione che dalle conoscenze tecniche del consulente, ed in questo mi trovo personalmente in pieno accordo col suo pensiero, aggiungo che neppure le tecniche son importanti quanto la relazione che si viene a costruire tra consulente e cliente.
Lo psicologo svizzero Jean Piaget, uno dei padri della scuola costruttivista nel XX secolo, caratterizzava l'esperienza umana dicendo: “La mente organizza il mondo organizzando se stessa”, ed è attraverso una relazione dopo l'altra che noi ci costruiamo la nostra storia, nel concetto del tempo, dell'inizio e della fine, un gioco, un intreccio di emozioni, pensieri parole, in ruoli da osservatori, osservati, in ogni come ed in ogni dove della nostra vita.
Come diceva Albert Einstein “è la teoria che determina ciò che osserviamo”, la teoria, o conoscenza strutturata dall'esperienza, indica il modo in cui decodificare le esperienze, e quindi creare gli oggetti di cui ci circondiamo, l'osservatore, infatti, stabilisce un ordine fra i tanti possibili e costruisce così la sua realtà.
A Francisco Varela il compito di dare spazio alle leggi della conoscenza che ci permettono di chiarire l'ordine con cui considerare il mondo: "Il punto di partenza di questo calcolo è l'atto di distinguere. Con questo atto primordiale noi separiamo le forme che ai nostri occhi sono il mondo stesso. Da questo punto di partenza noi affermiamo il primato del ruolo dell'osservatore, che traccia distinzioni dovunque gli piaccia. Così le distinzioni, che danno origine al nostro mondo, rivelano proprio questo: le distinzioni che noi tracciamo - e queste distinzioni riguardano più la dichiarazione del punto in cui si trova l'osservatore che non l'intrinseca costituzione del mondo, il quale, proprio a causa di questo meccanismo di separazione tra osservatore e osservato, appare sempre sfuggente. Noi facciamo le distinzioni che danno forma al processo percettivo, conosciamo e memorizziamo le nostre conoscenze, dopodiché dimentichiamo quante e quali distinzioni abbiamo fatto per essere quello che siamo.
Nel percepire il mondo così come lo percepiamo, dimentichiamo ciò che abbiamo fatto per percepirlo come tale; e quando questo ci viene ricordato e percorriamo a ritroso il nostro cammino, quel che alla fine incontriamo è poco più di un'immagine specchiante di noi stessi e del mondo. Contrariamente a quanto di solito si presume, una descrizione sottoposta ad analisi approfondita rivela le proprietà dell'osservatore. Noi osservatori distinguiamo noi stessi esattamente distinguendo ciò che in apparenza non siamo, e cioè il mondo."
Forse la risposta a tutto quest'incalzare di distinzioni, conoscenze, esperienze è proprio l'ipnosi, in fondo quello che succede con l'esperienza dell'ipnosi è fare come se, una piccola finzione che genera una grande funzione, quella di convincere, persuadere e suggestionare portando così i nostri pensieri all'altezza dei nostri sogni, superando così i limiti del conosciuto, generando la magia di nuove implicazioni che ci cambiano cambiando così l'osservazione del mondo, perché il mondo, al contrario del mondo al contrario, è sempre un mondo!

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Il libero e l'arbitrio.

Gruppo Master estivo San Sebastiano luglio 2011.
Il banco di prova di un'intelligenza superiore è la capacità di contenere due idee opposte allo stesso tempo conservando la propria funzionalità.
Francis Scott Key Fitzgerald
La natura, la flora e la fauna non è libera, e l'arbitraggio è dettato da un preciso schema super partes la libertà è prettamente umana, con essa l'arbitraggio.
L'ipnosi l'affronto sempre con la capacità espressa da Fitzgerald anche se onestamente non mi sento di essere superiore in qualcosa verso qualcun'altro, forse diverso, credo però fondamentalmente che la libertà e l'arbitraggio son prettamente umane, in questi giorni ho condotto la settimana d'ipnosi intensiva che ogni anno da dieci anni conduco con i miei corsisti e le persone interessate all'ipnosi. È stata anche quest'anno una bella settimana, son fortunato, mi ritrovo sempre circondato da belle persone, all'altezza dell'intelligenza di Fitzgerald, così abbiamo lavorato tra lo stato ordinario di veglia e il mondo sacro dell'inconscio, una posizione strana che lascia un vuoto nella mente, un vuoto positivo, un vuoto istruttivo per quanto mi riguarda.
La libertà è un idea complessa, un idea che si declina nei tuoi significati, nei tuoi valori, nella tua vita intera.
Dopo una trance ci si sente bene perché si da spazio all'attività inconscia del cervello, lo si riporta ad un naturale equilibrio, lo si usa in modo inconsueto, si attiva un potenziale mentale che esalta le nostre risorse.
Ci sono cose che mai verrebbero vissute se non si facesse uso delle risorse degli stati mentali durante l'ipnosi, in più è possibile richiamare le risorse a disposizione quando ne sentiamo la necessità.
"E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà. E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri. E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina piccolina che si sente felice di qualcosa, qualcosa avvenuto tanto tempo fa, qualcosa tanto tempo fa dimenticato." Milton Erickson.
Le emozioni si fermano nelle nostre esperienze ritornando sotto forma di ricordi, falsando i vissuti vivendo esperienze nuove, come fossero per la prima volta ospiti della nostra mente.
Così noi ci narriamo in una storia, lasciando il concerto del destino, nel significato di storia ci ritroviamo protagonisti dei nostri significati.
"Parlare in modo lento, incisivo e significativo, e "sentire" letteralmente in se stessi, momento per momento, il pieno significato di ciò che si dice. Milton Erickson.
Quando si guida qualcuno verso la Trance basta semplicemente essere consapevoli della propria comunicazione per ottenere dei risultati.
In questo modo si riesce a dar retta a tutti quei piccoli dettagli, minimal cues, che fanno della semplice conversazione uno strumento di ascolto, condivisione ed aiuto, nonché un preciso veicolo di Ipnosi.
La trance è un evento relazionale che fa emergere alcuni fenomeni nella coppia terapeuta-paziente:
Si instaura una relazione esclusiva e selettiva tra ipnotista ed ipnotizzato,
Una focalizzazione ed un assorbimento reciproco, un interesse comune mutuato da entrambi verso la condivisione
Un aumentata responsività reciproca, e il
sincronismo, una sensibilità mutuale sia dell'ipnotista che del soggetto ai minimal cues, piccoli dettagli dell'altro.
Una prevalenza di attività inconsce congiunte, ed una riduzione bilaterale della consapevolezza periferica.
Così la tendenza a sviluppare idee e significati comuni (monoideismo relazionale), e attentività responsiva reciproca.
Come si può dedurre facilmente lo stato di trance attiva un vero e complesso potenziale mentale che si declina in un denso fiume di attività e significato che tendiamo a seguire nel nostro operato.
La trance ipnotica coinvolge e si mantiene attraverso il lavoro di concentrazione, come uno zoom ottico, permettendoci di utilizzare le nostre risorse mentali, ottenendo l'attivazione del potenziale mentale.

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domenica, luglio 03, 2011
Dal pensare all'agire,dall'astratto al concreto nelle relazioni d'aiuto

Quali forme e figure vedi? Un cane, una mano? Un naso un gomito? Un orecchio una donna?
Dr. Marco Chisotti
L'ipnosi costruttivista offre alcuni spunti per sviluppare una relazione d'aiuto. È possibile enucleare alcuni dei principi fondamentali dell'ipnosi costruttivista.
L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico ecosistema interagente, che si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte.
Un ecosistema dove vige un ecologia della mente, nei termini definiti da Gregory Bateson, il disagio psicologico assume perciò un significato di adattamento creativo in risposta all’ambiente.
La viabilità è ciò che vien cercato dall'individuo ed il suo adattamento, che si è sviluppato nelle sue esperienze passate, ma che può non aver più la stessa utilità raggiunta nella situazione presente, nel qui ed ora.
Noi tendiamo ad utilizzare le esperienze passate, evitando i cambiamenti, andando verso la nostra neghentropia, idea ed esperienza del nostro ordine interno, ad avere il massimo dando il minimo, e siamo più sensibili a ciò che può danneggiarci, piuttosto che esser attenti a ciò che ci fa star bene, per questa ragione tendiamo a preoccuparci, ci pre occupiamo di ciò che potrebbe danneggiarci.
Ora il vissuto che va proposto per focalizzare il problema è: "Ora cosa succede nella tua esperienza!", usare il tempo presente, il momento preciso ora, adesso, "A quale obbligo stai rispondendo!", a quali devo sei sottomesso, "cosa succederebbe se...", la dissociazione creata permette questa esperienza, permette un confronto ed uno sviluppo attraverso il gioco delle parti suggerite e la proiezione nel tempo.
Noi esistiamo attraverso un dialogo col nostro mondo interno, l'inconscio, col quale ci confrontiamo e costruiamo il nostro "esistere nel mondo".
L’approccio dell'ipnosi costruttivista considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
L'ipnosi costruttivista si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un'azione o di un comportamento.
La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.
Prendendo spunto dal pensiero di Ormon Mcgill possiamo dire che la consapevolezza ci rende protagonisti della nostra vita, non possiamo esimerci dall'essere, la vita è un divenire nell'essere (esistere). Ma la consapevolezza è un processo, meglio detto è un dare forma ad un processo, per poter raggiungere la consapevolezza dobbiamo poter immaginare, astrarre l'esperienza, il sogno da forma e permette le realizzazioni future, ma da dove arriva l'esperienza concreta?
L'essere umano è in grado di coordinarsi nella realizzazione della sua vita concreta, attraverso l'astrazione immaginaria, il sogno, che ci porta consapevolezza, partendo da un esperienza concreta, quella dell'imitazione! Faccio finta di essere, comincio ad agire l'esperienza che desidero raggiungere fingendo, poi continuo a sognarmi nell'esperienza, astraggo per pensarmi, immaginando e dando forma al processo che sto vivendo, ricavandone consapevolezza, fino alla realizzazione del progetto.
La relazione d'aiuto rappresenta il laboratorio di ricerca ideale in cui una persona può scoprire, osservare e integrare aspetti diversi della sua persona. Sulla base dell’esperienza diretta guidata dall'ipnotista, per il quale è più importante l’esperienza di un comportamento che l’interpretazione di questo, o la ricerca del perché, fino a portare la persona a costruire quel dialogo interno, preghiera, che restituisce sicurezza, serenità, fiducia alla realizzazione dei propri progetti.
L'ipnosi esplora il rapporto tra il sé ed il mondo, i confini dell’io, l'identità vanno negoziati col cliente, perché c’è molto all’esterno di cui abbiamo bisogno. Il processo attraverso il quale facciamo passare qualcosa attraverso i confini della persona si chiama trance ipnotica. Fare contatto richiede un dispendio di energia ricordava Fritz Perls riteneva che appena una situazione è chiusa, siamo aperti per la successiva situazione che si presenti come una figura che emerge da uno sfondo; secondo lui la nevrosi è frutto di un numero ripetuto di situazioni incompiute, di Gestalt, forme incompiute.
Fritz Perls - che in origine ebbe una formazione freudiana - riteneva che la personalità avesse più strati.
Strato dei cliché: è lo strato più esterno, una piccola parte del sé genuino che viene impiegata per fare domande su persone senza un interesse reale.
Strato dell’impersonificazione dei ruoli appresi: la rappresentazione del ruolo diventa automatica e serve a mascherare il sé genuino, ad es. padre o madre, professore o studente.
Strato dell’impasse: a questo livello si sperimenta un senso di vuoto o nullità.
Strato implosivo-esplosivo: la persona è consapevole delle proprie emozioni che esprime verso l’esterno e verso l’interno.
Personalità genuina spogliata di tutti i modi di esistere appresi nel mondo.
Con la consapevolezza completa si diventa coscienti dell’autoregolazione dell’organismo. Perls riteneva importante la differenza tra la realizzazione del sé e la realizzazione dell’immagine del sé, la protezione dell’immagine attraverso ruoli, implica che non si ha diritto di esistere così come si è. Riguardo all'essere nel mondo delle persone, il modo in cui ci orientiamo nella nostra vita, Fritz Perls divideva le persone in tre grandi categorie riguardo al loro modo di essere:
Devisti: vivono in base a regole e regolamenti imposti. Il loro comportamento è stabilito dal confronto con regole e regolamenti imposti. Come si dovrebbe e non dovrebbe essere.
Circaisti: tra questi si trovano gli intellettuali, quelli che preferiscono pensare piuttosto che fare, persone prese dal passato e dal futuro.
Esistenzialisti: persone che si accettano così come sono.
È semplice poter premiare scelte e decisioni di un esistenzialista, una persona che si conosce, padrona del proprio dialogo interno, libera da operatori modali di necessità, devo, libera dalla focalizzazione continua in tempi diversi dal qui ed ora, ieri, domani.
Le modalità di resistenza che sviluppiamo quando non siamo in grado di sviluppare la nostra esistenza sono un adattamento creativo della nostra persona alle difficoltà dell'ambiente. Esse possono esser distinte in cinque reazioni differenti: introiezione, proiezione, deflessione, retroflessione, confluenza.
L’introiezione è la caratteristica umana di incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui. La proiezione è la caratteristica umana di accreditare ad altri sentimenti, atteggiamenti e pensieri propri. Questi due atteggiamenti son molto comuni, vengono vissuti da tutte le persone, ciò che cambia è di solito la modalità con cui introiettiamo o proiettiamo durante la nostra vita. Come ho detto viene utilizzata l'introiezione quando si percepisce qualcosa che fa parte dell'ambiente come se facesse parte di noi stessi: se assimilare significa decomporre un elemento dell'ambiente scegliendo ciò che è nutriente e respingendo ciò che è tossico, con l'introiezione non si fa tale distinzione e di conseguenza si “ingoia” un'esperienza in maniera acritica. Quando si sviluppa la logica del carceriere si vive un meccanismo di questo tipo, ci si immedesima senza distinguo.
Col meccanismo della proiezione invece ho detto che si attribuisce all'ambiente qualcosa che in realtà ci appartiene, ma non si riconosce. Ma si possono attribuire agli altri anche atteggiamenti, emozioni o pensieri complementari ai nostri, in modo tale da legittimarli, "così fan tutti".
E anche l'anticipazione delle reazioni dell'ambiente è una forma di proiezione, poiché per far ciò io utilizzo le mie esperienze passate, le mie personali conoscenze per fare delle inferenze su ciò che accadrà, creiamo e ci creiamo aspettative e profezie che tendono ad avverarsi.
La deflessione include tutte quelle manovre che utilizziamo per diminuire l'intensità del contatto, del coinvolgimento con gli altri, quando ci emozioniamo o pensiamo di poter perdere il controllo tendiamo ad utilizzare un linguaggio vago o perifrasato, sfuggire lo sguardo, scherzare, non comprendere, o cadiamo dalle nuvole più e più volte, è li è ovvio ma la nostra mente, il nostro inconscio, provvede a farlo sparire.
Infine la retroflessione consiste nel fare a se stessi ciò che vorremmo fare all'ambiente o che l'ambiente facesse a noi, una forma diretta su di se di qualunque esperienza vissuta, nel bene ma anche nel male.
Questi atteggiamenti come si può vedere sono normali, si vedono e si sentono costantemente nei rapporti umani, ciò che li rende dannosi sono la quantità, e un atteggiamento di impotenza nel renderceli consapevoli.
Per utilizzare le risorse del cliente ed avvicinarci alla sua consapevolezza, e favorire il suo processo di auto-consapevolezza ci dobbiamo chiedere "Cosa sta facendo?" "Come si comporta, è coerente, è tranquillo, agitato, spontaneo, manierato?", "Quali emozioni sta provando?" "Quali emozioni ha vissuto in passato, ricerca, desidera vivere?", "Quali sono le sue intenzioni?", "Da cosa si allontana, evita, rifugge?", "Quali attese, cosa si aspetta?".
Dobbiamo accompagnare la persona nel suo mondo e farci raccontare ora quello che vive, sente, prova, attraverso le emozioni, le azioni, i ragionamenti, dobbiamo stimolarlo, incuriosirlo, arricchirgli il suo dialogo interno, dargli nuove possibilità di scelta e farlo muovere nella sua vita, farlo agire in modo concreto e diretto. Renderlo consapevole dei suoi pensieri delle sue azioni, delle risposte, delle situazioni, delle sue scelte, delle sue possibilità ed opportunità.
L'ipnosi costruttivista nasce dall'idea di agire la conoscenza che una persona si costruisce di sé attraverso un dialogo consapevole, concreto e diretto col nostro inconscio, il nostro angelo custode, il nostro spirito guida.

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